CAVUS CURIANUS - LA CASCATA DELLE MARMORE




Con il nome di Marmore, si indica la parte occidentale della pianura di Rieti, ad oltre 160 metri sopra la sottostante valle, dove scorre il fiume Nera (Nar) su cui si riversa il fiume Velino (Mellino). Il nome marmore deriva da marmo, il nome che fin dall'età del bronzo venne dato alla pietra calcarea.

L'ammasso di concrezione calcarea che si innalza dai piedi della cascata fino al piano delle Marmore, costituisce una barriera naturale alla valle sottostante. Plinio il Vecchio scrive: « in exitu paludis reatinae ubi saxum crescit ». dove saxum è il nome che Plinio dà alla gigantesca concrezione di calcare formata dalle acque del Velino, ricche di bicarbonato di calcio e di altre sostanze solubili, provenienti dalle sorgenti di Terminillo, d’Antrodoco e Cutilia, tutte sostanze depositatesi a seguito dell'intensa attività vulcanica che si ebbe in quelle zone circa 2 milioni di anni fa.

In epoca romana, prima di unirsi al Nera, le acque del Velino formavano piccole cascate interrotte da pozzi, caverne e fosse, che ancora oggi, danno il nome a località vicine alla cascata. L'erosione naturale delle acque che poteva abbassare le concrezioni viene sovrastato dall'accumulo continuo di calcare, per cui il Velino non può sfociare liberamente nella valle del Nera, provocando l'impaludamento (lacus velinus) della valle reatina con danno alle attività agricole, nonchè malattie a umani e animali.

Il mito narra invece che la ninfa Nera si fosse innamorata del pastore Velino irritando Giunone, regina e madre di tutti gli dei dell'Olimpo che, per punizione, la trasformò nel fiume Nera che ancora oggi porta il suo nome. Velino, colto dalla disperazione, con un salto destinato a perpetuarsi per l'eternità, si gettò dalla rupe di Marmore, ricongiungendosi con un abbraccio mortale, alla donna amata.
Ma le cose andarono altrimenti e fu un valoroso e intelligente generale romano a creare la splendida cascata che ancora oggi ci godiamo.

L'INCORRUTTIBILE MANLIO CURIO DENTATO

MANLIO CURIO DENTATO

Uno dei più grandi romani del sec. III a.c.,
"Che non fu mai vinto nè dal ferro nè dall'oro."
"quem nemo ferro potuit superare nec auro"

(Ennio in Cic., De Rep., III, 6)

Manlio Curio Dentato combatté e vinse la Terza guerra sannitica contro i Sanniti e i loro alleati, ponendo fine ad una guerra che durava da ben 49 anni. Per questa importantissima vittoria gli venne concesso un grande trionfo. Di nuovo i Sanniti si ribellarono e di nuovo li sconfisse. Poichè il console suo collega venne ucciso dai Senoni, li affrontò e li sconfisse. 

Nel 275 venne eletto console per la seconda volta e sconfisse l'esercito di Pirro A Benevento. Eletto console per la terza volta sconfisse i Lucani e celebrò un ennesimo trionfo. Durante questo mandato, da uomo intelligente e attento com'era, si preoccupò dei terreni coltivabili che assicuravano il cibo alla gente.

Così iniziò la costruzione dell'acquedotto Anio Vetus, e nel 271 a.c. ordinò la costruzione di un canale (il Cavo Curiano) per far defluire le acque stagnanti del fiume Velino, che rendevano paludosa e malsana la Piana di Rieti. Da lì l'acqua precipitava direttamente nel fiume Nera, affluente del Tevere. Con questa costruzione rese coltivabili tutte le paludi che circondavano la città e aumentò la portata della caduta delle acque creando la magnifica Cascata delle Marmore, una delle più alte e più belle d'Europa, come si ammira a tutt'oggi.

Al termine dell'opera infatti, le acque del Velino diedero origine al meraviglioso spettacolo della grande cascata delle Marmore, e, potendo riversarsi nella valle sottostante più rapidamente, favorirono il prosciugamento delle pianure reatine e le attività agricole connesse.
    



IL SEGUITO

All'apertura del cavo Curiano, seguirono benefici alle popolazioni reatine, ma anche disagi agli abitanti della valle del Nera, soprattutto ternani e narnesi, i quali dovevano subire le inondazioni del fiume non in grado di defluire anche le acque del Velino, soprattutto nei periodi molto piovosi. Iniziarono così contrasti secolari tra i ternani che cercavano di occludere il cavo Curiano ed i reatini, che volevano impedirlo arrivando talvolta a vere e proprie operazioni di guerra.

Testimonianze dei dissensi tra Terni e Rieti, derivati dall'apertura del cavo Curiano, ci sono fornite da Cicerone, il quale sostenne le ragioni dei reatini contro quelle ternane. Sul giudizio, espresso da un consiglio di magistrati di Roma presieduto dal console Claudio Pulcro, non si hanno testimonianze ma la sentenza fu ritenuta soddisfacente da entrambi i contendenti, i quali esaltarono l'operato dei propri difensori.
 
Le inondazioni della valle reatina, Con la caduta dell'impero romano d'occidente (476 d.c.) cessò la manutenzione del canale e nel medioevo gli impaludamenti, oltre a ridurre le terre coltivabili erano causa per le popolazioni, di malattie e pestilenze. D'altronde con la caduta dell'Impero il mondo perse la magnifica civiltà romana.



BIBLIO

- William Smith - M. Curius Dentatus - Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology - 1870 -
- Plinio il Vecchio - Naturalis historia - VII, 16 -
- T. Livio - Ab Urbe condita libri -
- Cicerone - Epistulae ad Atticum -
- Luigi Pareti - Storia di Roma e del mondo Romano - Unione tipografico editrice torinese - 1952 -



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