![]() |
CANTO E MUSICA |
IL CORALE NELLA TRAGEDIA GRECA
Chorus nel pantheon romano era il Dio dei canti e dei cantori. Nella città eterna esistevano moltissime divinità, di cui solo una parte aveva la sua istituzione statale con uno o più templi e sacerdoti addetti ad essi. per la maggior parte le divinità, autoctone o importate, venivano adorate a mezzo di are e/o statue che le rappresentate, spesso commissionate dagli stessi fedeli che ne seguivano il culto.
In molti casi queste divinità minori erano poste nei templi di divinità maggiori, nello stesso modo in cui oggi si pongono se statue o le immagini dei santi nelle chiese dedicate al Dio cattolico o alla Madonna. Tra queste divinità minori c'era Chorus Dio del canto e della musica, soprattutto Dio romano dei cantori.
Già in Omero XI - VIII secolo a.c., esistono la danza e del canto, di solito in onore di qualche Dio. Il coro greco più antico fu detto coro ciclico, di origine cretese e popolare, dove i coreuti si disponevano in cerchio intorno all’altare del Dio. Inventore del coro ciclico per il ditirambo in onore di Dioniso fu considerato Arione, poeta e musico del VII sec. a.c. che istruì a Corinto un coro ditirambico, travestendo i coreuti da satiri; dal ditirambo di Arione sarebbe poi nata la tragedia attica.
I coreuti, sempre maschi, portavano maschera e travestimento secondo il personaggio o la figura che rappresentavano. Il coro della tragedia entrava nell’orchestra da due entrate laterali ai lati della scena, dopo il prologo, e si disponeva nell’orchestra intorno all’altare eretto al centro, poi il coreuta rimaneva nell’orchestra intervallando con canti gli episodi della scena. L’accompagnamento musicale nella tragedia si faceva di solito con la lira, nella commedia col doppio flauto.
I coreuti, sempre maschi, portavano maschera e travestimento secondo il personaggio o la figura che rappresentavano. Il coro della tragedia entrava nell’orchestra da due entrate laterali ai lati della scena, dopo il prologo, e si disponeva nell’orchestra intorno all’altare eretto al centro, poi il coreuta rimaneva nell’orchestra intervallando con canti gli episodi della scena. L’accompagnamento musicale nella tragedia si faceva di solito con la lira, nella commedia col doppio flauto.
![]() |
TERSICORE |
IL COREUTA ROMANO
BIBLIO
Musica e danza del coro sono per noi perdute. Però sappiamo che presso i Romani il coro, tratto sulla scena, comparve solo negli intervalli dell’azione; ma il coro fu impiegato nella musica sacra e profana, legata a occasioni religiose, celebrative o spettacolari. Naturalmente dalla Grecia l'uso e l'arte passò ai romani e non sappiamo se i greci avessero già un loro Dio dei canti e dei cantori, ma sappiamo che a Roma c'era un Dio per chiunque e per qualunque cosa. Pertanto c'era il Dio Chorus, Dio dei canti e dei cantori.
Questa divinità era addetta a due compiti precisi, proteggere canti e cantori dalle sventure, soprattutto proteggendo le loro voci che non si incrinassero o si abbassassero e ispirarli altresì al buon canto e alle buone composizioni sia durante gli studi e le prove, sia durante e soprattutto nelle loro esibizioni.
I romani erano duri in guerra quanto erano morbidi in pace, dove si concedevano molte feste, molte vacanze, molte terme e molti banchetti. Pertanto o stato si serviva di danzatori e cantori, che talvolta ma non sempre coincidevano, per ingentilire e arricchire le cerimonie e gli spettacoli pubblici, ma ne facevano uso anche e soprattutto i privati.
I patrizi e comunque i ricchi usavano chiamare danzatori e cantori ai loro sontuosi banchetti che allietavano l'occhio e l'udito dei commensali e siccome le amicizie e le nuove conoscenze si ottenevano o alle terme o ai banchetti è evidente che i più ricchi facessero largo uso di banchetti allietati con musiche e cantori.
LE LIBAGIONI
Così i seguaci del Dio Chorus offrivano al loro Dio libagioni di vino mescolato col garum che disinfettava la gola e schiariva la voce (oggi si usa per lo stesso motivo la pasta di acciughe), insieme ad apposite preghiere. In tempi passati si onorava in Grecia Melpomene Dea della musica che divenne però soprattutto Dea della tragedia, e fu più vicina alla musica la Dea Tersicore, a cui Apollo sottrasse la sacra lira.
I romani invece accompagnavano il canto con lo zufolo. e successivamente col biflauto, ma ben presto passarono alla lira, sostituendo gli strumenti a fiato con gli strumenti a corda, per cui guarnivano l'altare del Dio Chorus con rami di ulivo in onore di Apollo Dio del suono della lira e indirettamente del bel canto.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
- Apollodoro - I miti greci - a cura di Paolo Scarpi - Fondazione Lorenzo Valla - Mondadori - Milano - 2010 -
- Cicerone - De natura deorum -
- Fabio Mora - Il pensiero storico-religioso antico: autori greci e Roma - Volume 1 - Dionigi di Alicarnasso - Roma - L'Erma di Bretschneider - 1996 -
- Omero - Iliade - a cura di Guido Paduano - Mondadori - Milano - 2007 -
- Attilio De Marchi - "Il culto privato di Roma Antica, I" - Milano - 1896 -
- Jacqueline Champeaux - La religione dei romani - di N. Salomon - Ed. Il Mulino - Trad. G. Zattoni Nesi - 2002 -
- Jacqueline Champeaux - La religione dei romani - di N. Salomon - Ed. Il Mulino - Trad. G. Zattoni Nesi - 2002 -

0 comment:
Posta un commento