CULTO DI GIUNONE MONETA



GIUNONE MONETA

COLEI CHE AVVERTE

Soprannome dato dai Romani a Giunone, sia perchè ella presiedesse alla moneta, sia perchè, come dice Cicerone, quella Dea avesse avvertito di immolare una scrofa pregna per far cessare un violento terremoto, donde fu detta Dea monitrice, o ammonitrice, o moneta. 

Giunone Moneta era la Dea che proteggeva la Zecca e la prosperità dei Romani. Dal secondo secolo in poi la Dea ebbe un tempio anche sul monte Albano, dove il suo culto fu congiunto con quello di Giove Laziale, il che fa comprendere l'importanza della Dea. Con questo nome venne spesso designata la Dea nel suo aspetto di divinità protettrice della città (poliade), cioè di Regina (Iuno Moneta regina).

Giunone era dunque la principale divinità femminile romana, sposa di Giove, re degli Dei, e pertanto Regina degli Dei. Da divinità italica legata alla natura e alle nascite, e pertanto con forme un po' giunoniche, pian piano divenne protettrice dello stato romano, soprattutto contro i nemici di Roma, pur conservando il suo presiedere ai parti, alle matrone, alle fanciulle da marito e alla famiglia per antonomasia.

Il culto di Giunone Moneta fu istituito in seguito al voto fatto dal dittatore Furio Camillo a Giunone nel 346 durante la guerra contro gli Aurunci, il cui territorio si estendeva a sud dei territori dei Volsci e degli affini Ausoni.

Il tempio di Giunone Moneta era un tempio romano situato sul Campidoglio, sotto o quasi la chiesa di Santa Maria in Aracoeli, che d'altronde non è mai stata scavata sotto le fondamenta. E' certo peraltro che nel tempio erettole sotto questa denominazione essa veniva rappresentata col martello, l'incudine, le tenaglie, e il conio della zecca. 

LE OCHE AMMONITRICI

LE OCHE DEL CAMPIDOGLIO

Se ne vede l'effigie sulle medaglie consolari, e su quella dell'impero questa è ripetuta tre volte per indicare i tre metalli di cui si facevano le monete. Nel 396 a.c. infatti Roma era assediata dai Galli capitanati da Brenno e sulla cittadella del Campidoglio, un'area ben protetta dove molti romani si erano asserragliati, vi era un'area sacra dedicato a Giunone dove venivano allevate delle oche sacre alla Dea.

Giunone Moneta, cioè "ammonitrice" dal latino monere, divenne "colei che mette in guardia, ammonisce" al tempo dell'assedio dei Galli di Brenno, nel 396 a.c., come narra Plutarco, quando le oche sacre del tempio di Giunone col loro starnazzare svegliarono l'ex-console Manlio che dette l'allarme dell'assalto. Infatti per il suo significato, l'epiteto è stato ricondotto, ieri come oggi, al verbo moneo, che designa Giunone come Colei che ammonisce, che avverte il suo popolo dei pericoli incombenti. 

Dal secondo secolo in poi la Dea ebbe un tempio anche sul monte Albano, dove il suo culto fu congiunto con quello di Giove Laziale. L'identità dell'epiteto di Giunone col nome dato, in seguito, alla zecca e al metallo coniato a Roma si spiega generalmente col fatto che la zecca era situata sul Campidoglio, annessa appunto al tempio di Giunone Moneta (ad Monetae).

INTERNO ARA COELI CON COLONNE ROMANE

LA PROTETTRICE  

Col nome di Giunone Moneta venne spesso designata la Dea nel suo aspetto di "patrona", cioè di divinità protettrice della città. Furio Camillo mantenne poi la promessa e dedicò alla Dea un tempio sul Campidoglio, di cui venne fissata la festa alle calende di giugno. 

Secondo un'altra tradizione l'appellativo di Moneta sembra derivi da un avvertimento rivolto ai romani dalla Dea Giunone durante la guerra contro Taranto, nel 272 a.c. ma all'epoca il tempio sull'Arce con quel nome era già stato edificato. Nulla toglie però che venisse dedicato a Giunone con un appellativo in più

Il tempio era stato infatti votato da L. Furius Camillus nel 345 durante la guerra con gli Aurunci, e fu dedicato sull'Arx capitolina nel 344 a.c., sul luogo dove sorgeva la casa di Manlio Capitolino accusato di "adfectatio regni" nel 384. Era la Dea personale del padre di Lucio Furio Camillo, ma in versione oracolare. Dalle guerre con Pirro sarà sede della zecca.

TEMPIO DI GIUNONE MONETA AL CAMPIDOGLIO

LA DEA DELLA ZECCA

Invece, secondo l'archeologo Jan Assmann, l'epiteto Moneta risalirebbe alla leggenda delle monete puniche Machanath e l'epiteto sarebbe perciò venuto alla Dea dall'essere il suo tempio posto presso alla zecca ove si coniavano quelle che i Romani avrebbero chiamato, con parola punica, "monete".

Panormo (Palermo) è di origine fenicia e fu probabilmente uno dei primi insediamenti di questo popolo sull'isola. Il nome punico trovato sulle monete palermitano può essere traslitterato "Machanath" ma si riferisce a un accampamento, quindi è improbabile che il greco sia una traduzione dell'originale fenicio.

Verso il 269 a.c., vicino al tempio venne infatti edificata la zecca, cioè l'officina di conio, posta sotto la protezione della Dea Moneta. Da qui prese il nome la zecca e poi il denaro che vi si produceva, appunto la moneta, che fino ad allora era stata prima pecunia e poi denaro. 


SCALINATA DELL'ARA COELI


SANTO AUGUSTO IMPERATORE 

Quindi è la zecca ad aver preso il nome da Giunone e non il contrario. Il tempio di Giunone Moneta era un tempio romano situato sul Campidoglio, sotto o quasi la chiesa di Santa Maria in Aracoeli, che d'altronde non è mai stata scavata sotto le fondamenta. 

Il nome originario era Santa Maria in Capitolio e sull'attuale nome, menzionato nei testi fin dal 1323, si narra una leggenda, riportata nei Mirabilia Urbis Romae, per la quale la chiesa era sorta nel luogo dove Augusto, avendo avuto la visione di una bella donna con un bambino in braccio, avrebbe anche udito una voce che diceva "Questa è l'ara del figlio di Dio". Si trattava di Maria, madre di Gesù.

Il fatto era che Augusto era rimasto nel sentire popolare come un grande e giusto imperatore, amato da tutti anche nelle epoche posteriori. Pertanto non poteva venire demonizzato, e quindi era meglio santificarlo.

Al che Ottaviano sarebbe caduto in ginocchio e le avrebbe dedicato l'ara (altare). Si dice infatti nei Mirabilia: "Questa visione avvenne nella camera dell'imperatore Ottaviano, dove ora è la chiesa di S. Maria in Capitolio. Per questa ragione la chiesa di S. Maria fu detta Ara del cielo."




Viene da pensare invece che vi fosse in origine un'ara dedicata a Giunone, che peraltro era definita Janua Coeli (Porta del Cielo), Aerea, e Caelestis. Bisogna tener conto che i Mirabilia Urbis Romae erano delle guide di viaggio che servivano ai pellegrini che si recavano nella città eterna e li guidavano per tutto il percorso. 

I primi Mirabilia nacquero nel XII secolo, quindi manoscritti, e per giunta impregnati di cattolicesimo, che dovevano blandire, credenti o meno che fossero, come i seguaci degli imperatori dovevano blandirli ed esaltarli comunque li stimassero o meno.

Viene da pensare invece che vi fosse in origine un'ara dedicata a Giunone, che peraltro era definita Janua Coeli (Porta del Cielo) titolo che venne poi passato pari pari alla Madonna nel cattolicesimo, ma pure Aerea, e Caelestis. Si crede che fosse una Dea italica preesistente al greco Zeus latinizzato in Iovis.

GIUNONE DELLA TRIADE CAPITOLINA

SOTTO SANTA MARIA IN ARACOELI

Il tempio di Giunone Moneta è situato sul Campidoglio, più o meno sotto la chiesa di Santa Maria in Aracoeli, che d'altronde non è mai stata scavata sotto le fondamenta. Il nome originario era Santa Maria in Capitolio. Che la chiesa di Santa Maria in Capitolio, oggi Santa Maria in Aracoeli, sovrasti il tempio è dimostrato anche dal pavimento cosmatesco, cioè dell'antica pavimentazione fatta a pezzi e ricomposta a disegni che è caratteristica delle chiese, soprattutto romane, edificate sopra i templi pagani. 

IL COSMATESCO
Che la chiesa sovrasti il tempio è dimostrato anche dal pavimento cosmatesco, cioè dell'antica pavimentazione fatta a pezzi e ricomposta a disegni che è caratteristica delle chiese, soprattutto romane, edificate sopra i templi pagani. Il cosmatesco contempla infatti marmo serpentino e porfido rosso che all'epoca della chiesa, del XIV sec. erano estinte da un pezzo.

Il I giugno si festeggiava la Dea Junio Moneta, o Giunone Moneta, il suo tempio veniva aperto e ornato di nastri, di serti e di fiori, Alla Dea i sacerdoti sacrificavano una scrofa pregna e per le strade si snodava una processione con l'immagine della Dea cui si lanciavano fiori e dolci.

Il cosmatesco contempla infatti marmo serpentino e porfido rosso che all'epoca della chiesa, del XIV sec. erano estinte da un pezzo. I Papi approvarono e incoraggiavano la demolizione dei vecchi pavimenti romani, simili per intenderci a quello che si trova ne Pantheon di Roma, perchè tutto ciò che era pagano doveva rinnovarsi.



ARA COELI

Nel 396 a.c. infatti Roma era assediata dai Galli capitanati da Brenno e sulla cittadella del Campidoglio, un'area ben protetta dove molti romani si erano asserragliati, e dove stava un'area sacra dedicata e un'ara, o altare, a Giunone dove venivano allevate delle oche sacre alla Dea.

Secondo un'altra tradizione l'appellativo di Moneta sembra derivi da un avvertimento rivolto ai romani dalla Dea Giunone durante la guerra contro Taranto nel 272 a.c., ma i conti non tornano perchè il tempio sull'Arce era già stato edificato.

Nel giardino della chiesa fu trovata un'antefissa in terracotta rappresentante la Dea, ma risalente agli inizi del V sec. a.c., mentre il tempio risale al 343 a.c., per cui dovrebbe trattarsi di un tempio e di un culto più antico della Dea.

MADONNA COL BAMBINO

Verso il 269 a.c., vicino al tempio venne infatti edificata la zecca, cioè l'officina di conio, posta sotto la protezione della Dea Moneta. Da qui prese il nome la zecca e poi il denaro che vi si produceva, appunto la moneta.

Si sa pure dei gradus Monetae, la scalinata diretta al tempio di Giunone Moneta, probabilmente un prolungamento delle Scalae Gemoniae nel punto più alto della cittadella, e sembra che i resti, muri in blocchi di tufo e strutture in opera cementizia, presenti nel giardino a lato della via di San Pietro in carcere e del Palazzo Senatorio siano da attribuire proprio al tempio.

Tuttavia nel giardino di fronte all'ingresso di Sisto IV del palazzo Senatorio ci sono i resti di una struttura in blocchi di cappellaccio, attribuiti all'Auguraculum del tempio, dal cui spazio ritualmente tracciato, rivolto verso il Foro, gli auguri osservavano il volo degli uccelli per interpretare i segni degli Dei.

Pertanto i resti di un grande muro in opera quadrata di cappellaccio e tufo di Fidene conservati nel medesimo giardino, secondo alcuni le fortificazioni dell'Arx, per altri riferibili al tempio arcaico di Giunone Moneta.
GIUNONE MONETA

ETA' IMPERIALE

Il rifacimento di età imperiale ha lasciato invece due muri paralleli in opera cementizia che si innestano perpendicolarmente alla struttura tufacea. Quando, nel III sec. a.c., l'officina monetale di Roma fu posta in Campidoglio, accanto al tempio di Giunone Moneta, per cui i manufatti della zecca, e l'officina stessa furono posti sotto la tutela della Dea, che ne divenne protettrice ufficiale. 

Come tale fu raffigurata infatti, già in età repubblicana, sulle monete. Giunone Moneta, Iunio Moneta, durante l'Impero divenne Moneta Augusti o Sacra Moneta Augusti e fu rappresentata come una florida donna recante una cornucopia e una bilancia. Sembra che il tempio venisse distrutto dall'incendio di epoca neroniana, comunque da allora non se ne hanno più notizie, anche se certamente fu riedificato, essendo un culto ed un tempio importante.



BIBLIO

- Marina Carta e Lara Russo - Santa Maria in Aracoeli - Roma - Istit. Naz. di Studi Romani - 1988 -
- G. Tamanti, C. Tempesta - Basilica di Santa Maria in Aracoeli - Icona della Madonna Advocata - Roma - Gangemi - 2009 -
- Pier Luigi Tucci - Where high Moneta leads her steps sublime. The Tabularium and the Temple of Juno Moneta - Journal of Roman Archaeology - 2005 -
- Willy Pocino Le curiosità di Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Pier Luigi Tucci - Where high Moneta leads her steps sublime. The Tabularium and the Temple of Juno Moneta - Journal of Roman Archaeology - 18 - 2005 -


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