CAMPANE E CAMPANELLI ROMANI



TINTINNABULA
" Strumento di metallo fatto a guisa di vaso arrovesciato il quale con un battaglio di ferro sospesovi entro si suona a diversi effetti come per adunare il popolo e i magistrati o per chiamare ai divini ufficj et simili cose"

Sull'origine delle campane sono state fatte diverse ricerche e molte ipotesi. Lo studioso Athanasius Kircher ne fa risalire l'invenzione agli antichi Egizi ma non vi sono prove sufficienti per accettarlo.

Naturalmente rientrano nella categoria anche i campanelli o le campanelle che sembra venissero adoperati anche dagli antichi ebrei  i cui sacerdoti li appendevano alle loro vesti, anzi il gran sacerdote si guarniva la veste addirittura con campanelle d'oro.

D'altronde Giuseppe Ebreo narra nel suo libro "Antichità giudaiche", che si usavano le campanelle per le sacre cerimonie già nel tempio di Salomone. Naturalmente dall'Egitto al regno di Israele il passo è breve, se l'oggetto era conosciuto dall'uno sicuramente lo era anche dall'altro.

In quanto ai Greci sappiamo che ad Atene i sacerdoti di Proserpina chiamavano il popolo ad assistere ai Sacri Misteri suonando una campana, ma pure i mercanti di pesci chiamavano i compratori ai mercati con un campanello.
D'altronde i sacerdoti di Cibele, i cosiddetti "Galli", si servivano di campanelle e di sonagli nelle loro cerimonie sacre, per creare suoni un po' caotici che accompagnassero le loro danze ispirate e selvagge.

Dobbiamo però pensare che le campanelle esistessero in tempi preromani anche nel suolo italico, innanzi tutto per greggi e armenti, come unico modo di impedire ai pastori di perdersi gli animali durante il pascolo.

(TINTINNABULUS A FORMA DI GLADIATORE) - FASCINUS
Infatti l'uso di mettere campanelli al collo degli animali da allevamento, soprattutto delle pecore, le ha fatte chiamare da Sidonio "greges tintinnibulatos". Ma tali tintinnabuli venivano posti dai romani anche sui cavalli e sui muli. In genere il capogregge e il capomandria portavano la campana più grande per fare riferimento al branco che lo seguiva.

Ma le campane, ovvero i campanacci, vennero attaccati anche agli elefanti di Annibale prima e dei romani poi. Comunque Persiani, Greci e Romani conoscessero l'uso delle campane e delle campanelle, come ci riportano sia Tibullo che Polibio e pure Strabone le cita nella sua "Geografia".

Eschilo infatti dichiara che Tideo portava campanelli attaccati al manico del suo scudo onde fare più schiamazzo e terrorizzare i nemici, ed Euripide ne ha adornato lo scudo di Reso re di Tracia e il pettorale dei suoi cavalli. Gli etruschi conoscevano molto bene l'uso delle campanelle sugli animali.
La chiesa narrò che verso l'anno 400 d.c. fu San Paolino, vescovo di Nola, in Campania, ad introdurre nella sua chiesa l'uso delle campane per chiamare i fedeli alle varie cerimonie e per distinguere tra di loro le ore canoniche.

FASCINUS
Il nome latino  "aes campanum", da cui derivò il nome italiano di campana, dimostra però che l'uso fu antecedente ai tempi di San Paolino, e dimostra altresì che lo strumento proveniva dalla Campania ma non necessariamente da Nola.

Ora sappiamo che i romani facevano largo uso di campanelle, ad esempio nella celebrazione dei Baccanali, infatti in un bassorilievo del Campidoglio rappresentante il trionfo di Bacco si mostra un baccante alla cui tunica sono attaccati dinanzi e di dietro parecchi campanelli per produrre vari suoni e tintinnii mentre danza.

Inoltre il soldato incaricato di far la ronda di notte nelle fortezze e negli accampamenti passava suonando un campanello. L'usanza riguardò anche l'Urbe, ma in seguito fu soppressa per non infastidire i dormienti.

Gli iniziati ai misteri di Bacco facevano scolpire le campanelle nelle loro sepolture insieme ai simboli e agli altri attributi del Dio. Infatti molto spesso sui sarcofagi baccanali o trionfi di Bacco insieme al tirso e alla corba mistica compaiono i campanelli.

L'asino di Sileno infatti porta in genere un campanello appeso al collo e con questo tintinnio introduceva il corteo di Bacco.

I tintinnaboli romani, quasi sempre in bronzo, erano soprattutto dei portafortuna " I campanelli d'un Priapo di Portici sono di bronzo damaschinati d'argento." 

Il tintinnabulum, che nel VI secolo d.c. divennne tintinnum, era un sonaglio azionato dal vento e composto da più campanelle legate ad un'unica struttura, un po' come quelli orientali che si pongono nelle case o nei templi buddisti.


Spesso il tintinnabulum riguardava il Fascinus, una figura magico-religiosa che aveva il compito di allontanare il malocchio e portare fortuna e prosperità. Plinio il Vecchio, è lui a chiamarlo in questo modo, afferma che l'amuleto fascinus funziona da medicus invidiae, ossia un rimedio per l'invidia ed il malocchio.

Sovente il Fascinus era dotato di gambe animalesche che ne aumentavano l'efficacia. I tintinnabula erano appesi sull'uscio delle abitazioni e davanti ai negozi assieme ad una lampada. Si pensa che sia la figura fallica che il suono provocato dal vento fossero considerati come elementi apotropaici.
Presso gli etruschi i tintinnabula erano molto decorati. Nel Museo civico archeologico di Bologna se ne conserva uno su cui sono rappresentate donne che filano, tessono e cardano la lana.

Talvolta il tintinnabulum era o argentato oppure direttamente d'argento, per il valore ma soprattutto per il suono argentino che produceva quando veniva percosso. Era il gesto della percussione, secondo i credo romani, a portare fortuna.

PRIAPO FASCINUS
Nei funerali romani si portavano pure alcuni campanelli per avvertirne il Flamine di Giove, talvolta fosse a passare di là, temendo che il pontefice non contraesse una impurità religiosa e legale se udisse il suono dei flauti dei funerali. I campanelli, udibili da lungi e posti all'inizio del corteo avvertivano il sacerdote affinchè cambiasse strada. 

Evidentemente per lo stesso motivo si attaccavano campanelli al collo del delinquenti che venivano tratti al supplizio.

L'apertura dei bagni e delle terme a Roma venivano annunciati al suono di campanello, e altrettanto la loro chiusura. Orsino narra che se ne trovò uno di bronzo nelle rovine delle Terme di Diocleziano sul quale erano scritte queste parole "firmi balneatoris".

Un campanello svegliava gli schiavi e li chiamava al lavoro, ma pure nelle scuole pubbliche l'orario di entrata veniva annunciato con un agitazione del campanello. In quanto ai campanelli d'uso domestico, se ne usavano per dirigere gli schiavi soprattutto nei banchetti. 

Anche le donne romane usarono dei campanellini d'argento come scaccia malefici, appendendoli però alle orecchie e trasformandole in graziosi orecchini che tintinnavano al passo delle donne come piacevole arma di seduzione oltre che di scaramanzia.


BIBLIO

- Joseph Rykwert - The Idea of a Town: The Anthropology of Urban Form in Rome - Italy and the Ancient World - MIT Press - 1988 -
- Daniel Ogden - Magic, Witchcraft, and Ghosts in the Greek and Roman Worlds: A Sourcebook - Oxford University Press - 2002 -
- Missale Romanum - Feria V in Cena Domini - Ad Missam vespertinam - 2002 -



1 comment:

Unknown on 27 marzo 2020 alle ore 03:07 ha detto...

La scuola usa ancora la campanella per scandire le diverse ore di lezione.

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