CULTO DI PENIA



DEA PENIA

« Perciò, in quanto figlio di Poros e di Penìa, Amore si trova in questa condizione: in primo luogo è sempre povero e tutt'altro che tenero e bello, come invece ritengono i più, anzi è aspro, incolto, sempre scalzo e senza casa, e si sdraia sulla terra nuda, dormendo all'aperto davanti alle porte e per le strade secondo la natura di sua madre, e sempre accompagnato dall'indigenza. »

(Platone, Simposio)

Penia venne citata da Aristofane (450 a.c. – 385 a.c.) nella sua opera intitolata Pluto. Era praticamente identica a Aporia (insolubilità dei problemi). Amechania, che è sua sorella, è stata citata da antichi autori greci come Alceo (630 a.c. - ... ), Erodoto (484 a.c. - 425 a.c.) e Apollonio Rodio (295 a.c. - 215 a.c.) nelle Argonautiche. Si accompagna facilmente a Ptokheia, spirito di accattonaggio e di mendicità.



IL SIMPOSIO 

Nel Simposio di Platone il giorno in cui nacque Afrodite sull'Olimpo si dava una grande festa nella quale erano presenti tutti gli dei ad eccezione di Penia che, non avendo degli abiti adatti, non venne invitata. La stessa si presentò ugualmente alla festa seppure senza entrarci nella speranza che qualche Dio le gettasse un avanzo.

Uno degli dei, Poro, Dio degli espedienti o dell'arte di arrangiarsi, avendo bevuto troppo nettare si senti male e volle uscire all'aperto ma non fece nemmeno in tempo ad uscire che svenne ai piedi di Penia. Lei era la più povera, lui era il più furbo. Penia era innamorata di Poros e, accortasi dell'ebbrezza della persona amata, ne approfittò per giacere con lui nella speranza di restare incinta. La naturale unione è proprio quella della povertà con l'arte di arrangiarsi. Penia si sdraiò accanto a Poro e dalla loro unione nacque un bambino: Eros il Dio dell'amore, che di tutto è privo e tutto desidera.

Socrate lo descrive così: "Amore non è né bello né delicato, come pensano molti, ma a somiglianza della madre è duro, scalzo, peregrino, usa dormir nudo per terra e con la miseria sempre in casa. Come suo padre invece, insidiatore dei ricchi, coraggioso, audace, risoluto sempre pronto ad escogitare nuovi trucchi per sopravvivere e inventore di trappole...". Per Socrate quindi l'amore è figlio della povertà.

EROS

IL CONNUBIO TRA PENIA E POROS

Dopo il banchetto, Penìa (la povertà) venne a mendicare alla festa e vedendo Poro ebbro e addormentato ma bellissimo, se ne innamorò e volle subito giacere con lui sia pure totalmente incosciente nella speranza di restare incinta. Penia restò effettivamente incinta e da questa unione nacque Eros, il Dio dell'Amore.

Secondo il personaggio del Simposio Diotima, Eros era il Dio responsabile della lussuria, dell'amore e del sesso, ma pure un Dio per sempre bisognoso a causa di sua madre la Dea Penia, ma insegue cercando la soddisfazione e la pienezza sempre a causa di suo padre il Dio Poro.

La figura di Poro esiste anche nella mitologia romana dove rappresenta l'abbondanza, soppiantato però dalla Dea Opi o dalla Dea Abundantia, che sono poi la stessa Dea. Poro (Πορος e Poros in greco, e Porus in latino) è un personaggio che appartiene sia alla mitologia greca che a quella romana. In alcuni frammenti del poeta greco del VII sec. a.c. Alcmane, Poro è descritto come uno dei due principi ordinatori scaturiti dalla nascita di Teti, la titanide figlia di Urano (il cielo) e di Gea (la terra).



LA CONOSCENZA E IL SUO LIMITE

Grazie a questa unione dalla massa informe si snoda il sentiero infinito della conoscenza che è Poro, insieme a Tekmor, che invece rappresenta il limite. La loro azione distribuisce la materia informe tra il giorno e la notte. Penia è stata citata anche da altri antichi scrittori greci come Alcaeus (frammento 364), Teognide (frammento 1; 267, 351, 649), Erodoto, Plutarco (vita di Themistocles) e Filostrato (vita di Apollonio).

Nei pochi frammenti pervenutici di Alcmane sembra che egli voglia celebrare l'amore e insegnarlo alle fanciulle che dovranno maritarsi. Queste, riunite in istituzioni affini ai tiasi di Lesbo, avevano rapporti omoerotici sia con la maestra (come accadeva a Lesbo), sia fra di loro; esse erano infatti in una condizione di pari livello, in cui l'unico elemento gerarchico e discriminante era la bellezza.

Ma siamo nel VII secolo a.c., quando la condizione della donna in Grecia è pressoché pari all'uomo che poi la trasformerà in una schiava. In un'epoca così liberale si diffondono le arti e le capacità creative degli uomini.

Infatti nel Simposio di Platone, Poro, figlio di Metide, una delle Oceanine, figlia del titano Oceano e della titanide Teti, era la madre della potentissima Dea Atena, Dea dell'intelligenza, dei mestieri e della guerra.



IL PORTATORE DELL'INGEGNO

Così Poro, fratello di cotanta Dea dell'intelletto, diviene la personificazione dell'ingegno e dell'espediente. Egli è da un lato ricco e dall'altro avido di sapienza, come del resto è ricco di risorse. In questo senso il Dio Poro è inteso anche come abbondanza, ricchezza, pienezza e stratagemmi, in contrasto con Penìa che è la mancanza e la miseria. Ma è proprio la sensazione del vuoto d'amore che fa cercare agli uomini l'amore e il sesso, per riempire un incolmabile vuoto a cui è condannato a vita.



BIBLIO

- Esiodo - Teogonia -- Robert Graves - I miti greci - Collana: Il Cammeo. Miti - Milano - Longanesi - 1992 -
- Franco Ferrari - I miti di Platone - Milano - Rizzoli - 2010 -
- Progetto Bifröst: Ōkeanos padre, Tethýs madre - Il mito omerico della creazione -
- Charles Segal - La lirica corale arcaica - in Letteratura Greca - Cambridge University Press - 1985 -


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