COLOMBARIO DI VIGNA CODINI




Su Via di Porta Latina e Via di Porta San Sebastiano si trovano gli ingressi all’area archeologica dei Colombari di Vigna Codini. I monumenti sono all’interno di una proprietà privata, che forse dovrebbe essere espropriata almeno per il passaggio alle tombe, ma in mancanza di ciò vi si può accedere facendone richiesta alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.

Sappiamo la differenza tra un bene fruibile anche un solo giorno al mese, ma fisso e senza prenotazione, e un bene di cui occorra fare richiesta; il fatto che a volte si risponda che occorra richiamare in una certa data perchè se non si è raggiunto il numero l'accesso non viene concesso, fa si che le persone rinuncino quasi sempre alla visita al monumento.


Per questo esistono le agenzie sul territorio che dislocano i custodi ai piccoli musei con accessi relativi, il costo pertanto sarebbe molto contenuto, in quanto un museo aperto un giorno al mese costerebbe un custode pagato un giorno al mese, ma forse ci sono ragioni che ci sfuggono per la mancanza di fruibilità di tantissimi monumenti in Italia e soprattutto a Roma.

I tre colombari, sepolcri ipogei costituiti da numerose cellette in cui erano riposte le urne cinerarie dei defunti, avevano diverse capienze. Si tratta di tre grandi edifici funerari distinti, ognuno dei quali ospita centinaia di loculi e nicchie per urne cinerarie.

Gli affreschi e gli stucchi colorati che decorano le pareti sono straordinariamente ben conservati, così come le tabelle con i nomi dipinti e graffiti dei defunti e le numerose epigrafi marmoree.


I colombari sono di età imperiale ubicati a Roma all'interno della Vigna Codini, tra il Parco degli Scipioni e le Mura Aureliane, nei pressi della Porta San Sebastiano, in un'area un tempo dedicata alle sepolture.

Essi furono scoperti e scavati a partire dal 1840 dall'antiquario e collezionista marchese Giampiero Campana nella vigna di Pietro Codini, da cui i colombari presero il nome. Realizzati in età augustea/giulio-claudia, essi furono utilizzati fino al II secolo d.c.. 

Dopodichè vennero interrati, non dalla pietà dei parenti, ma dalla necessità di coltivare la vigna aldisopra, cosa che avvenne praticamente in tutta Roma che divenne una grande vigna.



IL I  COLOMBARIO

Il "Primo Colombario" è costituito da una camera quadrangolare, realizzata in laterizio su un podio in opera reticolata, con copertura a volta, sorretta da un pilastro centrale. 

In esso sono presenti su tutte le pareti, incluso il pilastro centrale, circa 500 cellette costituite da nicchie arcuate. 

Il pilastro centrale, straordinariamente alto come del resto tutte le pareti, è formato da un parallelepipedo sormontato da un altro parallelepipedo più stretto, il tutto non edificato ma scavato nella roccia.

A sua volta dispone di molte nicchie scavate, ma il tutto poi ricoperto di stucco e dipinto, con sportelli di chiusura in marmo, dove alloggiavano i vasetti con le ossa cremate dei defunti, a volte con i ritratti dei defunti che lì giacciono, o almeno i loro resti incinerati

In parecchie cellette si è conservata infatti la tabella di chiusura, su cui era dipinto o inciso il nome del defunto. 

Sulle pareti stuccate del pilastro, così come sul soffitto stuccato, sono raffigurate anche pitture di soggetto dionisiaco, come pantere, pampini e fiori.



IL II COLOMBARIO

Anche il "Secondo Colombario" ha pianta quadrangolare ed è realizzato in opera reticolata, ma è più piccolo: le cellette, realizzate ad arco, sono infatti solo 300. 

Sulle pareti sono ancora visibili tracce di decorazioni pittoriche e a stucchi policromi, raffiguranti tralci di vite, maschere e corni potori. Una delle cellette è incorniciata da una piccola edicola realizzata in stucco policromo. Nelle cellette erano alloggiate due olle cinerarie. 

L'iscrizione di dedica del colombario effettuata da due membri del collegio funerario è presente sotto forma di mosaico pavimentale all'interno del pavimento realizzato in cocciopesto con inserti marmorei.



IL III  COLOMBARIO

Il "Terzo Colombario", meno noto dei primi due, ma più ricco, era verosimilmente rivestito da lastre marmoree e decorato da pitture, nonché dotato di mensole in travertino che sostenevano il soppalco ligneo di accesso alle cellette superiori. Il colombario ha pianta a U.


Associato ad esso, vi era anche un ustrino, in cui si cremavano i corpi dei defunti. Rispetto ai primi due colombari, le celle sono più ampie e hanno forma rettangolare, idonee ad alloggiare urne marmoree e busti. Sono più frequenti edicole, arcosoli e lastre marmoree con il nome del defunto.
Compare anche un avviso per i visitatori: 
"Ne tangito, o mortalis, revere Mane deos" (non toccare, mortale, rispetta gli Dei Mani).


BIBLIO

- Rodolfo Lanciani - Roma pagana e cristiana - Colombari romani - Cap. VI -
- Rodolfo Lanciani, Rovine e scavi di Roma antica (titolo originale: The Ruins and Excavations of - Ancient Rome: a Companion Book for Students and Travelers - London - Macmillan - 1897 - Roma -
- Franco Astolfi - I colombari di Vigna Codini - III ed - Collana archeologica - Sydaco Editrice - 1998 -



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