SPURIO CASSIO VECELLIO - CASSIUS VECELLINUS



GENS CASSIA

Nome: Spurius Cassius Vecellinus
Nascita: Roma, 542 a.c.
Morte: 485 a.c.


Spurio Cassio Vecellino, ovvero  Spurius Cassius Vecellinus, nacque a Roma nel 542 e morì nel 485 a.c. e fu un Console della Repubblica romana appartenente alla Gens Cassia, un'antichissima famiglia patrizia romana. Il primo dei Cassii ad ottenere il consolato fu proprio Spurio Cassio nel 502 a.c., che fu anche il promotore della prima legge agraria, e che fu messo a morte da altri patrizi. I Cassi conosciuti dopo di lui ebbero ruoli importanti nell'esercito.

I Fasti Consolari riportano Cassio come console per il 502, il 493, e il 486 a.c., anche se alcuni autori ritengono che il suo ultimo consolato, col collega Proculo Verginio Tricosto Rutilo, sia avvenuto nel 480 a.c.,


Il I consolato 

Nel 502 a.c. Spurio Cassio fu eletto console assieme a Opitero Verginio Tricosto; Tito Livio riferisce che tentarono di conquistare Pomezia in combattimento, ma poi fecero ricorso ad un assedio. Tuttavia gli Aurunci eseguirono con successo una sortita, distruggendo le macchine d'assedio, ferendo molti e quasi uccidendo uno dei consoli.

I Romani si ripiegarono a Roma, reclutarono altre truppe e tornarono a Pomezia, dove ricostruirono le macchine d'assedio. Quando stavano per conquistare la città, gli abitanti si arresero. I capi aurunci furono decapitati, gli abitanti venduti come schiavi, Pomezia venne rasa al suolo e il terreno venne venduto. La clemenza di Cesare era piuttosto lontana. Livio dice che i consoli celebrarono un trionfo a seguito della vittoria.


Il Magister Equitum

Nel 501 a.c. Roma seppe che trenta città latine si erano unite in una lega contro Roma su iniziativa di Ottavio Mamilio di Tusculum. Si risolse allora di nominare dittatore Tito Larcio (il primo dittatore di Roma), con Spurio Cassio come magister equitum (il primo magister equitum, cioè luogotenente). Dopo la battaglia del Lago Regillo, nel 496 a.c., Cassio richiese nel Senato la distruzione delle città latine.

Roma entrò in guerra con i Latini nel 496 a.c. Aulo Postumio fu nominato dittatore e Tito Ebuzio Helva magister equitum. Marciarono con l'esercito romano nel territorio latino e riportarono un'importante vittoria nella battaglia del Lago Regillo.

Però, nel 495 a.c., i Latini respinsero le proposte dei Volsci ad unirsi a loro per attaccare Roma e anzi consegnarono gli ambasciatori Volsci a Roma. La lezione romana era servita a capovolgere la situazione. Il Senato romano per riconoscenza  concesse la libertà a 6000 prigionieri latini e in cambio i Latini donarono una corona d'oro al tempio di Giove Ottimo Massimo a Roma. I latini avvertirono Roma anche dell'invasione Volsca dello stesso anno: un gruppo di cavalieri latini cavalcò verso Roma per avvertire dell'esercito nemico che si avvicinava.


Il II consolato

Visti i grandi successi ottenuti fino ad allora, nel 493 a.c. Cassio fu console per la seconda volta assieme a Postumio Cominio Aurunco. I due consoli entrarono in carica durante la secessione della plebe che si era ritirata sul Monte Sacro. 

Nel 493, con la mediazione di Cassio si raggiunse un trattato, il Foedus Cassianum, che stabilì un'alleanza militare reciproca tra le città latine con a capo Roma. Cassio riuscì con quella federazione a riport5are il potere di Roma al livello che aveva durante gli ultimi re, anche se a Roma ci fu chi contestò che con gli Ernici fossero stati stretti gli stessi accordi pattuiti con i Latini.

 Come testimonia Dionigi di Alicarnasso, con il trattato gli Ernici vennero posti allo stesso livello dei Romani e dei Latini e ognuna delle tre nazioni aveva diritto ad un terzo delle terre conquistate in guerra dai loro eserciti. Nello stesso anno Spurio Cassio consacrò il Tempio di Cerere, Libero e Libera i cui voti erano stati fatti nel 498 a.c. dal dittatore Aulo Postumio Albo Regillense.


III consolato

Nel 486 a.c. fu eletto console per la terza volta assieme a Proculo Verginio Tricosto Rutilo. Cassio marciò contro i Volsci e gli Ernici, ma, poiché i nemici chiesero ed ottennero la pace, non ci fu battaglia. Nonostante ciò Cassio ottenne il trionfo, che è registrato nei fasti trionfali.

E' la prima volta che si celebra un trionfo senza aver combattuto. E' chiaro che Cassio meritò il trionfo per tutte le altre battaglie. Non si rielegge al consolato un uomo per tre volte se non perchè popolo e senato sono fieri di lui.

RUPE TARPEA

LA LEGGE AGRARIA

Finora Cassio era uomo onorato e rispettato da tutti, ma poi venne la lex Cassia e tutto cambiò, La lex Cassia agraria è stata una lex publica o forse una rogatio (proposta di legge) promossa da Spurio Cassio Vecellino nel 486 a.c., la prima proposta di lex agraria della storia di Roma.
Venne presentata da Cassio, dopo che aveva ottenuto il trionfo per aver sconfitto, però senza aver combattuto, Volsci ed Ernici, riconoscendo a questi ultimi, gli stessi diritti riconosciuti ai Latini, tra i quali il diritto alla spartizione delle terre, conquistate nelle guerre combattute insieme.

I Patrizi si opposero subito, soprattutto l'altro collega console Proculo Verginio Tricosto Rutilo e Appio Claudio, che fecero ostruzione per impedire che si arrivasse alla votazione.
Proculo Virginio, al suo primo mandato di console, era collega a Spurio Cassio Vecellino, che era al suo terzo mandato. Proculo guidò l'esercito in guerra contro gli Equi, che si erano rifugiati nelle loro città fortificate, ne devastò le terre senza incontrare resistenza e ritornò infine in patria.

Appio Claudio, ex sabino che aveva contribuito alla riconciliazione tra sabini e romani venne fatto per questo senatore e gli vennero regalati 25 iugeri di terra. Di lui scrive Tito Livio che fosse impulsivo e arrogante.
« ...Appio, che aveva un carattere impulsivo..  Appio, parte per la naturale arroganza del suo carattere... » (Tito Livio, Ab Urbe condita)

Invece Cassio, sconfitti gli Ernici, con un trattato annesse a Roma i due terzi del loro territorio e propose di distribuirlo, insieme a parte delle terre demaniali detenute abusivamente da gente patrizia, ai Latini e ai plebei. Proculo Virginio fu uno dei più forti oppositori alla proposte di legge del collega console Cassio, la Lex Cassia agraria, per la quale le terre del demanio pubblico di Roma, andassero divise tra i cittadini di Roma, e quelli degli alleati Latini ed Ernici.

I Patrizi sostenevano che la suddivisione delle terre pubbliche tra tutti i cittadini, sarebbe stato un premio ingiusto per i cittadini nullafacenti e per gli Ernici, a lungo nemici del popolo romano
Allora il tribuno Caio Rebulio fece dichiarare al console Verginio che la sua opposizione alla legge, derivava dalla contrarietà a che le terre fossero distribuite anche agli Ernici. Pertanto si decise di portare in votazione la distribuzione delle terre tra i romani, rimandando la distribuzione agli Equi e ai Latini.

Il giorno della votazione, si presentò a Roma un gran numero di Latini ed Equi, facendo temere ai senatori atti di violenza. Allora Appio Claudio, dichiarandosi sempre contrario alla legge, propose una commissione di 10 senatori, per definire quali fossero le terre pubbliche, e di venderne una parte, e di affittarne un'altra, con il cui ricavato, finanziare poi le campagne belliche.

Invece Aulo Sempronio, sostenne si dovessero dividere con gli alleati Latini ed Ernici, solo le terre conquistate dopo l'alleanza, escludendo le terre conquistate prima. Invece, per le guerre future, le terre conquistate si sarebbero dovute dividere in tre parti uguali, tra Romani, Latini ed Ernici.

La legge proposta da Cassio, la Lex Cassia agraria, probabilmente era il ripristino di una vecchia legge di Servio Tullio che ordinava che la quota di terra pubblica in mano ai patrizi doveva essere delimitata rigorosamente, che il resto doveva essere diviso fra i plebei e che la decima doveva essere imposta anche alle terre possedute dai patrizi. I comitia tributa non avevano ancora possibilità di legiferare e i tribuni della plebe avevano poteri limitati, di conseguenza la legge esisteva ma era disattesa.



LA CONDANNA

L'anno successivo Cassio fu portato in giudizio con l'accusa di aspirare ai poteri di re; i due accusatori, i questori Cesone Fabio Vibulano e Lucio Valerio Potito, sarebbero poi diventati consoli, rispettivamente nel 484 e nel 483 a.c., con il sostegno dei patrizi.

Processato, Cassio fu condannato e fatto precipitare dai due questori dalla Rupe Tarpea  La sua casa fu distrutta e lo spazio rimasto, di fronte al tempio della Dea Tellus, fu lasciato libero. Con i beni sequestrati fu eretta una statua di bronzo nel Tempio di Cerere con un'iscrizione che ricordava le provenienza delle somme usate (ex Cassiana familia datum).

Cassio lasciò tre figli che furono risparmiati dal Senato. Secondo un'altra versione, Spurio Cassio fu accusato di tirannide dal padre, e per questo condannato, ed ucciso dallo stesso padre. Ma la seconda sembra più dettata dall'odio degli storiografi patrizi.

Da notare che gli appartenenti alla gens Cassia di cui abbiamo notizia in seguito furono tutti plebei. Si può supporre o che la gens sia stata espulsa dal patriziato o che ci sia stato un passaggio volontario dei successori di Cassio nelle file dei plebei, come forma di protesta contro i patrizi che avevano sparso il sangue del loro antenato.

La prima è poco credibile e non ha riscontro in nessuna epoca, il patriziato non era un ordine militare cui poteva seguire una degradazione, chi nasceva patrizio, patrizio moriva, a meno che egli stesso non abolisse il suo privilegio, in genere facendosi adottare da alcuni plebei. La seconda è molto probabile perchè l'ingiusta morte fu un vero e proprio omicidio perpetrato dagli aristocratici onde mantenere intatti i propri privilegi a scapito della classe più povera.

Diodoro Siculo stabilì che il suo terzo consolato era coinciso con l'arcontato di Calliade ad Atene. Calliade, secondo gli storici moderni, fu arconte nel 480 a.c.. Dionigi di Alicarnasso pone l'anno della morte di Spurio Cassio, successivo all'anno del suo terzo consolato, nel consolato di Quinto Fabio Vibulano e Servio Cornelio Maluginense, e coincidente con la LXXIV edizione delle Olimpiadi greche.



IL CASO GIUDIZIARIO

Spurio era colpevole? Molti storici ritennero di si, ma ci sono molti dubbi in proposito. Cassio pur essendo un patrizio, stava dalla parte della plebe. Egli si battè a lungo per la sua Lex Cassia, perchè l'aveva fatto? Per attirarsi il consenso della plebe? Se avesse aspirato alla tirannide sarebbe stato controproducente, mettersi dalla pare dei poveri contro i ricchi non era remunerativo.

In qualità di patrizio avrebbe avuto il favore dei nobili, tanto più che all'epoca i plebei avevano ben poco potere. Viene piuttosto da pensare che la legge fosse stata votata ma con tali opposizioni che non aveva mai avuto esecuzione. Se così stavano le cose la vita di Cassio era un continuo rischio di veder eseguita la legge.

Per stornare il pericolo bisognava toglierlo di mezzo accusandolo di qualcosa di estremamente grave, anzi la più grave di tutte, l'accusa di voler diventare re, la stessa accusa mossa a Cesare e anch'essa finita con un assassinio.

I patrizi si aspettavano una richiesta di giustizia dai poveri, dalla plebe, non da uno stesso pari, un aristocratico. Questo deve averli fatti adirare non poco. Quando c'erano le lotte razziste tra bianchi e neri negli USA, i più odiati dai razzisti bianchi non erano i neri, ma i bianchi che stavano dalla parte dei neri.

Sembrava un tradimento, e altrettanto doveva apparire ai senatori, un senatore che va contro l'interesse dei suoi pari. Avevano due ragioni per odiarlo: perchè voleva concedere le terre ai plebei e perchè da patrizio difendeva i plebei. Pensiamo che l'interesse sia stato la ragione di tanto odio, lo stesso odio che portò all'assassinio dei fratelli Gracchi, uomini di animo nobile e generoso, sempre per la legge agraria.

In quanto a Cassio, sicuramente un generoso e un democratico che voleva difendere i più deboli, fece una morte orribile e disonorevole, come spesso accade a chi difende la giustizia. Silla che era un uomo ignobile, crudele e spietato, per questo non venne mai ucciso. Gli uomini generosi come Cassio e Cesare si.

D'altronde tutti quelli che proposero o fecero approvare la legge agraria vennero uccisi, compreso Giulio Cesare, anche se con morte differita. 


BIBLIO

- Diodoro Siculo - Bibliotheca historica - Libro XI -
- P. A. Brunt - Classi e conflitti sociali nella Roma repubblicana - Bari - Laterza - 1972 -
- Le grandi dinastie dell'antica Roma - Newton Compton editori - Roma - 2014 -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - Libro II -
- Luciano Perelli - Il terrorismo e lo stato nel I secolo a.c. - Palermo - Palumbo - 1981 -


0 comment:

Posta un commento

 

Copyright 2009 All Rights Reserved RomanoImpero - Info - Privacy e Cookies