CALES - CALVI RISORTA (Campania)



IL TEATRO

Cales, nome della città comune anche nelle lapidi, non è l'unico nome usato per il centro abitato perchè si trova pure Calenum (Plin. nat. hist. 3, 5, 53), e Cale (Sil. Itel. 12, 525 cf. 8, 514. Tab. Peuting. 1. c). Oggi invece si chiama Calvi Risorta, ma non coincide esattamente con l'antico centro.

Cales fu la più importante città dell'antico popolo degli Ausoni, una città della Campania  sulla antica via Latina (attuale via Casilina), vicino alle montagne sannitiche, pochi chilometri a nord di Casilinum (l'attuale Capua) e poco a sud di Teanum Sidicinum (l'odierna Teano, Strab. 5, 3, 9 p. 237. Tabul. Peuting. 6, 3), non distante dall'odierna Calvi Risorta nel cui comune si trova il sito archeologico di Cales.



LA STORIA

Alleatasi coi Sidicini contro i Romani, fu da questi vinta e assoggettata nell'anno 419 u.c. (urbe condita), vale a dire nel 338 a.c. o 336 a.c. le date non sono del tutto concordi. (Urbe condita, Acta trinmph. C. I p. 455 - M. Valerius M, f. M. n. Corvus III cos. IV anno CDXIIX Idibus Martis de Calendeis cf. Liv. 8, 16. Dionys. 1. 15 fr.).

In realtà nel 336 a.c., i Romani, con i consoli Lucio Papirio Crasso e Cesone Duilio, muovono guerra contro Sidicini e Ausoni. L'anno successivo furono eletti consoli Valerio Corvo e M. Attilio Regolo. Valerio Corvo, su incarico del Senato romano, conquista Cales grazie anche all'aiuto di un prigioniero Romano (M. Fabio) che riesce a fuggire. Dopo la conquista Corvo celebra un trionfo. (Livio VIII, 16)
Nell'anno seguente vi fu dedotta una colonia latina (Liv. 1. c. Veil. 1, 14), unica nella Campania, e da allora fu sede di un questore spedito da Roma ad amministrare la regione (Tac. ann. 4, 27 cf. Mommsen, Staatsr. 2 p. 557).

L'antichissima città degli Aurunci e degli Ausoni, Cales, venne quindi conquistata del Romani nell'ambito della penetrazione in Campania, sotto la guida del console Marco Valerio Corvo, anche per la sua splendida posizione di controllo delle vie d’accesso al Sannio e all’attuale Campania. 

Qui venne insediata pertanto una colonia di 2500 uomini, una colonia di diritto latino, la prima colonia romana nella zona. In seguito furono dedotte le colonie di Suessa (Sessa Aurunca), Acerra ed altre. "Praeda capta ingens est" commenta Tito Livio alla conquista di Cales, per la floridità della terra e dei suoi prodotti. Qui si produceva infatti il famoso vino caleno e bellissime le ceramiche calene, stampate in rilievo e decorate in modo da sembrare stoviglie di bronzo.

CALES
Strabone la definisce "urbs egregia" e Cicerone la nomina come "civica magna". Aveva una popolazione di circa 65 mila abitanti e contava oltre 20 mila famiglie. Nel III sec. a.c. già batteva moneta, denominata il caleno.

Così Cales divento nel III° secolo a.c. la capitale della Campania Romana e dopo il 267 a.c. fu sede di Questura e chiamata a vigilare sui porti della Campania e della Magna Grecia. Tuttavia nelle Guerre Puniche Cales si schierò dalla parte di Annibale, per cui la città venne punita da Roma con l'imposizione di alti tributi nel 204 a.c., ma nel secolo II a.c. venne riabilitata come colonia, e divenne famosa per le sue ceramiche particolari (vasi caleni). 

Il periodo di massimo splendore fu dal II sec. a.c. al I sec. d.c., tanto da diventare Municipio romano nell'81 a.c. venendo riedificata all'uso romano e arricchita di templi, di anfiteatro, di mura, di terme e di teatro.


La ceramica calena a rilievo era realizzata con un’argilla grigia o color avana o rosata molto depurata, coperta da una vernice nera piombina dai riflessi metallici, prodotta all'inizio per produrre patere con medaglione e patere ombelicate, con disegni della mitologia greca o di gladiatori. L'aspetto della ceramica imitava la lavorazione del metallo sia greco che etrusco. Poi si estese alla fabbricazione di vasi.
I rilievi che compaiono sui vasi caleni rappresentano divinità isolate, scene mitiche, fregi fitomorfi, animali, e così via, e molti vasi recano i timbri dei fabbricanti (L. Canoleius, i Gabini, gli Atili, ecc.).
Cales era pertanto nota nel mondo romano per le sue botteghe artigiane e per la produzione di ceramiche a vernice nera, esportata anche in Spagna; secondo Catone, a Cales era attiva anche un'industria di strumenti agricoli. Orazio, Strabone, Plinio, Giovenale e Frontino la decantarono per l'eccellente qualità del suo vino e delle sue acque.

Circa un secolo dopo, la colonia cadde prima sotto il dominio dei Sanniti e poi di Annibale. Durante la guerra punica, Cales fu sconvolta dalle rappresaglie delle truppe romane per non aver fornito a Roma aiuti militari e finanziari. La città si avviò così verso un lungo ed inesorabile declino. 

Dopo aver subito saccheggi ed incursioni, sconvolti da epidemie e calamità naturali, i caleni abbandonarono poco a poco il territorio. Vennero così a crearsi i primi nuclei dei paesi di Calvi Risorta, Sparanise e Francolise ad ovest di Cales; di Pignataro Maggiore e Camigliano ad est.

I VASI CALENI

DESCRIZIONE

La città, nel suo periodo di massimo splendore, occupava un lungo e stretto pianoro con una superficie di oltre 60 ettari, circondato da vicino da torrenti che hanno scavato profondamente il tufo.

La cittadella si trovava sul punto più alto ed era racchiusa da mura poderose e difesa da un fossato profondo oltre i 2 metri; il suo territorio si estendeva dall'attuale Calvi Risorta fino a Pignataro Maggiore, Sparanise e Giano Vetusto.

Era la Campania Felix dei Romani, la Terra di Lavoro celebrata da Plinio, terra estremamente verde e fertile per le deiezioni lasciate dal vulcano in tempi antichissimi, arricchendola di sali minerali. La città giaceva lungo il percorso della Via Latina che da Roma conduceva a Casilinum, il porto fluviale di Capua. Oggi Cales giace al km 187 della Via Casilina, antica via Latina.

Nel centro dell'insediamento, attraversato dalla via Latina, c'erano il foro e alcuni dei principali edifici pubblici. Dal foro, le due sezioni del cardo, intersecate dal decumanus, corrono in direzione nord-sud, secondo lo schema degli insediamenti romani.


Le mura, sviluppate su precedenti strutture del IV secolo, o più antiche, hanno subito ripristini importanti nell'età di Silla, in particolare in prossimità delle porte, ad alcune delle quali si accede tramite gradini ripidi e stretti scavati nel tufo, probabilmente di origine preromana.

Fra gli edifici più notevoli riconoscibili ora: il teatro, nella zona della tribuna, del tardo periodo ellenistico e ingrandito nell'età di Silla; i bagni centrali e un santuario a terrazze del periodo di Sillano; un tempio che data dall'inizio del periodo imperiale, non lontano da quale sono state scoperte offerte votive e alcuni rivestimenti di terracotta che appartengono a un santuario di periodo arcaico.

Il nord dell'insediamento è l'anfiteatro tardo repubblicano (ricostruito nel II sec. dC) e un edificio termale monumentale imperiale della prima metà del II sec d.c.. Nella parte esterna, nella sezione a sud, è stata parzialmente esplorata una importante area di stipi votive di periodo ellenistico. Nel suburbio occidentale, adiacente alla Via Latina, ci sono le rovine di una palaestra, parzialmente incorporata in una basilica del V secolo, e laboratori di ceramica del periodo ellenistico. 


Lungo le strade della stessa area si estendono le necropoli di periodo ellenistico e romano, con monumenti che datano in parte al III sec. a.c.. Più a nord sono state scoperte tombe di periodo arcaico, tra cui una particolarmente ricca databile tra la metà e la fine del VII sec. a.c. con corredi tombali di importazione Etrusca. In genere nelle tombe di questo periodo a Cales è frequente il cosiddetto bucchero rosso.

La centuriazione, cioè la divisione del territorio tra i coloni, data ovviamente alla deduzione della colonia nel 334. Molte ville di campagna sia in pianura che in collina sono costruite nel periodo repubblicano.

Presa Capua nella guerra Annibalica, venticinque senatori vi furono mandati in custodia (Liv. 26, 14 segg.); in generale è dagli antichi ricordata, insieme con Teanum, come la principale città della Campania (Polyb. 8, 91. Cic. de leg. agr. 2, 31, 86. 35, 96).

Ebbe comunque la cittadinanza Romana dopo la guerra sociale e fu ordinata a municipio (Cic. de leg. agr. 2, 81, 86; ad fam. 9, 13, 3. Lib. colon. p. 232); solo alla fine del secolo ebbe diritto di colonia, come è chiamata in una lapide urbana (C. VI 1419). Era inscritta nella tribù Popilia (C. VI 2882 ^ 1. - X 3910. 4655. — EE. 8, 530).



I Magistrati di Cales
- Censores (4633. 4662. 4663) o quattuorviri iure dicundo (EE. 8, 531),
- quattuorviri quinquennales iure dicundo (3910),
- quattuorviri quinquennales (4641. 4644. 5654),
- quattuorviri (4653, 5. 27),
- praetores (4651);
- duoviri (4631, 12: da quando divenne colonia);
- praefectus (3910);
- aediles (4631, 13);
- quaestor es (4631, 12)
- quaestor rei publicae 3910);
- quaestor alimentorum (3910);
- curator coloniae (C. VI 1419),
- curator Calenorum (C. VI 1368 = XIV 3993),
- curator civitatis Calenorum (C. Vm 7049).

Munera e officii secondarii
- Legatus (4658);
- curator operum publicorum (3910);
- curator viae Falemae (3910); curator templi et arcae Vitrasianae (4783);
- scriba (4643, 19);
- servus actor reipublicae (EE. 4, 834) ;
- publicus (4687).

Cittadinanza e senato 
- Municipium (4641. 4643),
- municipes et incolae (EE. 8, 531),
- colonia (C. VI 1419),
- res publica (3917. 4643, 2ft. 4654);
- senatus (3917. 3923. 3934. 4637. 4638. 4648. 4650. 4651. 4654. 4658. 4659. 4667:
- in senatum cooptatus 4649) ;
- conscripti (4643, 21) ;
- ordo (4643),
- decuriones (3919. EE. 8,532);
- honoratus decurionalibus ornamentis (4659; ornamentis 4643, is).

Sacerdozi e Augustali
- Augur (3919),
- flamen divi Augusti (4641),
- ministri Mentis Bonae (4636) ;
- seviri Augustales (3919. 4645. 4646. 4647. 4661. 8379);
- Augustales (4643, 20. 4653. 4659).

Collegi 
- Collegium centonariorum con un quaglator et patronus (3919).
- Patrono.  L. Aufellius Rufus (4641).

Divinità 
- Apollo (4632),
- Dis pater (EE. 8, 529),
- Fortuna (4633),
- Lar Augusti (4634),
- Mater magna (4635),
- Mens Bona (4636).



IL TERRITORIO

Dall’incrocio con la Casilina parte una lunga strada sterrata che percorre il pianoro, passa sotto l’autostrada e collega le vie dirette alle diverse aree di scavo dell’antica Cales. La strada alterna tratti in piano a sezioni in trincea che rivelano gli sbocchi di cunicoli sotterranei per il drenaggio delle acque. 

Al termine si raggiunge un profondo canyon valicato dal Ponte delle Monache, un lavoro cinquecentesco, un diaframma di tufo traforato da un tunnel, in cui scorre il Rio Pezzasecca nei pressi della sua confluenza nel Rio dei Lanzi.

LE TERME

LE TERME

Di fronte al teatro, al di là della strada sterrata, sorgono le terme centrali, con pannelli di stucco policromi a rilievo incastrati alle pareti e le tracce delle colonne e dei marmi ornamentali. All’ingresso c'era il salone rettangolare dello spogliatoio (apodyterium), che fu poi adattato a frigidarium.

Seguivano le diverse piscine del calidarium (per bagni d’acqua calda) e del tepidarium (per i bagni d'acqua tiepida). C'era poi la vasca delle abluzioni (labrum) e le camere per la sauna (laconicum) e le unzioni (districtarium).



L’ANFITEATRO

L’Anfiteatro di Cales si trova alla periferia nord-orientale della città, in prossimità del fossato del Rio Lanzi. Si tratta di un luogo scarsamente accessibile e dalla visibilità limitata. Fu scavato nel terreno tufaceo e costruito intorno al I secolo a.c.. 

Gli spettatori assistevano agli spettacoli dei gladiatori dalle gradinate inferiori, riservate alle autorità municipali e agli ospiti di riguardo. Vi si accedeva dal pianterreno attraverso appositi corridoi. I piani superiori, invece, si raggiungevano salendo le scale esterne.

Oggi del monumento resta solo una grande conca ellittica, quasi senza murature di cinta, anche perchè le poche rimaste sono sommerse dalla vegetazione. 

La struttura infatti è posta ad un livello inferiore rispetto al piano della campagna circostante il che ha favorito la scomparsa del monumento. E' un delitto che un bene così prezioso sia così poco valorizzato.


BIBLIO

- Tito Livio - Ab urbe condita libri - VIII -
- Dionigi - Antichità romane -
- S. De Caro, A. Greek - Campania - Bari - 1981 -
- O. Baldacci - I termini della regione nel corso della storia - in «Storia e civiltà della Campania. L'Evo antico» - Napoli - 1991 -
- Vittorio Bracco - Campania - collana “Itinerari archeologici” diretta da Sabatino Moscati - Roma - Newton Compton - 1981 -



2 comment:

Enrico ha detto...

Peccato che sia tutto abbandonato ed ignorato da quasi tutti

Anonimo ha detto...

Mi meraviglio che non abbiate pubblicato una monografia su Teanum Sidicinum

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