IL COSIDDETTO TEMPIO DI VENERE E CUPIDO



RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI VENERE E CUPIDO

Tra il 271 e il 275 la cinta delle mura Aureliane incorporò la maggior parte del Sessorium, tranne la pista e le gradinate del circo, lasciando fuori buona parte del circo e trasformando in bastione l'Anfiteatro Castrense.

All'inizio del IV sec.  Elena, madre di Costantino se ne appropriò facendone la sua residenza. L'imperatrice rinnovò le terme, che presero così il nome di Terme Eleniane. A metà del IV secolo, una grande sala rettangolare venne trasformata in Basilica cristiana.

Il Liber Pontificalis attribuisce la trasformazione a Costantino, ma non ce ne sono prove storiche. Qui, secondo la tradizione cristiana, sarebbero state conservate in una cappella le reliquie che Elena aveva riportato da Gerusalemme.

RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI VENERE E CUPIDO

La vasta sala del palazzo fu trasformata, per volontà della regina Elena, madre di Costantino, nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, dove dovrebbe trovarsi un reperto della croce su cui morì Gesù Cristo. La basilica, ristrutturata nel XVIII sec. prese il nome di Santa Croce in Gerusalemme, e incorporò tutti gli edifici del Sessorium. Ne usò le colonne, le decorazioni e i pavimenti spezzettati ad uso cosmatesco.

POSIZIONE DEL MONUMENTO (INGRANDIBILE)
Del palazzo imperiale detto "Sessoriano" rimane oggi parte del muro di fondo e parte dell'imponente abside che costituivano la basilica civile, detta "Tempio di Venere e Cupido", e alcune domus che appartenevano probabilmente ai dignitari di corte. Non si trattava di un tempio, si trattava invece  del Consilium Principis.

Il Consilium Principis era in origine il consesso di familiari, amici e collaboratori vari di cui si circondò Augusto nell'attendere ai suoi compiti di Stato. Tale consesso crebbe di importanza coll'estendersi delle funzioni giuridiche dei successivi imperatori, specialmente per i giudizi di appello.

Con Adriano, il consilium diventò un organo permanente e ufficiale dello Stato, composto di senatori ed esponenti dell'ordine equestre, retribuito appunto dallo stato. Nel sec. III il consilium si trasformò in Consistorium Sacrum.
Il consistoriun sacrum era composto dai più alti funzionari preposti agli uffici centrali, per lo più creati da Costantino I, come:

- il "magister officiorum", che sovrintendeva alla segreteria palatina, divisa in quattro uffici, i sacra officia, ciascuno sotto un rispettivo magister:

INTERNI DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME CON COLONNE E PAVIMENTAZIONE ROMANA

- il "quaestor sacri palatii", che aiutava l'imperatore nell'elaborazione delle leggi e più in generale nelle questioni giuridiche che lo riguardavano. Il quaestor assolveva pure la funzione di portavoce della volontà imperiale nell'attuazione di determinati indirizzi giuridici.,

- il "comes sacrarum largitionum", che assisteva l'imperatore per stabilire i donativi e gli stipendi alle truppe, di fondamentale importanza per assicurare al principe la fedeltà delle truppe. Ma pure per l'esazione delle tasse e la gestione della cassa, nonchè il controllo delle miniere e le zecche di Stato.

- il "comes rerum privatarum", che gestiva le proprietà dell'Imperatore (res privata principis) coadiuvato da aiutanti chiamati rationales rei privatae. Da Costantino I la sua attività si estese anche alle terre appartenute alle municipalità e ai beni dei templi.

- e da altri funzionari detti spectabiles.

Il detto Consistorium, a causa del ritrovamento di un gruppo marmoreo, oggi conservato nel Museo Pio-Clementino in Vaticano, che raffigurava Venere e Cupido, erroneamente venne identificato nel Rinascimento con un tempio dedicato alle due divinità dell’Amore.

Tuttavia quelle statue ci danno un’indizio importante sull’edificio perchè sul suo basamento vi è incisa l’epigrafe:
“A Venere felice Sallustia e Elpidio hanno consacrato questa statua”

Venere è infatti il ritratto di Sallustia Barbia Orbiana, moglie dell’imperatore Alessandro Severo (222-235) di cui i citati Sallustia e Elpidio erano due liberti; per cui è assai probabile, che il nuovo Consistorium, per risparmiare tempo e denaro, fosse decorato con le statue, quadri e gli arredi del vecchio, poco adeguati alla suo nuovo uso “religioso”.

Così l’augusta madre di Costantino, come nuova sala delle udienze, fece realizzare un grande aula rettangolare, lunga circa 40 metri, su cui per un paio di secoli si sono avute molte congetture sul suo vero assetto. Lanciani e Collini, infatti, scambiarono un capriccio architettonico di Pirro Ligorio come un rilievo di tale edificio, dandone così una descrizione errata.
Solo gli scavi archeologici in occasione del Giubileo del 2000 hanno evidenziato che la navata terminava con un’ampia abside, con una parete spessa m 1.45, su cui si aprivano cinque finestre arcuate intervallate da pilastri.

Sull'abside poggiava una semicupola in opera cementizia, alleggerita, come a Tor Pignattara il Mausoleo di Elena, da anfore inserite nel punto di massimo spessore, e decorato con cassettoni in stucco, come si vede dai numerosi fori per chiodi visibili nell’intradosso.

STAMPA DEL MONUMENTO

Grazie ai resti dei muri perimetrali si è capito che il tetto era a doppio spiovente, poggiato su capriate lignee. Sia la parete di fondo, come quelle laterali di spessore relativamente esiguo (m 1.05), sia l’abside, erano sostenute da massicci speroni radiali in opera laterizia a rastremazione discontinua.

Si è pensato per molto tempo che gli speroni fossero un rimedio a calcoli statici sbagliati dell’architetto, per evitare che l’edificio crollasse, però, dato che vi sono dei precedenti, come a Piazza Armerina, si pensa oggi che fossero invece delle forme architettoniche previste nel progetto originale.

Nulla è rimasto del rivestimento marmoreo parietale, la cui esistenza è comunque documentata sia dalle descrizioni di metà XVI secolo, come in Lucio Fauno, Delle antichità della città di Roma, Roma 1552, p. 100:

“II tempio di Venere e Cupido fu di opera corinthia con belli ornamenti di pietre e stucchi come per li suoi vestigi si vede”

I RESTI ODIERNI

Il marmoreo parietale è testimoniato inoltre dai numerosi fori di grappe per il fissaggio delle lastre visibili per tutta l’altezza dell’abside fino alla quota d’imposta del catino. E’ poi possibile che il pavimento in opus sectile marmoreo, a grandi lastre, sia stato utilizzato come fonte di materiale per quello cosmatesco di Santa Croce.

Terminata la costruzione del nuovo Consistoria, l’architetto si come armonizzare l'edificio con il resto del Sessorianum. Così verso Porta Maggiore, si limitò ad ampliare e arricchire le domus presenti, in modo che servissero da dimora per i membri della corte imperiale, sul lato est invece creò un colonnato monumentale, su cui, per dividere lo spazio laico da quello religioso, appoggiò un triclinia decorato in marmo, che a seconda delle occasioni, poteva essere utilizzato dai funzionari imperiali o per le agapè della comunità cristiana.

Probabilmente, dopo il VI secolo, il Consistoria fu utilizzato come chiesa, finché nel 1144 a papa Lucio II, desideroso di costruire un convento attiguo a Santa Croce in Gerusalemme, ordinò la sua parziale demolizione, per ottenere materiale edile.

I resti dell’edificio sono oggi visibili nel giardino del Museo della Fanteria.


BIBLIO

- Lucio Fauno - Delle antichità della città di Roma - Roma - 1552 -
- AA.VV. - Horti Spei Veteris e Palatium Sessorianum: nuove acquisizioni da interventi urbani 1996-2008 - Parte I - 2008 -
- Giovan Battista Piranesi - Il ritorno degli antichi - Il tempio di Venere e Cupido - Loecher editore -
- Elisabetta Borgia, Donato Colli, Sergio Palladino, Claudia Paterna - 2008 - Horti Spei Veteris e Palatium Sessorianum: nuove acquisizioni da interventi urbani - 1996-2008 - Fasti -
- Historia Augusta - Vita di Eliogabalo - XIII -



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