SOTTO SAN SILVESTRO IN CAPITE



LA FACCIATA

La chiesa di san Silvestro in capite e l'annesso monastero basiliano (che segue le regole di preghiere e lavoro artigianale di san Basilio) furono fondati secondo alcuni studiosi nell'VIII secolo da papa Stefano II (r. 752 - 757), ma non vi è traccia di ciò nella vita del papa o dal suo successore e fratello, papa Paolo I (r. 757 - 767), nel palazzo familiare che però sembra fosse posto in Via Lata e non su un piazzale, per cui la cosa è ancora discussa.

Comunque l'edificio abitativo era stato elevato sulle rovine di un tempio circolare dedicato al Dio Sole, fatto innalzare dall'imperatore Aureliano che aveva voluto l'introduzione del culto del Sol Invictus, una divinità originaria di Palmira, identificata con il Dio Mitra, un culto misterico già molto popolare fra i soldati. Il luogo di culto venne inizialmente intitolato ai santi Silvestro e Stefano. Oggi, officiata dai padri pallottini inglesi, è considerata la chiesa cattolica nazionale degli inglesi a Roma.

La chiesa di S. Silvestro in Capite originariamente fu dedicata ai santi Stefano e Silvestro ma in seguito rimase soltanto il secondo con l’aggiunto appellativo “in Capite” in quanto vi si conserva la testa di S. Giovanni Battista, precedentemente situata nella vicina chiesa di S. Giovannino. 

L'edificio del monastero venne ristrutturato nel 1588-91 e la chiesa nel 1593-1601. Dal 1595 i lavori furono affidati a Carlo Maderno. La decorazione interna venne terminata nel 1696 e nel 1703 Domenico De Rossi ne realizzò la facciata. Sono presenti inoltre sei cappelle laterali che si aprono sulla navata, realizzate da Ludovico Gimignani

IL CORTILE


AURELIANO

Il tempio del Sole venne dedicato dall'imperatore Aureliano al Dio Sol Invictus nel 275, per sciogliere il voto fatto in occasione della sua conquista di Palmira nel 272. Per il culto fu istituito un collegio di pontifices (Dei) Solis e dei giochi annuali con corse nel circo, oltre a giochi quadriennali (agon Solis) da tenersi al termine dei vecchi Saturnalia.

Dalle fonti sappiamo che si trovava nella regio VII "Via Lata", nel Campus Agrippae, che fu ornato con il bottino di guerra preso a Palmira e che era circondato da portici. Nell'anno 274 Aureliano introdusse a Roma il culto del Sol Invictus, si dice col desiderio di imporlo come culto di stato, ma non esiste alcun editto o alcuna prova di questo. 

Tuttavia era sinceramente devoto al suo Dio tanto che gli dedicò il santuario nel Campus Agrippae, nell'attuale piazza San Silvestro e proclamò (per la prima volta in Occidente il 25 dicembre giorno di festa in onore del nuovo Dio: il Dies Natalis Solis Invicti, da cui successivamente il cristianesimo trasse la festa religiosa del Natale.

L'imperatore stesso si dichiarò suo supremo sacerdote, e che il potere gli fosse stato concesso direttamente dal Dio, inaugurando così la formula dei re che governano per grazia di Dio, formula che i re cattolici hanno adottato ampiamente. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante come festa del solstizio di inverno, quando le giornate sono sempre più corte e il sole sembra sparire dietro l'orizzonte per poi risorgere, invitto, come Sole o Mitra Bambino che nasce in una grotta, anche questo particolare adottato dalla Chiesa Cattolica.

I RESTI DEL TEMPIO

Aureliano aveva appena concluso il miracolo della riunificazione dell'Impero romano, dopo la vittoria sulla regina Zenobia del Regno di Palmira. Vittoria che era stata resa possibile dallo schierarsi della città-Stato siriana Emesa a fianco dell'esercito romano che stava per soccombere. Così Aureliano all'inizio della battaglia decisiva disse di aver avuto la visione benaugurante del Dio Sole, venerato ad Emesa.

Come più tardi Costantino I con il Cristianesimo, Aureliano vedeva nell'adozione del culto del Sol Invictus un forte elemento di coesione culturale e politica dell'Impero, dato che, in varie forme, il culto del Sole era già presente in molte regioni dell'impero,

Così Aureliano ordinò che il primo giorno della settimana fosse dedicato al dio Sole, chiamandolo Dies Solis, cioè "giorno del sole". Successivamente, nel 383 Teodosio I avendo proibito tutti gli altri culti all'infuori del Cristianesimo, decretò che il nome del giorno venisse cambiato in Dies Dominicus; tuttavia, nel nord Europa, rimase la denominazione decisa da Aureliano, da cui derivarono il Sonntag tedesco ed il Sunday inglese.



LA RELIQUIA

In via della Mercede i Padri dell’Ordine della Mercede avevano ricevuto in affido nel 1600 da papa Paolo V la chiesa di S.Maria in S.Giovanni, così chiamata perché insediata nel 1586, in una chiesa abbandonata, “S.Giovanni in capite“, a causa del ritrovamento, tra le sue pareti, di una miracolosa Immagine della Madonna.

La chiesa soprannominata, per le sue ridotte dimensioni, “S.Giovannino”, era oggetto di venerazione sia per la Madonna, sia perché vi si custodiva la testa di S.Giovanni Battista, poi trasferita nella chiesa di S.Silvestro. Oggi anche la chiesa di S.Maria in S.Giovanni, isolata dal monastero di S.Silvestro, per l’apertura di via del Moretto, fu sconsacrata e venduta a uso profano.

All'epoca si dava ai vari ordini religiosi una chiesa in affido, possibilmente con una reliquia, dando così ai religiosi la possibilità di mantenersi senza pesare . I fedeli usavano lasciare elemosine durante la questua della Messa ma soprattutto facevano generose donazioni per le grazie ricevute da una reliquia che era in genere un pezzo di corpo di un santo. 

LA SACRA RELIQUIA
Per tali ragioni i santi, o chi per loro, vennero mutilati e sparsi nelle varie chiese anche oltre confine ed era in genere il papa che ne disponeva a suo insindacabile giudizio. Non era pertanto inusuale che un santo avesse 4 gambe o sei braccia sparse per il mondo.

Per quel che riguarda la reliquia Flavio Giuseppe non dice dove venne seppellito Giovanni, anzi non dice nemmeno che venne decapitato, invece sappiamo dal Vangelo di Matteo che i discepoli di Giovanni “andarono a prenderne il corpo e lo seppellirono; poi vennero a informare Gesù” (Mt 14, 12).  

Almeno quattro diverse tradizioni indicano altrettanti luoghi come quelli in cui si troverebbe la testa del santo decapitato: Roma, Amiens, Monaco e Damasco.

1) Si dice che la testa del Battista che viene conservata oggi ad Amiens si trovasse originariamente a Istanbul (all’epoca Costantinopoli) insieme al braccio destro, ma che il crociato Wallon de Sarton l’abbia portata in Francia nel 1206. Per ospitare la reliquia venne costruita la cattedrale di Amiens, che divenne subito meta di pellegrinaggio.

2) Un'altra testa del Battista è custodita non in una chiesa, ma nel Residenz Museum di Monaco, in Germania, aperta al pubblico come museo dal 1920. L’edificio apparteneva ai membri della Casa di Wittelsbach, che governarono la Baviera prima come duchi, e uno di questi duchi, Wilhelm V di Baviera, alla metà del XVI secolo collezionò molte reliquie, tra le quali la testa del Battista.

3) La quarta testa si trova nella moschea Omayyade, la Grande Moschea di Damasco, una delle moschee più grandi e antiche del mondo. Dopo la conquista musulmana di Damasco nel 634, la moschea venne costruita sopra una basilica cristiana dedicata a Giovanni Battista in cui, secondo la tradizione, si conservava la testa del Battista.



L'EDIFICIO

Sorta nell’VIII secolo sui resti della casa dei due fratelli pontefici Stefano II e Paolo, la piazza, nell’alto Medioevo, era stata denominata, tra greco e latino, “Catapauli“, ossia “presso Paolo”. L’edificio era formato da due grandi cortili porticati, collegati da una sala quadrangolare. 
Un primo cortile (55 m x 75 m) presentava i lati brevi costituiti da due emicicli e le pareti ornate da due ordini di colonne che inquadravano nicchie attraverso semicolonne; gli ingressi ad arco erano inquadrati da colonne giganti per l'intera altezza. 

Un piccolo ambiente quadrato (15 m x 15 m) separava il primo dal secondo cortile più ampio (130 m x 90 m), posto sullo stesso asse, con tre nicchie rettangolari aperte sui lati lunghi (le due laterali, più ampie, con ingresso a due colonne e dotate di una piccola abside) e altre tre nicchie sul lato breve di fondo, quella centrale semicircolare e quelle laterali anch'esse rettangolari, tutte e tre ancora con ingresso a due colonne. 

Questo cortile aveva al centro un tempio rotondo con un giro di 16 colonne che Palladio disegnò, privo tuttavia di misure a differenza delle altre strutture e probabile invenzione dell'architetto sul modello del tempio di ErcoleTivoli. L'Arco di Portogallo doveva costituire uno degli ingressi al complesso. L'orientamento del complesso rispetto alla via Lata (attuale via del Corso) è discusso.

Nei portici venivano custoditi i “vina fiscalia“, ossia il vino destinato al popolo per le distribuzioni a basso prezzo se non del tutto gratuite, come avveniva in genere nei festeggiamenti del Sol Invictus, dove si danzava e si beveva a sostituire un po' i Saturnali della stessa epoca invernale ormai da lungo aboliti. Della prima chiesa, a tre navate, si conservano tracce delle fondamenta, nella moderna confessione sotto l'altare.

COLONNA DI MARCO AURELIO

L'EPIGRAFE DELLA SCOMUNICA

Nella chiesa si conserva una lunga epigrafe del 1119 che minaccia di scomunica chiunque avesse alienato la Colonna di Marco Aurelio di proprietà della chiesa stessa. L’epigrafe così recita:

+ Q(UONIA)M COLUPNA ANTONINI
IURIS MON(ASTERII) S(AN)C(T)I SILV(EST)RI ET
ECC(LES)IA S(ANCTI) ANDREE Q(UAE) CIRCA EA(M)
SITA E(ST) CU(M) OBLATIONIBUS Q(UAE)
IN SUPERIORI ALTARI ET INFE
RIORI A PEREGRINIS TRIBUUN
TUR LONGO IA(M) T(EM)P(O)R(E) LOCATIO(N)E
A N(OST)RO FUIT ALIENATA MON(ASTERIO). N(E)
IDE(M) CONTINGAT ACTORITATE
PETRI APOSTOL(ORUM) PRINCIPIS ET STE
PHANI ET DIONISII ET CONFES
SORIS SILVESTRI MALEDICIMUS ET
VINCULO LIGAMUS ANATHEMA
TIS ABBATE(M) ET MONACHOS Q(UI)
CU(M)Q(UE) COLUMPNA(M) ET ECCL(ESI)AM LO
CARE V(E)L BENEFICIO DARE P(RAE)SU(MP)
SERIT. SI Q(UI)S EX HOMINIB(US) CO
LUMPNA(M) PER VIOLENTIAM A N(OST)RO
MON(ASTERIO) SUBTRAXERIT, PE(RPE)TUE
MALEDICTIONI SICUTI SACRI
LEGUS ET RAPTOR ET S(AN)CTARUM
RERU(M) INVASOR SUBIACEAT ET
ANATHEMATIS VINCULO PE(RPE)
TUO TENEATUR FIAT.
HOC ACTU(M) E(ST) ACTORITATE EP(ISCOPO)
RU(M) ET CARDINALIUM ET MUL
TO(RUM) CLERICO(RUM) ATQ(UE) LAICO
RUM QUI INTERFUERUNT
PETRUS D(E)I GRA(TIA) HUMULIS ABBAS
HUIUS S(AN)C(T)I CENOBII CU(M) FR(ATR)IB(US)
SUIS FECIT ET CONFIRMAVIT.
ANN(O) D(OMI)NI MIL(LESIMO) CXVIIII
INDIC(TIONE) XII

Ovvero: “Poiché la Colonna di Antonino (all'epoca la Colonna di Marco Aurelio era ritenuta erroneamente la Colonna Antonina), di diritto del monastero di S. Silvestro e della chiesa di S. Andrea (e Claudio), che si trova vicino ad essa, con le offerte che nell’altare di sopra ed in quello di sotto sono donate dai pellegrini, già per lungo tempo per locazione fu alienata al nostro monastero. Affinché non succeda ancora, con l’autorità di Pietro, principe degli apostoli e di Stefano e di Dionigi e di Silvestro confessore, malediciamo e leghiamo col vincolo dell’anatema l’abate ed i monaci che mai osassero affittare o dare in beneficio la colonna e la chiesa. Se qualcuno fra gli uomini avrà sottratto con la forza la colonna al nostro monastero, sia sottoposto ad eterna maledizione quale sacrilego e rapitore e violatore di cose sacre e sia costretto dal vincolo perpetuo dell’anatema. Così è giudicato con l’autorità dei vescovi e dei cardinali e della moltitudine di chierici e laici che erano presenti. Pietro per grazia di Dio umile abate di questo santo cenobio con i suoi confratelli fece e confermò nell’anno del Signore 1119, dodicesima indizione”. 

LA CRIPTA

GLI ESPROPRI

Nel XII secolo papa Innocenzo II spostò in San Silvestro la reliquia della testa mozza di san Giovanni Battista e la denominazione mutò in San Giovanni in capite, quindi passò il monastero all'ordine benedettino. Tra il 1198 e il 1216 la chiesa venne rimaneggiata e venne costruito il campanile romanico. Nel 1285 il monastero passò alle monache clarisse.

Dal 1855 la chiesa fu ufficiata dai padri pallottini inglesi, i quali crearono nel quadriportico antistante, con una raccolta di iscrizioni, di immagini, di sarcofagi e di bassorilievi. Oggi la colonna di Marco Aurelio non appartiene alla chiesa ma al Comune di Roma. 

Anche il convento venne espropriato dallo Stato italiano nel 1876 e fu trasformato, per il nuovo Regno d'Italia, nella sede della Posta centrale da Giovanni Domenico Malvezzi nel 1878. È rimasta proprietà del Vaticano solo la chiesa di S. Silvestro, considerata la chiesa nazionale inglese a Roma ed uno dei punti di riferimento della comunità degli immigrati filippini sempre a Roma.



BIBLIO

- J. C. Gysens e F. Coarelli - Sol, templum - in Eva Margareta Steinby - Lexicon Topographicum Urbis Romae - Roma - 1999 -
- Girolamo - Chronicon -
- Cassiodoro - Cronache - 990 -
- Historia Augusta - Divus Aurelianus -
- Giuseppe Carletti - Memorie istorico-critiche della chiesa e monastero di San Silvestro in capite di Roma - Roma - 1795 -
- Juan-Santos Gaynor, Ilaria Toesca - San Silvestro in Capite - Roma -1963.
- Carlo La Bella - San Silvestro in Capite - Istituto nazionale di studi romani -  Roma - 2004 -
- Eileen M. C. Kane - The church of San Silvestro in Capite in Rome - B.N. Marconi editore - 2005 -



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