CULTO DI LIBERA E LIBERO




"Liberi et liberti in castris Liberi simulacrum colent."
I liberi e i liberti venerano la statua di Libero negli accampamenti.

Liber, chiamato anche Liber Pater, era un antico Dio italico della fecondità, del vino e della sfrenatezza. Qualcuno pensa provenga da Dioniiso, e in effetti il Bacco italico ha poco del Dioniso greco, mentre Dioniso ha aspetti misterici sicuramente simili a Libero.

Dopo la soppressione da parte del Senato romano dei culti di Bacco, gli italici moderarono l'atmosfera delle feste, meno sfrenate dei baccanali. Ma in che consisteva questa sfrenatezza? Perchè i romani durante i banchetti si ubriacavano spesso, dunque ciò che li scandalizzava era la libertà sessuale delle donne, e magari anche dei gay, perchè i maschi la loro libertà l'avevano in pieno.

Nonostante non vi fossero veri luoghi di culto nell'Urbe per Liber, i giorni seguenti il 17 marzo si festeggiavano i Liberalia, con feste, banchetti e divertimenti. Il lavoro dei campi era sospeso, in quanto Liber era un Dio agreste, e pertanto celebrato in tutte le campagne. In quei giorni non lavorativi, gli adolescenti avevano diritto a divenire adulti, secondo le regole del tempo, con l'assegnazione della toga virilis.

Liber aveva come compagna la Dea Libera, ma la storia originale fu che Libera era una Grande Madre Natura, e la natura è assolutamente libera. Si accoppia e partorisce ovunque, basta una fessura in una roccia perchè vi spunti una pianta. Non a caso gli Egizi chiamavano la Dea Hator, anche lei Madre Natura, la "Grande Prostituta", tenendo conto che all'epoca la prostituzione era sacra e rispettata.

Come tutte le Grandi Madri Libera era Vergine ed ebbe un figlio senza avere alcun partner, poi il figlio crebbe e divenne suo Paredro, ma sempre a lei sottoposto, il figlio-vegetazione che muore ogni inverno per risorgere in primavera.

Con l'avvento del patriarcato il Figlio diventò il produttore della vegetazione e degli animali, uomini compresi, e da figlio divenne Pater occupando il primo posto.

Marco Tullio Cicerone, nel De natura deorum: "Di qui l'introduzione di divinità quali Ercole, Castore, Polluce, Esculapio e lo stesso Libero (mi riferisco qui al dio omonimo figlio di Semele, non a quel " Libero " che i nostri antenati venerarono con solennità e devozione accanto a Cetere e a Libera) la cui importanza cultuale è ravvisabile nelle pratiche misteriche. In base alla considerazione che è nostra consuetudine chiamare "liberi" i figli nati da noi, Libero e Libera furono considerati figli di Cerere; il che vale per Líbera ma non certo per Libero!"

Il figlio di Semele era dunque Dioniso, cui Cicerone allude, distinguendolo dal Libero dell'antica triade, composta da Cerere, Libero e Libera. In realtà i tre Dei attingono alla triade greca di Demetra, Persefone e Dioniso, che non hanno un posto di preminenza ma sono tre in uno, preposti al culto dei Sacri Misteri.

Cicerone, che di Sacri Misteri non ne sa nulla, si scandalizza all'idea che libero non sia un Dio primigenio ma sia figlio della Dea, per la preminenza maschile che fece del Dio Giove il capo del pantheon romano.

A scanso equivoci spesso si associava il sostantivo pater (padre) al nome del Dio, accoppiato talvolta a una Dea Libera, a sua volta identificata con la greca Persefone, la romana Proserpina, entrambi raffigurati come bambini, figli della Dea Cerere, equivalente alla greca Demetra.

In epoca tarda la figlia di Cerere, Persefone, prese per i romani il posto di Libera, e la festa del 17 marzo era una festa propiziatoria nella quale si offrivano al Dio delle focacce di olio e miele. In questa occasione i ragazzini maschi venivano accolti nel mondo degli adulti e i loro nomi iscritti nei pubblici registri.

Il passaggio era sancito dall'abbandono della toga infantile, la praetexta, bordata di rosso, e della "bulla", un amuleto che tutti i bambini romani maschi portavano al collo dal giorno della nascita come protezione da ogni possibile maleficio.

I giovani maschi celebravano, quando raggiungevano la maturità, la festa Liberalia, insieme con i secondi Agonali. In quel giorno tradizionalmente i giovani che avevano compiuto il 17º anno di età vestivano la toga libera (o virilis), celebrando il passaggio all'età adulta, detta così dal culto al Dio Libero che vi aveva luogo.

Agonali, dal latino Agonalia, erano feste con giochi di gare, le cosiddette Agonie dalla Dea Agona o Angerona, che ricorrevano quattro volte l'anno: il 9 gennaio in onore di Giano, il 17 marzo in onore di Marte, il 21 maggio in onore di Vediove, e l'11 dicembre forse in onore delle divinità infernali. Il rito centrale consisteva nel sacrificio di un montone compiuto dal re sacrale in un edificio del Palatino.

DIONISO CROCIFISSO
Legata alla festa dei Liberalia era la Processione degli Argei, celebrata il 16 e il 17 marzo. Gli Argei erano 27 santuari creati da Dei senza forma nè volto che si erigevano a Roma. Nell'occasione 30 pupazzi di paglia e fascine, rappresentanti gli Argei, venivano gettati nel Tevere.

Come si vede nella immagine a fianco, secondo un mito Dioniso-Libero venne crocifisso e sulla testa gli venne posta una corona di rami, morì e resuscitò dalla morte nell'equinozio di primavera, praticamente a Pasqua. Inoltre nacque il 25 dicembre da una vergine e venne deposto in una mangiatoia.

Fece parecchi miracoli tra i quali trasformare l'acqua in vino. Tra i suoi appellativi spiccano: l'unto, il re dei rei, il redentore, il salvatore, il Dio degli Dei. Le nuove religioni non si sono inventate nulla, tutto è rieditato, se non copiato di sana pianta.

E' evidente che certi culti si sovrapposero gli uni agli altri perdendo il loro carattere originario. Di certo Libero e Libera dominarono tutta la vita agreste romana, segnando con le feste i vari appuntamenti dell'agricoltura, quando i contadini si univano fra loro per la raccolta dei frutti della terra o per ringraziare gli Dei del raccolto.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- G. Wissowa - Liber - in Roscher - Lexikon - II - coll. 2021-2029 -
- G. Wissowa - Libera - in Roscher - Lexikon II - coll. 2029-2030 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Philippe Borgeaud - Avec Doralice Fabiano - Perception et construction du divin dans l'Antiquité - Genève - Droz - 2013 -
- Sant'Agostino d'Ippona - De Civitate Dei - IV -- J. Eckhel - Doctrina numorum veterum - IV - Vienna - 1794 -


2 comment:

Anonimo ha detto...

Dioniso crocifisso lascia di stucco, questi cristiani avevano poca fantasia.

Romanoimpero on 7 settembre 2010 alle ore 11:32 ha detto...

Un pò come il culto di Mitra, nato il 25 dicembre, in cui si festeggiava il natalis solis invictus. Guarda caso nato da una vergine. Muore e risorge in primavera.. ed è un culto molto + antico di quello cristiano nota bene.

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