THUBURBO MAIUS (Tunisia)





LA SCOPERTA

Nel 1857 il diplomatico francese Charles-Joseph Tissot giunse alla conclusione che le rovine che visitò a Henchir al-Kasbat, trenta miglia a sud di Tunisi, erano quelle di Thuburbo Majus. Henchir è una parola araba che significa "fattoria con rovine" e la scoperta di sette antiche città romane è stata facilitata dalle loro rovine chiamate henchir.

Il Manuale di Murray del 1895 per i viaggiatori in Algeria e Tunisia faceva riferimento a Thuburbo Minus, un'antica città romana nella valle del fiume Mejerda, ma ignorava l'esistenza di Thuburbo Majus, perché all'epoca il sito doveva ancora essere scavato.

RICOSTRUZIONE DEL FORO


GLI SCAVI

Gli scavi archeologici, iniziati nel 1912, portarono all'identificazione del Foro e di alcune grandi domus decorate con mosaici. Altri scavi vennero effettuati nel 1916 portando alla luce un tempio tetrastilo, che era decorato con le statue di Apollo, Venere, Silvano, Bacco, i Dioscuri, e un satiro. tre vasi di profumo avevano immagini di cani che inseguivano una lepre.

Nel 1920 venne trovata un'iscrizione a Thuburbo Majus compilata in onore di C. Vettius Sabinianus dimostrando che che molte altre iscrizioni con quel nome si riferivano alla stessa persona.

Qui sopra, conservato nel Museo del Bardo c'è un mosaico prelevato dalla Casa delle Protomi (teste o busti di uomo, animale o creatura fantastica, a ornamento di elementi architettonici) a Thuburbo (inizi IV sec. d.c.) con animali utilizzati nelle "venationes" (uccisione di animali feroci negli anfiteatri). Un mosaico molto simile è stato trovato nella Casa degli animali legati.

Nel 1925 furono scavati i resti della casa di Bacco e Arianna risalenti all'inizio del V secolo. I mosaici rinvenuti nella città risalgono alla fine del IV secolo. Questi mosaici raffigurano oggetti della natura, come una natura morta di prodotti alimentari e un mare pieno di pesci mentre i giovani pescano dalle barche.

Un altro mosaico rappresenta una Venere nuda che cavalca un carro, con la vita vegetale che la circonda per rappresentare il benessere e la fertilità. Altre campagne di scavo sono state effettuate negli anni '30 e '50, ma la maggior parte di Thuburbo Majus deve ancora essere scavata e riportata il più possibile all'antico splendore.



LA STORIA

Durante la III Guerra Punica Thuburbo si schierò con Cartagine e la città fu per questo punita dai Romani che in segno di sottomissione imposero un pesante compenso annuo. Nel 27 a.c. l'imperatore Augusto insediò alcuni dei suoi veterani nei dintorni della città. 

Ciò ha portato alla creazione di due comunità; uno dei peregrini (liberi indigeni) che abitavano nella civitas (città) di Thuburbo e uno dei discendenti dei veterani che avevano la cittadinanza romana e che abitavano nel pagus, cioè nel quartiere rurale.

Le due comunità avevano leggi e autorità locali diverse, ma nel tempo queste distinzioni si sono affievolite. L'imperatore Adriano visitò l'Africa e concesse lo status di municipium alla civitas di Thuburbo, conferendo così maggiori diritti ai suoi cittadini. 



I MONUMENTI

- Il Foro, centro commerciale e civile dell'antica città, venne alzato contemporaneamente al Capitolium. Era circondato da un portico di colonne di cipollino, marmo verde proveniente dalla Grecia. Queste colonne contrastavano con quelle del Capitolium che erano di pietra rosa locale per sottolineare l'importanza dell'edificio. 

Il Foro era completato da un mercato che comprendeva botteghe e da una basilica, che probabilmente ospitava un tribunale. Nell'angolo sud-est del Foro, alcune lettere sono incise nel pavimento, parte di un gioco usato per imparare l'alfabeto.

- Nel 166 gli abitanti di civitas e pagus eressero nel Foro un tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva, le tre divinità adorate sul Campidoglio a Roma e gli annunci pubblici venivano fatti dall'alto podio del tempio.

IL CAPITOLIUM


IL CAPITOLIUM

Nel II secolo questa colonia romana per veterani di guerra contava 10.000 abitanti, i più ricchi dei quali cercavano di farsi pubblicità attraverso l'evergetismo, e cioè donando edifici pubblici e raffinati mosaici; molti dei quali sono ora nel Museo del Bardo di Tunisi. 

Sul sito domina il Capitolium, o Campidoglio, con quattro gigantesche colonne corinzie scanalate a tutta lunghezza, in marmo rosa venato che segnano l'ingresso al tempio. Qui si onorava la Triade Capitolina: Giove, il re degli dei; Giunone, sua moglie; e Minerva, la figlia di Giove, Dea della saggezza. 

Costruito nel 168 d.c., vi si accede tramite un'ampia rampa di scale che sale dal foro (161–2 d.c.), che è colonnato su tre lati. Qui sono stati trovati un gigantesco piede con sandali e la testa di un'enorme statua di Giove, che si stima fosse alta 7,5 m. Nella cantina del Capitolium, è possibile vedere un enorme torchio circolare in pietra che drena quella che era una piscina di epoca romana.

I mosaici più belli furono trasferiti al Museo del Bardo a Tunisi; quelli geometrici sono stati lasciati in situ. La Casa degli Animali Legati conserva un esempio relativamente raro di mosaici in bianco e nero; questi erano molto popolari a Roma e l'imperatore Adriano, uomo che non mancava di risorse, decorò l'Hospitalia, le stanze per i suoi ospiti a Villa Adriana, con mosaici in bianco e nero. 

Probabilmente i ricchi cittadini dell'Africa romana sentivano che i mosaici colorati esprimevano al meglio il loro status sociale.

IL CAPITOLIUM

- Mercurio era il Dio del commercio e nel 211 gli fu eretto un tempio accanto al Capitolium. Aveva però una forma insolita con un peristilio rotondo inserito in uno spazio quadrato limitato da quattro absidi. Le bancarelle del mercato si scorgono su tre lati del cortile sottostante il tempio.

- Direttamente dietro il mercato c'è un groviglio di strade residenziali molto poco romane, ovviamente tracciate prima del loro arrivo. Al di là si trova la spaziosa Casa di Nettuno, con alcuni imponenti mosaici a motivi geometrici. 

- A circa 50 metri a sud dei bagni invernali, il Santuario di Baal è un piccolo tempio quadrato facilmente riconoscibile dai due pilastri grigi con venature gialle in cima ai suoi gradini. Era dedicato al Dio punico Baal Hammon, il cui culto sopravvisse (in forma romanizzata) molto tempo dopo la caduta di Cartagine. 
Il che dimostra ancora una volta l'infondatezza di alcune fonti che asserivano si facessero sacrifici di bambini al Dio. I Romani non avrebbero mai accolta una divinità a cui si facessero sacrifici umani.

IL FORO

- L'adiacente Santuario di Caelestis, raggiungibile attraverso un arco indipendente in pietra gialla, era per un altra divinità assimilata, questa volta la versione romana della Dea punica Tanit, moglie di Baal Hammon. Il tempio fu poi trasformato in chiesa bizantina, di cui si possono ancora vedere le tracce.

- Un sentiero accidentato conduce a sud-est dal Santuario di Baal verso le rovine di massicce cisterne ad arco incastonate nella collina che un tempo riforniva d'acqua la città. Il tumulo oltre le cisterne segna il sito di un piccolo anfiteatro, che non è stato completamente scavato. Qui è evidente il riciclaggio: pietre con iscrizioni latine non correlate sono state capovolte per aiutare a puntellare la base della struttura. 

- Un altro sentiero accidentato attraverso piante spinose conduce a nord da qui a una bassa collina sormontata dai resti del Tempio di Saturno, anche se non è stato scoperto molto. 

- Il Tempio della Pace, a nord-est del foro, custodisce alcuni bassorilievi in ​​pietra, tra cui uno di Pegaso.

CASA DI NETTUNO

- Ad est si trovano i meravigliosi portici della Palestra dei Petroni, dal nome della famiglia di Petronio Felice, che finanziò la costruzione di questo complesso di ginnasi nel 225 d.c. Era circondato da colonne corinzie fatte di un insolito marmo grigio venato di giallo; una fila rimane in piedi (sostenuta da un'impalcatura), reggendo ancora in alto un'iscrizione latina.

- In molte case romane in Tunisia, gli archeologi hanno trovato vasche semicircolari, solitamente situate nel cortile principale dell'edificio, che si ritiene quindi fossero fontane, ma che in altri luoghi come a Bulla Regia venivano utilizzate per la balneazione interna. Nella maggior parte dei casi queste fontane erano decorate con teste di Oceano circondate da creature marine come a Thuburbo Majus e a Neapolis.

- L'area a sud-ovest del Foro costituisce la parte visitabile dell'area archeologica e quella dove si trovano gli edifici più interessanti. L'area dall'altra parte del Foro (dietro la Curia) era un quartiere di botteghe e casette. Oggi sembra che sia ancora da scavare, ma dettagliate mappe archeologiche pubblicate negli anni '60 mostrano che è già stato indagato.

LE TERME ESTIVE

LE TERME

- Probabilmente mentre stavano ricostruendo il loro Foro, i cittadini di Thuburbo sentivano che ora potevano permettersi i bagni pubblici e le terme che edificarono decorandoli con mosaici e con costosissime colonne rossastre provenienti da Simitthus, località dell'interno del paese vicino all'odierno confine con l'Algeria.

Posizionato accanto alla palestra per il lavaggio post palestra sta infatti l'enorme complesso delle Terme Estive, che copre 2800 metri quadrati. Sebbene più grandi, non sono così ben conservati come le terme Invernali, 150 m a est, che hanno un grande ingresso fiancheggiato da colonne di marmo butterate e venate. Entrambi erano pieni di mosaici: i più belli sono ora in mostra al Bardo, anche se alcuni motivi geometrici possono ancora essere visti in situ.

Poco dopo aver ultimato i Bagni Invernali, il Comune di Thuburbo ne fece costruire altri a brevissima distanza dai primi. Gli archeologi ritengono che durante la stagione calda si siano prosciugate le sorgenti che rifornivano i Bagni Invernali, mentre le nuove terme, costruite ad un livello leggermente più basso, ricevevano l'acqua da una grande cisterna. Questo spiega i nomi dati dagli archeologi alle terme.

Ci sono prove che le terme fossero funzionanti all'inizio del V secolo perché le iscrizioni rinvenute sul sito parlano di un restauro effettuato tra il 395 e il 408. Quando il paese tornò ad essere un villaggio di contadini nelle terme furono installati dei frantoi. 


LA COLONIA IULIA AURELIA COMMODA

Nel 188 il processo di integrazione di Thuburbo nel sistema di governo romano fu completato dall'imperatore Commodo che unificò civitas e pagus nella Colonia Julia Aurelia Commoda e concesse la cittadinanza romana a tutti i suoi abitanti.

Thuburbo godette di un periodo di grande prosperità fino alla metà del secolo successivo, poi accadde qualcosa che causò il suo declino. Durante il IV secolo l'imperatore Costanzo II cercò di far rivivere la città restaurando alcuni dei suoi edifici pubblici. La ribattezzò Respublica Felix Thuburbo Majus.

Diversi templi di Thuburbo furono trasformati in chiese nel IV secolo, ma le spaccature tra i sostenitori del Donatismo, una setta cristiana locale, e i sostenitori della chiesa ufficiale controllata dagli imperatori causarono probabilmente un nuovo declino della città.

A differenza di quanto si può osservare a Thugga, Sufetula, Mactaris, Mustis e altri luoghi, non ci sono prove di fortificazioni bizantine, il che indica che quando gli arabi invasero l'Africa romana nel VII secolo, Thuburbo era ridotto ormai solo a un villaggio di contadini.

L'economia di Thuburbo non si basava esclusivamente sull'agricoltura, perchè la città si trovava lungo una strada romana dell'entroterra che collegava Cartagine con l'Algeria ed era quindi meta di molti mercanti. 

Il sito archeologico di Thuburbo Majus manca di un piccolo museo che accolga rilievi, iscrizioni e sezioni di architravi che attualmente sono sparsi qua e là, non necessariamente nel luogo in cui sono stati trovati, e senza nessuna indicazione.



I MOSAICI
 
Il labirinto di Cnosso dove Teseo uccise il Minotauro, era un motivo decorativo popolare. Solitamente però i mosaicisti non includevano la vera scena dell'uccisione del monstrum mezzo umano e mezzo taurino, che invece a Thuburbo era raffigurata in tutta la sua violenza.

Compaiono inoltre i Peltas, gli scudi a forma di mezzaluna usati dalle Amazzoni che costituivano un altro motivo decorativo popolare per i mosaici geometrici (Casa di Nettuno). 

Talvolta i soggetti dei mosaici avevano lo scopo di mostrare la cultura del padrone di casa e i suoi gusti letterari. Uno dei mosaici più noti del Museo del Bardo ritrae Virgilio nell'atto di scrivere l'Eneide. 
Si ritiene che un mosaico ritrovato a Thuburbo ritragga Menandro, drammaturgo greco del III secolo a.c. le cui opere furono tradotte in latino. 

Forse però non fu ritratto per le sue commedie, ma per una serie di massime a lui attribuite, alcune delle quali ancora oggi popolari come "la notte porta consiglio" e "la cattiva compagnia corrompe i buoni costumi" (quest'ultima ripresa da san Paolo - Corinzi 15: 33).

Sebbene la loro economia fosse basata sull'agricoltura, le città dell'Africa avevano tutte le strutture tipiche di un insediamento urbano: strade lastricate, acquedotti, fontane, terme, tribunali, mercati, teatri e anfiteatri. Una rete di strade collegava le città dell'interno con Cartagine e altri porti.

DIO OCEANO

L'INCURIA

A differenza di quelli di Thugga, i monumenti di Thuburbo Majus crollarono e gli archeologi non furono subito in grado di valutare il livello di ricchezza raggiunto dal paese, anche se il fatto che fosse indicato come Majus (maggiore) avrebbe dovuto dare un serio indizio della sua importanza.

I mosaici trovati nelle case hanno dato il giusto peso alle abitazioni, perchè potrebbero competere con quelli trovati a Cartagine ea Utica, le più grandi città dell'Africa, il nome che i romani davano all'odierna Tunisia.

L'area archeologica è attigua a delle fattorie e non c'è recinzione che la separi e la protegga. Non è raro vedere pastori che portano le loro greggi al pascolo nelle aree circostanti gli antichi monumenti il che dà un tono piuttosto suggestivo, ma questo, insieme all'aspetto selvaggio della vegetazione, dà l'idea l'area archeologica sia oggetto di incuria.

FORSE MENANDRO

BIBLIO

- Aïcha Ben Abed-Ben Khader - Corpus des mosaïques de Tunisie II: Région de Zaghouan - Thuburbo Majus, les mosaïques dans la région ouest - by D. Parrish, American Journal of Arch. - July 1993 -
- Jashemski, Foss, Lewis, Timpson, Lee - Roman Gardens in Tunisia: Preliminary Excavations in the House of Bacchus and Ariadne and in the East Temple at Thuburbo Maius - American Journal of Archaeology - October 1995 -
-William N. Bates, "Archaeological News", American Journal of Archaeology, Vol. 22, No. 1. (January–March 1918), pp. 73-100
- Sidney N. Deane, "Archaeological News", American Journal of Archaeology, Vol. 25, No. 1. (January–March 1921), pp. 83-109
- "Thuburbo Minus" Catholic Encyclopedia - Herbermann, Charles, ed. - New York: Robert Appleton Company - 1913 -



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