MALATTIE PANDEMICHE NELL'IMPERO ROMANO



PESTE GIUSTINIANEA
"Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei… Irato al Sire, destò quel Dio nel campo un feral morbo... "

L’Iliadedi Omero dimostra come nell’antichità le epidemie fossero interpretate come un segno dell’ira divina (ma pure oggi), e qui si allude alla Guerra di Troia e all'epidemia avvenuta in Turchia verso il 1250 a.c. o poco meno.



LE EPIDEMIE 

Tutte le antiche civiltà, ma pure le moderne, hanno dovuto affrontare varie ondate epidemiche che si sono spesso protratte per molti anni. In Europa le più calamitose furono la peste, il colera, il vaiolo e il tifo, spesso accompagnate da carestie e guerre, o da grandi periodi di freddo, imperversato una dopo l’altra, ma pure contemporaneamente. La più letale fu la peste nera che devastò l’Europa per 5 anni, dal 1347 al 1352, sterminando tra il 25 e il 50% della popolazione.

I sopravvissuti erano immunizzati, cosicché dopo le malattie infettive colpivano solo i bambini piccoli. Perciò, il morbillo si ritiene, a torto, una malattia infantile. Esattamente come il vaiolo causato da un virus particolarmente contagioso che ha imperversato a lungo e fu debellato solo nel 1979, cosicché se ne interruppe la vaccinazione. Anche la poliomielite o la difterite che colpiscono soprattutto i bambini di età inferiore a 5 anni, sono ormai quasi debellate.



TUBERCOLOSI

Egitto - Alcune mummie egizie del 3000-2400 a.c. riportano i segni di infezione da tubercolosi, come la mummia del sacerdote Nesperehen. E’ possibile che Akhenaton e sua moglie Nefertiti siano morti per la tubercolosi e ci sono prove che centri per il ricovero degli affetti da questa malattia esistessero in Egitto fin dal 1500 a.c.
Il papiro di Ebers, uno dei più completi testi medici dell’antico Egitto, descrive una malattia polmonare molto simile alla tubercolosi. La malattia veniva trattata con una mistura di acacia, piselli, frutta, sangue di animali e insetti, sale e miele.

MARCO TERENZIO VARRONE
Roma - A Roma non esisteva un'organizzazione sanitaria con ospedali pubblici o privati per la cura dei malati, a parte il Tempio di Esculapio sull'Isola Tiberina, ma allo scopo esistevano medici per tutte le tasche, più cari o meno cari a seconda della fama che si erano procurati nella cura dei loro malati.
Viceversa diverse strutture sanitarie erano invece presenti in ambito militare con ospedali da campo, medici e infermieri per la cura dei soldati feriti in battaglia. Indubbiamente la medicina romana aveva un grosso limite nell'ignoranza delle infezioni e delle contaminazioni, cosa che del resto sarà acquisita solo in epoca moderna, e la scoperta dei virus risale a 120 anni fa. Questo nonostante Marco Terenzio Varrone nel suo "De re rustica libro III" da quel precursore che era, avesse già anticipato alcuni concetti dell'acrobiologia e dell'epidemiologia, quando, ad esempio avverte di stare lontani dalle zone paludose perché queste zone ospitano dei corpuscoli, minuscole creature che non si possono vedere con gli occhi, ma che fluttuano nell'aria e che possono entrare nel corpo attraverso il naso e la bocca e provocare gravi malattie.
Marco Terenzio Varrone ebbe questa intuizione nel 36 a.c. e fu uno dei primi a parlare di germi. Ma la medicina, a base di erbe e minerali era nonostante i tempi piuttosto buona, valendosi delle acquisizioni in campo degli Egizi e dei Greci.



INFLUENZA

L’influenza non è dei tempi recenti, ma gira per il mondo da millenni, mutando in continuazione. La prima descrizione dei sintomi dell’influenza fu redatta da Ippocrate circa 2400 anni fa, ed è un quadro piuttosto serio, ma è probabile che fosse in circolazione da qualche millennio prima. Sembra che con i secoli l'essere umano si sia un po' immunizzato, per cui non è stata in seguito molto virulenta.



LEBBRA

5000 a.c. - E' un’infezione causata da due batteri, il Mycobacterium leprae o il Mycobacterium lepromatosis e i suoi sintomi possono manifestarsi anche dopo 10 anni dal contagio. Causa granulomi su nervi, tratto respiratorio, pelle e occhi; col tempo si perde la capacità di provare dolore e si manifestano deformità.

Le tracce più antiche della lebbra si trovano in reperti scheletrici umani della valle dell’Indo risalenti a circa 5.000 anni fa. Comunque Ippocrate descrisse la lebbra nel 460 a.c., malattia era ben conosciuta nell'antica Grecia, in Cina, in Egitto e in India. La malattia fu descritta anche da Aulus Cornelius Celsus e Plinio il Vecchio.



IL COLERA

Un’infezione intestinale causata da alcuni ceppi del batterio Vibrio cholerae che si diffondono attraverso cibo e acqua infetti da feci umane. All'inizio provoca diarrea con vomito e crampi muscolari, di una tale gravità da portare alla disidratazione in poche ore.

V secolo a.c. - Ippocrate utilizzò per primo il termine “colera”, anche se non si hanno prove certe che si riferisse a questa malattia.



FEBBRE TIFOIDE

430 a.c. - Febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso che uccise un quarto delle truppe di Atene ed un quarto della popolazione, nel giro di quattro anni. Questa malattia fiaccò la resistenza di Atene, ma la grande virulenza della malattia ha impedito un'ulteriore espansione, in quanto uccideva i suoi ospiti così velocemente da impedire la dispersione del bacillo. La causa esatta di questa epidemia non fu mai conosciuta. Nel gennaio 2006 alcuni ricercatori della Università di Atene hanno ritrovato, nei denti provenienti da una fossa comune sotto la città, presenza di tracce del batterio.

IL COLERA OVVERO LA PESTE

LA PESTE

399 a.c. - Lo scopo del primo lettisternio romano era di placare l'ira degli Dei che avevano inviato un inverno rigidissimo, cui era seguita nell'estate una pestilenza. Il lettisternio fu celebrato dai "duumviri sacris faciundis ed ebbe la durata di otto giorni". Ai santuari con i letti delle divinità sfilarono in venerazione i senatori e patrizi con rispettivi mogli e i figli, poi tutte le tribù e gli ordini con alla testa il pontefice massimo, e poi in fondo i giovani non sposati.
Durante il lettisternio, come da prescrizione e per fede religiosa, cessarono le liti e le private competizioni, e vennero liberati molti prigionieri.

165 d.c. - 180 d.c. - Scoppia la peste. Il medico greco Galeno era presente allo scoppio dell'epidemia tra le truppe stanziate ad Aquileia nell'inverno del 168/69. Presumibilmente si trattò di vaiolo, portata dalle truppe di ritorno dalle province del Vicino Oriente, uccise cinque milioni di persone che soprattutto per l'epoca era uno sproposito.

166 d.c. - Nel Mausoleo dei Valeri, accanto alla triade divina (forse Minerva Giunone e Diana), i componenti della famiglia dei Valeri sono atteggiati come antichi filosofi e a sorvegliare il sonno dei fratellini Olimpiano e Valeria, uccisi da un' epidemia di peste nel 166, la statua di Hypnos, il dio del sonno.

167 d.c. -
In seguito a una pestilenza l'imperatore Marco Aurelio indice un lettisternio.

177 d.c. - Il focolaio scoppiò di nuovo nove anni dopo, secondo lo storico romano Cassio Dione, e causò fino a 2.000 morti al giorno a Roma, uccidendo un quarto degli infetti. La peste avrebbe imperversato nell'impero per quasi 30 anni, facendo secondo le stime tra i 5 e i 30 milioni di morti. La malattia uccise circa un terzo della popolazione in alcune zone, e decimò l'esercito romano.

Ammiano Marcellino afferma che la peste dilagò fino alla Gallia ed alle legioni stanziate lungo il Reno. Eutropio asserisce che moltissime persone morirono in tutto l'impero. Secondo lo scrittore del V secolo Paolo Orosio, molte città e villaggi della penisola italiana e delle province europee persero tutti i loro abitanti. Quando l'epidemia si spostò verso nord raggiungendo il Reno, infettò anche i popoli germanici e galli posti all'esterno dei confini dell'impero.

Orosio cita febbre, diarrea, infiammazioni della faringe, eruzioni sulla pelle, a volte asciutte a volte purulente, che apparivano verso il nono giorno di malattia. L'informazione di Galeno non definisce chiaramente la natura della malattia.

249 d.c. - 262 d.c. - La peste di Cipriano fu una pandemia che colpì l'impero romano dal 249 al 262 d.c. circa, secondo altri dal 251 al 270.

251 d.c. - ca. 270 d.c. - Lo storico William McNeill afferma che la peste antonina e la successiva peste di Cipriano  furono due malattie diverse, una di vaiolo e l'altra di morbillo, anche se non necessariamente in questo ordine.



IL VAIOLO

La grave devastazione che la popolazione europea subì da queste due epidemie potrebbe far pensare che queste persone non fossero mai state colpite dalle due pandemie, che altrimenti avrebbero reso immuni i sopravvissuti. Altri storici credono che si sia trattato in entrambi i casi di vaiolo, ipotesi più corretta dato che la stima molecolare data l'evoluzione del morbillo dopo il 500.



LA PESTE BUBBONICA  - DAL 541 AL 750 d.c.  - DURO' BEN 209 ANNI!!!

La peste bubbonica usa come veicolo principale le pulci infette: passando da mammifero a mammifero, ma anche anche tramite contatto con i fluidi corporei di animali o esseri umani infetti. Senza trattamenti specializzati, la mortalità varia dal 30% al 90%.

541 d.c. - Morbo di Giustiniano, a partire dal 541; fu la prima pandemia nota di peste bubbonica,
causata dallo stesso batterio, lo Yersinia pestis, che colpì l'Europa nel XIV secolo (la peste nera), con effetti simili. Partendo dall'Egitto giunse fino a Costantinopoli; secondo lo storico bizantino Procopio, morì quasi la metà degli abitanti della città, a un ritmo di 10.000 vittime al giorno nella sola Costantinopoli.
La pandemia si estese nei territori circostanti, uccidendo complessivamente un quarto degli abitanti delle regioni del Mar Mediterraneo occidentale, non si trovavano luoghi dove seppellire i morti e i cadaveri dovevano spesso essere lasciati all'aperto. In pratica causò la morte di 25 milioni di abitanti solo nell'impero bizantino.

546 d.c. - La peste influenzò anche la Guerra gotica (535-553), Roma, nel 546, rimase senza quasi soldati e poi senza abitanti per alcuni mesi: Procopio di Cesarea riferisce che fu Totila a deportare in Campania i pochi abitanti rimasti.

560-570 d.c. - La peste non cessa e continua a mietere vittime. Il Liber Pontificalis ricorda come sotto papa Benedetto I (575-579) un'ondata epidemica seguita a grave carestia indusse molte città assediate dai longobardi ad aprire loro le porte. Paolo Diacono scrive che la peste nel 565 decimò la Liguria:
"tutti erano scappati e tutto era avvolto nel silenzio più profondo. Due figli se ne erano andati lasciando insepolti i cadaveri dei loro genitori; i genitori dimenticavano i loro doveri abbandonando i loro bambini".

La peste si ripresentò a ondate fino al 750 circa, anche se non raggiunse più la virulenza iniziale. Le stime più accreditate parlano di 25 milioni di decessi. Ma vi sono stime di storici che raggiungono la cifra di cento milioni.

PESTE ANTONINA

I SALTI DI SPECIE

Secondo William McNeill furono i primi salti di specie, nell'attacco all'umanità, di due diverse malattie da ospiti animali, una di vaiolo e una di morbillo, anche se non necessariamente in questo ordine. 
Dionysios Stathakopoulos afferma invece che entrambi i focolai erano di vaiolo. 
Secondo lo storico Kyle Harper, i sintomi attribuiti dalle antiche fonti alla peste di Cipriano corrispondono meglio a una malattia virale che causa una febbre emorragica, come l'ebola, piuttosto che il vaiolo. Al contrario, egli sostiene che la peste antonina sia stata causata dal vaiolo.



SALTI DI SPECIE AUTOLIMITANTI

La maggior parte degli eventi di salto di specie si traduce in casi auto-limitanti, cioè da animale a uomo senza però ulteriore trasmissione da uomo a uomo, come accade, ad esempio con: 
- rabbia, 
- antrace,
- istoplasmosi 
- idatidosi.

Altri agenti patogeni zoonotici possono essere trasmessi dall'uomo per produrre casi secondari e persino per stabilire catene di trasmissione limitate come: 
- filovirus di Ebola e Marburg, 
- coronavirus MERS e SARS-related, 
- alcuni virus dell'influenza aviaria. 



DA ANIMALE-UOMO A UOMO-UOMO

Infine, alcuni eventi possono portare all'adattamento finale del patogeno agli umani, che diventano un nuovo serbatoio stabile, come è avvenuto con il virus dell'HIV che ha provocato la pandemia di AIDS. In effetti, la maggior parte dei patogeni che attualmente sono esclusivi degli umani sono stati probabilmente trasmessi da altri animali in passato.



BIBLIO

- Q. Sereno Sammonico - La medicina in Roma antica - Il liber medicinalis di Quinto Sereno Sammonico - a cura di Cesare Ruffato - Utet - Torino - 1996 -
- Andrea Piccioli, Valentina Gazzaniga, Paola Catalano - Bones: Orthopaedic Pathologies in Roman Imperial Age - Springer - 2015 -
- Celsio - De medicina liber, IV - cap. XXI
- Dioscorides Pedanius - De materia medica - ed. M. Wellmann and Weidmann - Berlin - 1907 -
- Past pandemics that ravaged Europe - BBC News - 2005 -
- Kyle Harper - Solving the Mystery of an Ancient Roman Plague - The Atlantic - 2017 -
- Dionysios Ch. Stathakopoulos - Famine and Pestilence in the Late Roman and Early Byzantine Empire - Taylor and Francis - 2017 -



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