MESSAPI (Nemici di Roma)



CAVALIERE MESSAPICO

I Messapi (greco: Μεσσάπιοι, Messápioi; latino: Messapii) erano una tribù iapigia (popolazione indoeuropea di probabile provenienza illirica) che anticamente occupava il Salento (o penisola salentina). Le altre due tribù Iapigie, i Peucezi e i Dauni, erano stanziati rispettivamente nel centro e nel nord della Puglia. 

Le tre tribù avevano un comune idioma, il messapico, che si diffuse a partire dal VII secolo a.c.. Anticamente il territorio dei Messapi, la Messapia, si estendeva da Leuca a sud-est fino a Ceglie e ad Egnazia a nord-ovest, ricoprendo gran parte della penisola salentina.

Quasi tutte le città messapiche erano costruite su luogo elevato, cinte da una o più cerchie di mura a blocchi, regolarmente squadrati, in genere di metri 1,30x0,60 ognuno. Non vi è certezza sulla "dodecapoli", organizzazione politico-militare dei dodici centri messapici più importanti, anche se Strabone scrive dell'esistenza nella regione di tredici città-stato.

Secondo Strabone, i nomi Iapigi, Dauni, Peucezi e Messapi erano adoperati esclusivamente dai greci e non dai nativi, che invece dividevano il Salento in due parti:
- uno meridionale e ionico, il territorio dei Salentinoi (Σαλεντῖνοι in greco, Sallentini in latino), che si estendeva da Otranto a Leuca e da Leuca a Manduria; 
- una settentrionale affacciata sull'Adriatico apparteneva invece ai Kalabroi (in greco Καλαβρούς, in latino Calabri), e andava da Otranto a Egnazia comprendendo l'entroterra.

Con la riforma augustea delle regioni, le denominazioni Daunia e Peucezia spariscono e diventano Apulia, mentre la Calabria (Salento) continua ad avere una denominazione propria. 

Strabone (60 a.c.-24 d.c.) narra che al suo tempo erano equivalenti i nomi Messapia, Iapygia, Sallentina o Calabria per designare il Salento, mentre per Apulia si intendevano i territori dell'attuale Puglia centro-settentrionale. Augusto divise l'Italia in regioni istituendo così la regio II Apulia et Calabria che comprendeva, oltre all'Apulia e alla penisola salentina, anche la colonia beneventana e il Sannio irpino; da allora, il toponimo Messapia scomparve.

ZEUS DI UGENTO

LE ORIGINI

La civiltà messapica risale all'VIII secolo a.c.., come attestano le fonti magno-greche, che ne citano il pericoloso insediamento nei dintorni della colonia di Taras (Taranto) intorno al V secolo a.c.. L'origine dei Messapi è è da accreditarsi nei flussi migratori illirici o egeo-anatolici giunti in Puglia intorno al IX secolo a.c.. L'ipotesi illirica è la più accreditata. 

Oppure i Messapi sono una fusione tra Cretesi, giunti in Italia nel 3300 a.c e gli Illiri li avrebbero conquistati secoli dopo. L'origine cretese si fondava su un passo di Erodoto sugli iapigi:

«Si racconta, infatti, che Minosse, giunto in Sicania (che ora si chiama Sicilia) alla ricerca di Dedalo, vi perì di morte violenta. Passato un po' di tempo, per incitamento d'un dio, tutti i Cretesi, in massa, eccetto quelli di Policne e di Preso, venuti con una grande flotta in Sicania, avrebbero assediato per 5 anni la città di Camico, che, ai tempi miei, era abitata da Agrigentini. 
Alla fine, non riuscendo a conquistarla, né a lottare con la fame, se ne sarebbero andati abbandonando il campo. Quando, durante la navigazione, si trovavano presso la costa Iapigia, una violenta tempesta li avrebbe sorpresi e sbattuti contro terra: sicché, essendosi spezzate le navi, e non vedendosi più modo di ritornare a Creta, fondata in quel luogo la città di Iria, ivi rimasero e divennero Iapigi-Messapi, invece di Cretesi e continentali, da isolani che erano. 

REGIONI IN EPOCA AUGUSTEA
(INGRANDIBILE)
Da Iria, dicono, fondarono le altre colonie, che i Tarentini molto tempo dopo tentarono di distruggere, ma subirono una sconfitta così terribile, che si ebbe il più grave massacro di Greci che conosciamo; non soltanto di Tarentini, ma anche di cittadini di Reggio: di questi ultimi, venuti a dare aiuto ai Tarentini costretti da Micito figlio di Chero, ne morirono 3000; le perdite, poi, dei Tarentini non si contavano nemmeno. 
Micito, che era della casa di Anassilao, era stato da lui lasciato come reggente di Reggio ed è lo stesso che, scacciato da Reggio e stabilitosi a Tegea nell'Arcadia, consacrò in Olimpia le numerose statue, che tutti conoscono
(Erodoto - VII, 170)

Ma si pensa pure al mescolamento tra i coloni cretesi e gli indigeni locali. Marco Terenzio Varrone (116 a.c. – 27 a.c.) narra che il re Idomeneo, cacciato da Creta da una sommossa civile, si fosse rifugiato col suo esercito nel regno illirico di re Divitio. Da qui, unitosi a un ulteriore esercito generosamente offerto dal monarca illirico, a cui si aggiunse una nutrita schiera di profughi locresi, salpò alla volta del Salento e vi si stabilì, dislocando il suo esercito in dodici città, dando vita alla dodecapoli messapica. 

I profughi cretesi, illiri e locresi guidati da re Idomeneo, si sarebbero infine riconosciuti come "Salentini". I ritrovamenti più antichi sono pervenuti da alcune grotte vicine a Otranto e Roca; i primi insediamenti nelle città a Oria, Cavallino, Vaste e Muro Leccese, databili all'VIII secolo a.c..

Intorno al VII-VI secolo a.c. si passa da capanne con zoccolo in pietre irregolari, alzato in mattoni crudi e copertura a rami intrecciati, a costruzioni con più ambienti, di forma quadrangolare, con muretti a secco e mattoni e copertura a tegole.

FORNIEDDU - CASA MESSAPICA

LE CITTA' MESSAPICHE

- Alezio - Fondata dai Messapi o da popolazioni dauno-japige a cui è possibile si siano sovrapposte popolazioni di origine greca, fra l'VIII e il VII sec. a.c. I corredi della necropoli sono nel Museo Palazzo Tafuri. Il parco archeologico espone diverse tipologie di tombe tra VI e II secolo a.c. tra cui una cassa di 20 lastroni di pietra calcarenitica.
- Alytia (Alezio) - IV- III secolo a.c. con mura messapiche che racchiudono 64 ettari di abitato.
Bastae (Vaste) - comune Poggiardo prov. di Lecce, fondata nel 600 a.c..
- Brention/Brentesion (Brindisi) - sulla collinetta sulla prominenza ovest del porto interno, (VIII secolo a.c.). Nel VI sec. venne difesa da muraal cui esterno sorgevano le metropoli. I reperti sono esposti nel museo archeologico provinciale Francesco Ribezzo di Brindisi.
- Carovigno - sulla collina sovrastante l'attuale territorio del comune di Carovigno sorgeva la città di Carbina. I reperti archeologici sono esposti nei musei di Egnazia, Brindisi e Taranto. Una prima cinta muraria circondava la città alta, altre due alla base della collina includevano la necropoli. Tracce della seconda cinta sono visibili presso l'attuale cimitero.
Castro - Alla base della cittadella fortificata, con vista sulla costa sud-est del Salento, si trovano parti delle antiche mura messapiche su cui è stato costruito il castello aragonese.
- Cavallino - non si hanno notizie certe del nome antico, ha un'estensione della cinta muraria di 3100 m per un'area di 69 ettari in cui è stato creato un museo diffuso, di circa 30 ettari, con numerosi resti degli antichi Messapi.
Gnathia (Egnazia) - posta al confine con la Peucezia, era una citta-stato cinta da mura.

MURA MESSAPICHE DI CASTRO

Hyretum/Veretum (Vereto) - su una collina vicina a Leuca, mura in parte visibili di oltre 4 km, nel suo territorio l'attuale Leuca e la baia di San Gregorio dove, a pochi metri di profondità, si scorgono in mare le strutture dell'antico porto ed una scalinata con vicino un pozzo di acqua dolce. 
- Hodrum/Idruntum (Otranto) - nel 1995 sono state scoperte le mura e una porta della città.
-  Kaìlia (Ceglie Messapica) - Sono visibili in loco tratti della cinta muraria messapica. Tutti i reperti sono esposti nel locale museo archeologico. capitale militare.
Karpene/Carbina/Carbinia (Carovigno) - prov. di Brindisi in Puglia, sono messapiche le antiche mura. l'acropoli e il molteplice materiale archeologico. 
- Mandyrion (Manduria) - È il sito meglio conservato con tre cerchie murarie, la più esterna di 3382 m,fossato ed una estesa necropoli di circa 2500 sepolture. Tutta l'area interessata è oggi il parco archeologico delle Mura messapiche.
- Mesagne/Latiano (Muro Tenente) - L'insediamento messapico di 50 ettari ha una cinta muraria lunga 2700 metri, ancora in gran parte conservata sotto erra e rovi. Sembra identificabile con Mesagne, centro messapico VI - III sec. a.c.. Attualmente l'area è oggetto alla costituzione del parco archeologico di Muro Tenente (per un'area di circa 30 ettari), gestito dalla Vrije Universiteit Amsterdam, in collaborazione con il Mibact, l'università del Salento, il comune di Mesagne e il comune di Latiano.
- Μioς/Mios (Muro Leccese) - prov. di Lecce in Puglia, dall'VIII sec. a.c., fu messapica con case allineate lungo le strade, con cinta muraria di 4 km, a blocchi squadrati, per un'area di oltre 100 ettari.
- Muro Leccese - I ruderi delle antiche mura, in parte ancora visibili, racchiudono un territorio fortificato di circa 100 ettari. Numerosi reperti sono esposti nel museo diffuso di Borgo Terra nella piazza centrale del paese e nel museo archeologico di Lecce.
- Neriton (Nardò) - l'abitato risale al VII secolo a.c. con un insediamento messapico.
- Orra (Oria) - i reperti archeologici sono conservati presso il Centro di documentazione messapica, a palazzo Martini nel centro storico del comune. Sono inoltre presenti i resti delle necropoli visitabile nei siti archeologici in piazza cattedrale, piazza Lorch, parco Montalbano e nell'area Pasculli. Non è accessibile il tempio dedicato a Demetra Persefone.
- Ozan (Ugento) -  Le antiche mura racchiudono un'area di oltre 100 ettari. Nel locale museo archeologico molti reperti e la ricostruzione della Tomba dell'Atleta, rinvenuta nei lavori di ampliamento di un'abitazione il 13 luglio 1970, nei pressi della via Salentina con oltre 12 vasi integri.
Pezza Petrosa - territorio del comune di Villa Castelli (BR), presso la strada provinciale per Grottaglie, con resti di una necropoli e un phrourion, avamposto militare greco del IV - I secolo a.c..
Roca Vecchia - Le tracce relative all'età messapica (IV-III secolo a.c.) sono una cinta muraria forse a difesa di un santuario (ma non completata) e diverse tombe. Corredi funerari ed iscrizioni sono visibili presso il museo archeologico di Lecce.

Rudiae - area di influenza della colonia spartana di Taranto, identificata nei resti archeologici nel comune di Lecce, lungo la strada per San Pietro in Lama dove sono visibili le tracce di un anfiteatro e di due cinte murarie in blocchi di pietra calcarenitica (tufo), in un'area di circa 100 ettari. Tutti i corredi funerari e le iscrizioni sono esposti nel museo archeologico di Lecce.
- San Pancrazio Salentino - I primi insediamenti messapici avvennero nella zona di Muro Maurizio, fra Mesagne e San Pancrazio, e in contrada Li Castelli, a 1,5 km a est dal paese dove sono emersi resti di un villaggio di capanne dell'VIII - VII sec. a.c., sostituite nel VI sec. a.c. da abitazioni più complesse. Alla fine del IV sec. a.c., nacque un notevole centro fortificato, abbandonato verso la fine del I sec. d.c., fino all'arrivo dei Romani, che ne fecero un avamposto militare.
- Sturnium (Ostuni) - scavi nel foro Boario, prospiciente le mura medievali, hanno rinvenuto tombe del IV – II secolo a.c., che documentano un centro abitato.
- Soletum (Soleto) - nella Grecia salentina, prov. di Lecce. Oltre a ceramiche messapiche di produzione locale e asce in bronzo sono visibili presso il museo archeologico nazionale di Taranto ricchi corredi funerari e la famosa mappa di Soleto con indicati i nomi (prime lettere) di gran parte delle città Messapiche del V secolo a.c. Visibili alcuni tratti della doppia cinta di mura messapiche ed abitazioni.
- Francavilla Fontana - nel salentino settentrionale (BR). Iniziò a svilupparsi in periodo messapico, anche se all'epoca si trattava di una serie di fattorie. Alcuni studiosi ipotizzano che nei pressi della città odierna possa essersi sviluppata l'antica Rudiae, patria di Quinto Ennio. Nel periodo romano manteneva ancora la forma di piccoli abitati sparsi, i vicus, intorno al centro principale di Oria.
- Valesium (Valesio) - Le mura erano lunghe 3430 metri per un'area di 84 ettari. Presso il museo archeologico prov. Francesco Ribezzo di Brindisi, c'è la Sala Valesio con corredi tombali e vasi apuli e di Gnathia, iscrizioni funerarie, pesi da telaio, monete, vasi in bronzo, in ceramica e a vernice nera.
- Vaste - Uno dei siti più studiati con mura di 3350 m e un'area di 77 ettari. Su 20 ettari è stato istituito il parco dei Guerrieri con una ricostruzione realistica delle capanne messapiche.
- Veglie - sorge nella parte nord-occidentale della provincia leccese, i diversi reperti archeologici, come la tomba del IV-III secolo a.c. il cui corredo funerario è esposto presso il Museo archeologico provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce, testimoniano la frequentazione del territorio già in epoca messapica.

BALZO BRONZEO - CAVALIERE ILLIRICO - VACE SLOVENIA 400 a.c.

MAPPA DI SOLETO

La "Mappa di Soleto", ritrovata nell'omonimo centro salentino, sarebbe secondo alcuni autentica e di epoca messapica, secondo altri sarebbe un falso. La mappa identifica attraverso le prime lettere le posizioni delle diverse città messapiche e per la sua costruzione così semplice sembrerebbe autentica.

La datazione col metodo del carbonio 14 ha confermato che la ceramica è del V secolo a.c.. Si attende ancora una conferma dal laboratorio di Sydney per la datazione del graffito. Nella prima ipotesi, si tratterebbe della più antica rappresentazione cartografica occidentale finora scoperta.



LE VIE

Le strade che collegavano le città più importanti da nord a sud e da est a ovest, furono poi utilizzate e migliorate dai Romani come la direttrice Manduria - Oria - Brindisi che divenne parte della Via Appia. Un'altra strada collegava Brindisi a Lecce venne chiamata dai Romani Via Traiana Calabra. La strada costiera da Manduria a Otranto venne chiamata Via Augusta Sallentina

I FORNIEDDU, LE CASE MESSAPICHE DEL SALENTO

V - IV SEC. a.c. - PERIODO CLASSICO - LE GUERRE CON TARANTO

Dal V secolo a.c. in poi i Messapi costituiscono un'associazione di città-stato in funzione difensiva, che potrebbero corrispondere alle tredici città del territorio di cui parla Strabone, che funzionavano però solo per il periodo di una guerra, contro gli Italioti o al fianco degli Italioti: 

- l'alleanza intorno al 473 a.c. contro Taranto e Reggio. Erodoto narra così lo sterminio di Tarentini e Reggini: «fu questa la più grande strage di Greci e Reggini che noi conosciamo, che dei Reggini morirono 3000 soldati e dei Tarantini non si poté nemmeno contare il numero

- Ne seguì la riscossa di Taranto, come documentato dal donario tarantino, opera di Agelada di Argo, che mostrava cavalli e donne messapiche prigioniere.

- Tucidide riferisce di un aiuto offerto nel 413 a.c. dai Messapi ad Atene, nella guerra del Peloponneso contro Siracusa. I generali ateniesi Demostene ed Eurimedonte traversarono il mar Ionio e approdarono alle isole Cheradi, per imbarcare 150 lanciatori di giavellotto messapi forniti in nome di un antico trattato di amicizia tra Messapi e Ateniesi.



IV III SEC. a.c. PERIODO ELLENISTICO - ESPANSIONE E DOPPIA CINTA MURARIA

- Un'alleanza tra Messapi e Lucani nel 356 a.c. portò alla conquista di Eraclea e Metaponto e all'intervento in aiuto di Taranto da parte del re di Sparta che troverà la morte in battaglia proprio sotto le mura della città messapica di Manduria nel 338 a.c..

- Tra il 333 a.c. ed il 330 a.c., il re epirota Alessandro il Molosso, chiamato dai Tarantini, vinse i Messapi; ma alla morte di Molosso le alleanze si rovesciarono e i Messapi si allearono prima con Taranto e Cleonimo di Sparta (304 a.c. circa) in funzione antilucana ed antiromana:
«Inoltre Alessandro, re di Epiro, invitato in Italia dai Tarantini che invocavano il suo auto contro i Bruzzi, era partito con così grandi ambizioni, come se nella spartizione del mondo, ad Alessandro, figlio di sua sorella Olimpiade, fosse toccato in sorte l'oriente e a sé l'occidente; era convinto, infatti, che avrebbe avuto occasione non minore di imprese, in Italia e in Africa e in Sicilia, di quanto la sorte ne riservava a suo nipote in Asia e in Persia.»

- poi con Agatocle di Siracusa ed infine con Pirro, al cui fianco combatterono nel 279 a.c. nella battaglia di Ascoli di Puglia contro Roma e poi con Taranto. Proprio la guerra secolare tra i Messapi e Taranto avrebbe più tardi in parte favorito la conquista romana della stessa Taranto prima e dell'intero Salento poi, conclusasi intorno al 260 a.c..

SANTUARIO DI MONTE PAPALUCIO

I SANTUARI MESSAPICI

Il santuario messapico di Monte Papalucio sorge sull'omonimo monte nel territorio di Oria in provincia di Brindisi, ad est dell'attuale centro cittadino, ed è situato in una grotta dove si adoravano le divinità Demetra e Persefone.  In basso erano presenti alcune fattorie.

Il santuario si trovava lungo le pendici orientali della collina odierna di Monte Papalucio con vari terrazzamenti dell'epoca. La grotta adibita al culto ha dimensioni modeste, ma era uno dei più importanti dell'intera Messapia, insieme a quello di Grotta Porcinara di Leuca. 

La frequentazione del santuario è attestabile dal VI sec. fino all'età romana, evidentemente le divinità operavano miracoli o almeno così si riteneva, ma fu importante anche in ambito magno-greco, come testimonia il rinvenimento di monete e ceramica anche pregiata.

I depositi votivi trovati in prossimità della grotta e nella grotta erano di diversi materiali e fatture, centinaia di vasi miniaturistici di ottima fattura, più vasi attici a figure nere del V secolo a.c., ceramica corinzia del VI sec., ceramica proveniente da Taranto e dalla Magna Grecia, o figurine che raffigurano divinità o i due animali che qui erano sacrificati: piccoli maiali e colombi.

Oltre alla ceramica sono state rinvenute molte monete da diverse città della Magna Grecia, da Metaponto, Crotone, Sibari, Taranto. Poi ci sono i resti vegetali soprattutto semi di melograno combusti, riferiti al mito di Proserpina, e resti animali di maialini come ossa combuste connessi anch'essi con il culto della fertilità.

Festo riferisce che i Messapi consacravano un cavallo a Giove gettandolo vivo nel fuoco, che possiamo solo ricondurre alla grande importanza che il cavallo aveva per i Messapi e per le popolazioni italiche in genere. La paura della divinità punitrice spingeva ad immolare ciò che contava di più.



L'ECONOMIA MESSAPICA

SANTUARIO MESSAPICO
I Messapi coltivarono l'ulivo, il grano, la vite, i peri, ortaggi e legumi; ma era fiorente la pastorizia e l'allevamento di bovini, equini, suini, ovini. L'artigianato si basava soprattutto su prodotti di ceramica, terracotta e bronzo, fra cui gli specchi prodotti preso Brindisi, il vaso detto "trozzella" con le decorazioni sulle anse a forma di rotella.

Lo Zeus di Ugento è la statua ritrovata nel 1961, di chiaro influso greco, del 530 a.c., espressione dell'arte tarantina, forse si tratta delloZeus Kataibates, il Dio protettore degli Iapigi che secondo la tradizione aveva folgorato i Tarantini che avevano commesso empietà durante la presa di Carbina (Carovigno). Oggi si trova presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto ed una copia in quello di Ugento.



OLPE BRONZEO CON TESORO DI BASTA

Rinvenuto a Basta (Vaste) in Fondo Sant'Antonio conteneva un tesoretto di 150 stateri di argento delle zecche di Tarentum, Heraklea e Thurium databile al III secolo a.c. Appartenuto, probabilmente, al capo dell'antica Basta, è attualmente custodito presso il locale Museo, ubicato nell'antico Palazzo Baronale nel centro storico di Vaste.



LE NECROPOLI

Le tombe messapiche sono di tre tipologie:

a) a fossa (scavate direttamente nella pietra tenera e coperte da un lastrone);
b) a semicamera;
c) a camera.

Le tombe a camera messapiche (IV-II secolo a.c.), appartengono al ceto aristocratico, hanno un dromos, a cui si accede da una scala intagliata nella roccia, ed una camera funeraria completamente affrescata la cui porta di accesso è chiusa da battenti monolitici a volte accostati, in altri ruotanti su cardini. Gli affreschi riproducono gli elementi decorativi che erano presenti nelle abitazioni (lastre marmoree, elementi vegetali, festoni, o anche la travatura lignea presente sul soffitto). Sono visitabili nel parco archeologico di Egnazia.

Nelle tombe maschili troviamo: il 'banchetto', o meglio il consumo del vino, la palestra (e l'igiene mediante lo strigile) e la guerra (punte di lance, cinturoni, elmi e sperone). Nelle tombe femminili troviamo: la trozzella, i gioielli, balsamari e pesi da telaio.

TROZZELLA

LA TROZZELLA

La trozzella era un vaso ovoidale più o meno rastremato al piede, con alte anse nastriformi che terminano con quattro rotelline, due in alto e due all'attacco col ventre. Solitamente prodotta nella tipica argilla chiara locale, veniva spesso decorata con pittura bruno-rossastra o rosso-nerastra.

Per entrambi i sessi le lekanai e i piattelli, per le offerte di cibo per il viaggio nell'"aldilà", le lucerne, atte forse a illuminare il cammino ed una moneta, secondo l'uso greco, per pagare il passaggio all'aldilà.


BIBLIO

- Pasquale Maggiulli - Sull'origine dei Messapi - Lecce - 1934 -
- Domenico Mustilli, Le città della Messapia ricordate da Strabone, in Atti del 17. congresso geografico italiano, 1957 -
Giovanni Uggeri - La viabilità preromana della Messapia - in "Ricerche e studi" Museo Archeologico Provinciale "F. Ribezzo" Brindisi - 1975 -
- Francesco D'Andria - Messapi e Peuceti, in Italia omnium terrarum alumna, Milano 1988 -
- Cesare Daquino, I Messapi. Il Salento prima di Roma, Lecce 1999 (2006) -
Luigi Maggiulli e Sigismondo Castromediano, Le iscrizioni messapiche, Lecce 1871.
- V. Melissano - Monte Papalucio - Archeologia dei Messapi - a cura di F.D'Andria - Bari - 1990 -
- Giovanna Delli Ponti, I bronzi del Museo Provinciale di Lecce, Lecce 1973.
- E. M. De Juliis, F. Galeandro, P. Palmentola - La ceramica geometrica della Messapia - Bari - 2006 -


0 comment:

Posta un commento

 

Copyright 2009 All Rights Reserved RomanoImpero - Info - Privacy e Cookies