BATTAGLIA DI CARRE





LA PREMESSA 

La guerra in Partia fu il frutto di accordi politici reciprocamente vantaggiosi per Marco Licinio Crasso, Pompeo Magno e Giulio Cesare, il  Primo Triumvirato, per cui nel 56 a,c. si tennero incontri nella Gallia Cisalpina, per riaffermare l'alleanza per prolungare il comando gallico di Cesare e per ottenere nelle imminenti elezioni per il 55 a.c., un secondo consolato congiunto per Crasso e Pompeo. 

Sulle elezioni furono esercitate pressioni con denaro, clientelismo, amicizia e la forza di 1000 soldati portati dalla Gallia dal figlio di Crasso Publio. La legislazione approvata dal tribuno Trebonius (la Lex Trebonia) concedeva proconsolati estesi di cinque anni, pari a quello di Cesare in Gallia, ai due consoli uscenti. 

Le province spagnole sarebbero andate a Pompeo. Crasso ebbe la Siria per entrare in guerra con la Partia. Così la battaglia di Carrhae fu combattuta nel 53 a.c. tra la Repubblica Romana e l'Impero dei Parti vicino all'antica città di Carrhae (attuale Harran, Turchia). Un esercito di sette legioni di fanteria pesante romana al comando di Marco Licinio Crasso fu attirata nel deserto e definitivamente sconfitta da un esercito misto di cavalleria di catafratti pesanti e arcieri a cavallo leggeri guidati dal generale dei Parti Surena. 

La Legione non resse contro i cavalieri dei Parti altamente mobili, venne circondata, spossata dai continui attacchi e infine massacrata. Crasso fu ucciso insieme alla maggior parte del suo esercito. È una delle sconfitte più schiaccianti della storia romana. 

LICINIO CRASSO

MARCO LICINIO CRASSO 

Crasso, membro del Primo Triumvirato composto da Cesare e Pompeo, era stato scelto in quanto ricchissimo, in pratica l'uomo più ricco di Roma, per cui sopperiva ad ogni bisogno dei due, d'altra parte lui vagheggiava prospettive di gloria e di fama, invidiando l'adorazione che suscitavano gli altri due triunviri. 

Crasso aveva deciso di invadere la Partia pur non avendo il consenso ufficiale del Senato. Anzi rifiutò un'offerta del re armeno Artavasdes II che consentiva a Crasso di invadere la Partia attraverso l'Armenia. Invece Crasso fece marciare il suo esercito direttamente attraverso i deserti della Mesopotamia. Le sue forze si scontrarono con le truppe di Surena vicino a Carrhae. 

La cavalleria di Surena uccise o catturò la maggior parte dei soldati romani e Crasso stesso ne rimase stato ucciso. La sua morte pose fine al Primo Triumvirato, seguì un periodo di pace di quattro anni tra gli altri due membri del Triumvirato, Giulio Cesare e Pompeo. 

GUERRIERI PARTI

CONTRO LA GUERRA 

Nella Partia, nel 57 a.c. il re Fraate III era stato ucciso dai figli Orode II e Mitridate IV, che poi si combatterono per il trono. Orodes vinse e nominò suo fratello re della Media ma si ebbe un altro scontro che fece fuggire Mitridate da Aulo Gabinio, il proconsole romano di Siria che voleva sul trono Mitridate manovrato da Roma, ma poi abbandonò l'idea. Mitridate  invase Babilonia, ma venne affrontato dal comandante dei Parti Surena. 

Anche il successore di Gabinio, Crasso, cercò di allearsi con Mitridate e invase Osroene, lo stato cliente della Partia nel 54 a.c., ma perse tempo in attesa di rinforzi sulla riva sinistra del fiume Balikh mentre Surena sconfiggeva e giustiziava Mitridate. 

Orodes, marciò a nord per invadere l'alleato di Roma, l'Armenia, dove il re Artavasdes II passò dalla parte dei Parti. Alcuni romani si opposero alla guerra contro la Partia. Cicerone la chiamò guerra "nulla causa" (senza giustificazione) poichè la Partia aveva un trattato con Roma. Il tribuno Ateius Capito fece strenua opposizione e condusse un pubblico rituale di esecrazione mentre Crasso si preparava a partire. 



LA PARTENZA

Nonostante le proteste e i terribili presagi, Marco Crasso nel 55 a.c.. partì e Publio Crasso si unì a lui in Siria portando con sé i mille soldati di cavalleria celtica dalla Gallia. Crasso arrivò in Siria e con la sua immensa ricchezza radunò un esercito di sette legioni con 35.000 uomini di fanteria pesante, più 4.000 fanti leggeri e 4.000 cavalieri, e 6.000 cavalieri di Artavasdes, il re armeno, Crasso marciò sulla Partia. 

Artavasdes gli consigliò di intraprendere una rotta attraverso l'Armenia per evitare il deserto e gli offrì rinforzi di altri 10.000 cavalieri e 30.000 fanti. Crasso rifiutò l'offerta e decise di prendere la via diretta attraverso la Mesopotamia, Orodes II, divise il suo esercito e prese la maggior parte dei soldati, principalmente arcieri a piedi con una piccola quantità di cavalleria, mandò poi una forza di cavalleria sotto il comando di Surena, per scaramucce contro l'esercito di Crasso. 

La spedizione di Surena contava in totale diecimila uomini, supportata dai bagagli di mille cammelli. Crasso ricevette indicazioni dal capo Osroene Ariamnes, che però era al soldo dei Parti. Esortò Crasso ad attaccare immediatamente e affermò falsamente che i Parti erano deboli e disorganizzati. Quindi guidò l'esercito di Crasso nella parte più desolata del deserto, lontano dall'acqua.


Il comandante generale di Crasso, Cassio, volle che l'esercito fosse schierato con la fanteria al centro e la cavalleria sulle ali. All'inizio Crasso acconsentì, ma poi ridistribuì i suoi uomini a quadrato, ogni lato formato da dodici coorti. Le forze romane avanzarono e giunsero a un ruscello. I generali di Crasso consigliarono di accamparsi e di attaccare la mattina successiva per riposare, ma Publio convinse Crasso ad affrontare subito i Parti. Surena inviò  i suoi arcieri a cavallo a circondare la piazza romana. 

Crasso mandò i legionari protetti da scudi e armature, ma non potevano coprire l'intero corpo e le frecce spesso traversarono le coperture. I romani avanzarono per combattere da vicino, ma gli arcieri a cavallo tiravano e si ritiravano. I legionari formarono la testudo ma i catafratti dei Parti li caricarono continuamente, con pesanti perdite. 

Quando i romani tentarono di allentare la formazione per respingere i catafratti, questi si ritirarono rapidamente e gli arcieri a cavallo ripresero a sparare contro i legionari, ora più esposti. Crasso sperava che i Parti esaurissero le frecce ma Surena aveva migliaia di cammelli per rifornire gli arcieri, allora inviò suo figlio Publio con 1.300 cavalieri gallici, 500 arcieri e otto coorti di legionari per cacciare gli arcieri a cavallo che finsero di ritirarsi. 


Publio li inseguì, e i catafratti dei Parti li affrontarono mentre gli arcieri si voltarono attaccandoli di nuovo. Alla fine si ritirarono su una collina, dove Publio si suicidò mentre il resto dei suoi uomini furono massacrati, con solo 500 prigionieri. Crasso dovette vedere la testa di suo figlio su una lancia e la battaglia proseguì fino al tramonto. Crasso si ritirò a Carre lasciando 4000 feriti, uccisi dai Parti la mattina dopo. 

Quattro coorti romane si persero nell'oscurità, furono circondate dai Parti, e solo 20 romani riuscirono a fuggire. Il giorno successivo, Surena inviò un messaggio ai romani proponendo una tregua per consentirgli di tornare in in Siria in cambio della rinuncia di Roma a tutto il territorio a est dell'Eufrate. All'incontro, un Partico tirò le redini di Crasso  scatenando la violenza in cui vennero uccisi Crasso e i suoi generali. I restanti romani a Carre tentarono di fuggire, ma la maggior parte furono catturati o uccisi. 

Secondo Plutarco, le vittime romane furono circa 20.000 uccisi e 10.000 prigionieri, una delle sconfitte più costose della storia romana. Le vittime dei Parti furono minime. Roma fu umiliata da questa sconfitta, tanto più che i Parti avevano catturato diverse aquile legionarie. 

IL GENERALE SURENA

Orodes II, con il resto dell'esercito dei Parti, sconfisse gli armeni e conquistò il loro paese. Ma il prestigio di Surena ingelosì il re dei Parti, che lo fece assassinare. Dopo la morte di Surena, lo stesso Orodes II prese il comando dell'esercito dei Parti e condusse una campagna militare senza successo in Siria. 

Gaio Cassio Longino, un questore sotto Crasso, guidò circa 10.000 soldati sopravvissuti dal campo di battaglia in Siria, dove governò come procuratore per due anni, difendendo la Siria dagli ulteriori attacchi di Orode II. Ha ricevuto lodi da Cicerone per la sua vittoria. Ma Cassio ebbe un ruolo chiave nella cospirazione per assassinare Giulio Cesare nel 44 a.c. che invece stava pianificando una guerra contro i Parti. 

"La straordinaria vittoria di Surena ebbe enormi conseguenze. Fermò l'espansione romana, restituì la Mesopotamia ai Parti e consolidò l'Eufrate come confine tra le due potenze. Metteva la Persia su un piano di parità con Roma, rendendole rivali politiche per i successivi sette secoli

CIPPO CON VENI VIDI VICI - ZILE IN TURCHIA

E fu un peccato, perchè Cesare era l'unico in grado di vincere i Parti, come già aveva vinto il figlio di Mitridate, Farnace II del Ponto a Zela il 2 agosto del 47 a.c.:

«Subito marciò contro di lui con tre legioni e dopo una gran battaglia presso Zela lo fece fuggire dal Ponto e distrusse totalmente il suo esercito. Nell'annunziare a Roma la straordinaria rapidità di questa spedizione, scrisse al suo amico Marzio tre sole parole: «Venni, vidi, vinsi»

(Plutarco, Vite Parallele: Alessandro e Cesare, BUR. Milano, 2004. Trad.: D. Magnino)

Se l'oriente fosse stato romanizzato sarebbe diventato più civile, più rispettoso verso i suoi sudditi, e meno crudele verso chiunque.
 

BIBLIO

 - Marcus Crassus and the Late Roman Republic by A.M. Ward - University of Missouri Press - 1977 - 
- Chisholm, Hugh, ed. - Mithradates Encyclopædia Britannica - Vol. 18 - Cambridge University Press - 1911 -
- Erich S. Gruen - M. Licinius Crassus: A Review Article - American Journal of Ancient History - 1977 -
- Rawson - Crassorum funera - 
- Plutarch - Life of Crassus -
- Sampson, Gareth - The Defeat of Rome in the East: Crassus, the Parthians, and the Disastrous battle of Carrhae, 53 BC - Philadelphia: Casemate - 2008 -
- Sheldon, Rose Mary - Rome's Wars in Parthia - London - 2010 -
- Vallentine Mitchell, A.D.H. Bivar - The Campaign of Carrhae - The Cambridge History of Iran - Cambridge University Press - 1983 -



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