GLI HORTI DI ROMA





DOMANDE

- Cosa erano gli Horti di Roma?
Gli Horti di Roma furono dapprima degli orti dove produrre ortaggi, ma dal I secolo a.c. divennero estesi terreni periferici intorno alla domus cittadina che accoglievano quanto di più bello potesse ornare la residenza; boschi, viali, porticati, balaustre, tempietti, statue, siepi, fontane e ruscelli.

- Quali furono i primi Horti romani?
I primi Horti romani furono quelli di Lucullo sorti sul colle Pincio, seguiti subito dopo da quelli di Sallustio xhe ne fece autentici capolavori di vegetazione e di statue, in seguito unificati agli Horti Luculliani in un’unica proprietà detta in Pincis nell’era imperiale.

- Come definì gli Horti romani Lucrezio Caro? 
Li definì le "tranquille dimore degli Dei".


L’hortus nell’Antica Roma era in principio il piccolo appezzamento di terra destinato alla coltivazione di ortaggi per il sostentamento dei contadini. Successivamente, nell’età di Marco Terenzio Varrone (116 a. c.- 27 a.c.), il concetto di hortus cambiò divenendo un esteso giardino che circondava la villa padronale. 

A Roma nel I secolo a.c. molti personaggi della fine della repubblica, oltre alle lussuose domus cittadine vollero avere un hortus, con prati, boschi, statue, terrazzi, tempietti, balaustre, fontane e laghetti, posti intorno al centro di Roma, dove si creò così una fascia di grandi parchi alberati. Gli horti divennero così luoghi idilliaci e mitologici.

La domus romana era pertanto la casa cittadina di rappresentanza dell'aristocrazia romana, dotata di un piccolo giardino con statue, fontane ed erbe aromatiche, mentre la villa era stata fin'ora la residenza extraurbana in campagna o al mare, insomma di villeggiatura. Fin dal I sec. a.c. però nacquero gli horti che, seppure ubicati in città, non erano molto diversi dalle ville rurali.

I romani chiamarono così "horti" le domus dotate di un vastissimo giardino, con boschetti, viali alberati, terrazze e fontane, esedre, siepi, con ringhiere di marmo, colonnati scalinate, statue e panchine, il tutto costruito entro le mura urbane, ma in aree suburbane. Erano un luogo ideale per vivere lontani dal chiasso e dai cattivi incontri, senza però allontanarsi da Roma dove i possessori degli horti avevano i loro affari. 

LA POSIZIONE DI ALCUNI HORTI DI ROMA
(INGRANDIBILE)
Era "labor et otium" coniugati insieme e queste residenze erano così belle da poter essere paragonate da Lucrezio alle "tranquille dimore degli Dei". La parte più importante degli horti era la vegetazione, spesso adattata in forme geometriche o animali, secondo l'ars topiaria, quell'arte creata dai giardinieri romani che darà luogo più tardi al giardino all'italiana e al giardino alla francese (che in realtà è romano) e pure al giardino inglese (che i francesi reputano francese ma che è sempre romano).

Tra il verde si trovavano padiglioni, porticati per passeggiare al riparo dal sole o dalla pioggia, fontane, terme, tempietti e statue, spesso repliche di originali greche. Il primo ad averne l'idea fu Lucullo, che si fece costruire una lussuosa dimora sul colle del Pincio (imitato subito dopo da Sallustio), costruita subito dopo il trionfo nel 63 a.c. su Mitridate, con le immense ricchezze tratte dal bottino.

La parte più alta degli Horti Luculliani, a cui si giungeva da una scalinata trasversale a due rampe, apriva una grande esedra, al di sopra della quale vi era un edificio circolare, identificato come un tempio dedicato alla Dea Fortuna.

Le pendici del Pincio cominciarono quindi a popolarsi di lussuose ville verso la fine dell'età repubblicana, con le fastose domus di Scipione Emiliano e di Pompeo.

Comunque l'eminenza di questi horti era il giardino, ma un giardino alla romana, ricco di statue, di vialetti alberati, di fontane con conchiglie e ninfe ed eroti (amorini), con giochi di zampilli, di siepi intagliate, di balaustre, di oscilla appesi tra gli alberi o tra le colonne, di alberi esotici, di ruscelli con graziosi ponticelli, e con splendide esedre abbellite di pomici e figure silvestri.

Plinio stabilì che negli horti il terreno coltivato dovesse essere più grande della superficie delle parti edificate, qualunque destinazione esse avessero. 

L’hortus quindi fungeva da abbellimento per l’intera dimora ed era composto da siepi, fontane, boschetti, statue, aiuole e viali, in base ai gusti del proprietario, ma anche secondo i canoni artistici ed estetici dell’epoca. Il primo scrittore a parlare di un hortus romano fu Plinio il Vecchio, che citò nei suoi scritti il giardino di Tarquinio il Superbo, il settimo ed ultimo re di Roma. Nel III secolo d.c. gli horti occupavano circa un decimo della città di Roma.

VILLA DI LIVIA

LA TOPIARIA

I raffinati Etruschi amavano infatti giardini e parchi, tanto che perfino le loro necropoli rupestri avevano alberi, aiuole, fiori e, addirittura, giardinieri che se ne occupavano assiduamente. Sempre grazie alla testimonianza di Plinio, possiamo capire come i Romani abbellissero i propri horti. Questi non si limitavano alla semplice coltivazione delle piante, ma preferivano modificarne l’aspetto, così da creare delle composizioni geometriche che spesso ricordavano animali e oggetti. 

L’arte del potare alberi e arbusti al fine di dar loro una forma geometrica è chiamata ars topiaria. Nell’Antica Roma le piante venivano quindi fatte crescere spesso con appositi supporti metallici per “guidarle” verso la forma definitiva scelta. Tale attività raggiunse il picco massimo durante l’età dei Flavi, con la costruzione del Tempio della Pace (Templum Pacis), fatto edificare da Vespasiano nel 74 d. c. e concluso da Domiziano, tutt'intorno abbellito da piante trasformate con l'ars topiaria. 

Le specie vegetali utilizzate dai Romani per la cura del giardino erano diverse. I Romani distinguevano gli arbores silvestres (gli alberi che crescevano spontaneamente nei boschi) dagli arbores urbanae (gli alberi adatti ad essere piantati in città, sia per la produzione di frutta che per un fatto puramente estetico). 


Tra gli arbores silvestres annoveriamo il leccio, il castagno, il pioppo, il faggio, il pino silvestre e la quercia. Invece, tra gli arbores urbanae, i Romani utilizzavano l’olmo, il cipresso, l’olivo, il pino fruttifero, l’olivo e la palma. Da questi alberi i giardinieri dell’epoca erano abilissimi nel ricavare figure geometriche, simulacri di divinità e forme animali. Addirittura, i giardinieri più capaci e fantasiosi riuscirono a rappresentare scene di caccia e ambienti mitologici. 

Il modo con cui i Romani disponevano gli alberi e le piante nei giardini ci è stato tramandato, oltre che dagli scrittori, anche dai dipinti con cui i Romani fecero decorare le proprie stanze. Coloro che non potevano possedere e ammirare un vero hortus, infatti, fecero rappresentare sulle pareti delle proprie mura domestiche dipinti di giardini o boschi. In base a questi dipinti, abbiamo potuto constatare come i Romani amassero decorare i propri horti anche con numerose statue rappresentanti divinità situate su colonne e alti pilastri su cui poggiavano vasi di fiori. 

Sebbene l’utilizzo di piante ed alberi all’interno dei giardini fosse estremamente diffuso, i Romani non amavano particolarmente coltivare i fiori. I più diffusi erano comunque le rose (che ornavano gli spazi dedicati agli Dei) e le viole, utilizzate per i riti funebri. Gli alberi da frutto venivano piantati in una parte del terreno della villa a loro riservata chiamata "pomerium" di solito posta accanto al vigneto e all'uliveto.

Oltre ad aver ereditato la cultura dell’Antica Roma (che ha di fatto segnato la storia dell’Occidente) e monumenti di straordinaria bellezza architettonica ed estetica, possiamo affermare che l’ars topiaria, un altro importante lascito che gli antichi romani ci hanno donato, ha ispirato l’arte e il gusto estetico dei secoli successivi fino ai giorni nostri. 

GLI HORTI DI CALIGOLA

ELENCO DEGLI HORTI

Horti Aciliorum - Regio VII Via Lata. I bei giardini sulla collina pinciana appartennero agli Acilii Glabriones almeno dal II sec. d.c., se ne ignorano i confini esatti, ma dai resti ritrovati si presume che si estendessero da Trinità de' Monti fino alle pendici della collina a Villa Borghese, e ad est fino a Porta Pinciana. Gli horti passarono alla gens Pincia nel IV sec., e poi ad Anicia Faltonia Proba e suo marito Petronius Probus, divenendo poi proprietà imperiale col nome di Domus Pinciana.

Horti Agrippae - In Campo Marzio, posti vicino alle terme di Agrippa, lasciati in eredità da marco Agrippa al popolo romano.

Horti Agrippinae - Ager Vaticanus. Gli Horti di Agrippina, citati da Filone Alessandrino e da Seneca come giacenti nella parte settentrionale del Gianicolo e nella piana del Vaticanum, erano la grande villa costruita dalla madre dell’imperatore Caligola.

Horti Alli Faletiani - conosciuti solo dalla nuda menzione in un'iscrizione (CIL VI.9240).

Horti Antoniniani - Stavano nella Regio XIV Transtiberim, la quattordicesima delle 14 regioni di Roma augustea classificata poi nei Cataloghi regionari della metà del IV secolo.

Horti Argiani - Ricordati in Rufo e Vittore, nella regione VII, sulla Via Lata, la Notitia li chiama Hortos Largianos, che si fa risalire ad Argios un liberto potente e dispensator di Galba.  Si trovavano accanto al tempio di Flora, e non distante dal tempio di Quirino, il che rimanda alla zona del Capitolium Vetus, bell'area della moderna Piazza Barberini e della odierna via di Quattro Fontane, via romana già chiamata Malum Punicum, forse una zona di emigrati cartaginesi all'inizio non graditissimi. Sul Malum Punicum sorgeva il tempio di Flora, la Dea sabina stabilita a Roma da Tito Tazio.

Horti Aroniani - trovati in un'iscrizione. Si sa solo che erano posti sulla riva destra del Tevere.

Horti Asiniani - Vittore li pone nella XII regione, presso la Piscina Publica. Ricordati da Vittore ma ignorati dalla Notitia, vengono posti all'estremità dello specus Octavianus, ramo dell'Anio Vetus costruito da Augusto. L'esatta ubicazione dei giardini è tanto incerta quanto quella della via Nova. Né il monumento Asinii Pollionis può essere identificato con questi giardini.

Horti Aquilii Reguli - "La nobildonna Aurelia si era vestita al meglio per la cerimonia della firma del testamento. Quando Regulus arrivò per assistere alla sua firma, le chiese di lasciargli questi vestiti. Aurelia pensava che stesse scherzando, ma insisteva sul punto con tutta serietà e, per farla breve, l'ha costretta ad aprire il testamento e a lasciargli quello che indossava". Qui Regolo, arricchito privo di tatto che con ostinazione pretende dalla nobile Aurelia che gli lasci i suoi abiti più belli, probabilmente erano fatti di seta, e quindi preziosi. Questo sarebbe il proprietario degli Horti di cui sopra. lo cita plinio in una sua lettera.

Horti Caius Passieni Crispi si trovavano nei pressi del Mausoleo di Adriano (Castel S. Angelo). 

Horti Calyclani - Regio V Esquiliae. Erano antichi giardini situati a Roma sul colle Esquilino (Rione Esquilino), presso la chiesa di Sant'Eusebio. I giardini sono noti soltanto da tre cippi terminali, ove sono menzionati, in due casi, assieme ai confinanti Horti Tauriani.

Horti Caponiani - citati da Cicerone come posti sulla riva destra del Tevere.

Horti Cassiani - Lungo la via Portuense, sulla riva destra del Tevere. Citati da Cicerone ma non se ne sa di più.

Horti Cesariani - Regio VI Alta Semita e XIV Transtiberim. Cesare fece costruire a sue spese degli splendidi giardini che lasciò nel suo testamento ai cittadini dell’urbe. Erano immensi, con lunghi e ombrosi portici, sotto cui passeggiare riparati da sole e pioggia, con due templi, biblioteche, ninfei, aiuole, siepi, statue, vasche e ringhiere di marmo, stele e fontane, ombrosi boschetti e giardini, con sale pavimentate di marmi, alabastri e mosaici.

HORTI SALLUSTIANI

Horti Clodiae - Regio XIV Transtiberim. Molti Horti romani occuparono le rive del Tevere, comodo per avere un moletto e spostarsi con le barche, per avere il fresco l'estate e per la bellezza del fiume. Uno di questi giardini si trovava all'altezza dell'odierno Lungotevere della Farnesina. Pare appartenesse alla bellissima Clodia, la Lesbia di Catullo. Qui si rinvennero affreschi di soggetto isiaco in una villa antica, per cui alcuni li collegarono con il soggiorno romano di Cleopatra, nei giardini di Cesare.

Horti Cusinii - Cicerone cita anche gli Horti Cusinii probabilmente sullo stesso lato degli Horti Damasippi, che sembrano avere grandi dimensioni vicino al fiume.

Horti Damasippi - XIV Transtiberim, sulla riva destra del Tevere, accanto agli Horti Cusinii.

Horti Dolabellae - i giardini di Gneo Dolabella, vicino alla caserma della guardia pretoniana delle truppe tedesche (Suet. Galba 12). Nessuno dei due siti è noto.

Horti Domitiae - Ager Vaticanus. "Dietro la Chiesa di S. Maria del Popolo si sono scoperte molte sostruzioni di grande fabbricato, e per la vicinanza al sepolcro della gente Domizia si credettero appartenere agli Horti di tale famiglia. Secondo Plutarco sarebbero invece gli Horti che Pompeo fece acquistare in suo nome dal suo liberto Demetrio. L'attribuzione è incerta perchè lì trovasi effettivamente il sepolcro della famiglia Domizia, e spesso negli Horti si ospitavano i sepolcri familiari, però alcuni Horti Domizi si tramanda fossero in Trastevere."

Horti Domitiae Lucillae - Regio II Caelimontium. Questi Horti, estesi sulla collina del Celio, appartennero a  Domitia Lucilla, la madre del futuro imperatore Marco Aurelio che qui nacque. il 26 aprile del 121 d.c..

Horti Domitiorum - Regio IX Circus Flaminius. Il Sepulcrum Domitiorum, e cioè la tomba della famiglia dei Domitii sul Pincio, dove furono poste le ceneri di Nerone in un sarcofago di porfido, si trovava sul versante nord-ovest della collina, probabilmente negli horti appartenenti dei Domitii, ma nel Medioevo si pensava che fosse ai piedi della collina. Per esorcizzare lo spirito maligno di Nerone, Pasquale II (1099) vi costruì una cappella che divenne poi la chiesa di S. Maria del Popolo.

Horti Drusi - XIV Transtiberim.  La famiglia Druso aveva gli Horti Drusi sulla sponda destra del fiume, come spesso ricordava Cicerone. 

Horti Enniani - del poeta Ennio, nel lato sud est dell'Aventino, estesi fino a Porta Capena, dove iniziava la proprietà degli Scipioni.

Horti Epaphroditiani - Regio V Esquiliae

Horti Galbani - Anche l'imperatore Galba aveva i suoi giardini, appunto gli Horti Galbae,

Horti Getae - Janiculum


HORTI MAIANI - TROFEI DI MARIO

Horti Lamiani - XIV Transtiberim

Horti Liciniani - Regio V Esquiliae. Già appartenenti alla gens Licinia, nel III secolo d.c, divennero di proprietà dell'imperatore Gallieno, membro della gens Licinia di origine plebea, chr occupò però alte cariche a Roma. 

Horti Lolliani - Regio V Esquiliae

Horti Luculliani - Regio VII Via Lata. Il primo ad avere l'idea degli horti edificati in città fu Lucullo, che si fece costruire una lussuosa dimora sul colle del Pincio, un'idea che piacque molto subito imitata da Sallustio. Gli Horti Luculliani occupavano le pendici della collina pinciana, con una serie di terrazze accessibili attraverso scale monumentali.
  
Horti Maiani - Regio III Isis et Serapis. Gli Horti Maiani erano giardini situati sulla sommità del colle Esquilino a Roma, nell'area grossomodo corrispondente all'attuale piazza Vittorio Emanuele II (Rione Esquilino), in particolare nell'area di sud est.

Horti Mecenatis - Regio V Esquiliae. Mecenate non fu il primo ideatore degli Horti, perchè già c'erano quelli di Lucullo e Sallustio, ma fu il primo a stabilirsi sull'Esquilino, e Orazio lodò i suoi horti per la purezza della loro aria, la bella vista che si godeva sulla Sabina ed i colli Albani e le loro lunghe passeggiate sulle mura serviane.

Horti Neronis - horti estesi dalla moderna Basilica di S. Pietro fino al Tevere. Si dice vi venissero martirizzati dei cristiani per volere di Nerone.

Horti Othonis - altrimenti sconosciuti, sono citati da Cicerone come sulla riva destra del Tevere come lo erano i vicini Horti Scapulani. 

Horti Pallantiani - Gli Horti Pallantiani erano antichi giardini situati a Roma sul colle Esquilino nella Regio V Esquiliae.

Horti Pinciani  «Nella vigna de' frati della madonna del Popolo, » scrive il Vacca « contigua al giardino (mediceo) si vedono molti andamenti d'acqua, tra i quali vi è una gran botte, ricetto d'acqua, cosa notabile per la sua magnifìcenza ».

Horti Pompeiani - Regio IX Circus Flaminius. Posti su due livelli sopra il Colle Pinciano

Horti Sallustiani - Sallustio non fu il primo ad ideare gli horti nell'Urbe, però ne fece degli autentici capolavori di vegetazione e di statue, in seguito unificati agli Horti Luculliani in un’unica proprietà detta in Pincis nell’era imperiale. Regio VI Alta Semita

Horti Scapulani - XIV Transtiberim, sulla riva destra del Tevere, accanto agli Horti Othonis. 

Horti Scipionis - Regio VI Alta Semita et VII Via Lata. uno dei giardini più antichi

Horti Serviliani - XIV Transtiberim

Horti Siliani - Citati da Cicerone gli Horti Siliani stavano sulla sponda destra del Tevere. 

Horti Spei Veteris - Regio V Esquiliae, Palatium Sessorianum.


Horti Sulpicio Galbae - All'inizio del II sec. a.c. Ennio amava passeggiare negli horti di S. Sulpicio Galba, praetor nel 187 a.c., posti sull'Aventino (180 a.c.), dove oggi sorge la Villa dei Cavalieri di Malta, e secondo Cicerone, sarebbero stati questi invece i primi giardini di Roma.

Horti Tauriani - splendidi ed enormi giardini situati sul colle Esquilino che in età augustea erano parte della Regio V (Esquiliae) e occupavano la zona compresa tra la via Labicana antica, l'agger serviano e le Mura aureliane per un'estensione di circa 36 ettari.

Horti Torquatiani  situati sul colle Esquilino, Regio V Esquiliae, nella zona di Porta Maggiore. Il nome del proprietario è sconosciuto, ma i giardini sono menzionati due volte da Frontino (40 - 104), nella località "ad Spem Veterem", ove si congiungevano i rami dell'aqua Appia e della aqua Augusta (località "ad Gemellos"). Per l'archeologo statunitense Samuel Ball Platner (1863 – 1921) e l'archeologo britannico Thomas Ashby (1874 – 1931) i giardini si trovavano ad ovest degli Horti Spei Veteri (e quindi a sud della via Labicana), mentre per l'accademico francese Pierre Grimal (1912 - 1996) occuperebbero la zona a sud di Porta Maggiore.

Horti Treboniani - XIV Transtiberim.

Horti Pompeiani - la dimora di Pompeo Magno, il grande generale romano, situata negli horti di sua proprietà venne chiamata villa pur risiedendo a Roma.

Horti Variani - Regio VII Via Lata, ovvero Palatium Sessorianum.

Horti Vettiani - Pretestato e Paulina avevano una splendida domus negli horti, anzi un palatium, all'angolo tra via Merulana e via delle Sette Sale, a Roma, dove ora si erge Palazzo Brancaccio.

Horti Volusiani - Gli Horti Volusiani sono noti solo da questa iscrizione ora in possesso dell'American Academy in Rome, che era incisa in un cippo, una pietra di confine tra essi e gli Horti Marsiani che appartenevano ad una tale Aithalis Aug(usti) lib(erta).


BIBLIO

- R. Lanciani - Delle scoperte principali avvenute nella prima zona del nuovo quartiere esquilino -  Bullett. Commiss. archeol. comun. di Roma - 1874 -
- Rodolfo Lanciani - Forma Urbis Romae - Milano - 1893-1901 -
- Patrick Bowe - Gardens of the Roman World - Los Angeles: J. Paul Getty Museum -
- S. Ball Platner e T. Ashby - Horti Torquatiani - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - London - Oxford University Press - 1929 -
- Maria Luigia Ronco Valenti - L'arte dei giardini nell'antica Roma - 2020 -
- Pierre Grimal - Les Horti Tauriani. Étude topographique sur la Région de la Porte Majeure - in Mélanges d'archéologie et d'histoire - 1936 -
- D, Mancioli - in G. Pisani Sartorio e L. Quilici - L'archeologia in Roma capitale tra sterro e scavo. Roma Capitale 1870–1911 - Venezia - Marsilio - 1983 -
- Danila Mancioli - Horti Torquatiani - in Eva Margareta Steinby - Lexicon Topographicum Urbis Romae III - Roma - Quasar - 1996 -


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