LEONE I - LEO I





Nome completo: Flavius Valerius Leo
Incoronazione: 7 febbraio 457
Predecessore: Marciano
Successore: Leone II
Nascita: 411 circa
Morte: 3 febbraio 474
Regno: 457-474 d.c.



LE ORIGINI

Leone I il Trace, o il Grande, nacque appunto in Tracia nel 411.
L'impero non era sicuro dai barbari. Molti di loro, ancora nomadi, non riuscendo a stabilirsi stanzialmente nei territori, si offrivano per l'unico mestiere che sapevano fare, cioè combattere. Alani, Goti e Ostrogoti si arruolarono nell'impero romano d'oriente, senza però quell'amor di patria che aveva sostenuto tanto a lungo l'impero. Con la morte di Marciano si era estinta la dinastia teodosiana e ora la scelta del nuovo imperatore spettava all’esercito e al senato.

Uno dei candidati era Antemio, Magister Militum per Illyricum, nipote del grande Prefetto del Pretorio Antemio durante il regno di Arcadio, che aveva sposato la figlia di Marciano, Eufemia. Marciano però non lo designò come successore, perchè l'avrebbe approvato il senato, ma non Aspar. Antemio comunque divenne imperatore d'occidente, per opera del forte e crudele Ricimero.

In oriente il manovratore di turno era dunque Aspare, Magister Utriusque Militiae Praesentalis Aspare, lo stesso che aveva appoggiato Marciano, un alano che aveva grande influenza alla corte di Costantinopoli. Aspare, valente generale che in passato si era distinto nella repressione dell’usurpazione di Giovanni in occidente, in qualità di barbaro, non poteva aspirare al trono.

Il pericolo germanico si ripresentava, e Aspar era molto potente, visto che suo figlio Ardaburio, era addirittura Magister Militum per Orientem. Onde conservare questo potere, Aspare fece incoronare Leone, un soldato suo subalterno, con la speranza di poterlo manovrare. Il nuovo imperatore fu insediato col nome di Leone I.



IL REGNO

Leone era un cristiano ortodosso molto bigotto, tribuno dei Mattiari e quindi alle dirette dipendenze dell’alano. Il senato accettò e la sua incoronazione, nel febbraio 457, avvenne per consacrazione del Patriarca di Costantinopoli nel palazzo dell’Hebdomon.

Ormai l'incoronazione dei regnanti era nelle mani della Chiesa Cattolica che ne profittò per acquistare maggior potere. Infatti era sufficiente che il Papa scomunicasse l'imperatore per annullare la sua incoronazione.


La cerimonia

La prima parte dell'incoronazione era quasi laica:
“ Ascolta o Dio misericordioso, noi ti invochiamo! Sia Leone l’imperatore! Il benessere popolare invoca Leone. L’esercito tutto lo invoca! Il Palazzo lo attende! Questo è il desiderio del palazzo, dell’esercito e del senato!”


La seconda parte era religiosa:
Leone salì alla tribuna e gli fu posta una catena sul capo da uno degli ufficiali delle Scholae, mentre gliene veniva data un’altra nella mano destra, in segno di legame e responsabilità. Vennero sollevate le insegne e tutti gridarono: “ Leone, sii vittorioso! Dio ci ha dato te, Dio ti conservi! Molti anni! O Dio, proteggi l’Impero Cristiano!

Po i membri della guardia imperiale, i Candidati, gli posero gli scudi sul capo in segno di protezione. Leone si ritirò nel palazzo e indossò gli abiti imperiali ricomparendo con la corona. Dopo che l’adorazione dei dignitari ebbe termine, impugnò una lancia e uno scudo e venne nuovamente acclamato. Leone rispose come da copione: “ Imperatore Cesare Leone, Vittorioso e Sempre Augusto: per volere di Dio e per vostra scelta, amici e valorosi soldati, mi avete letto imperatore dello stato romano!”
E i dignitari risposero: “ Colui che ti ha scelto ti conserverà. Dio proteggerà la tua scelta!” Poi si formò una processione e l’imperatore fece ritorno in città.

LEONE

Il macellaio

Aspar chiese subito a Leone di elevare suo figlio Patrizio al rango di Cesare, dandogli in sposa una delle sue figlie, per assicurare a Patrizio la successione, ma Leone prese tempo.

Per salvaguardare se stesso e il regno dai Germani, Leone I strinse un'alleanza con gli Isauri, un popolo di montanari, banditi e pirati che vivevano nelle selvagge regioni del Tauro e che accorsero numerosi nei reggimenti imperiali. Il capo isaurico Tarasicodissa arrivò a Costantinopoli e sposò Ariadne, la figlia dell’imperatore, dopo aver cambiato il suo nome in quello di Zenone. Nel giro di quattro anni si scatenò una lotta senza quartiere tra le fazioni di Asper e Zenone, che aveva dalla sua un corpo di isaurici, gli Excubitores, che dettarono legge a Bisanzio.

Nel 468 venne allestita una spedizione contro i Vandali del Nord-Africa, ma Leone non ne affidò il comando ad Aspar, bensì a suo cognato Basilisco, fratello dell’imperatrice Verina. L’incompetenza di Basilisco fece correre voce che Aspar avesse corrotto Basilisco per far fallire la spedizione, promettendogli in cambio il trono.

Ciononostante nel 469 Patrizio, figlio di Aspare, ottenne il titolo di Cesare, e alle proteste di chiesa e senato Leone promise la conversione di Patrizio. Questi infatti non solo si convertì ma sposò la figlia più giovane dell’imperatore, Leonzia.

Leone invitò Aspar e i suoi figli a banchetto a Palazzo e ingenuamente quelli acconsentirono. Gli Excubitores avevano il pieno controllo del palazzo, e gli eunuchi del Cubiculum pugnalarono a morte Aspar e Ardaburio, Patrizio venne ferito ma riuscì a fuggire. Il potere di Asper era sconfitto, ma c'era quello degli Isaurici, che avrebbe portato l’impero alle guerre civili.

L'uccisione di Aspare e suo figlio Ardaburio, guadagnò a Leone da parte dei barbari il titolo di "macellaio". In cambio del favore dovette far sposare sua figlia di Leone con Tarasis, il capo degli Isaurici, che nel 474 gli successe con il nome di Zenone.


I Germani

Un germano amico di Aspar, il Comes Ostrys, tentò la vendetta assalendo il Palazzo, ma venne battuto dagli Excubitores. Ostrys fuggì in Tracia, portandosi dietro la concubina gota di Aspar, e trovò rifugio presso un altro amico di Aspar, il capo dei foederati Ostrogoti Teodorico Strabone che devastò la Tracia.

Leone lo rabbonì nominandolo nel 473 Magister Utriusque Militiae Praesentalis, un titolo difficile, visto che a Costantinopoli spadroneggiavano gli isaurici.
Durante il regno di Leone, i Balcani vennero depredati diverse volte dai Goti e dagli Unni, ma Costantinopoli resistè, grazie alle mura ricostruite e rinforzate durante il regno di Teodosio II.


Le persecuzioni

Leone condannò gli eretici, sostenne la costruzione di Chiese e favorì il clero cattolico, che gliene fu riconoscente, tanto che il Papa attribuì all’imperatore l’infallibilità nella fede, incitando i cristiani a “diventare soldati di Cristo...”, nonchè a collaborare all’annientamento degli “eretici” in nome “dell’elevazione della dignità umana”.

Sotto l’imperatore Leone I, papa Leone chiese la continuazione delle violenze contro “i criminali” condannando ogni trattativa e maledicendo gli Ebrei.

Leone I obbedì perseguitando i pelagiani, i manichei, e i priscilliani. obbligò le conversioni e le espiazioni pena la persecuzione e la morte. Non permise che fossero rappresentati spettacoli teatrali o qualsiasi altro spettacolo profano durante le domeniche o i giorni di festa, con grande dissenso fra la popolazione.


Le reliquie

Inoltre trasportò a Costantinopoli con grandi cerimonie un presunto "velo della Vergine Maria". Le reliquie all'epoca si moltiplicavano, non solo nel numero ma nelle copie. I santi cominciarono ad avere quattro braccia, due teste, tre gambe ecc. perchè le stesse reliquie erano doppiate in varie città e a volte nello stesso luogo. Ci sono molti veli della Madonna in giro, nonchè un'infinità di chiodi della croce del Cristo (che non fu mai inchiodato) e attualmente 4 Sacre Sindoni in Europa.

I reliquiari giunsero al ridicolo, serbando nelle chiese perfino il prepuzio di Nostro Signore, nonchè gocce del sangue di Cristo (tutt'ora vigenti nella Chiesa della Scala Santa di Roma), nonchè un pezzo del tavolo su cui cenò la Madonna, tutt'ora servato nella basilica di S. Giovanni a Roma. Ma le reliquie portavano donazioni e lasciti, perchè capaci di togliere in cambio i peccati dei fedeli.



I DUE IMPERI

Leone intensificò i rapporti con l'Impero romano d'Occidente, e dopo la morte di Maggioriano, non riconobbe la creatura di Ricimero, il lucano Libio Severo. Dopo la morte di questi, nel 465, riuscì col consenso di Recimero ad imporre il suo generale bizantino Antemio, che strinse un'alleanza con l'oriente contro i Vandali, che da anni devastavano le coste dell'Italia meridionale e il litorale greco.
Nel 468 le flotte dei due imperi, che insieme contavano mille navi e qualche migliaia di uomini, comandate da Recimero e dal cognato di Leone, Basilisco, partirono dalla Sicilia alla volta di Cartagine.

La spedizione fu un disastro, per l'inettitudine di Basilisco. Infatti questi accettò incredibilmente la proposta del re dei Vandali, Genserico, di fare una tregua. Così il vandalo, approfittando dell'oscurità della notte, appiccò un incendio alle navi romane, distruggendo metà della flotta. Bisanzio ci rimise soldi ed esercito, e Recimero depose Antemio. L'intesa tra i due imperi era miseramente fallita.

Lo storico Malchus del VI sec. accusò Leone di rapacità e di bigotteria, si diceva comunque che amasse circondarsi di filosofi e letterati, pagandoli di tasca propria. Una volta un ciambellano lo redarguì di qusta prodigalità, al che l'imperatore avrebbe risposto: "Magari potessi pagare solo uomini dotti come questi". Non è certa la cosa, perchè Leone, come ormai quasi tutti nel suo tempo, era analfabeta. L'alfabetismo degli antichi Romani, pari a quello italiano di oggi, era ormai un pio ricordo.



LA MORTE 

Leone I cercò di imporre Giulio Nepote, figlio di Zenone e Ariadne, sul trono di Ravenna, nominandolo Augusto alla tenera età di sei anni, ma morì di dissenteria subito dopo aver fatto la nomina. nel 474. Giulio però morì quasi subito favorendo l’ascesa al trono di Zenone, cui era stato già attribuito il titolo di Cesare.


BIBLIO

- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - Il Mulino - 2008 -
- Silvia Ronchey - Lo Stato Bizantino, Collana Piccola Biblioteca - Nuova serie n.47 - Torino - Einaudi - 2002 - 
- Alexander A. Vasiliev - History of the Byzantine Empire - Vol. I - The University of Wisconsin Press - 1980 -
- Silvia Ronchey - Lo stato bizantino - Torino - Einaudi - 2002 -
- Alexander P. Kazhdan - Bisanzio e la sua civiltà - traduz. Giovanna Arcetri - Bari - Laterza - 1983 - Saggio sulla cultura bizantina tra il X e il XII sec. -
- Ralph-Johannes Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton e Compton - 2005 -



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