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FLAVIO ZENONE - FLAVIUS ZENO


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AUREO DI ZENO


Nome: Tarasikodissa, Tarasis o Trascalisseo, detto l'Isaurico - Flavius Zeno Augustus (da Imperatore)
Predecessore: Basilisco
Successore: Anastasio (fine dell'Impero d'Oriente)
Nascita: Zenonopoli 425
Morte: Costantinopoli 9 aprile 491

Padre: Kodisa
Madre: Lallis
Fratello: Longino
Mogli: Arcadia, Ariadne
Regno: dal 474 al 475 e dal 476 al 491 d.c.



LE ORIGINI


Zenone o Tarasis o Trascalisseo, detto l'Isaurico, nacque nell'Isauria (penisola anatolica) a Rusumblada, successivamente ribattezzata Zenonopoli in suo onore.  Nel 426 da Kodisas e da Lallis o Lalis. Fu un imperatore di costumi latini (476-610), della dinastia Trace (457-518). Era pertanto considerato barbaro dai Romani, sebbene gli isauri fossero sudditi romani da almeno due secoli. Essendo niceni e non ariani, però, non avevano alcun impedimento religioso ad accedere al trono, come invece accadeva per le etnie gote e germaniche, che avevano scelto la fede ariana. 

Ebbe anche un fratello, Longino, che aveva sposò una donna, Valeria, che si presume figlia di un dignitario locale. Nonostante gli Isauri venissero considerati come barbari dai Romani, pur essendo cittadini romani da più di due secoli, il giovane guerriero comunque attirò l'attenzione dell'imperatore Leone I nel 460, quando Leone temeva il potere dei mercenari alani nel suo esercito.



IL CURSUM HONORUM

La presenza di Zenone a Costantinopoli è attestata alla metà degli anni 460, quando già aveva iniziato il suo cursum honorum come membro dei protectores domestici, nella guardia imperiale, guadagnandosi la benevolenza dell'imperatore Leone I (detto il Trace o il Grande), che lo voleva contrapporre al troppo potente magister militum germanico Ardaburio Aspare, di stirpe alana.

Ebbe una moglie, Arcadia, dell'aristocrazia costantinopolitana, la cui statua rimase per secoli nei pressi delle Terme di Arcadio, lungo la gradinata che conduceva alla piazza principale.

Nel 465 Zenone entrò in possesso di lettere inviate da Ardaburio iunior, figlio del generale Ardaburio, al sovrano sasanide Peroz I, con le quali lo sollecitava a prendere le armi e a invadere il territorio romano, promettendogli il suo sostegno in questa impresa. 

Zenone consegnò le lettere a Leone, e l'imperatore fece deporre il suo generale, riducendone l'influenza e colpendo le ambizioni del padre, sebbene questi si fosse dissociato dalle azioni del figlio. Come premio per la sua lealtà, Leone I tra la fine del 465 e l'inizio del 466, Zenone fu nominato comes domesticorum cioè comandante dei protectores domestici, un incarico di grande influenza e prestigio.

L'imperatore non aveva figli maschi per cui dette le figlie in moglie a chi poteva dargli appoggio. fece sposare Leonzia con Marciano, figlio dell’imperatore d’Occidente Antemio, e Ariadne, col capotribù guerriero Tarasicodissa, ovvero Zenone, guadagnandosi il favore degli Isauri. Il capotribù ebbe nel 467 un figlio che chiamò Leone, di malferma salute, e, per essere meglio accettato a corte, cambiò il nome in Zenone.

ELIA VERINA MOGLIE DI LEONE I


IL MACELLAIO

Aspar aveva convinto Leone I a nominare erede al trono il figlio Patrizio, un goto di religione ariana. Il clero si ribellò chiedendo un discendente di religione ortodossa, al che Patrizio promise di convertirsi all’ortodossia. Per questi buoni propositi gli venne promessa sposa Leonzia, figlia di Leone.

Zenone sconfisse un'invasione unna di Denzic, figlio di Attila, sulla frontiera occidentale. Aspar, timoroso di tanto successo, armò allora dei soldati della guardia imperiale per uccidere Zenone, ma l’attentato fallì e le guardie corrotte vennero giustiziate.

Zenone piuttosto allarmato si rifugiò a Sardica, in Isauria, ma Leone I, per timore di perdere il consigliere da cui in fondo dipendeva mentalmente, lo nominò Magister Militum d’Oriente. Zenone restò fedele alla guardia dei confini orientali giungendo a combattere un compaesano isaurico, il potente bandito Indaco, ribelle all’Impero Romano. La rivolta finì con l'eccidio del bandito e dei suoi. Zenone cacciò poi i Vandali dall'Epiro, che essi avevano invaso nel 469. Poi combattè contro gli Unni ed i Gepidi a sud del Danubio.

Intanto Aspare nel 470 riuscì a far sposare il proprio figlio minore, Giulio Patrizio, con la figlia minore di Leone, Leonzia, e a farlo nominare Cesare, ma esplosero violente sommosse esplosero nella capitale, finchè Anagast, goto e Magister Militum, comandante in capo delle truppe in Tracia, che aveva mosso contro la Capitale, dissuaso confessò agli ambasciatori di essere stato corrotto da un figlio di Aspar, Ardaburio. 

Allora Zenone fece preparare un banchetto invitando come ospiti Aspar e Ardaburio. Mentre il palazzo era presidiato dagli isauri, gli eunuchi, maestri di coltello, sgozzarono ambedue con tutto il loro seguito.
Il cesare Patrizio fu ferito, ma all'ultimo momento salvato. Ermanarico riuscì a fuggire con l’aiuto dello stesso Zenone e finì con lo sposare la figlia di un figlio illegittimo di Zenone in Isauria. Da questo efferato episodio l'imperatore si guadagnò il soprannome di “Macellaio”. 

Questo sventato presunto tradimento convinse ancor più Leone che fece di Zenone il suo generale di fiducia e lo nominò magister militum praesentalis, il massimo grado militare romano. Molti alleati di Aspar, vollero vendicare la strage. Tra questi il conte Ostrys che fece irruzione nel palazzo imperiale, fermato però dagli Excubitores. Ostrys, che aveva rapito la concubina di Aspar, si recò Tracia dove ad attenderlo c’era un capitano di Aspar, Teodorico Strabone. Nel frattempo Leone si accorse finalmente che la fazione isaurica gli stava sfuggendo di mano, per cui ne vietò per legge l’ingaggio da parte di privati.

ARIADNE

ARIADNE

Nel 466, Zeno sposò la figlia maggiore di Leone I, Ariadne, basilissa dei Romei dal 474 alla propria morte, che fu moglie degli imperatori Zenone e Anastasio I, che era molto più giovane di lui, ma Zenone era diventato patrizio ed il grado di comes domesticorum lo rendeva la terza carica militare dell'impero, un vir illustris, degno sposo per la figlia dell'imperatore, a cui aveva aspirato anche Giulio Patrizio, figlio minore di Aspare.

L'anno successivo, nel 467, Ariadne mise alla luce un bimbo, e poiché l'unico figlio maschio di Leone e di sua moglie Verina era morto da piccolo, questo bimbo diveniva di diritto l'erede al trono presunto e pertanto gli fu dato il nome di Leone. 

Zenone tuttavia non potè presenziare questa nascita, perchè nel 467 partecipò ad una grande campagna militare contro i Goti e gli Unni, al comando delle truppe solitamente guidate da Aspare. Invece non partecipò alla disastrosa campagna militare contro i Vandali, guidata nel 468 dal cognato di Leone, Basilisco. 



LEONE II

Zenone prese in simpatia la posizione monofisita di Pietro Fullo che venne eletto vescovo, ma l'imperatore lo esiliò. Nel 470/471 Zenone dovette affrontare un'invasione di Macroni nell'Armenia romana.

Il 25 ottobre 473, Leone I nominò Cesare il proprio nipote; all'inizio del nuovo anno, Leone I morì e il piccolo Leone II, se già non era stato già proclamato Augusto, lo divenne immediatamente. Il piccolo Augusto però aveva solo sette anni, per cui Ariadne e sua madre Verina, d'accordo col senato, fecero incoronare suo padre Zenone co-imperatore, il 9 febbraio 474. 

Il piccolo fu portato all’Ippodromo e, messagli la corona in mano, gli fu detto di porla sulla testa del padre, davanti a tutto il popolo di Costantinopoli, nel 474 d.c.. Quando Leone II si ammalò e morì, forse di morte naturale, il 17 novembre di quello stesso anno, Zenone divenne l'unico imperatore, però inviso al popolo e al Senato per le sue origini barbare. I suoi consiglieri furono due fratelli dell’Isauria, Illus e Trocundes.

IMPERATORE ZENONE

BASILISCO

L’imperatrice madre Verina voleva mettere sul trono il suo amante Patrizio con l’aiuto di suo fratello, Basilisco. Con l’appoggio del Senato, convinse Zenone a fuggire in Isauria, nel 475, poiché la sua vita era in pericolo. Illus e Trocundes rimasero nella Capitale accanto agli usurpatori. Basilisco uccise Patrizio, confinò la sorella e regnò per circa venti mesi.

Zenone si rinchiuse in una fortezza e riorganizzò l'esercito in gran parte di Isaurici. Infine marciò su Costantinopoli nel 476, incoraggiato dalla popolazione che odiava Basilisco più di lui, a causa del suo malgoverno. Armazio fu inviato a respingere Zenone con tutto l'esercito, ma l’imperatore gli promise il mantenimento della carica di Magister Militum e la nomina a Cesare per il figlio.

Armazio accettò e deviò il suo tragitto per evitare lo scontro. Zenone, dopo che un'armata guidata dal generale Illo disertò in suo favore, entrò senza colpo ferire a Costantinopoli, anche perchè la popolazione odiava più Basilisco che lui, a causa delle tasse gravose, della vendita delle cariche pubbliche e della sostituzione di persone note con altre a lui fedeli.

Basilisco, con moglie e tre figli, a cui era stata promessa l'impunità se si fossero arresi, vennero esiliati in Frigia, chiusi in una cisterna e lasciati morire di fame e di sete. Il figlio di Armazio fu creato Cesare e Illus fu perdonato. Poco dopo però Zenone fece assassinare Armazio e rinchiudere il Cesare in convento. Il Macellaio aveva colpito ancora.



LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO D'ORIENTE

Intanto nel 476 il generale romano di origine scira Odoacre, al comando dei mercenari Eruli, aveva deposto l'imperatore d'occidente Romolo Augusto, inviando le insegne imperiali a Costantinopoli e chiedendo il titolo di Patricius della corte bizantina, onde legittimare il suo potere e governare quel che restava dell'impero romano d'Occidente, cioè l'Italia.

Giulio Nepote, titolare legittimo del trono dell'impero romano d'Occidente, era però ancora in vita per cui Zenone tentò un compromesso.

Non riconobbe ufficialmente a Odoacre il titolo di patricius, ma gli gli conferì il titolo di magister utriusque miliciae, che lo rendeva dux d'Italia. Fu la fine già annunciata dell'Impero romano d'Occidente.

Zenone tentò la pace con Genserico inviando ambasciatori a Cartagine, riconoscendo Genserico come re indipendente, e avallando tutte le sue conquiste, e chiedendo la libertà di religione dei cattolici nel regno vandalo. Genserico accettò.

Dal 472 la contesa tra i due capi degli Ostrogoti, Teodorico il Grande e Teodorico Strabone, aveva messo in pericolo Bisanzio, ma Zenone riuscì a tenerli a bada solo tramite pagamenti e alte cariche di comando.



LE RIVOLTE

Nel 478, l'indomita suocera Verina tentò di uccidere Illo, console, Magister Officiorum ed elevato al rango di patrizio, insomma troppo potente. Il prefetto Epinico, su istigazione di Verina, tentò di far uccidere Illus. L’attentato fallì e Zenone fece trasferire Verina a Tarso dove fu fatta monaca e rinchiusa nel castello di Dalisandus.

Il trattamento di Verina portò a una nuova ribellione nel 479. Flavio Marciano, figlio del defunto imperatore d’Occidente Antemio, e sposato con Leonzia, figlia di Leone I, reclamò il trono per diritto maritale. Marciano, col fratello Procopio, si riunirono all'ostrogoto Teodorico Strabone e le poche truppe imperiali fedeli a Zenone furono sconfitte, tanto più che un terribile terremoto aveva danneggiato le mura della città, pertanto già indifesa.

L’imperatore fuggì ma durante la notte Illo tornò in città con una truppa di Isauri e i ribelli furono sconfitti. Teodorico Strabone, amico di Aspar e Magister Militum in Tracia, partito alla volta di Costantinopoli, fu trovato morto nella sua tenda, per una mossa improvvisa del suo cavallo, trafitto da una lancia appesa sul soffitto. Marciano, catturato, fu fatto prete e mandato in Calcedonia. Leonzia si chiuse in convento.

Poco tempo dopo Ariadne chiese al marito imperatore di far tornare la madre Verinae e Zenone per tutta risposta mandò la moglie da Illo che naturalmente rifiutò. L'imperatrice chiese allora al marito di scegliere tra lei e Illo, l'imperatore scelse lei.

Così Sporazio, emissario di Ariadne e guardia esperta delle Scholae, durante uno spettacolo dell’Ippodromo, tentò di uccidere Illus che però si difese e lo uccise, chiedendo poi un momentaneo trasferimento ad Est. Zenone acconsentì e lo nominò Magister Militum della parte orientale. Illus avanzò verso Antiochia con un gran seguito, andò a Papirius ove era rinchiusa Verina e la prese in ostaggio.

L’imperatore inviò il patrizio Leonzio ad Antiochia, a chidere ad Illus la restituzione di Verina. Questi rifiutò e convinse Leonzio ad unirsi alla rivolta. Allora Zenone procedette per le vie ecclesiastiche, visto il potere che stava accumulando la religione cristiana.

Illus trovò appoggio presso i Calcedoniani contrari al monofisita Zenone, poi cercò un’alleanza col patriarca Giovanni Talaia che però nel 482 era stato deposto a favore di Pietro Mongo, aperto monofisita ed amico di Zenone.

Illus si rivolse poi al Re in Persia e ai satrapi dell’Armenia. Odoacre rifiutò, mentre gli altri due promisero aiuto. Nell'484 i Persiani furono sconfitti dagli Eftaliti ed il Re fu ucciso. Lo scontro fu tra calcedoniani e pagani con Illus, monofisiti e barbari con Zenone. L’Oriente contro l’Occidente.

Zenone mandò un’armata, comandata da Conon, prete di Apamea, e Linges, fratello bastardo di Leone I. Illus tanto brigò che strinse alleanza con Verina, ma la nomina a nuovo imperatore, con la legittimazione di Verina che non era da meno negli intrighi, andò al calcedoniano Leonzio I nel 484.

Zenone nominò Giovanni di Scizia nuovo Magister Militum e lo mandò con Teodorico l’Amalo ed i suoi ausiliari Ostrogoti contro i ribelli, che già avevano respinto l’armata di Conon e Linges. Teodorico l’Amalo fu aiutato dai Ruggii, guidati Ermenrico, figlio di Aspar.

I ribelli furono sconfitti e Leonzio I, Illus e Verina si rinchiusero nella fortezza inespugnabile di Papirius. Verina morì nella fortezza poco dopo. L’assedio durò quattro anni, sino al 488, quando per tradimento furono aperte le porte. Leonzio I ed Illus finirono decapitati e le loro teste affisse sulle picche a Costantinopoli.

LEONE II IMPERATORE

L’HENOTIKON

I monofisiti credevano nell’unica natura di Cristo mentre i Calcedoniani credevano nella natura umana e divina del Cristo. Zenone, monofisita, cercò un compromesso. Ignorò il Concilio di Calcedonia, ma non lo combattè e stilò il documento dell’Henotikon, con cui invitò i ribelli calcedoniani di Leonzio I ed i monofisiti ad unirsi ai Concili di Nicea e Costantinopoli, ponendo l’imperatore a guida della Chiesa. Naturalmente non piacque alla chiesa di Roma che indisse un Concilio e rigettò l’Henotikon.



LA MORTE

Zenone ebbe un figlioletto dello stesso nome dalla prima moglie Arcadia che fu istruito alle arti atletiche, ma ciononostante morì di malattia. Zenone non potè lasciare la discendenza al fratello Longino, imprigionato per ruberie e corruzione, e all’interno del Senato, fu processato ed ucciso Pelagio, altro candidato alla successione.

Zenone ormai vecchio e sfiduciato, morì per un attacco di epilessia nel 491, dopo aver regnato per diciassette anni e due mesi. Poiché lui e Ariadne non avevano avuto altri figli, la sua vedova scelse un suo favorito della corte imperiale, Anastasio, come suo successore.


BIBLIO

- Procopio di Cesarea - De aedificiis -
- W. Barth - Kaiser Zeno - Basilea - 1894 -
- Richard Martin Harrison - The Emperor Zeno's Real Name (XML) - Byzantinische Zeitschrift - 1981 -
- Richard Martin Harrison, The Emperor Zeno's Real Name - Byzantinische Zeitschrift - 1981 -
- Hugh Elton - Flavius Basiliscus (AD 475–476) - De Imperatoribus Romanis - 1998 -
- Stephen Mitchell - A history of the later Roman Empire, AD 284–641: the transformation of the ancient world - Maiden (MA) - Blackwell Publishing - 2007 -
- Gerhard Herm - I bizantini - Milano - Garzanti - 1985 -
- Ralph-Johannes Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - il Mulino - 2008 -



FLAVIO BASILISCO - FLAVIUS BASILISCUS (Usurpatore: 475-476)


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Nome completo: Flavius Basiliscus
Altri titoli: Dominus Noster Perpetuus Augustus
Predecessore: Zenone, deposto
Successore: Zenone, restaurato
Morte: Cappadocia, inverno 476-477
Casa reale: casata di Leone
Coniuge: Elia Zenonis
Figli: Marco, Zenone, Leone.
Regno: 475-476 d.c.



LE ORIGINI

Flavio Basilisco, o Flavius Basiliscus. nacque in Cappadocia, nel 476 dalla casata imperiale di Leone. Era infatti il fratello dell'imperatrice Elia Verina, moglie dell'imperatore Leone I, di origine balcanica. Qualcuno pensa fosse zio di Odoacre, capo degli Eruli, per un frammento di Giovanni di Antiochia in cui è scritto che Odoacre e Armazio, (Armatius) nipote di Basilisco, fossero fratelli. Ma la cosa è molto incerta.

Basilisco prese in moglie Elia Zenonis, da cui ebbe un figlio, Marco, e forse altri due, Zenone e Leone. Sembra che sia Zenonis che Armazio fossero di estrema bellezza, nonchè stravaganza, e tra i due nacque una mal celata passione.



LA CARRIERA MILITARE

La carriera militare di Basiliscus fu molto favorita dalla parentela dell'imperatore, che lo nominò dux della Tracia. Basilisco vi vinse una battaglia contro i Bulgari, nel 463, per cui divenne magister militum in Tracia, nel 464, vincendo poi contro Goti ed Unni nel 466. In considerazione dei successi ottenne il consolato per il 465, e forse anche il rango di patricius.


La disfatta vandalica

Nel 468 Leone nominò Basilisco comandante in capo della spedizione militare contro Cartagine, con più di mille navi e centomila soldati, per punire il re vandalo Genserico del sacco di Roma del 455, durante il quale l'Urbe era stata depredata e incendiata, e l'imperatrice Licinia Eudossia, vedova di Valentiniano III, presa come ostaggio insieme alle figlie.

Il piano fu concertato tra l'imperatore d'Oriente Leone, l'imperatore d'Occidente Antemio e il generale Marcellino. Basilisco si diresse a Cartagine, Marcellino attaccò e conquistò la Sardegna e l'esercito comandato da Eraclio di Edessa sbarcò sulle coste libiche a est di Cartagine, iniziando l'avanzata.
Gli storici danno descrizioni diverse della spedizione.

Niceforo Gregoras parla di centomila navi, Giorgio Cedreno di 1113 navi, ciascuna con cento uomini a bordo. La stima dei costi è di 64.000 libbre di oro, una somma superiore agli introiti annuali del fisco imperiale, mentre Procopio di Cesarea parla di 130.000 libbre di oro. Insomma un disastro totale sia militare che finanziario.

All'inizio Basilisco aveva riportato diverse vittorie sulla flotta dei Vandali, affondando ben 340 navi nemiche. La Sardegna e la Libia erano già state conquistate da Marcellino ed Eraclio, quando Basilisco gettò l'ancora al largo del promontorium Mercurii, oggi Capo Bon, a 60 km da Cartagine. 

Genserico chiese a Basilisco di concedergli cinque giorni per elaborare le condizioni per la pace, raccogliendo invece le proprie navi, riempiendone alcune di combustibile e, durante la notte, le lanciò come roghi contro quelle nemiche, stranamente incustodite.

I comandanti tentarono di salvare alcune navi, ma giunse allora l'attacco delle altre navi vandale e Basilisco fuggì nel mezzo della battaglia. Eraclio si ritirò attraverso il deserto nella Tripolitania, tenendo la posizione per due anni finché non venne richiamato; Marcellino si ritirò in Sicilia, dove venne raggiunto da Basilisco, ma fu assassinato da uno dei suoi capitani.

Al suo ritorno a Costantinopoli, Basilisco si nascose nella chiesa di Hagia Sophia per sfuggire all'ira della popolazione e alla vendetta dell'imperatore. Grazie alla mediazione di Verina, Basilisco ottenne il perdono imperiale, e fu punito solo con l'esilio a Eraclea Sintica, in Tracia.



ASCESA AL TRONO

Nel 471 Basilisco aiutò Leone I a sbarazzarsi dei germani che spadroneggiavano nella sua corte, collaborando all'assassinio del magister militum, l'alano Aspare, il che provocò una rivolta in Tracia, guidata da Teodorico Strabone. Basilisco fu inviato a combatterla insieme al nipote Armazio. Ottenuta la vittoria a basiliscus fu conferito nel 474 il titolo di caput senatus, "primo tra i senatori".

Alla morte di Leone, prese il potere il genero Zenone, che era un "barbaro" isaurico, rimanendo unico imperatore dopo il breve regno di suo figlio Leone II, morto in tenera età. A Costantinopoli però non piacevano nè avere un imperatore barbaro, nè i germani di Teodorico Strabone, nè gli ufficiali isaurici assunti da Leone.



LE RIVOLTE

Sembra che Basilisco riuscisse a corrompere il generale isaurico Illo, per una congiura contro Zenone, con la complicità di Verina, che sollevò una rivolta popolare.
La rivolta, con l'appoggio dei comandanti Teodorico Strabone, Illo e Armazio ebbe successo. Verina convinse Zenone a fuggire da Costantinopoli e l'imperatore tornò nell'Isauria, portando con sé militari fedeli e il tesoro imperiale.

Basilisco fu allora acclamato augusto nel 475 al palazzo Hebdomon, dai ministri di corte e dal Senato e la folla di Costantinopoli, e subito fece uccidere tutti gli Isaurici rimasti in città. Basilisco conferì il titolo di augusta alla moglie Elia Zenonis, e il titolo di cesare e poi di augusto al figlio Marco

Ottenuto il potere, però, Basilisco si alienò in breve tempo l'importante sostegno della chiesa e della popolazione, appoggiando la posizione cristologica monofisita in opposizione al concilio di Calcedonia. Mise poi uomini di sua fiducia nei posti chiave dell'amministrazione imperiale, pestando i piedi a molti, compresa la sorella Verina.

Inoltre Zenone era fuggito col tesoro imperiale, per cui Basilisco fu costretto ad aumentare le tasse persino ai più poveri. Cercò anche di tassare la Chiesa, con l'aiuto del prefetto del pretorio Epinico, da lungo tempo favorito di Verina, sua parente; ma il patriarca di Costantinopoli, Acacio oppose resistenza, e i suoi monaci presero le armi.

Allora Basilisco instaurò nuovamente la pratica della vendita all'asta delle cariche, aumentando il malcontento nella popolazione. In più Costantinopoli era stata colpita da un gigantesco incendio, che distrusse case, chiese, e la biblioteca costruita dall'imperatore Giuliano, il che non migliorò gli animi nè le finanze.



I CONTRASTI

La prima ad abbandonare Basilisco fu la sorella Verina, quando Basilisco fece giustiziare il magister officiorum Patrizio, ritenuto suo amante. Verina aveva organizzato il colpo di stato contro Zenone progettando di mettere sul trono proprio Patrizio, ma era stata preceduta da Basilisco, il quale, appena al trono, ordinò l'esecuzione dell'amante di Verina, candidato naturale per un eventuale colpo di stato. Questa esecuzione allontanò Verina dal fratello, tanto che in seguito l'imperatrice complottò contro Basilisco.

Anche Teodorico Strabone, spinto a sostenere Basilisco in odio all'isaurico Zenone, abbandonò il nuovo imperatore che aveva nominato il proprio nipote Armazio allo stesso rango di magister militum di Strabone stesso. Illo poi non perdonava a Basilisco di aver permesso il massacro degli Isaurici rimasti in città dopo la fuga di Zenone.



LA QUESTIONNE RELIGIOSA

All'epoca di Basilisco, la fede cristiana era dilaniata dal contrasto tra monofisiti e sostenitori del Concilio di Calcedonia: i monofisiti sostenevano che Cristo avesse avuto solo la natura divina, i calcedonici che avesse entrambe le nature, divina e umana. Il Concilio di Calcedonia, convocato nel 451 dall'imperatore Marciano, aveva dichiarato il monofisismo un'eresia, con il sostegno del papa in Occidente e di molti vescovi in Oriente, ma la posizione monofisita era preponderante.

Sin dall'inizio del proprio regno, Basilisco appoggiò apertamente i monofisiti e richiamò in carica i monofisiti Timoteo Erulo e Pietro Fullo. Zaccaria Scolastico racconta di un gruppo di monaci monofisiti egiziani, saputa la morte dell'imperatore Leone, erano partiti da Alessandria per Costantinopoli con una petizione per Zenone in favore del patriarca di Alessandria Timoteo.

Al loro arrivo trovarono sul trono Basilisco, e il magister officiorum Teocisto, già medico di Basilisco e fratello di uno dei monaci, con l'aiuto di Zenonis, ottenne per i monaci udienza da Basilisco, che richiamò i patriarchi monofisiti dall'esilio.

A nome di Basilisco e Marco venne promulgata nel 475 una circolare l'Enkyklikon, a tutti i vescovi, a cui si chideva di riconoscere validi solo i primi tre sinodi ecumenici, ricusando il concilio di Calcedonia, e di rifiutare il Tomo di Leone.

Molti dei vescovi orientali accettarono di firmare la lettera; venne anche celebrato un concilio a Efeso, che appoggiò la circolare e si schierò su posizioni euticiane. Il patriarca di Costantinopoli, Acacio, rifiutò però di ricusare il concilio di Calcedonia, che aveva concesso il predominio del patriarcato di Costantinopoli sugli altri, alla pari con la sede di Roma. Ottenuto il sostegno dei monaci e della popolazione, Acacio pose a lutto la chiesa di Hagia Sophia e accusò Basilisco d'eresia.

In seguito chiese il sostegno di Daniele lo Stilita, che sceso dalla colonna però lo rimproverò, minacciandolo di dannazione eterna. Daniele ed Acacio a loro volta organizzarono delle processioni e pregarono contro Basilisco.



LA MORTE

Salito al trono, Basilisco inviò Illo e suo fratello Trocundo contro Zenone, il quale si era arroccato nella propria fortezza in Isauria e aveva ripreso il suo posto di capo degli Isauri. Durante l'assedio alla fortezza di Zenone, Illo e Trocundo ricevettero lettere di alcuni ministri della corte che chiedevano il ritorno di Zenone, in quanto la città preferiva ora un isaurico ad un monofisita, la cui impopolarità cresceva con l'aumento dalla pressione fiscale.

Flavio Appallio Illo Trocundo, e suo fratello Illo, ambedue isauri, covavano vendetta verso Zenone che non li aveva ripagati come promesso. Ma Illo aveva catturato il fratello di Zenone, Longino, un prezioso ostaggio che trattenne per un decennio, e con cui contava di poter controllare Zenone una volta riposto sul trono imperiale. Per le richieste della corte e per l'ostaggio dunque Illo decise di allearsi con Zenone, mettendogli a disposizione il suo esercito.

Basilisco spaventato annullò la circolare contro il concilio di Calcedonia, poi inviò Armazio, in qualità di magister militum, in Asia Minore con tutte le forze disponibili per contrastare l'avanzata dell'esercito isaurico. Zenone allora inviò ad Armazio un messaggio segreto con cui gli garantiva il mantenimento a vita del rango di magister militum e l'elevazione del figlio al rango di cesare. Armazio, come Illo, tradì così Basilisco alleandosi con Zenone, e marciò in Isauria evitando Zenone.

Nel 476, Zenone, con l'ausilio di Illo, mise sotto assedio Costantinopoli. Il Senato della città non solo non si difese, ma gli aprì le porte riponendolo sul trono senza colpo ferire. Basilisco si rifugiò nuovamente in una chiesa, ma fu tradito dal patriarca Acacio e si arrese con la propria famiglia, non prima di aver ottenuto da Zenone la solenne promessa che il loro sangue non sarebbe stato versato, e la promessa fu crudelmente mantenuta. Basilisco, sua moglie e i suoi figli furono inviati in una fortezza in Cappadocia, dove furono rinchiusi in una cisterna vuota e fatti morire di fame e di sete. Basilisco aveva governato per soli venti mesi.


Il dopo Basilisco

Nel 483 Zenone chiese a Illo di rilasciare Longino, il quale si rifiutò di obbedire ed iniziò una ribellione che lo portò alla morte. Una volta liberato (485), Longino fece carriera, venendo nominato magister militum praesentialis nel 485 ottenendo per due volte il consolato, nel 486 e nel 490.


BIBLIO

- John Bagnell Bury - XII.1 The Usurpation of Basiliscus (A.D. 475‑476) - History of the Later Roman Empire From the Death of Theodosius I to the Death of Justinian (A.D. 395 to A.D. 565) - vol. 1 - New York - Dover Books - 1958 -
- Hugh Elton - Flavius Basiliscus (AD 475-476) - De Imperatoribus Romanis - 1998 -
- Teodoro Mommsen - Storia di Roma - Milano - Dall'Oglio - 1961 -



LEONE II - LEO II (Usurpatore: 474)


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Nome: Flavius Leo Augustus
Predecessore: Leone I
Successore: Zenone
Nascita: 467 circa
Morte: 17 novembre 474
Regno: 474 d.c.


AELIA ARIADNE
Leone II era il figlio di Zenone e di Ariadne, figlia di Leone I e Verina, e quindi nipote di Leone I. Come parente maschio più prossimo all'imperatore, venne nominato, alla morte del nonno, suo successore, all'età di soli 5 anni.

Aelia Ariadne, figlia dell'imperatore Leone I e della moglie Elia Verina, era sorella di Leonzia. Sposò l'isaurico Tarasis, che prese il nome greco di Zenone e fu a sua volta imperatore (474-491) dopo il suocero e il figlio Leone II (474).

Un ritratto di questa imperatrice, uno dei rari esempi della scultura ufficiale della prima età bizantina, di fattura bizantina, è conservato ai Musei Vaticani.

La scultura, in epoca rinascimentale, si trovava nella navata sinistra di San Giovanni in Laterano, identificato erroneamente come ritratto di Elena, madre di Costantino.

Il ritratto, in marmo bianco era arricchito da pietre nere incastonate al posto delle pupille e dal colore rosso del copricapo, con decorazioni in foglia d'oro.

Poiché Leone II era troppo giovane per governare, Ariadne e la di lei madre Verina incoronarono Zenone come co-imperatore, nel 9 febbraio 474.

Quando Leone II si ammalò per una malattia sconosciuta e dopo circa 10 mesi di regno nel novembre del 474 morì, gli successe il padre Zenone come unico imperatore, il cui regno venne però contrastato da Verina, madre di Ariadne.


BIBLIO

- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - Il Mulino - 2008 -
- Silvia Ronchey - Lo Stato Bizantino - Collana Piccola Biblioteca - Nuova serie n.47 - Torino - Einaudi - 2002 - 
- Alexander A. Vasiliev - History of the Byzantine Empire - Vol. I - The University of Wisconsin Press - 1980 -
- Gerhard Herm - I bizantini - Milano - Garzanti - 1985 -
- John Julius Norwich - Bisanzio - Milano - Mondadori - 2000 -
- Ralph-Johannes Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton e Compton - 2005 -
- Alain Ducellier, Michel Kapla - Bisanzio (IV-XV secolo) - Milano - San Paolo - 2005 -




LEONE I - LEO I


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Nome completo: Flavius Valerius Leo
Incoronazione: 7 febbraio 457
Predecessore: Marciano
Successore: Leone II
Nascita: 411 circa
Morte: 3 febbraio 474
Regno: 457-474 d.c.



LE ORIGINI

Leone I il Trace, o il Grande, nacque appunto in Tracia nel 411.
L'impero non era sicuro dai barbari. Molti di loro, ancora nomadi, non riuscendo a stabilirsi stanzialmente nei territori, si offrivano per l'unico mestiere che sapevano fare, cioè combattere. Alani, Goti e Ostrogoti si arruolarono nell'impero romano d'oriente, senza però quell'amor di patria che aveva sostenuto tanto a lungo l'impero. Con la morte di Marciano si era estinta la dinastia teodosiana e ora la scelta del nuovo imperatore spettava all’esercito e al senato.

Uno dei candidati era Antemio, Magister Militum per Illyricum, nipote del grande Prefetto del Pretorio Antemio durante il regno di Arcadio, che aveva sposato la figlia di Marciano, Eufemia. Marciano però non lo designò come successore, perchè l'avrebbe approvato il senato, ma non Aspar. Antemio comunque divenne imperatore d'occidente, per opera del forte e crudele Ricimero.

In oriente il manovratore di turno era dunque Aspare, Magister Utriusque Militiae Praesentalis Aspare, lo stesso che aveva appoggiato Marciano, un alano che aveva grande influenza alla corte di Costantinopoli. Aspare, valente generale che in passato si era distinto nella repressione dell’usurpazione di Giovanni in occidente, in qualità di barbaro, non poteva aspirare al trono.

Il pericolo germanico si ripresentava, e Aspar era molto potente, visto che suo figlio Ardaburio, era addirittura Magister Militum per Orientem. Onde conservare questo potere, Aspare fece incoronare Leone, un soldato suo subalterno, con la speranza di poterlo manovrare. Il nuovo imperatore fu insediato col nome di Leone I.



IL REGNO

Leone era un cristiano ortodosso molto bigotto, tribuno dei Mattiari e quindi alle dirette dipendenze dell’alano. Il senato accettò e la sua incoronazione, nel febbraio 457, avvenne per consacrazione del Patriarca di Costantinopoli nel palazzo dell’Hebdomon.

Ormai l'incoronazione dei regnanti era nelle mani della Chiesa Cattolica che ne profittò per acquistare maggior potere. Infatti era sufficiente che il Papa scomunicasse l'imperatore per annullare la sua incoronazione.


La cerimonia

La prima parte dell'incoronazione era quasi laica:
“ Ascolta o Dio misericordioso, noi ti invochiamo! Sia Leone l’imperatore! Il benessere popolare invoca Leone. L’esercito tutto lo invoca! Il Palazzo lo attende! Questo è il desiderio del palazzo, dell’esercito e del senato!”


La seconda parte era religiosa:
Leone salì alla tribuna e gli fu posta una catena sul capo da uno degli ufficiali delle Scholae, mentre gliene veniva data un’altra nella mano destra, in segno di legame e responsabilità. Vennero sollevate le insegne e tutti gridarono: “ Leone, sii vittorioso! Dio ci ha dato te, Dio ti conservi! Molti anni! O Dio, proteggi l’Impero Cristiano!

Po i membri della guardia imperiale, i Candidati, gli posero gli scudi sul capo in segno di protezione. Leone si ritirò nel palazzo e indossò gli abiti imperiali ricomparendo con la corona. Dopo che l’adorazione dei dignitari ebbe termine, impugnò una lancia e uno scudo e venne nuovamente acclamato. Leone rispose come da copione: “ Imperatore Cesare Leone, Vittorioso e Sempre Augusto: per volere di Dio e per vostra scelta, amici e valorosi soldati, mi avete letto imperatore dello stato romano!”
E i dignitari risposero: “ Colui che ti ha scelto ti conserverà. Dio proteggerà la tua scelta!” Poi si formò una processione e l’imperatore fece ritorno in città.

LEONE

Il macellaio

Aspar chiese subito a Leone di elevare suo figlio Patrizio al rango di Cesare, dandogli in sposa una delle sue figlie, per assicurare a Patrizio la successione, ma Leone prese tempo.

Per salvaguardare se stesso e il regno dai Germani, Leone I strinse un'alleanza con gli Isauri, un popolo di montanari, banditi e pirati che vivevano nelle selvagge regioni del Tauro e che accorsero numerosi nei reggimenti imperiali. Il capo isaurico Tarasicodissa arrivò a Costantinopoli e sposò Ariadne, la figlia dell’imperatore, dopo aver cambiato il suo nome in quello di Zenone. Nel giro di quattro anni si scatenò una lotta senza quartiere tra le fazioni di Asper e Zenone, che aveva dalla sua un corpo di isaurici, gli Excubitores, che dettarono legge a Bisanzio.

Nel 468 venne allestita una spedizione contro i Vandali del Nord-Africa, ma Leone non ne affidò il comando ad Aspar, bensì a suo cognato Basilisco, fratello dell’imperatrice Verina. L’incompetenza di Basilisco fece correre voce che Aspar avesse corrotto Basilisco per far fallire la spedizione, promettendogli in cambio il trono.

Ciononostante nel 469 Patrizio, figlio di Aspare, ottenne il titolo di Cesare, e alle proteste di chiesa e senato Leone promise la conversione di Patrizio. Questi infatti non solo si convertì ma sposò la figlia più giovane dell’imperatore, Leonzia.

Leone invitò Aspar e i suoi figli a banchetto a Palazzo e ingenuamente quelli acconsentirono. Gli Excubitores avevano il pieno controllo del palazzo, e gli eunuchi del Cubiculum pugnalarono a morte Aspar e Ardaburio, Patrizio venne ferito ma riuscì a fuggire. Il potere di Asper era sconfitto, ma c'era quello degli Isaurici, che avrebbe portato l’impero alle guerre civili.

L'uccisione di Aspare e suo figlio Ardaburio, guadagnò a Leone da parte dei barbari il titolo di "macellaio". In cambio del favore dovette far sposare sua figlia di Leone con Tarasis, il capo degli Isaurici, che nel 474 gli successe con il nome di Zenone.


I Germani

Un germano amico di Aspar, il Comes Ostrys, tentò la vendetta assalendo il Palazzo, ma venne battuto dagli Excubitores. Ostrys fuggì in Tracia, portandosi dietro la concubina gota di Aspar, e trovò rifugio presso un altro amico di Aspar, il capo dei foederati Ostrogoti Teodorico Strabone che devastò la Tracia.

Leone lo rabbonì nominandolo nel 473 Magister Utriusque Militiae Praesentalis, un titolo difficile, visto che a Costantinopoli spadroneggiavano gli isaurici.
Durante il regno di Leone, i Balcani vennero depredati diverse volte dai Goti e dagli Unni, ma Costantinopoli resistè, grazie alle mura ricostruite e rinforzate durante il regno di Teodosio II.


Le persecuzioni

Leone condannò gli eretici, sostenne la costruzione di Chiese e favorì il clero cattolico, che gliene fu riconoscente, tanto che il Papa attribuì all’imperatore l’infallibilità nella fede, incitando i cristiani a “diventare soldati di Cristo...”, nonchè a collaborare all’annientamento degli “eretici” in nome “dell’elevazione della dignità umana”.

Sotto l’imperatore Leone I, papa Leone chiese la continuazione delle violenze contro “i criminali” condannando ogni trattativa e maledicendo gli Ebrei.

Leone I obbedì perseguitando i pelagiani, i manichei, e i priscilliani. obbligò le conversioni e le espiazioni pena la persecuzione e la morte. Non permise che fossero rappresentati spettacoli teatrali o qualsiasi altro spettacolo profano durante le domeniche o i giorni di festa, con grande dissenso fra la popolazione.


Le reliquie

Inoltre trasportò a Costantinopoli con grandi cerimonie un presunto "velo della Vergine Maria". Le reliquie all'epoca si moltiplicavano, non solo nel numero ma nelle copie. I santi cominciarono ad avere quattro braccia, due teste, tre gambe ecc. perchè le stesse reliquie erano doppiate in varie città e a volte nello stesso luogo. Ci sono molti veli della Madonna in giro, nonchè un'infinità di chiodi della croce del Cristo (che non fu mai inchiodato) e attualmente 4 Sacre Sindoni in Europa.

I reliquiari giunsero al ridicolo, serbando nelle chiese perfino il prepuzio di Nostro Signore, nonchè gocce del sangue di Cristo (tutt'ora vigenti nella Chiesa della Scala Santa di Roma), nonchè un pezzo del tavolo su cui cenò la Madonna, tutt'ora servato nella basilica di S. Giovanni a Roma. Ma le reliquie portavano donazioni e lasciti, perchè capaci di togliere in cambio i peccati dei fedeli.



I DUE IMPERI

Leone intensificò i rapporti con l'Impero romano d'Occidente, e dopo la morte di Maggioriano, non riconobbe la creatura di Ricimero, il lucano Libio Severo. Dopo la morte di questi, nel 465, riuscì col consenso di Recimero ad imporre il suo generale bizantino Antemio, che strinse un'alleanza con l'oriente contro i Vandali, che da anni devastavano le coste dell'Italia meridionale e il litorale greco.
Nel 468 le flotte dei due imperi, che insieme contavano mille navi e qualche migliaia di uomini, comandate da Recimero e dal cognato di Leone, Basilisco, partirono dalla Sicilia alla volta di Cartagine.

La spedizione fu un disastro, per l'inettitudine di Basilisco. Infatti questi accettò incredibilmente la proposta del re dei Vandali, Genserico, di fare una tregua. Così il vandalo, approfittando dell'oscurità della notte, appiccò un incendio alle navi romane, distruggendo metà della flotta. Bisanzio ci rimise soldi ed esercito, e Recimero depose Antemio. L'intesa tra i due imperi era miseramente fallita.

Lo storico Malchus del VI sec. accusò Leone di rapacità e di bigotteria, si diceva comunque che amasse circondarsi di filosofi e letterati, pagandoli di tasca propria. Una volta un ciambellano lo redarguì di qusta prodigalità, al che l'imperatore avrebbe risposto: "Magari potessi pagare solo uomini dotti come questi". Non è certa la cosa, perchè Leone, come ormai quasi tutti nel suo tempo, era analfabeta. L'alfabetismo degli antichi Romani, pari a quello italiano di oggi, era ormai un pio ricordo.



LA MORTE 

Leone I cercò di imporre Giulio Nepote, figlio di Zenone e Ariadne, sul trono di Ravenna, nominandolo Augusto alla tenera età di sei anni, ma morì di dissenteria subito dopo aver fatto la nomina. nel 474. Giulio però morì quasi subito favorendo l’ascesa al trono di Zenone, cui era stato già attribuito il titolo di Cesare.


BIBLIO

- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - Il Mulino - 2008 -
- Silvia Ronchey - Lo Stato Bizantino, Collana Piccola Biblioteca - Nuova serie n.47 - Torino - Einaudi - 2002 - 
- Alexander A. Vasiliev - History of the Byzantine Empire - Vol. I - The University of Wisconsin Press - 1980 -
- Silvia Ronchey - Lo stato bizantino - Torino - Einaudi - 2002 -
- Alexander P. Kazhdan - Bisanzio e la sua civiltà - traduz. Giovanna Arcetri - Bari - Laterza - 1983 - Saggio sulla cultura bizantina tra il X e il XII sec. -
- Ralph-Johannes Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton e Compton - 2005 -



FLAVIO MARCIANO - FLAVIUS MARCIANUS


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Nome completo: Flavius Marcianus
Predecessore: Teodosio II
Successore: Leone I
Nascita: Illiria 392 dc
Morte: 457
Regno: 450-457 d.c.



LE ORIGINI

Flavio Marciano, Flavius Marcianus, nacque in Tracia o in Illiria nel 392 d.c., figlio di un soldato, ed egli stesso seguì le orme paterne arruolandosi in un'unità militare nei pressi di Filippopoli. A ventinove anni, nel 421, prese parte alle guerre contro i Persiani, durante le quali cadde ammalato. Successivamente divenne ufficiale cadetto, protector domesticus. Quindi servì per quindici anni come comandante di un reggimento agli ordini di Ardaburio Il Vecchio e del figlio Aspar, i due più eminenti generali di Teodosio II.

Nei tre anni 431-434, fu ufficiale con Aspar in Africa contro i Vandali e venne catturato in un combattimento nei pressi di Hippo Regius; portato dinnanzi al re vandalo Genserico, venne rilasciato dietro giuramento che non avrebbe mai più preso le armi contro i Vandali. Attraverso l'influenza di questi generali divenne capitano delle guardie, e venne successivamente elevato al rango di tribuno e senatore.



LE NOZZE

Nel luglio del 450 l'imperatore d'Oriente era morto, il trono era pericolosamente vacante. Pulcheria, sorella del defunto Teodosio II, pensò bene di abdicare alla sua verginità e di sposarsi. Mise gli occhi sul sessantenne Marciano, senatore ed ex-soldato, forte e determinato, nato da stirpi di Illiria o Tracia, le terre dei migliori legionari.

Contrariamente agli altri imperatori bizantini, Marciano fu scelto come marito e associato come imperatore dalla ‘basilissa’, come principe consorte, ma in realtà i due sposi divenivano sovrani di pari grado con pieni poteri ciascuno; inoltre essendo sacra la figura dell’imperatore o imperatrice esistente, tutte le sue scelte divenivano sacre, quindi anche la sposa o lo sposo prescelto. Si dice che Pulcheria sposasse Marciano col patto che rispettasse la sua verginità, ma è impossibile perchè anche per la chiesa di allora il matrimonio sarebbe stato invalido senza consumazione.



ATTILA

Marciano fece uccidere subito il consigliere Crisafio Zstommas, e nominò suoi consiglieri il Maestro degli Uffici Eufemio ed il prefetto del pretorio Palladio. Era sul trono da pochi mesi quando Attila inviò i suoi messi a riscuotere la gravosa tassa che aveva già dissanguato lo stato. L'imperatore rispose: “Per Attila ho ferro, non oro.” L'Impero Romano d'Oriente non si sarebbe sottomesso ad Attila, a costo di scendere in battaglia.

Quando il capo barbaro seppe la notizia fu tentato dal volgere le armate verso Costantinopoli. Però stava preparando un'immensa spedizione verso Occidente. Nell'inverno del 451, l'esercito unno si rivolse verso le Gallie. Il popolo di Costantinopoli festeggiò lo scampato pericolo per le strade e messe straordinarie in tutte le chiese vennero svolte contro il capo barbaro ed a favore del nuovo imperatore.

Sapendo che non sarebbe riuscito a catturare la capitale d'oriente di Costantinopoli, Attila si rivolse ad occidente e si impegnò nella campagna in Gallia nel 451 e in Italia nel 452, lasciando perdere Marciano.



LE RIFORME

Marciano riformò le finanze, diminuì le spese e ripopolò i distretti devastati. Respinse gli attacchi a Siria ed Egitto (452) e schiacciò le turbolenze sulla frontiera armena (456).

Il rifiuto di rinnovare i sussidi ad Attila fece parte di un piano generale per la riduzione delle spese: per esempio, i consoli, invece di distribuire il denaro alla popolazione di Costantinopoli, ebbero la direttiva di spenderlo per mantenere in buone condizioni l'acquedotto cittadino.

D'altra parte vennero rimessi gli arretrati delle tasse, mentre furono aboliti i servizi da prestare alle proprietà dei senatori.

I senatori furono sollevati da un regolamento che proibiva loro matrimoni contratti con schiave, liberte, attrici e altre donne di classe sociale inferiore.

Marciano non fece invece nulla per aiutare l'occidente durante le campagne di Attila e, mantenendo la sua promessa, ignorò le depredazioni di Genserico, anche quando i Vandali saccheggiarono Roma nel 455. Nel 453 si era riacceso il conflitto tra Attila e Marciano, ma il re unno morì prima che scoppiasse una guerra.

Marciano dichiarò di aver visto in sogno l'arco di Attila spezzato di fronte a lui, e pochi giorni dopo giunse notizia della sua morte. Prudentemente Marciano preferì non provocare i Persiani, e quando gli Armeni si opposero alle pressioni della Persia per costringerli ad abbandonare la fede cristiana, egli assicurò il re persiano Yezdegard II che non sarebbe intervenuto.



IL CONCILIO DI CALCEDONIA

La condanna pronunciata dal concilio di Costantinopoli nel 448 contro Eutiche e la sua dottrina nell'unica natura di Cristo, aveva impedito la riabilitazione di Eutiche dopo il concilio di Efeso del 449.

A questo sinodo avevano partecipato anche i legati del papa Leone I Magno, incaricati di recare il “Tomus ad Flavianum”, vale a dire la lettera dommatica con la quale Leone aveva condannato Eutiche. Ma Dioscoro di Alessandria aveva con la violenza, ottenuto l'assoluzione di Eutiche, l'approvazione della dottrina di lui e la condanna di Flaviano e di tutti gli altri avversari di Eutiche.

Leone I non si arrese. Ottenuto che i vescovi occidentali riconoscessero il Tomus, procurò che l'accettassero anche gli orientali. Nel 450 inviò a Costantinopoli i vescovi Abbondio di Como, Asterio di Capua con i sacerdoti Basilio e Senatore, muniti di lettere per Teodosio e Pulcheria. L'accoglienza fu ottima si che nel 451 in tutte le province imperiali, eccezion fatta per l'Egitto e parte dell'Illirico, avevano aderito pienamente alla sua lettera dogmatica.

Marciano, affinché il Tomus fosse universalmente riconosciuto, volle indire un sinodo, “affinché a norma di ciò che la santità tua secondo i canoni ecclesiastici ha definito, i vescovi convenuti stabiliscano ciò che giovi alla religione cristiana ed alla fede cattolica.”

Il papa non era d'accordo, poiché Attila devastava le Gallie e minacciava l'Italia stessa, ma Marciano intimò a tutti i vescovi e al Papa di trovarsi a Calcedonia e qui, nel 451 ebbe inizio il IV concilio ecumenico della cristianità.

L'opera compiuta dai circa 600 vescovi sotto la presidenza dei legati di Leone, e sotto la sorveglianza dei gloriosissimi iudices, ovvero senatori scelti dall'imperatore Marciano per mantenere il protocollo, si può ridurre a tre capi:
  1. il processo contro Eutiche, Dioscoro e i responsabili del concilio di Efeso.
  2. la definizione della fede cattolica intorno alle due nature di Cristo.
  3. I canoni disciplinari.
Il concilio di Calcedonia proclamò Cristo perfetto Dio e perfetto Uomo, della stessa sostanza del Padre e dello Spirito Santo; ne furono anche riconosciute le due nature, divina e umana, senza confusione o mutamento, né divisione o separazione. Tale proclamazione andò contro la dottrina proclamata da Eutiche, il monofisismo, e contro l'Arianesimo.

Il processo contro Eutiche e Dioscoro finì con la deposizione di Dioscoro e dei suoi compagni. Il concilio divenne per enunciazione di Papa Leone "la colonna contro l'eresia", che dette man mano via libera alle terribili persecuzioni della Chiesa contro i seguaci di oltre 600 dottrine eretiche, attraverso l'abiura forzata, la prigionia, la morte, la tortura e il rogo.



LA MORTE


L’imperatrice Pulcheria morì nel luglio 453, nel terzo anno del governo di Marciano, egli le sopravvisse, governando da solo, fino al 457 quando morì di malattia, probabilmente una cancrena contratta durante un lungo pellegrinaggio religioso.

Secondo alcuni invece la morte fu dovuta ad una congiura ordita dal generale goto Aspar ed il patriarca di Costantinopoli Anatolio, che gli avevano somministrato del veleno. Negli ultimi tempi questa tesi è stata fortemente rivalutata, vista la durata della malattia che colpì l'imperatore, di circa cinque mesi.

Ambedue furono sepolti nella Chiesa imperiale dei Santi Apostoli di Costantinopoli. Come per tutti gli imperatori e imperatrici, che avevano convocato dei Concili, la Chiesa d’Oriente lo ha riconosciuto come santo. Marciano Fu sepolto a fianco alla moglie Pulcheria, morta nel 453, nella chiesa dei Santi Apostoli.

Nonostante il suo breve regno e il suo abbandono dell'impero d'Occidente, Marciano è considerato uno dei migliori tra i primi imperatori bizantini. Il popolo, infatti, gridava ogni volta che veniva nominato un nuovo imperatore: "Regna come Marciano!". La Chiesa cristiana ortodossa riconosce lui e la moglie Pulcheria come santi; la loro festa cade il 17 febbraio.


BIBLIO

- Louis-S. Le Nain de Tillemont - Vita dell'imperatore Marciano - PagineSvelate - Gerenzano (Varese) - 2011 -
- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - Il Mulino - 2008 -
- Silvia Ronchey - Lo Stato Bizantino, Collana Piccola Biblioteca - Nuova serie n.47 - Torino - Einaudi - 2002 - 
- S. Ronchey, Tommaso Braccini - Il romanzo di Costantinopoli - guida letteraria alla Roma d'Oriente - Collana Super ET - Torino - Einaudi - 2010 -
-  Marcello Gigante - Studi sulla civiltà letteraria bizantina - 1981 -


TEODOSIO II - THEODOSIUS II


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Nome: Flavius Theodosius iunior
Predecessore: Arcadio
Successore: Marciano
Nascita: 10 aprile 401
Morte: 28 luglio 450

Regno: 428-450 d.c.



LE ORIGINI

Teodosio II nacque a Costantinopoli nel 401 d.c. dall'imperatore Arcadio e da sua moglie Aelia Eudossia, continuando la dinastia teodosiana, originata da Teodosio I il Grande. Fu proclamato Augusto, dopo un solo anno di vita, da suo padre che, per timore che alla propria morte il bambino potesse essere deposto lo affidò alla custodia di Yezdegerd I, re sasanide di Persia, all'epoca in grande armonia con l'impero romano. Il re giurò di muovere guerra contro chiunque minacciasse il trono di Arcadio o di Teodosio II.

Quando Arcadio morì, nel 408, Teodosio II gli succedette sul trono d'Oriente. Aveva solo 7 anni, per cui fu affidato alle cure dell'eunuco di palazzo Antioco, ma con la reggenza di Flavio Antemio, allora prefetto del pretorio di Costantinopoli. Da bambino visse isolato dal mondo tra le mura della reggia, senza contatti sociali, la sua unica compagnia erano i libri.



INTANTO NELL'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE

Poco dopo la morte di Arcadio, Stilicone forse in accordo col goto Alarico, aumentò la sua influenza sull'impero, forse desiderando il trono per sè. Ma l'imperatore Onorio si fece convincere che volesse tradirlo così nel 408 Stilicone fu arrestato, processato e giustiziato a Ravenna. Con la sua morte riaffiorò l'odio dei romani per i barbari. Onorio aveva non solo privato l'Impero dell'unico generale valido, ma aveva dato inizio alle violenze dei legionari romani sui propri ausiliari barbari. I superstiti goti, abbandonato l'esercito imperiale, passarono sotto la guida di Alarico. A questo punto i legionari si accorsero di non avere generali in grado di comandarli ed andarono allo sbando.

Alarico che non si fidava di Onorio né del senato, assediò Roma agli inizi di Settembre dello stesso anno. Roma morì di fame, freddo e malattie. Infine dovette pagare ai Goti 5000 libbre d'oro, 30.000 d'argento, 4000 tuniche di seta, 3000 pelli tinte di scarlatto, 3000 libbre di pepe. Dopo la resa di Roma Alarico chiese ad Onorio di poter occupare il Norico. La proposta era ragionevole, ma Onorio stupidamente rifiutò. I Goti avrebbero potuto essere un valido popolo-cuscinetto, soprattutto contro Costanzo che riuniva sotto di sé Gallia, Britannia e Spagna.

Nel frattempo Arcadio era morto e Teodosio II aveva solo sette anni. Alarico allora mise sul trono un cristiano colto ed intelligente: Prisco Attalo. Questi nominò Alarico magister militum e cominciò i preparativi per marciare su Ravenna. Onorio chiese aiuto al governatore d'Africa, Eracliano, il quale chiuse il rifornimento di grano per Roma.

Ravenna non poteva più essere presa. Alarico lo capì e spogliato Prisco Attalo della porpora assediò Roma per la terza volta. La città non resse ed aprì le porte ai barbari. Il sacco di Roma era compiuto. L'Impero d'Occidente era alla distruzione finale.

SANTA PULCHERIA AUGUSTA

ORIENTE: LA REGGENZA DI ARTEMIO

Con la collaborazione dell'amico Troilo, un sofista di fede pagana di Sida e famoso letterato, Antemio governò saggiamente. Per la carestia di grano la popolazione affamata aveva dato alle fiamme la sua casa, ma anziché fare ritorsioni, si preoccupò dei rifornimenti in modo più sicuro.


Le Opere:
  • Stabilì buoni rapporti coll'Impero d'occidente;
  • stipulò un nuovo trattato di pace con i Persiani;
  • annullò i contributi arretrati alle province orientali;
  • aiutò le città danubiane e illiriche devastate dai Visigoti;
  • respinta un'invasione in Moesia da Uldino re degli Unni, inviò un gran numero di prigionieri germani al servizio di Uldino dai proprietari terrieri dell'Asia Minore per lavorare la terra;
  • per evitare future invasioni di Unni o Germani potenziò la flotta sul Danubio; fortificò Costantinopoli, poichè nonostante Costantino il Grande avesse costruito una cinta di mura, la città si era ingrandita, estendendo le nuove mura dalla Propontide (Mar di Marmara) fino al Corno d'Oro, in più rafforzò le vecchie mura.
Nel 414 la sorella dell'imperatore, Elia Pulcheria, di due anni maggiore di Teodosio, venne proclamata Augusta e assunse la reggenza al posto di Antemio.



REGGENZA DI ELIA PULCHERIA

Pulcheria era una donna forte, ambiziosa, amante del potere e molto bigotta. L'atmosfera di corte divenne pesante come quella di un chiostro. Il nuovo prefetto del pretorio fu un certo Aureliano che divenne il principale consigliere di Pulcheria. La donna liquidò anche Antioco dalla carica di tutore del fratello, al quale disse che da allora in poi ella stessa desse lezioni di comportamento.

IPAZIA

La filosofa Ipazia

Dopo che Pulcheria ebbe assunto la reggenza ad Alessandria accadde un fatto gravissimo. Ipazia, donna pagana celebre per le sue conoscenze filosofiche e matematiche, guidava un cenacolo di filosofi, letterati e ricercatori che affluivano da ogni parte per ascoltarla. Mentre per lo spirito orientale non c'era problema nel concedere parità di diritti a una donna, tanto è vero che Pulcheria poteva essere reggente, nello spirito della Chiesa Cattolica era un insulto.

Pertanto il Patriarca Cirillo sobillò la folla dei cristiani incitandoli al linciaggio della giovane Ipazia, che dalla folla fu denudata, letteralmente smembrata viva e seminati i suoi pezzi sanguinanti nella piazza.

Pulcheria, cristiana devota alla Chiesa e seguace di Cirillo, impedì che il commissario incaricato svolgesse obiettivamente le sue indagini. Il popolo pagano di Alessandria chiese allora giustizia presso Teodosio II sul loro vescovo per aver fatto massacrare, non solo Ipazia, ma tanti avversari religiosi.

Ma Cirillo convocò illegalmente il Concilio di Efeso, terzo Concilio ecumenico della storia della Chiesa, in cui legittimò il suo delitto, per cui non solo non pagò i suoi crimini ma fu successivamente fatto santo dalla Chiesa.

Pulcheria fu infatti talmente integralista nella sua fede, che decise di rimanere casta inducendo le sorelle Arcadia e Marina a fare altrettanto, dietro suggerimento del loro padre spirituale, il patriarca Attico che a loro beneficio scrisse un elogio della condizione di verginità. Il sesso era peccato, l'ideale era farne a meno.

Teodosio però non poteva restar vergine e anzi doveva sposarsi per dare un erede, così Pulcheria gli combinò il matrimonio con Atenaide, figlia del sofista ateniese Leonzio. La sposa venne battezzata col nome di Elia Eudocia e due anni dopo fu proclamata Augusta.

Monete furono coniate con il suo nome come era già stato fatto per Pulcheria. Elia Eudocia ebbe in seguito una figlia, Licinia Eudossia e un figlio che però morì da piccolo.

ATHENAIDE

ATHENAIDE

Atenaide nacque ad Atene in una famiglia pagana: suo padre, il filosofo sofista Leonzio, la educò come si faceva coi maschi, con Iperechio ed Orione come insegnanti. Ebbe due fratelli di nome Valerio e Gessio, ed uno zio, Asclepiodoto.

Dopo la morte del padre, in contrasto coi fratelli sull'eredità, si recò a Costantinopoli, presso lo zio paterno a chiedere giustizia. Infatti, secondo il testamento, Eudocia avrebbe ereditato solo 100 monete d'oro mentre il resto dell'immensa fortuna di Leonzio sarebbe andata a Gessio e a Valerio.

«Alla mia carissima Atenaide ordino che vengano assegnate 100 monete d'oro. Per cavarsela nella vita le basterà la sua bellezza superiore a quella di ogni altra donna.» Diehl, p. 25.

Fu notata da Elia Pulcheria, e da Paolino, il magister officiorum, i quali, colpiti da questa giovane e bella ragazza, vergine, elegante, ben educata alla maniera greca e versata nell'eloquenza, la reputarono adatta a sposare l'imperatore.

Dovette naturalmente convertirsi al Cristianesimo, e col battesimo abbandonò il nome Atenaide per quello cristiano di Eudocia.

Nel 421 Atenaide sposò l'imperatore, con Pulcheria come madrina, assumendo il nome di Elia Eudocia, ed esercitando una grande influenza sul marito, in concorrenza con Pulcheria, tanto che i suoi fratelli e suo zio ottennero posti di rilievo nell'amministrazione imperiale.

Nel 422 terminò la guerra tra i Romani e i Persiani ed Atenaide, valida poetessa, compose un poema in esametri in cui esaltava le imprese dei soldati imperiali, il che le accattivò le simpatie dell'esercito. Dopo un anno di matrimonio le nacque la figlia Licinia Eudossia e Teodosio le concesse il titolo di Augusta, nel 423.

Si deve a lei la costruzione dell'importante basilica di san Polieucto e della chiesa di san Lorenzo, destinata ad ospitare le reliquie di santo Stefano. Ebbe anche il merito di promuovere, con la propria influenza su Teodosio, una politica più tollerante nei confronti di pagani ed Ebrei, che avevano sofferto per la politica intollerante di Pulcheria.

Dal 420 si deteriorarono i rapporti tra Atenaide e Teodosio, forse per influenza di Pulcheria, molto invidiosa della cognata che era Augusta, e per di più molto più bella, più amata da tutti e più colta di lei. Ebbe un'altra figlia nel 431, Flaccilla, e forse anche un figlio maschio morto da bambino, Arcadio, ma il rapporto peggiorò ed Atenaide partì per un pellegrinaggio in Terra Santa, insieme alla pia vedova Melania nel 438, e si recò nei maggiori centri della fede cristiana in Oriente.

Ovunque venne accolta con entusiasmo: a Gerusalemme raccolse molte reliquie, tra cui tra cui le catene di San Pietro e le ossa di Santo Stefano, e si inginocchiò davanti alla tomba di Cristo; ad Antiochia di Siria fece un discorso al senato cittadino in stile ellenico, e distribuì fondi per il restauro degli edifici in rovina, tanto che venne le eretta una statua in bronzo davanti al Museo della città.

Il suo ritorno a Costantinopoli, carica di reliquie, fu ben accetto da Teodosio, ma nel 443, un complotto ordito dall'eunuco Crisapio, l'accusò di adulterio col magister officiorum Paolino:. Atenaide fu costretta ad abbandonare Costantinopoli, lasciando il potere a Pulcheria, e si recò nuovamente in Terra Santa, a Gerusalemme.

Teodosio inviò il suo comes domesticorum (comandante della guardia) Saturnino a giustiziare due membri della corte di Atenaide, il prete Severo e il diacono Giovanni, ma questi venne ucciso, forse da Atenaide stessa, come riporta Marcellino. Teodosio, adirato, le ridusse la corte, pur mantenendole il titolo di Augusta per non inimicarsi il popolo che molto la amava.

Pur in esilio tra Betlemme e Gerusalemme, Atenaide fu promotrice delle arti, collaborò alla composizione di un centone con i versi di Omero (l'Homerocentones) e scrisse un poema in otto libri sul martirio di san Cipriano e una parafrasi dei libri di Daniele e di Zaccaria.

Fu il punto di riferimento di quanti lamentavano le persecuzioni contro gli Ebrei, accettando le loro petizioni malgrado la riprovazione generale; finanziò a proprie spese costruzioni in tutto l'Oriente, provvedendo all'erezione di nuove mura per Gerusalemme. Fu anche coinvolta nella rivolta dei monofisiti siriani del 453, ma in seguito di riappacificò con Pulcheria e venne riammessa nella Chiesa ortodossa.

Morì a Gerusalemme nel 460 e fu sepolta nella chiesa di santo Stefano. La Chiesa ortodossa la considera santa.

TEODOSIO II

IL REGNO DI TEODOSIO

A 15 anni Teodosio II fu dichiarato maggiorenne; avrebbe potuto governare ma Pulcheria non si tirò indietro, aiutata da Monassio, il nuovo prefetto del pretorio. Quando fu posto sul trono dell'Impero d'occidente il cugino dell'Imperatore Valentiniano III che era ancora un ragazzo, l'Impero d'Oriente occupò Salonae in Dalmazia rivendicandone il possesso.

Teodosio II non era un indolente come il padre Arcadio, amava studiare e circondarsi di uomini dotti e filosofi, occupandosi di scienze e ricerche storiche, ma soprattutto di teologia. Tradusse e copiò molti testi religiosi. Teodosio non amava la politica, la lasciava agli altri, preferendo lo studio e la caccia.

Due scrittori cristiani ortodossi, Teodoreto e Sozomeno, lo descrissero un gentile sacerdote affiancato dalle sue sorelle, tra le quali spiccava Pulcheria, donne virtuose e molto devote. Ma perfino Costantino che aveva ammazzato moglie e figlio fu visto come un santo, solo perchè incline al Cristianesimo. In realtà fu un governante mediocre.

Nel 423 giunse alla corte di Teodosio un'altra Augusta, Galla Placidia, figlia di Teodosio Il Grande e sorellastra di Onorio, coi suoi due figli, Valentiniano ed Onoria. Nonostante Placidia fosse poco più che trentenne, aveva assunto il rango di augusta, ma sei mesi dopo era rimasta vedova per la seconda volta, per cui si era recata alla corte del fratellastro Onorio, che s'era messo a farle proposte indecenti in pubblico. Galla fuggì pertanto a Costantinopoli. Onorio morì ma ci fu il pericolo dell'ascesa del primicerio dei notai, capo della cancelleria imperiale, Giovanni, ad imperatore d'Occidente.

Teodosio II allora, dopo aver confermato il titolo di Augusta a Galla Placidia, mandò l'esercito a restituire il trono al figlio di Galla Valentiniano. Ravenna fu presa nel 425 e Valentiniano III, a soli sei anni, divenne imperatore d'Occidente. Giovanni fu giustiziato. Teodosio II si mise allora in viaggio per l'Italia per incoronare lui stesso Valentiniano, ma a Tessalonica si ammalò e dovette essere rappresentato da Helion, il suo Maestro degli Uffici.

A Costantinopoli Costantino I aveva fondato una scuola nello Stoa e Costanzo II l'aveva trasferita sul Campidoglio. Giuliano l'aveva dotata di una biblioteca pubblica di grande valore. Teodosio II fece di più, ovvero lo fece Atenaide, istituì le cattedre per dieci grammatici o filosofi greci e per dieci latini, per cinque retori greci e tre latini, per due giuristi e per un filosofo, insomma fondò l'Università.

Lentamente la lingua greca sostituì quella latina negli affari dell'Impero d'Oriente, ma il Codice Teodosiano, venne compilato in latino. Esso era una raccolta di leggi ordinata da Teodosio II con la collaborazione di Valentiniano III, che fu pubblicata nel 438.

Intanto i cristiani litigavano tra loro. Nel 325 il concilio di Nicea aveva condannato la dottrina ariana. Nel 427 era diventato patriarca di Costantinopoli Nestorio, che riteneva Gesù solo divino, mentre il concilio di Nicea gli riconosceva una natura umana ed una divina. Il vescovo di Costantinopoli venne in conflitto col vescovo di Alessandria Cirillo, l'assassino di Ipazia.

Allora Teodosio II convocò un concilio per condannare il vescovo di Alessandria. Ma Cirillo corruppe tutti gli ecclesiastici e nel 431, quando si aprì il concilio di Efeso, gli alessandrini ebbero la meglio e Nestorio fu accusato di eresia. Questi non si presentò, poiché il concilio non doveva essere un tribunale ma Cirillo insieme a 198 vescovi lanciarono l'anatema contro Nestorio, il quale perse il seggio e fu esiliato a Petra, in Arabia, poi nel Libano, ove morì.


Il Codice teodosiano

Il codice era composto da XVI libri con una raccolta delle leggi dell'Impero emanate nel corso di oltre un secolo. Esercitò un grande influsso sulla legislazione dei popoli germani, la Legge romana dei Visigoti o Breviario di Alarico, la fonte principale del diritto romano in Occidente, ha molto del Codice Teodosiano. Il codice fu pubblicato, anche ad Occidente e rimase vigente insieme ai codici precedenti, quali il Gregoriano ed Ermogeniano, abrogando le costituzioni non inserite in essi.

Il codice rimase in uso in Occidente, in Oriente fu esautorato dalla compilazione di Giustiniano, ed accanto all'epitome visigota, rappresenta il fondamento giuridico dell'Europa alto-medievale. Il testo originale è andato perduto, ma attraverso fonti e riassunti, soprattutto la Lex Romana Visigothorum o Breviario Alariciano di Alarico II, è stato possibile ricostruirne gran parte. Il Codice, entrato in vigore il 1° gennaio 439, segnò definitivamente la rottura dell’unità giuridica tra Oriente ed Occidente.

Il 14 novembre 435 Teodosio II ordinò la distruzione di tutti i templi pagani rimanenti.



LA MORTE

Nel 434 era salito al potere presso gli Unni un giovane di nome Attila. Egli aveva in pochi anni creato un vasto impero che andava dai Balcani al Caucaso. Il suo popolo era tra i più primitivi di quei tempi: dormivano all'aperto, disdegnavano l'agricoltura, i cibi cotti, riscaldavano la carne cruda tenendola sotto le cosce mentre cavalcavano e si vestivano di pelli di topo cucite rozzamente, che si toglievano solo quando cadevano a pezzi.

Vivevano letteralmente a cavallo. Imparavano a cavalcare prima che a camminare. Attila, piccolo, tarchiato, col naso all'ingiù e gli occhi a mandorla, non si era accontentato di ricevere dall'Impero Romano d'Oriente il tributo annuale in cambio della pace.

Nel 447 avanzò contemporaneamente a sud verso la Tessaglia ed a est verso Costantinopoli. Le mura teodosiane ressero l'urto contro gli Unni che ripiegarono su Gallipoli ove sconfissero l'esercito bizantino. Accettarono di ritirarsi soltanto quando un'ambasceria dell'imperatore Teodosio II fece sapere che l'Impero avrebbe triplicato il tributo annuale in cambio della pace.

Il capo unno si convinse d'avere in pugno Teodosio e questi lo compiacque in tutto, svuotando le casse dello stato e aumentando le tasse. Ma nel 450 Teodosio cadde dal cavallo mentre attraversava il fiume Lycys, non lontano da Costantinopoli, rompendosi la spina dorsale, morì senza eredi. Fu imperatore romano d'Oriente dal 408 alla sua morte; il suo regno durò quindi ben 42 anni, il più lungo di tutta la storia di Roma. Così si estinse la stirpe di Teodosio I il Grande.


BIBLIO

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- Fergus Miller - A Greek Roman Empire: Power and Belief Under Theodosius II - University of California Press - Berkeley - 2006 -
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- George Thomas Stokes -  "Theodosius II emperor" - In Henry Wace - William C. Piercy (eds.) -Dictionary of Christian Biography and Literature to the End of the Sixth Century - London - John Murray - 1911 -



FLAVIO ARCADIO - FLAVIUS ARCADIUS


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Nome completo: Flavius Arcadius
Nascita: Spagna, 377
Morte: Costantinopoli, 1º maggio 408
Predecessore: Teodosio I
Successore: Teodosio II
Dinastia: Casata di Teodosio
Padre: Teodosio I
Madre: Elia Flaccilla
Figli: Flaccilla, Pulcheria, Arcadia, Teodosio II, Marina
Regno: 395-408 d.c.


LE ORIGINI

Arcadio, ovvero Flavius Arcadius, nacque nel 377 ed era il figlio maggiore di Teodosio I e Aelia Flaccilla e fratello di Onorio. Fu avviato all'apprendimento delle lettere dalla stessa madre Aelia Flaccilla, mentre il padre lo fece istruire da due dei maggiori esponenti della religione pagana e cristiana dell'epoca, il filosofo pagano Temistio ed il cristiano, poi beatificato, Arsenio.

Poi Teodosio cominciò ad educare il figlio all'arte del governo sin dalla minore età. Nel 383 difatti, all'età di soli sei anni, Arcadio fu proclamato Augusto e associato al governo del padre, anche per fargli acquistare popolarità come futuro re. Seguì la nomina a console a soli 8 anni, carica che gli venne conferita altre due volte nel 392 e nel 394.

Nel 386 Teodosio I decise che il figlio di nove anni dovesse apprendere anche l'arte militare; lo portò con sé nella campagna contro i Grutungi, associandolo poi nel suo trionfo a Costantinopoli. A 17 anni Arcadio si trovò governatore dell'Oriente sotto la guida del prefetto Flavio Rufino mentre il padre muoveva con l'esercito contro l'usurpatore Eugenio.



IL CARATTERE

Arcadio non era bello, era basso, scuro di carnagione, fragile e magro nel fisico, con occhi sporgenti e sguardo opaco. Timido e di carattere schivo si faceva conoscere poco dalla gente, sempre rintanato nella sua reggia e tendeva ad evitare le responsabilità.

Lo storico della Chiesa Socrate Scolastico raccontò che nelle rare occasioni in cui si fece vedere nelle strade la gente gli si affollava intorno in massa, ma questo non denota popolarità ma solo curiosità. Arcadio aveva un carattere piuttosto bigotto, ed era molto occupato ad apparire come buon cristiano più che uomo deciso e capace.

Sicuramente non aveva il carattere volitivo e decisionista del padre. A 17 anni Arcadio si trovò a reggere il governo dell'Impero d'Oriente sotto la guida del prefetto Rufino mentre il padre muoveva con l'esercito contro l'usurpatore Eugenio, nell'unica vera battaglia di religione di tutta l'antichità.



IMPERO ROMANO D'ORIENTE

Durante il suo regno vi furono le grandi invasioni dei popoli germanici, che superarono il limes sul Reno e dilagarono nelle province galliche e ispaniche spingendosi fino in Italia.

La data della morte di Teodosio I, nel 395, e la successiva spartizione dell'impero tra i due figli Arcadio e Onorio dette l'inizio agli imperatori bizantini.

Alla morte di Teodosio I, il 17 gennaio 395, l'Impero romano venne diviso dunque in Impero Romano d'Oriente e Impero romano d'Occidente.

- Arcadio ottenne l'Impero d'Oriente, ovvero parte dell'Illirico (Dacia e Macedonia) e quella d'Oriente (Tracia, Asia, Ponto, Oriente, Egitto),
- mentre il secondogenito di Teodosio, Onorio, divenne imperatore d'Occidente con le prefetture d'Italia (Italia, Africa), di Gallia (Gallia, Britannia, Hispania) e la parte restante dell'Illirico.

Nel primo anno il governo fu tenuto dal prefetto del pretorio Rufino che, ambizioso e privo di scrupoli, cercò di rafforzare la sua posizione, facendo sposare al giovane sovrano sua figlia.

Rufino era fervido cristiano ma puntava a divenire correggente di Arcadio, per cui non esitò a perpetrare innumerevoli complotti e omicidi. Mentre Onorio era sotto il controllo del magister militum Stilicone, Arcadio era controllato da Rufino.



LE INVASIONI BARBARICHE

I Visigoti, guidati dal giovane Alarico, invasero la Mesia e la Tracia. Forse per un accordo tra il comandante dei Visigoti e Stilicone, il quale reggeva l'Impero d'Occidente per il minorenne Onorio. Il reggente occidentale si mosse con l'esercito e raggiunse Alarico in Tessaglia, per sottolineare la sua parentela col defunto Teodosio I e quindi il diritto di reggenza su entrambi i monarchi.

Rufino allora ottenne da Arcadio di inviare una lettera al comandante vandalo, in cui si intimava a Stilicone di restituire a Costantinopoli le truppe orientali e di tornare in Italia. Questi obbedì e lasciò il comando al suo amico Gaina. Nel frattempo Rufino, travestito da Goto, andò al campo dei Visigoti per stipulare la tregua.

RICOSTRUZIONE IMMAGINARIA DEL VOLTO


LA FINE DI RUFINO

Gainas guidò le truppe d'Oriente verso Costantinopoli. L'imperatore e la corte sarebbero dovuti andare a salutare le truppe verso l'Hebdomon per dare disposizioni ai comandanti. Rufino, convinto di poter assurgere al trono, si presentò accanto ad Arcadio, si avvicinò alle truppe e cercò di trarle dalla sua parte.

Ma un gruppo di soldati vicini al Prefetto estrassero le spade e lo uccisero. La testa staccata e trasportata in giro per la città su una lancia. Era il 27 Novembre 395. Nel frattempo gli Unni avevano invaso l'Armenia ed erano giunti nelle province orientali dell'Impero, ove non v'era truppa a difendere il territorio. Gli Unni fecero un massacro generale non risparmiando neppure i bambini.

Sembra che il mandante dell'assassinio di Rufino fosse stato Stilicone per controllare entrambi gli imperatori, ma il piano non riuscì perchè subentrò Eutropio, il nuovo consigliere di Arcadio. Questi, profittando di un viaggio di questo ad Antiochia, convinse Arcadio a sposare la figlia del generale franco Bauto, Aelia Eudossia, mostrandogli un suo ritratto e intessendone le lodi. Le nozze furono celebrate il 27 Aprile 395.



EUTROPIO

Dopo la morte di Rufino, Eutropio si insignì della carica di praepositus sacri cubiculi, e poi di praefectus pretorio Orientis nonchè di console. Arcadio aveva trasferito alcuni lavori amministrativi del Prefetto al Magister Officiorum, il ministro degli Interni. Il governatorato di Eutropio portò violenze, vendita di cariche, intimidazioni, soprusi sui beni dell'aristocrazia, ma nell'insieme parve meno oppressivo.

Fra l'altro si promulgarono leggi di tolleranza verso gli eretici e gli Ebrei. Il Codice Teodosiano stabilì nel 397, la condanna alla pena capitale a chi cospirasse non solo contro l'imperatore, ma contro sottoposti e collaboratori. Il che dette la possibilità di uccidere chiunque, fu un lago di sangue.

ALARICO

OCCIDENTE CONTRO ORIENTE

Nell'inverno del 395-396 Alarico invase di nuovo Macedonia e Grecia e Stilicone riprovò a estendersi sull'Oriente tornando con l'esercito in Tessaglia. Ma Eutropio preferì accordarsi con Alarico e lo nominò magister militum per l'Illirycum, facendone un federato. A Stilicone non rimase che tornarsene in Occidente.

L'anno seguente il governatore d'Africa Gildone si rivoltò ad Onorio ed Arcadio, su consiglio di Eutropio, lo prese sotto la sua protezione. Nel 399 alcune schiere di barbari, guidate dal tribuno Tribigildo, saccheggiarono la Frigia. Contro di loro furono mandati due eserciti, uno guidato da Leone, l'altro da Gaina.

Questi era segretamente d'accordo con Tribigildo e passò coi ribelli sterminando Leone ed i suoi uomini. Gainas poi lasciò via libera a Tribigildo verso la Bitinia. Quando seppe che a Costantinopoli il popolo era atterrito, scrisse all'imperatore che con gli insorti si poteva fare la pace, sacrificando Eutropio.

Arcadio non avrebbe ceduto, ma la moglie Eudossia, che voleva prendere in mano il governo, appoggiò la richiesta di Gainas e il 12 Agosto 399 Eutropio fu confinato a Cipro, poi processato e condannato a morte. Da questo momento Eudossia guidò l'imperatore e l'impero. Gaina, ancora accampato sul Bosforo, si ribellò all'imperatrice, ma entrato in Costantinopoli commise tante violenze che il popolo si sollevò. Quel giorno furono sterminati ben 7000 Goti e Gainas venne ricacciato oltre il Danubio e poi ucciso dal re unno Uldino.



EUDOSSIA

Arcadio fu dominato anche dalla moglie Aelia Eudossia, che sembra fosse di grande bellezza e di cui Arcadio era molto innamorato. Il loro matrimonio venne contratto precipitosamente, Arcadio aveva solo 17 anni, per volontà di Eutropio, onde sottrarlo all'influenza di Rufino, il prefetto del pretorio d'Oriente.

Rufino era stato un oppositore di Promoto e aveva a propria volta una figlia che avrebbe voluto sposare ad Arcadio per rafforzare il proprio controllo sull'imperatore. Eudossia cercò con grande forza d'animo di restaurare l'autorità imperiale nello Stato, lo spirito e la disciplina romana nell'esercito, e il potere civile di fronte a quello religioso, con le ire del patriarca Giovanni Crisostomo.

Ella ebbe una grande influenza sul marito, che, del resto, aveva un carattere debole ed era interessato più alla religione che alla politica. Nel 395 Eudossia si liberò della "tutela" di Eutropio, facendolo deporre grazie all'appoggio di Gainas, capo dei mercenari goti, facendolo poi giustiziare malgrado le proteste del patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo, che già impopolare a corte per i suoi sforzi di riforma della Chiesa, venne fatto deporre da un sinodo per volontà di Eudossia e del patriarca di Alessandria Teofilo.

Il 9 gennaio 400 Eudossia venne innalzata al rango di augusta: iniziò ad indossare il paludamentum porpora con il diadema d'oro, e vennero coniate monete con la sua effige. Iniziò una propaganda sull'imperatrice, incoronata per volontà divina, cui fu erette una statua d'argento su una colonna di porfido per volere del praefectus urbi di Costantinopoli, Simplicio. Le proteste di Onorio furono pesanti ma ignorate.

Arcadio cambiò il nome della città di Selymbria in Eudoxiopolis in suo onore. Il patriarca protestò, ma nel 403 fu privato della cattedra ed esiliato. Il popolo scese in piazza per chiedere il suo ritorno e la notte stessa Costantinopoli fu scossa da un violento terremoto per cui Eudossia, superstiziosa, fece reinsediare Crisostomo, che accusava l'imperatrice di aver usato i beni della sua famiglia per prendere il controllo dell'imperatore, ricominciò così ad avversare l'imperatrice per cui fu processato ed esiliato al confino.

Il popolo scese di nuovo in piazza, appiccò un incendio alla chiesa di S.Sofia ed al palazzo del senato. Il patriarca morì l'anno dopo la sua deposizione, nel 404. Ma il 6 Ottobre dello stesso anno anche l'imperatrice, dopo un aborto spontaneo, morì. Eudossia aveva avuto sette gravidanze, delle quali cinque portate a termine: Flacilla, Pulcheria, Arcadia, Teodosio, Marina.



LA MORTE

Arcadio fu dominato da quel momento da Antemio, prefetto del pretorio, che si accordò con Stilicone. Nel frattempo Innocenzo I, riunito il sinodo dei vescovi occidentali, richiese il reinsediamento di un patriarca, ma appena i legati pontifici con i messi imperiali di Onorio misero piede a Costantinopoli, Arcadio ordinò che fossero espulsi.

Giovanni Crisostomo morì in esilio nell'anno 407. Arcadio morì di malattia l'anno dopo, il primo Maggio del 408, dopo aver osteggiato un nuovo tentativo di Stilicone d'intromettersi negli affari d'Oriente. L'Impero passò senza scosse al figlio settenne Teodosio II sotto la guida del prefetto del pretorio Antemio.


BIBLIO

- Matteo Mariani - Il Regno di Arcadio (395 - 408) - un'eredità difficile -
- Charles Diehl, - Figure bizantine, introduzione di Silvia Ronchey - 2007 - Einaudi -
- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - Il Mulino - 2008 -
- Ralph-Johannes Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton e Compton - 2005 -
- Alain Ducellier, Michel Kapla - Bisanzio (IV-XV secolo) - Milano - San Paolo - 2005 -



 

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