ARCO DI MALBORGHETTO



ARCO-CASALE DI MALBORGHETTO
Poco oltre il XIII miglio della Flaminia antica, si staglia la massa imponente del Casale di Malborghetto, un edificio che ha inglobato un arco quadrifronte del IV sec. d.c., posto a segnacolo dell’incrocio tra la Via Flamina e una strada di collegamento tra Veio e la Tiberina.

Oggi quella via che collegava Capena con Veio non esiste più, ma qui fu eretto l'arco quasi sicuramente per celebrare la vittoria di Costantino nella battaglia di Ponte Milvio del 313 d.c., la battaglia che iniziò a Prima Porta e finì con la rotta di Massenzio a Ponte Milvio.


È difficile oggi riconoscere nella struttura della fortezza medievale, l’anima dell’antico monumento romano, di proporzioni imponenti, di m 14,86 x m 11,87 x m 7, come del resto il più celebre Arco di Giano al Velabro, citato nei Cataloghi Regionarii del IV sec. come Arcus Divi Costantini, probabilmente edificato contemporaneamente a quello di Malborghetto, costruito nello stesso posto dove, secondo la leggenda, c’era l’accampamento di Costantino che qui ebbe la visione della croce.

RESTI
Il monumento viene datato al III-IV se. d.c. sia perchè la tecnica edilizia è simile a quella Basilica di Massenzio, sia perché una mattonella della volta porta un bollo con l’iscrizione OF CR AUG ET CAES NOS cioè dell’officina di CR Augustorum et Caesarorum nostrorum quindi del periodo tetrarchico che durò solo 10 anni dal 295 al 305.

L’arco era quadrifonte ed è stato costruito su quattro pilastri in opera cementizia che formano all’interno una volta a crociera, le fondazioni sono in blocchi di travertino, le mura all’esterno in laterizio con bipedali divisi in due sulla diagonale e disposti con la punta all’interno; l’arco era poi ricoperto con lastre di marmo o travertino ed ornato con statue e colonne; aveva una pianta rettangolare con i lati più lunghi dalla parte della Via Flaminia.

GLI INTERNI DELL'ARCO
Il tetrapylon, a pianta rettangolare, era coronato da un attico a copertura piana. La presenza di un arco onorario sulla Via Flaminia, databile al IV sec. d.c., venne relazionata alla discesa delle truppe di Costantino lungo questa strada per opporsi a quelle dell’imperatore Massenzio. La tradizione cristiana vuole che Costantino, accampatosi in questo luogo, abbia visto al tramonto nel cielo il segno della croce e che “durante il sonno viene avvertito di far segnare sugli scudi il celeste segno di Dio e di dar battaglia”. 

Il giorno dopo, il 28 ottobre del 312, Costantino sbaragliava a Saxa Rubra l’esercito del rivale e lo stesso Massenzio perse la vita nelle acque del Tevere. A seguito della vittoria, nel 315, il Senato Romano fece erigere nell’Urbe l’arco bifronte presso il Colosseo e forse nel Suburbium quello di Malborghetto. 
RICOSTRUZIONE DEI PROF. ALBERTO E MARCO CARPICECI

I Cambiamenti della struttura nei secoli

- dovette rimanere invariato per secoli, invariato ma abbandonato alle erbacce e ai vandalismi,
- nell' XI sec., l'arco fu trasformato in chiesa a croce greca con la chiusura dei quattro fornici e la costruzione di un'abside sul lato orientale.Il basolato stradale fu deviato all'esterno.
- le prime notizie ufficiali risalgono al 1256 come atto di compravendita in una divisione di beni di proprietà della famiglia Orsini, dove viene citato come un piccolo borgo protetto da una doppia cinta muraria.
RICOSTRUZIONE DELL'ARCO
TRASFORMATO IN CHIESA
- nel 1263 viene inserito nella cinta muraria di un castrum, denominato dalle fonti Burgus S. Nicolai de arcu Virginis.
- nel XV sec. fu trasformato in fortino con una cinta di mura intorno,
- nel XVI sec. diventò una taberna con ospitium per i pellegrini e come tale è indicato nelle mappe per arrivare a Roma, 
- nell’ XI sec. diventa chiesa fortificata dedicata alla Madonna,
- nel XVII sec. venne abbandonato per un periodo ed occupato dai briganti e da allora viene indicato come Malborghetto. Così si dice, ma in realtà il toponimo Malborghetto è molto più antico e si riferisce alla devastazione subita ad opera degli Orsini nel 1485 per scacciare i Colonna, che ne avevano preso possesso con l'appoggio del papa. Distrutto durante le lotte tra gli Orsini e i Sacrofanesi. venne trasformato in casale e circondato dalle rovine del Borgo, col nome di Malborghetto o Borghettaccio.
- divenne parte delle difese dello Stato Pontificio sino al XV sec.
- nel XVIII sec. il Capitolo di San Pietro, proprietario del fondo, lo affittò alle Poste Pontificie che ne
fecero una stazione di posta tra Prima Porta e Castelnuovo di Porto. Mantenne questa funzione sino a quando Pio VI, collegando Civita Castellana alla via Cassia, soppresse il servizio postale lungo il tratto suburbano della via Flaminia.
- L'edificio cadde in completo abbandono fino alla metà del Cinquecento quando fu preso in affitto da un aromatarius (erborista) milanese che risiedeva a Roma, un certo Costantino Pietrasanta, che lo ristrutturò completamente.
- nel 1892 venne finalmente acquistato dallo Stato Italiano e restaurato, ora è sede di un Museo. Interessante la sala al piano terreno dove sono esposte le statue acefale provenienti dalla zona di Grottarossa ed un’ara funeraria ritrovata a Tor di Quinto nei pressi di Ponte Milvio.
- l'aspetto attuale è simile a quello conferitogli dal Pietrasanta. Senza la muratura dei fornici e le aggiunte di epoche successive doveva apparire molto simile nella ricostruzione grafica che fu realizzata nel XVI secolo da Giuliano da Sangallo.
- tornato ad essere un semplice casale, solo nel 1982 entrò a far parte dei Beni del Demanio. Dopo un attenta opera di restauro ospita un Antiquarium con i ritrovamenti pertinenti alla Via Flaminia.

RICOSTRUZIONE DI FRITZ TOEBELMANN

FRITZ TOEBELMANN

Una svolta importante alla comprensione delle origini di questa costruzione fu data agli inizi Novecento dal giovane archeologo tedesco Fritz Toebelmann che lo studiò per cinque anni arrivando alla conclusione che fosse stato edificato prima della fine del IV sec.

Il Toebelmann ispezionando accuratamente l'edificio scoprì infatti, su di un mattone posto sotto l'intonaco della volta centrale dell'arco, un bollo laterizio di età Dioclezianea. Questo gli permise di datare il monumento. L'archeologo tedesco morì però prematuramente durante la prima guerra mondiale, lasciando però interessanti spunti ai futuri studiosi. Il Toebelmann fu il primo a sostenere che tale monumento fosse stato eretto nel luogo dove le truppe di Costantino I si accamparono in attesa dello scontro con Massenzio in quanto, se avesse dovuto commemorare la vittoria, sarebbe stato collocato nel punto di inizio della battaglia e cioè in località Saxa Rubra o nel punto della sua conclusione cioè al ponte Milvio. 

Poichè il monumento era collocato presso i castra aestiva costantiniani, si è supposto, ma senza fonti, che potesse essere legato alla leggendaria "visione" che Costantino riferì di aver avuto alla vigilia dello scontro con Massenzio. Gli studi più recenti svolti dal prof. Gaetano Messineo hanno però confermato le deduzioni del Toebelmann.

RICOSTRUZIONE DEL SANGALLO

DESCRIZIONE

Dall’esterno si vedono sulle facciate i quattro archi in laterizio, i marcapiani in travertino e poche decorazioni. Si entra dal lato opposto alla strada, lato est, con una scala in legno in un ambiente piano rialzato sotto la crociera la cui struttura è ancora quella romana senza rivestimento. Una scala a sinistra scende al piano terreno leggermente più alto rispetto alla Flaminia della quale è stato scoperto un tratto basolato a nord. 

Gli storici sapevano che l'arco era stato eretto per ricordare un evento molto importante nella storia cristiana, ma senza individuarlo; ci provò anche Stendhal che in Passeggiate Romane, ricorda l’episodio:

“... siamo usciti da Porta del Popolo per arrivare, dopo due miglia di strada a ponte Molle. Su questo ponte, oggi chiamato Milvio, Cicerone fece fermare gli ambasciatori allobrogi, che avevano cospirato con Catilina allo scopo di liberare la loro patria, dal giogo di Roma ... Fra Ponte Milvio e la località chiamata Saxa Rubra, Costantino mise in rotta il rivale Massenzio. Abbiamo cercato di individuare il paesaggio che compare nell’affresco della grande battaglia dipinto da Raffaello in Vaticano”

A noi viene da aggiungere che se l'evento commemorato dall'arco fosse stato quello del fatale segno apparso in cielo a Costantino, sicuramente la Chiesa l'avrebbe protetto, all'epoca, come cimelio cristiano, come d'altronde ha protetto in simil modo l'arco di Costantino presso il Colosseo. Anche perchè nonostante fosse un crudele assassino che fece uccidere suo figlio e cuocere sua moglie nell'acqua bollente, la chiesa lo ha fatto santo in qualità di suo difensore. Ci chiediamo pertanto cosa avesse impedito all'epoca di osservarne le immagini relative al detto cattolicissimo evento.


BIBLIO

- Giuliano Malizia - Gli archi di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mario Torelli - L'arte dell'antichità classica - Etruria-Roma - Utet - Torino 1976 -
- Procopius - De Aedificiis - 5.3.8-11 -
- Filippo Coarelli - Storia dell'arte romana. Le origini di Roma - Milano - ed. Jaca Book -
- Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari - I tempi dell'arte - volume 1 - Bompiani - Milano - 1999 -



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