PONTE POSTUMIO - PONTE DI PIETRA



PONTE DI PIETRA

Il ponte Postumio è stato un ponte costruito a Verona dagli antichi romani per consentire l'attraversamento della via Postumia sul fiume Adige, collegando il nord Europa e l’est del suolo italico con Roma, andato però in rovina nel periodo medievale a causa di alcune alluvioni.

Questo ponte ha avuto diverse denominazioni, tra cui Postumio, Militare, Emilio, Rotto e Marmoreo: Postumio o Militare, da quando si è scoperto che serviva per il collegamento della via Postumia e perchè anzitutto veniva traversato dai militari per recarsi a salvaguardare le province del nord. 

Venne chiamato Rotto (pons fractus o pons ruptus) in epoca medievale, in quanto subì diversi danni dalle piene dell'Adige a partire dal 589, si chiamò invece Emilio (pons Aemilius) in epoca rinascimentale, quando si pensava che dovesse collegare la via consolare Emilia.


Una certa tradizione invece lo denominava come ponte Marmoreo (pons marmoreus) in travertino e marmo, per distinguerlo dal ponte di Pietra (pons lapideus), in pietra bianca per sottolineare il maggior decoro e valore del primo.

Il ponte venne inizialmente costruito in legno per garantire, in caso di attacco, la sua veloce distruzione impedendo ai nemici di attraversare l’Adige. Poi fu costruito anche in pietra in epoca tardo repubblicano o imperiale, edificato circa 150 metri più a valle del ponte Pietra.

Questo ponte venne dunque realizzato successivamente al ponte Pietra, visto che la Verona romana necessitava di più traffico, sia di uomini che di carri, sia militare che commerciale. Poichè la pianta cittadina era, secondo l'uso romano, rigorosamente ortogonale, ciò ha provocato una rettificazione del tracciato della via Postumia, il cui percorso, all'interno della città, corrispondeva sicuramente al decumano massimo.

I DUE PONTI IN EPOCA ROMANA

Quindi dato che il Ponte Pietra si trovò a superare il decumano massimo, venne costruito il nuovo Ponte Postumio intorno alla metà del I secolo a.c. che doveva essere in linea col decumano. Fra Ponte di Pietra e Ponte Postumio sembra fosse stata edificata una diga per poter realizzare un piccolo lago di fronte al teatro romano e far svolgere delle vere e proprie battaglie navali fra gladiatori.

Il ponte Postumio subì alcuni danni nel 589 e nel 1087, ma crollò definitivamente solo nel Basso Medioevo, ma sulla data le fonti sono alquanto discordanti, perchè vanno dal 1097, al 1153, al 1154 e pure al 1239. 

TRIGLIFI E METOPE

La maggior parte dei conci che costituiva il ponte fu lasciata nell'alveo del fiume fino a quando, nel 1662, vennero recuperati e riutilizzati per il campanile di Santa Anastasia, la cui cella campanaria è coronata da una cornice perimetrale in pietra della Valpantena, sottratta appunto ai resti del ponte romano.

Quel che restava invece delle due testate del ponte, in particolare il pilone destro, vennero riscoperti nel 1891, in occasione della costruzione dei muraglioni, cioè degli alti argini in laterizio ideati a seguito dell'inondazione del 1882, e ancora oggi, in occasione dei periodi di magra del fiume, è possibile individuare le tracce dei pilastri del ponte.

Dal pilone ritrovato si potè capire che l’arco non era a tutto sesto, ma ribassato, su modello di quello del ponte Pietra e inoltre un fregio, che provava che era un ponte decorato, ed alcuni tubi utilizzati per l’acquedotto di 20 cm di diametro.


Il ponte, che constava di quattro pilastri e cinque arcate a sesto ribassato, realizzate in pietra con tecnica costruttiva a opus quadratum, era perfettamente allineato con il decumano massimo della città e inoltre, essendo stato realizzato in un punto in cui l'alveo dell'Adige si allargava, per poi biforcare a formare un'isoletta, aveva una lunghezza decisamente superiore a quella di ponte Pietra, che si trovava circa 150 metri più a monte.

Il rinvenimento, durante la costruzione dei muraglioni nel 1891, di parti di cornice, di fregi e di tubi di piombo, fanno pensare che il Postumio fosse maggiormente decorato rispetto al ponte Pietra e che fosse inoltre utilizzato per il passaggio delle condutture dell'acquedotto. 

In particolare si ritiene che potesse presentare una elaborata decorazione dorica, con triglifi (formelle di forma rettangolare in pietra a scanalature verticali, o glifi, di cui le due centrali uguali, le due agli spigoli metà di quelle centrali) e bucrani (teschi di bue, in contrapposizione coi bucefali, i primi solo teschi, i secondi teste intatte di bue).


BIBLIO

- Luigi Beschi - Verona romana. I monumenti, in Verona e il suo territorio - Verona - Istituto per gli studi storici veronesi -1960 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- Lionello Puppi - Ritratto di Verona: Lineamenti di una storia urbanistica - Verona - BPV - 1978 -
- Norman Smith - A History of Dams - London - Peter Davies - 1971 -



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