LUCIO BALBO MINORE - L. CORNELIUS BALBUS



LUCIUS CORNELIUS BALBUS

Nome: Lucius Cornelius Balbus
Nascita: non prima del 60 a.c. Cadice
Morte: dopo il 13 a.c.
Zio: Lucio Cornelio Balbo Maggiore
Gens: Cornelia

Capitò che la notizia del suo arrivo in città giungesse proprio in quei giorni in cui Cornelio Balbo stava celebrando degli spettacoli in onore della consacrazione del teatro che ancora oggi porta il suo nome; per questo Balbo assunse un atteggiamento altezzoso, come se spettasse a lui riaccompagnare Augusto nella capitale, sebbene, a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua dovuto allo straripamento del Tevere, non si potesse neppure entrare nel teatro se non con un’imbarcazione, e Tiberio diede il suo voto a lui per primo in onore del teatro che aveva fatto costruire. 
(Cassio Dione, LIV, 25, 2)
Cassio non ama Balbo che non risulta altezzoso in altre fonti, ma che sicuramente era grande amico di Cesare prima e di Augusto poi. Lucio Cornelio Balbo, ovvero Lucius Cornelius Balbus, nacque a Cadice, in Spagna in data anteriore al 60 a.c., apparteneva alla Gens Cornelia ed era nipote del console del 40 a.c., Lucio Cornelio Balbo maggiore.

Venne definito l'homo novus dell'epoca augustea, pur facendo parte della più autorevole e abbiente aristocrazia cittadina dell'antica Roma. Fu l'ultimo personaggio non legato alla famiglia imperiale a celebrare un trionfo.

Fu rinomato pensatore e letterato, politico e uomo d'azione. Ma fu pure un grande generale e un eccezionale esploratore. Non fu assolutamente da meno di Lawrence d'Arabia, per il famoso attraversamento del deserto sahariano, ma ai tempi della Repubblica Romana. Da ricordare poi le numerose campagne militari, tra le quali in qualità di proconsole d'Africa nelle terre prima dei Getuli e poi dei Garamanti nel 20 a.c. nella Libia sahariana.

Infatti Cesare lo aveva designato già all'epoca questore nella Spagna ulteriore (43 a. c.). Nel 21-20 invece fu designato da Augusto proconsole in Africa dove condusse una spedizione contro i Garamanti, riportando il trionfo nel 19.

RESTI DEL TEATRO

A ROMA

Lucio Balbo, .banchiere ed amico di Augusto, costruì poi un nuovo teatro a Roma: il teatro di Balbo con l'annessa Crypta Balbi (nel 13 a.c.). Il monumento venne costruito in pietra, con il bottino della sua vittoria sui Garamanti e dedicato nel 13 a.c..

Lo fece edificare nel settore Sud Est del Campo Marzio, nella IX Regio, all’interno dell’area ove, nel 435 a.c., era stata edificata la Villa Publica, ossia un parco con edifici templari dove, ogni cinque anni, aveva luogo il censimento del popolo romano. L’area, così come il resto dell’Urbe, dall’età Repubblicana all’epoca augustea aveva subito modifiche e all’epoca di Balbo vi erano già stati costruiti numerosi altri edifici e quindi fu necessario sfruttare al meglio lo spazio a disposizione.

Balbo era favorito da Augusto e doveva favorire Augusto, che chiedeva ai ricchi in genere, e soprattutto ai suoi beneficati, non privilegi per la sua famiglia o per se stesso, ma opere monumentali per Roma a titolo gratuito, per sostituire la città di mattono con la città di marmo, come scrisse nelle sue Res Gestae.

Così Lucio decise di far costruire un nuovo teatro stabile che divenne il terzo della città, dopo quello di Pompeo e quello quasi contemporaneo, iniziato da Cesare e poi completato da Augusto, dedicato a Marcello. Era il più piccolo dei tre ma non per questo meno ricco: Plinio in un passo (Nat. Hist. XXXVI, 60) ricorda che Balbo pose nel suo teatro quattro piccole colonne di prezioso onice (namque pro miraculo insigni quattuor modicas in theatro suo Cornelius Balbus posuit), secondo altri le colonne sono sei però Plinio ne cita quattro, colonne che naturalmente furono trafugate o distrutte alla caduta dell'impero.

CRIPTA BALBI
Il teatro venne poi distrutto da un incendio durante il regno di Tito (probabilmente nel 79), ma venne in seguito restaurato, si pensa da Domiziano. Durante il medioevo vi furono installati dei negozi, e la via che vi passava davanti prese il nome di via delle Botteghe Oscure. Secondo altri il teatro era sopra via Arenula, ma la via deve il nome alle botteghe commerciali e artigiane prive di finestre, quindi oscure, che durante il Medioevo albergavano tra le rovine del Teatro di Balbo di cui ancora spuntavano gli archi semisepolti.

Il teatro poteva ospitare 7700 spettatori, e ne restano oggi tracce in opus quadratum e reticulatum della parte inferiore della cavea; alle spalle del teatro era la "porticus post scaenam", la Crypta Balbi.

Sulla Cripta vennero insediati in gran fretta siti cristiani: prima la chiesa-convento di Santa Maria Domine Rose, con il suo orto e gli annessi, poi il convento di Santa Caterina con annesso Conservatorio, poi l'ancora esistente chiesa di San Stanislao e l'annesso ospizio dei Polacchi che non sia oggi quale funzione abbia.



IL PRECURSORE DI LAWRENCE D'ARABIA

Lucio Cornelio Balbo, progettò di conquistare le terre africane abitate, affrontando (per la prima volta da parte di un romano o da un europeo) il deserto implacabile. Infatti partì da Sabrata, città del nord-ovest della attuale Libia, conducendo un esercito di una decina di migliaia di uomini nel profondo del deserto del Sahara,

Il Sahara è il più vasto deserto caldo della Terra, con scarsissime precipitazioni atmosferiche, forte siccità, rapidissima evaporazione, escursioni termiche fra giorno e notte fino a 25–30 c., temperature diurne che raggiungono i 45 °c e i 50 °c di media.

I cavalli non possono resistere a certe temperature, ma soprattutto affondano gli zoccoli nella sabbia, e idem per i muli. L'unico modo di traversare il deserto era con i cammelli, ma ovviamente i fanti , la parte più estesa dell'esercito, restavano a piedi. 

TRUPPE CAMMELLATE ROMANE

IL DESERTO LIBICO

I Garamanti vivevano di commercio che svolgevano tra la regione Subsahariana (attuali stati del Niger, Ciad, Sudan, Mali, Burkina Faso, Benin) ed i possedimenti mediterranei greci (Cirene, Philaimon Bomoi) e pure con Cartagine, cui subentrò Roma dopo la III guerra punica.

Siccome il dazio dei nomadi sulle merci in transito era molto pesante, i commercianti italici richiesero una spedizione militare contro i Garamanti per liberarsi dalle gabelle. La spedizione romana avrebbe conquistato Garama, capitale del regno dei Garamanti, avrebbe eliminato i tributi dovuti ai nomadi del Sahara, e magari conquista delle piste carovaniere da parte dei Romani.

Queste spedizioni portarono i Romani nel Sahara e pure al di là del Sahara in quelle terre che le carte geografiche rinascimentali riporteranno con la famosa dicitura "Hic sunt leones", dicitura in realtà romana più antica che segnava le belve feroci per i circhi, ma usata poi da alcune legioni stanziate che si autodefinivano "leones" cioè leoni.

Cornelio Balbo ebbe la genialità tutta romana di pianificare l'enorme viaggio. Si procurò le mappe esistenti, non molte in verità, ma ne ordinò ai suoi "speculatores" (spie) ed esploratores (esploratori) che partirono per il deserto cercando guide e gente disposta ad aiutarli in cambio di merci e danaro. 

Alcuni "speculatores" avevano un aspetto arabo o lo erano realmente ma al servizio romano, per cui si infiltravano e raccoglievano notizie, in genere seguendo delle carovane ma talvolta in piccoli gruppi il che era piuttosto pericoloso, ma erano disposti a rischiare.

Questi si preoccuparono di reperire le mappe e di eseguirne di nuove per i luoghi inesplorati, raccolte le notizie necessarie e le mappe, acquistarono un certo numero di cammelli e di campionatura di cibo con cui fecero ritorno al campo. Balbo potè così pianificare il viaggio. Fece insegnare agli ufficiali e soprattutto ai cavalieri a cavalcare e a guidare i cammelli, poi fece cucinare i vari cibi ai legionari in modo che potessero scegliere le materie prime che fossero accettabili e in grado di nutrirli sufficientemente.

Dopo la pianificazione gli emissari acquistarono i restanti cammelli, i contenitori per l'acqua in pelle che dovevano in grandi quantità ma non troppo pesanti, nonchè le fasciature per non scottare i piedi sulla sabbia bollente e tela per coprire il capo. Poi si preoccuparono del vettovagliamento a base soprattutto di farina, carne secca, pesce secco, legumi e gallette.

Nel Sahara mancano totalmente corsi d'acqua e quindi l'idrografia è rappresentata da una rete di valli disseccate e di fiumi fossili (arabo widyān, pl. di wādī, "fiume" o "letto del fiume") orientati verso il Niger, il Ciad, e il Nilo, nei quali scorre l'acqua solo in caso di piogge eccezionalmente abbondanti. 

Balbo cercò di alleggerire al massimo il carico dei legionari caricando al massimo i cammelli, visto che non si potevano usare i carri per cui l'equipaggiamento di ogni singolo legionario non era la solita armatura in metallo con elmo in metallo, che sarebbero diventati roventi nel caldo torrido, ma anche lo zaino venne alleggerito perchè era impossibile costruire campi fortificati tra le dune di sabbia. Conservavano però i pali aguzzi che facevano da cavallo di frisia attorno al campo.

Così attrezzati l'esercito di 10000 legionari di  Lucio Balbo Minore partì per Cydamus (oggi Gadames, Libia occidentale, situata nei pressi del confine con l'Algeria e la Tunisia,) centro che raggiunse dopo una marcia di circa 550 km, cercando però di marciare nelle ore più fresche, cioè all'alba e al tramonto, sostando nelle tende durante il caldo più torrido.

IL DESERTO DEL SAHARA
Giunto a Gadames l'esercito sostò e si rifocillò, razziando probabilmente nell'oasi, dai campi alle abitazioni. Poi il viaggio proseguì piegando ad angolo retto verso sud per altri 650–700 km attraverso l'Hamada el-Hamra (un deserto assolutamente roccioso), ed infine riuscendo ad occupare i più importanti centri della regione (come Debris e Baracum nell'odierno distretto di Wadi al-Shatii e Tabidium) e la capitale dei Garamanti, Garama (oggi Germa).

I Garamanti (in latino Garamantes) erano una popolazione di lingua berbera che abitava nel Sahara. Fondarono un regno nella regione del Fezzan (nell'attuale Libia, di 700 000 km², confina a nord con la Tripolitania, a ovest con l'Algeria, a sud col Niger e il Ciad e ad est con la Cirenaica.) e costituirono una potenza regionale nel Sahara all'incirca tra il 500 a.c. e il 500 d.c.

Garamanti è la forma grecizzata Garamantes, adottata anche dai Romani, un nome probabilmente derivato da Garama, la loro capitale, citata da Plinio il Vecchio (V, 36) e da Tolomeo (IV, 6, 12), e corrispondente all'attuale Germa (circa 150 km ad ovest della città di Sebha).

Da qui potrebbe avere, inoltre, inviato una spedizione esplorativa fino nel Fezzan, forse raggiungendo l'ansa del fiume Niger. Il Fezzan è una regione della Libia nel cuore del deserto del Sahara, ha una superficie di circa 700 000 km² e confina a nord con la Tripolitania, a ovest con l'Algeria, a sud col Niger e il Ciad e ad est con la Cirenaica. La maggior parte del territorio è costituita da un deserto di sabbia, ciottoli o rocce. Al suo interno vi sono delle oasi abitate perlopiù da berberi.

I Romani non conquistarono mai il Fezzan, anche se intrattennero intensi scambi commerciali con i Garamanti e intrapresero alcune spedizioni come quella di un certo Iulius Maternus che intorno alla fine del I secolo a.c. ripetè le prodezze di Balbo, attraversando il deserto fino ai territori degli "Etiopi" (cioè popolazioni di pelle nera, il Sudan).


BIBLIO

- Cassio Dione - Storia romana - LIV.
- Svetonio - Vite dei Cesari - Augusto.
- Tacito - Annales - III.
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia - V.
- Fasti triumphales.



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