APHRODISIAS (Turchia)



IL TETRAPILO
Furono scultori di pregio eccezionale quelli che ornarono con marmi a rilievo gli edifici pubblici dell'epoca, vale a dire i templi, il teatro, le terme ed uno stadio magnifico. Afrodisia (Aphrodisias) è un'antica città della Caria, una regione storica nell'ovest dell'Anatolia in Asia Minore (oggi Turchia). Il 9 luglio 2017 il sito archeologico è stato inserito nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

L'abilità degli artisti fu così ampiamente riconosciuta che si propagò nel mondo antico, cosicchè Afrodisia divenne il centro della più grande scuola di scultura dell'antichità.

IL SITO
Il grande Tempio di Aphrodite, in epoca bizantina fu trasformato in una basilica cristiana e le mura e i colonnati distrutti per allargare e modificarne la struttura.

PLANIMETRIA DEL SITO (INGRANDIBILE)
I resti del Tempio, uno stadium e porzioni di un bagno sono sempre stati visibili senza bisogno di scavi, ma a partire dal 1961 alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce un teatro, un odeon, una basilica, un mercato, delle abitazioni, dei bagni, una porta monumentale e un santuario per il culto dell'Imperatore Romano.

Molte opere d'arte meravigliose sono ora conservate nel museo locale grazie l’archeologo turco Kenan Erim. Il teatro, il bouleuterion e lo stadio, sono le rovine meglio conservate della città.

Gli archeologi di New York hanno riesumato più di 2000 iscrizioni, molte delle quali riutilizzati nelle mura della città. La maggior parte delle iscrizioni proviene dal periodo imperiale, con testi funerari e onorari, qualcuna anche dei periodi ellenistico e bizantino.



LA DEA NIN

L'antica Aphrodisias, ovvero il suo primigenio centro abitato esistette, nei pressi della città, già in epoca tardo neolitica (agli inizi del VI millennio a.c.) sollevandosi in un'elevazione artificiale, cresciuta per il sovrapporsi dei livelli successivi di abitazioni.

Infatti sul settore nord della città sono stati rinvenuti i resti di sette successivi strati di abitato, a partire dall'età del bronzo, e dove infine sorse il tempio di Afrodite. Sembra che il suo nome più antico fosse "Ninoe", secondo lo storico bizantino Stefano di Bisanzio, nome derivato dal leggendario re Nino di Babilonia, sposo di Semiramide, che a sua volta aveva preso nome dalla Dea Nin, la divinità accadica identificata poi con Astarte. Trattavasi pertanto di un luogo di culto della Grande Madre anatolica.



LA DEA AFRODITE

Il nome di Afrodisia, con cui la città venne conosciuta in epoca ellenistica e romana, deriva dalla Dea Afrodite, con cui i Greci identificavano la Dea Astarte. Da alcune monete cittadine in bronzo e in argento del II secolo a.c. abbiamo le prime notizie dell'esistenza della città.

Afrodite è la Grande Dea primigenia, Dea dell'amore, della bellezza, del sesso e delle nascite. Tutto prospera sotto di lei, le appartengono sia la vegetazione che i mari.



LA STORIA

La città risale al 5800 a.c., un piccolo centro che accoglieva i contadini del circondario che venivano qui per venerare la Madre Dea della fertilità e dei raccolti. Come in tutti i santuari fiorirono gli artigiani per la vendita dei souvenir, degli ex voto e degli amuleti relativi alla Dea. Questi si costruirono intorno delle case e poi fiorirono le locande e i posti di ristoro, diventando pian piano una città

Fiorì però particolarmente in epoca greca, e cioè nel I secolo a.c. quando il sito venne dedicato ad Aphrodite, Dea della bellezza e della fertilità, che dette il nome al luogo. La Dea veniva omaggiata con gioielli e ricche donazioni, e infatti uno tra i più ricchi tesori dell'antichità è stato rinvenuto qui durante gli scavi della città.

Nel 188 si stipula la pace di Apamea tra Antioco III e gli eserciti riuniti di Roma, Pergamo e Rodi a cui L'Urbe assegna la Caria e la Licia.

Ma nel 167 a.c. revoca i territori a sud del fiume Meandro, compresa Afrodisia, che divengono indipendenti da Rodi. La regione quindi entra nell’orbita di Roma. Nel 133 a.c. Roma riceve dal re Attalo III il regno di Pergamo, territorio dove verrà poi costituita la provincia romana d’Asia nel 126 a.c., che comprende anche la regione di Afrodisia.

AGRIPPINA MINORE E CLAUDIO - SEBASTEION
Con la I guerra mitridatica (89 a.c.), il re del Ponto Mitridate ottenne l’alleanza degli stati greci e delle città greche d’Asia, tutti antiromani. Ma Roma, grazie soprattutto al console Lucio Cornelio Silla, si alleò con le città dell’Anatolia meridionale, e Afrodisia si schierò dalla parte dei Romani, partecipando attivamente al conflitto. Gli Afrodisiensi vennero in soccorso al proconsole romano Quinto Oppio, asserragliato a Laodicea, non riuscirono a salvare la città ma i romani apprezzarono l'aiuto.
Da Appiano di Alessandria (95 - 165) sappiamo che Silla, a seguito di un responso dell'oracolo di Apollo a Delfi, inviò nell'82 a.c. al santuario di Afrodite una corona e una doppia ascia d'oro, poi raffigurate su alcune monete. Giulio Cesare avrebbe accordato ad Afrodisia il diritto di asylum per il santuario di Afrodite e dedicandogli per giunta un Eros d’oro.
La città prosperò soprattutto in epoca imperiale romana: per la sua fedeltà ad Ottaviano nelle guerre civili per cui le fu riconosciuta l'autonomia, spesso contestata, ma confermata poi da Tiberio, e vennero edificati importanti monumenti pubblici. Tuttavia la città, a causa del suo sviluppo graduale, non ebbe una pianta pianificata e regolare e i principali monumenti sorsero un po' a caso.

Per tutto l'impero romano rimase un centro importante, sia per la presenza del santuario, che come centro di produzione artistica (scuola di Afrodisia), che per le vicine cave di marmo. A causa di un terremoto alla metà del IV secolo, subì periodiche alluvioni, come dimostra il ritrovamento di condutture provvisorie installate per risolvere il problema.

LE TERME DI ADRIANO
Con l'avvento del cristianesimo e l'obbligo della conversione, divenne sede dell'arcivescovo della Caria e l'antico santuario di Afrodite fu depredato e trasformato in chiesa cattedrale (fine V secolo). Il nome della città venne cambiato in Stauropolis ("città della croce")mentre in epoca bizantina prese il nome di Caria.

I primi scavi formali furono intrapresi nel 1904-5, da un ingegnere ferroviario francese, Paul Augustin Gaudin. Gli scavi più recenti e in corso sono sotto l'egida della New York University. I risultati rivelano che il ricco programma di costruzione nel centro civico della città fu iniziato e in gran parte finanziato da un Gaio Giulio Zoilus, un locale che era schiavo di Caio Giulio Cesare, poi liberato da Ottaviano.

Sembra che fosse stata saccheggiata da Labieno, uno dei partigiani dei suoi assassini, per punire la sua lealtà verso Ottaviano e Antonio. Quando Zoilus tornò come libero professionista nella sua città natale, dotato di prestigio e di ricche ricompense per il suo servizio, lo diresse ad allinearsi con Ottaviano nella sua lotta per il potere contro Marco Antonio.

Ciò assicurò il duraturo favore di Ottaviano Augusto sotto forma di privilegi finanziari che permisero alla città di prosperare. Soprattutto Augusto le riconobbe l'autonomia confermata più tardi da Tiberio, e furono edificati importanti monumenti pubblici.

CLAUDIO CHE DOMINA TUTTO IL MONDO CONOSCIUTO - SEBASTEION

I RESTI ARCHEOLOGICI

Le rovine della città furono visitate nel XVIII secolo e ancora nel 1835 da Charles Texier, che ne diede una prima descrizione, e nel 1849 da Osman Hamdi Bey, all'epoca direttore del Museo archeologico di Istanbul. I primi scavi si ebbero nel 1904, con Paul Gaudin (terme di Adriano) e nel 1937 con Giulio Iacopi (nell'agorà).

Dopo il terremoto del 1956 le case del villaggio, andate quasi interamente distrutte, furono ricostruite a breve distanza dai resti della città antica, permettendo in tal modo nel 1961 l'avvio di scavi archeologici sistematici, ad opera di Kenan Tevfik Erim dell'Università di New York (che diresse lo scavo dagli inizi fino al 1990), e sono tuttora in corso.

Sul sito è stato quindi fondato un museo archeologico (Museo di Afrodisia), che ha curato nel 1993-1994 una campagna di scavi nella necropoli orientale.

IL TEMPIO DI AFRODITE

IL TEMPIO DI AFRODITE

Il tempio venne costruito nel corso del I secolo a.c., su un più antico luogo di culto dedicato alla Dea Afrodite. Il temenos (recinto sacro) venne completato solo nel II secolo sotto l'imperatore Adriano.
Il tempio aveva otto colonne sulla fronte e tredici sui lati terminanti con capitelli di ordine ionico. Su alcuni fusti delle colonne sono ancora iscritti i nomi dei donatori che ne permisero la costruzione.

La statua di culto del tempio è stata rinvenuta nei pressi all'inizio degli scavi, un' Afrodite molto simile all'Artemide del santuario di Efeso.

Alla fine del V secolo, venne depredata di tutte le sue ricchezze e trasformata in chiesa, furono eliminati i muri e il colonnato della cella vennero spostate per ingrandire l'edificio. Furono inoltre costruiti nuovi muri sui lati corti, per costituire l'abside e la facciata della chiesa. Venne poi aggiunto un atrio di ingresso.

IL TETRAPILO

IL TETRAPILO

A est del tempio di Afrodire è posto il tetrapilo, un passaggio monumentale con quattro gruppi di colonne disposte in quadrato, collocato nel II secolo su una delle vie cittadine come propileo di ingresso verso il tempio di Afrodite.

I due gruppi di colonne della facciata, con fusti scanalati a spirale, sono sormontate da frontoni spezzati, mentre gli altri due due hanno frontoni semicircolari con rilievi. Il tetrapilo, distrutto dai terremoti, è stato rimontato con i frammenti ritrovati negli scavi nel 1990.

ODEION O BOULEUTERION

L'ODEION O BOULEUTERION

Si trattava di un edificio coperto, con scena ristretta, capace di contenere originariamente 1500 persone e utilizzabile come odeion o come bouleuterion: visto che la sua capacità supera di molto i 450 membri della boulé noti per quel periodo.

A sud del tempio di Afrodite, ovvero sul lato nord dell'Agorà del Nord.  venne eretto nel II secolo un piccolo odeion (teatro coperto), con la cavea, un tempo porticata, eretta su sostruzioni voltate. Vi si accedeva da un corridoio che passava alle spalle della scena, ornato dai ritratti di importanti cittadini.


Una recente indagine (BIER, 1999) ha rivelato come la prima fase fosse limitata all'attuale ima cavea e vada posta in relazione con la confinante stoà-basilica di tarda età augustea, mentre la seconda fase vide I'aggiunta di un nuovo ordine di posti, raggiungibile mediante corridoi voltati (forse in età adrianea); la fase di Vedio sembra fosse solo la terza, caratterizzata da una nuova scena decorata con

Dopo il crollo della parte superiore, forse per il terremoto del IV secolo fu utilizzato come Bouleuterion (sede del Consiglio)  Consiste in un auditorium semicircolare con una struttura scenica di circa 46 m di larghezza. La parte inferiore dell'auditorium si è conservata intatta, con nove file di sedili di marmo divisi in cinque cunei da scale radiali.

RICOSTRUZIONE DELL'ODEION
La sede della parte superiore, di altre dodici file, è crollata insieme alle sue volte. Il Bouleuterion ha numerosi ingressi a livello del suolo e diverse scale che danno accesso alle file dei sedili superiori.

Un sistema di massicci contrafforti paralleli mostra che l'edificio era originariamente a volta. L'auditorium era illuminato da una serie di alte finestre ad arco nella parete esterna curva. Doveva contenere circa 1750 posti a sedere.

All'odeion è annesso un complesso residenziale con ambienti di rappresentanza e peristilio colonnato, che si ritiene sia stato utilizzato in epoca bizantina come residenza del vescovo.



PALAZZO DEL VESCOVO

CASA DEL VESCOVO
Ad ovest dell'Odeon si trova un edificio con peristilio ben conservato,  conosciuto come Palazzo Vescovile, forse appunto residenza dei vescovi.

Era una delle case più grandi della città, occupando un intero isolato (circa 35 x 40 m).

Come le domus romane era incentrata su un cortile colonnato su cui si aprivano ampi saloni di rappresentanza, una sala da pranzo a tre posti a est e una sala absidata a nord.

I ritrovamenti di monete indicano che le parti centrali della casa tardo-romana furono costruite intorno al 400 d.c.

Era riccamente decorata con mosaici, pavimenti in marmo tagliato, sculture e pitture murali figurate. In tarda antichità, la casa potrebbe essere stata usata come residenza del governatore provinciale, e nel medioevo, quando la casa fu sottoposta ad un'ampia ristrutturazione, probabilmente divenne la residenza del vescovo. Fu occupata fino al 1200 d.c. circa, quando Afrodisias fu finalmente abbandonata.



L'AGORA'

Ci sono due agorà; l'agorà del sud e l'agorà del nord. Edificata nel I secolo a.c. tra l'acropoli e il tempio di Afrodite, e non ancora interamente scavata, è una vasta piazza rettangolare, porticata in ordine ionico. Il portico nord, a fianco del palazzo vescovile, venne ricostruito nel V secolo d.c..

L'AGORA' DEL SUD

L'AGORA' DEL SUD

L'Agorà del sud era un enorme complesso pubblico, lungo 230 metri, con al centro una piscina lunga 170 metri, circondata da colonnati ionici. Fu allestito agli inizi del I secolo d.c. e dopo i successivi restauri funzionava ancora nel VI secolo d.c. 

La maggior parte della stoa nord dell'Agorà del Sud (il "Portico di Tiberio") fu scavata nel 1937 dalla missione italiana ad Afrodisia che rimase solo un anno. Ulteriori scavi sono stati effettuati negli anni '80 che hanno portato alla luce le due estremità della lunga piscina, ma la maggior parte di essa è rimasta priva di scavi e senza ricerche.

La piscina attirò l'attenzione della signora Mica Ertegün durante una visita ad Afrodisia nel luglio 2011: era una grande piscina ornamentale, un indizio della cui interpretazione è dato un poema onorifico inscritto sulla Porta dell'Agorà, una facciata colonnare rivolta verso l'estremità orientale della piscina. 

Questo epigramma descrive "un luogo delle Ninfe" e un "luogo di palme" che era stato restaurato nel 500 d.c. di un grande benefattore locale chiamato Flavio Ampelios:"... noi Ninfe siamo riconoscenti, perché lui (Ampelios) ha dato meraviglia e splendida bellezza al posto delle palme, così che chiunque, tra le nostre acque, gira lo sguardo intorno, possa sempre cantare le sue lodi e quella del luogo di le Ninfe. " (ALA 38)


L'ipotesi era che "il posto delle Ninfe" nel poema dovesse riferirsi alla lunga pozza e che "il luogo delle palme" si riferiva probabilmente all'intero complesso, presumibilmente chiamato con il nome di un esteso boschetto di palme. Questa idea è stata esplorata con un generoso dono della signora Ertegün nella campagna del 2012. 

Lo scavo in quell'anno ha scoperto prove evidenti per il palmeto: materiale di palma conservato nella terra bagnata sul fondo della piscina, e piantando trincee al di fuori della piscina sul lato nord, tra il colonnato e il bordo della piscina.

Lo scavo iniziato nel 2013 con la promessa eccezionale della signora Ertegün di cinque anni di finanziamento per scavare la piscina e ricercare il suo carattere complesso, lunga vita e il suo funzionamento funzionale. 

Lo scavo, sotto la supervisione del professor Andrew Wilson, è stato completato nell'agosto 2017, e ha portato un'abbondanza di risultati notevoli e importanti scoperte, dall'epoca romana a quella ottomana.

AGRIPPINA E NOERONE - SEBASTEION

I GRAFFITI DELL'AGORA' DEL SUD

Come è emerso dai recenti scavi nell'Agorà del sud di Andrew Wilson (Università di Oxford), questo spazio pubblico, costituito da una grande piscina circondata da portici e da un palmeto, era una delle parti più frequentate della città, dove si facevano acquisti, si passeggiava osservando i banchi della merce, si discuteva di uomini politici, di religione, e sui campioni delle corse dei cavalli.

"Philo EPikraten" (sono fan di Epikrates) è scritto su una colonna del teion di Sebas, un complesso edilizio dedicato al culto dell'imperatore. Oppure "Adoro Apollonio, il maestro" è scritto su una colonna sembrerebbe da uno schiavo. 

Lo testimonia la scritta "La fortuna del rosso vince" probabilmente si tratta di corse di cavalli. Le tavole da gioco incise sulle placche della piscina e sul pavimento dei portici, come si riscontrano anche sul suolo italico, ma anche i simboli religiosi incisi un po' ovunque fanno intendere non solo le attività ma pure i conflitti dell'epoca.

Su una colonna del colonnato nord della stessa Agorà del Sud leggiamo la parola "Sophistou" (Il luogo dell sofista), evidentemente un insegnante di lingua e oratoria insegnava qui ai suoi allievi. Molti graffiti in Afrodisia sono collegati alla necessità di professionisti, come barbieri, insegnanti, commercianti, ecc. per assicurarsi lo spazio in questa vivace zona per la loro attività.

Non sappiamo però se le loro locazioni venissero assegnate dalle autorità civiche o da una corporazione professionale, pagando una commissione.

LE TRE GRAZIE - SEBASTEION
Un graffito inciso sull'enorme muro di sostegno del teatro, che segna l'estremità sud di un grande spazio aperto dell'Agorà del Sud, cita "Luogo di Zotikos, il commerciante. Buona fortuna " Zotikos potrebbe aver avuto un secondo stand all'estremità nord-ovest dell'Agorà del Sud, dove troviamo un altro graffito: "Luogo di Zotikos". 

Un graffito in una bacheca di gioco nomina il governatore provinciale Dulcitius, che fu coinvolto nel restauro della Porta di Agorà alla fine del V secolo d.c. "Eusebio viti Dulciti(u)s". (Eusebio si fa Dulcitius), attribuendo a Dolcitius la parte passiva nel rapporto sessuale, per cui inferiore e sconfitto.

Poiché Dulcitius sembra un pagano ed Eusebio è un nome cristiano, è possibile che il conflitto tra Dulcitius ed Eusebio fosse di carattere religioso.

Altre scritte all'estremità occidentale esprimono il desiderio cristiano che i nemici del benefattore cristiano Albino siano gettati nel fiume:
"Tutta la città dice questo: i tuoi nemici al fiume! Questo!".

Non solo i cristiani ma anche i loro oppositori hanno lasciato tracce sui muri degli edifici. Numerosi graffiti ebraici, in genere menorà, le lampade a sette braccia, possono essere visti nei negozi di proprietà degli ebrei nel Sebasteion e nell'Agorà del sud.

In quanto ai pagani, rispondevano alla croce cristiana incidendo il proprio simbolo, la doppia ascia (labrys), il simbolo di Zeus cariano. Questi graffiti rivelano l'importanza delle identità religiose per gli abitanti di Afrodisia e l'aspra competizione tra ebrei, cristiani e pagani.



PORTICO DI TIBERIO

A sud dell'agorà venne edificata una seconda piazza porticata, chiamata "portico di Tiberio" per la presenza di un'iscrizione in onore di questo imperatore.

La piazza termina verso est con una porta monumentale della metà del II secolo che, a seguito alle inondazioni e terremoto del IV secolo venne trasformata in un ninfeo collegato alle cisterne e al sistema idraulico cittadino.

LE TERME DI ADRIANO

TERME DI ADRIANO

Sul lato corto occidentale del portico di Tiberio, vennero edificate delle grandi terme pubbliche nel II secolo sotto l'imperatore Adriano. Davanti alla facciata delle terme, con portale monumentale tra due ali, si trovava una palestra con colonnati sui quattro lati.

Al loro interno le terme erano corredate di calidarium (piscina con acqua calda centrale), circondato da apoditerium (spogliatoio), sudatorium (stanza per bagni di vapore), tepidarium (stanza per bagni con acqua tiepida) e frigidarium (stanza per bagni con acqua fredda). Nei sotterranei conservano gallerie di servizio, condutture idriche e caldaie per il riscaldamento degli ambienti e dell'acqua.

In epoca bizantina le terme erano ancora utilizzate, ma con spazi più ridotti. Scavato nel 1904, i ritrovamenti furono portati al Museo archeologico di Istanbul.

LO STADIO - ANFITEATRO

LO STADIO

Lo stadio di Afrodisia è il meglio conservato di tutti gli antichi stadi greci e anche uno dei più grandi, fu costruito verso la fine del I secolo d.c..e insolitamente per uno stadio greco, è chiuso alle due estremità. Misura circa 270 X 60 m, e ha trenta file di sedili in marmo ancora integri, e la sua capacità era di circa 30.000 spettatori.

I lati lunghi sono leggermente ellittici permettendo così una migliore visuale agli spettatori che entravano nello stadio attraverso scalinate monumentali sul lato sud, allineate con le strade nord-sud nella griglia della città. I concorrenti invece entravano attraverso i tunnel posti sotto i posti a sedere su entrambi i lati corti.

Lo stadio ospitò di tutto:dalle gare tradizionali di atletica greca come gare podistiche, salto in lungo, lotta, discus e lancio del giavellotto ai combattimenti di gladiatori e di bestie selvatiche nelle feste in onore degli imperatori romani. 

Nella tarda antichità, quando i giochi tradizionali greci e l'atletica nuda erano diminuiti di importanza, ma soprattutto in seguito alla distruzione del teatro a causa dei terremoti, la sua estremità curvilinea fu utilizzata per gli spettacoli dei gladiatori. Nel suo connubio tra greco e romano fu così in parte stadio e in parte teatro. Vale a dire che l'estremità est dell'edificio fu trasformata in un anfiteatro e in un'arena appositamente progettata per intrattenimenti di questo genere in stile romano.

Una recente indagine ha dimostrato che questa conversione dello stadio in un anfiteatro fu fatta nel 400 d. c. I posti a sedere custodiscono un affascinante corpo di iscrizioni "a luogo" scolpite sui sedili di marmo, riservando spazio a vari gruppi (come le associazioni di conciatori e orafi) e agli individui facoltosi (uomini e donne) sia da Afrodisia che dalle vicine comunità come Antiochia sul Meandro. Gli spettatori hanno mappato le loro affiliazioni sociali e politiche sulle sedi di questo grande forum pubblico.

IL TEATRO

IL TEATRO

Appoggiato sul lato orientale dell'acropoli, fu inaugurato nel 27 a.c. e subì dei rimaneggiamenti nel II secolo per adattarlo ai giochi gladiatorii. In seguito al crollo della parte superiore nel terremoto del VII secolo, fu ricoperto di terra e vi furono insediate abitazioni.
La cavea poteva ospitare circa 5.000 spettatori. Davanti alla scena venne eretto un piccolo porticato con pilastri ornati da semicolonne doriche.

Nel teatro venne rinvenuto un rilievo offerto da Zoilo, liberto imperiale e che aveva finanziato la costruzione dell'edificio scenico.
Alle spalle della scena del teatro si trova una piazza quadrangolare, pavimentata in marmo, sistemata nel IV secolo. Su questa si affacciava un piccolo impianto termale del II o III secolo.

IL SEBASTEION

IL SEBASTEION

L'edificio, scoperto negli scavi del 1979, era dedicato al culto di Augusto divinizzato (in greco Sebastos). È costituito da due grandi portici che bordano una sorta di via processionale lunga 80 m e larga 14, donati da due diverse famiglie di notabili cittadini sotto i regni di Claudio (10-54) e Nerone (37-68). I portici terminano con una porta monumentale.

Così la descrisse il direttore degli scavi “I due portici presentavano delle facciate che rassomigliavano nella disposizione una costruzione di scena teatrale. Le semicolonne erano sovrapposte su tre piani: di ordine dorico al pianoterra, esse erano sormontate di semicolonne di ordine ionico, sopra le quali si trovava un rango di semicolonne di ordine corinzio di taglia ancora più ridotta.

Una quantità di larghi pannelli decorativi scolpiti in rilievo furono scoperti all’esterno e all’interno di questi portici durante gli scavi. Tutti erano visibilmente destinati a inserirsi tra i colonnati dei livelli superiori.
Nel portico Sud, il secondo piano implicava dei bassorilievi che rappresentavano delle scene mitologiche come la nascita di Eros, di Apollo a Delfi, di Bellerofonte e Pegaso, di Leda e il Cigno o Nissa e Dionisio bambino per citarne alcuni.

Per contro gli incolonnamenti superiori erano ornati di rilievi rappresentanti imperatori e principi tra i quali si possono riconoscere Augusto, Germanico, Lucio e Gaio Cesare, Claudio e Agrippina come pure la liberazione di Prometeo da Ercole, Enea mentre fugge da Troia o Ares, dio della guerra.


Due dei rilievi tra i più interessanti di questo gruppo meritano una menzione speciale: l’uno mostra Claudio conquistatore della Bretagna (l’Inghilterra), rappresentata come una Amazzone e l’altra Nerone che impugna una allegoria dell’Armenia. Tutti questi personaggi erano debitamente identificati da delle iscrizioni incise su uno zoccolo separato. 
Sfortunatamente il portico Nord del Sebasteion fu gravemente danneggiato da un terremoto, avuto luogo il quarto secolo e successivamente ancora rovinato dal sisma del VII secolo”.


I portici si sviluppavano dunque su tre ordini sovrapposti:
- al piano terra il portico aveva semi-colonne doriche che incorniciavano le botteghe,
- al secondo livello aveva edicole chiuse da semi-colonne ioniche, con bassorilievi raffiguranti scene mitologiche ed eroi della mitologia greca
- al terzo aveva semi-colonne corinzie con i rilievi di Augusto e di altri personaggi della dinastia giulio-claudia e con rappresentazioni figurate dei popoli sottomessi da Roma.

LE MURA

LE MURA

Le mura della città avevano un perimetro di circa 3,5 km, erette a seguito dell'invasione dei Goti nel 260. A causa dei successivi terremoti furono tuttavia in gran parte ricostruite nel IV secolo con blocchi di reimpiego presi dai monumenti del centro cittadino. Dopo la loro distruzione nel VII secolo la difesa della città fu assicurata solo da un fortino costruito sull'acropoli. Le mura di Afrodisia circondano l’Agorà, il portico di Tiberio, il Teatro e le terme di Adriano.

Le porte delle mura sono quattro:
- porta nord
- porta nord-est,
- porta est, con cortile interno,
- porta di Antiochia o porta ovest.

Attualmente restano visibili molti resti delle mura sui lati nord ed ovest, mentre sul lato orientale, occupato dal villaggio di Geyre, sono andate in gran parte distrutte.


BIBLIO

- Kenan T. Erim - Aphrodisias. City of Venus Aphrodite - Muller - Blond & White - London - 1986 -
- Andrè Piganiol - Le conquiste dei Romani - Il Saggiatore - 1989 -
- Procopio - De Aedificiis - IV -
- Christopher Ratté Smith - Archaeological Research at Aphrodisias in Caria - 1994 - American Journal of Archaeology -



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