IULIA AVITA MAMEA



IULIA MAMEA

Nome: Giulia Avita Mamea, Iulia Avita Mamaea
Nascita: Emesa, 180
Morte: Mogontiacum, 18 o 19 marzo 235
Padre: Giulio Avito
Madre: Giulia Mesa
Sorella: Giulia Soemia
Marito: Marco Giulio Gessio Marciano
Figlio: Alessandro Severo
Zia materna: imperatrice Giulia Domna moglie dell'imperatore Settimio Severo
Cugini materni: imperatori Caracalla e Geta
Nipote: Eliogabalo.

Mamea era nipote dell'imperatore Settimio Severo e sorella di Giulia Soemia. Figlia secondogenita di Giulia Mesa e di Giulio Avito, Il primo matrimonio di Mamea potrebbe essere stato quello con un ex console e, dopo la sua morte, le fu permesso di mantenere il grado senatoriale, anche quando in seguito, durante il regno di suo zio Settimio Severo (imperatore 193-211) sposò un equestre di nome Marcus Gessius Marciano, originario di Arca Caesarea in Siria (oggi Arqa in Libano) che nella sua carriera passò all'ordine equestre e divenne magistrato.

Come Mamea, Marciano era siriano (nato ad Arca) e il matrimonio potrebbe essere servito a rafforzare la base di potere di Severo nelle province orientali. Mamaea gli diede un figlio di nome Alessiano, che nacque probabilmente il 1 ottobre 208.

Nel 217 Caracalla, succeduto a Severo, venne assassinato; il nuovo imperatore fu Macrino, prefetto del pretorio di Caracalla. Come sua madre Julia Maesa e sua sorella Julia Soemias, Mamaea era in Siria e potrebbe aver avuto un ruolo durante la rivolta organizzata da Giulia Maesa che portò alla morte di Macrino e all'ascesa al potere del figlio di Soemia, Vario Avito Bassiano, che si era già guadagnato una certa fama come sacerdote del dio Elagabal di Emesa ed è, come imperatore, di solito chiamato Eliogabalo.



L'ASPETTO E IL CARATTERE

Aveva come le altre donne della famiglia un notevole naso aquilino prettamente orientale e la fronte piuttosto alta, incorniciata dalle bande ondulate dei capelli, che scoprono l'orecchio e si riuniscono in crocchia piatta sulla nuca. Il più bello tra i busti è quello dei Musei Vaticani.

La monetazione in suo onore la raffigura con la tipica pettinatura "a melone", con una treccia ripiegata in basso. A volte con un copricapo lunato. È raffigurata, intelligentemente, assieme alle figure di Giunone conservatrice, Venere felice, Vesta, Pudicizia, "Felicitas publica", volte a esaltare il suo ruolo ufficiale di nume tutelare del "ritorno all'ordine" dopo gli eccessi di Eliogabalo.

Mamea in effetti aveva una buona reputazione di modestia, prudenza e fedeltà alla dinastia per cui all'inizio fu ben accetta, e nella nuova politica di tolleranza religiosa, nel 218 Mamea concesse un incontro ad Antiochia al patriarca cristiano Origene. Ma non tardò a rivelarsi per la volontà di dominio e controllo che aveva, a cominciare dal figlio e siccome era a contatto con l'esercito questo cominciò ad avere l'impressione di essere comandato da una donna, inammissibile in famiglia, figuriamoci nell'esercito.

IULIA MAMEA

ELIOGABALO

Mamea diede a Marciano due figli, una bambina di nome Theoclia e un figlio di nome Marco Giulio Gessio Bassiano Alessiano, salito al trono col nome di Alessandro Severo, che nacquero e crebbero ad Arca Caesarea. Assistette in posizione protetta in quanto donna agli eventi che portarono alla morte dell'imperatore Caracalla, figlio di Severo, e all'ascesa al trono di Eliogabalo, nipote di Giulia Mesa.

Il suo regno durò dal 218 alla primavera del 222 e fu un drammatico fallimento. All'inizio il ragazzo-imperatore agì con moderazione, ma dopo la fine del 220 volle introdurre il culto del suo Dio, e iniziò un regno di terrore che durò circa un anno e mezzo. Nell'estate del 221 iniziò però un periodo di moderazione, quando le tre dame di Emesa riuscirono a convincere Eliogabalo che avrebbe dovuto adottare il figlio di Mamea, Alessiano, e farlo cesare.

Per celebrare questo, il giovane Cesare cambiò il suo nome in Severus Alexander - che lo collegava a Caracalla, famoso per la sua ammirazione per Alessandro Magno ed era popolare tra i soldati. Ma la moderazione non durò e nel dicembre 221 era ormai evidente che i soldati amavano Severo Alessandro e sua madre Mamea e odiavano Eliogabalo e Soemia.

La nonna Julia Maesa si schierò con il più giovane dei suoi due nipoti ma Mamaea si assicurò che Severus Alexander fosse costantemente sorvegliato. I due giovani furono entrambi console nel 222, ma l'imperatore aveva già tentato di uccidere il suo Cesare, finchè fra l'11 o il 12 marzo Eliogabalo e sua madre furono linciati dalla guardia pretoriana e il tredicenne Alessandro Severo fu proclamato imperatore.

Poiché Alessandro aveva all'epoca quattordici anni, la madre Mamea regnò nel nome del figlio, e Julia Maesa e Mamaea presero saldamente il comando. Il betile di Elagabal, l'oggetto principale di culto, fu rimandato a Emesa e Alessandro Severo si comportò da imperatore romano. Una squadra di sedici senatori e il prefetto del pretorio Ulpiano, giurista molto famoso, gli offrì consiglio e fece in modo che ricevesse una decente educazione romana.



CONSORS IMPERII

Il figlio decise di nominarla, una volta giunto alla maggiore età, "consors imperii" ("consorte dell'impero"), una qualifica che la rendeva "associata nel comando". La situazione probabilmente lo richiedeva, ma era un'innovazione non accettata da tutti.

Marco Aurelio aveva concesso la stessa posizione a Lucio Vero creando una specie di diarchia tra imperatori; ma Marco Aurelio era indiscutibilmente il più forte tra i due, e poi a nessuna donna era mai stata concessa una simile posizione che creava un dubbio di sottomissione. La novità creò malumori nell'esercito e nei gruppi più tradizionalisti, che accusarono di debolezza il giovane imperatore, visto come succube della madre.

ALESSANDRO SEVERO
 
MATER CASTRORUM

L'unica cosa non conforme era il ruolo di primo piano di Julia Mamaea che dopo la morte della madre Giulia Maesa, esercitò una vera influenza. Come Giulia Domna prima di lei, Mamea ricevette nel 224 il titolo di "Mater Castrorum" (madre degli accampamenti) e nel 226 di "Mater Senatus" (madre del Senato) e "Domina mundi" (Signora mondo) e nel 228 di "Mater patriae" (madre della patria).

Infatti Mamea, nella sua veste di co-reggente, accompagnò il figlio nelle campagne militari, ma di fatto era Mamea a controllare le decisioni del giovane imperatore. Nel frattempo, nell'impero dei Parti scoppiò una rivolta e nel 224 il ribelle persiano Pâpak detronizzò il re ma due anni dopo, il figlio e successore di Pâpak, Ardašir, prese Ctesifonte, la capitale dell'impero dei Parti decretando la fine della Partia e l'inizio dell'impero sasanide.

La guerra tra Roma e il rinnovato impero persiano era inevitabile e nel 231 Severo Alessandro si diresse verso est. Quando i negoziati fallirono, i romani invasero l'Iraq, dove Ardašir fu costretto a ritirarsi e lo status quo fu ripristinato nel 232.

Mentre Alessandro Severo, tornato a Roma, celebrava il suo trionfo persiano, la tribù germanica degli Alamanni, un tempo sconfitta da Caracalla, si era sollevata distruggendo i limes della Foresta Nera. Ancora una volta, Severus Alexander e Julia Mamaea procedettero al fronte e, ancora una volta, cercarono prima una soluzione diplomatica, il che significava riscattare i guerrieri tribali.

Ai legionari di Magonza, della XXII legione Prmigenia, e la legione italiana che li aveva accompagnati, la II Parthica, la cosa non piacque. Era un incentivo per la tribù germanica a continuare l' aggressione, e nessun compenso aggiuntivo per loro, perché senza battaglia.

Le truppe non lo tolleravano e a Mogontiacum (moderna Magonza), in Germania, alcune truppe si ribellarono e uccisero l'imperatore e la madre nella tenda imperiale il 21 marzo 235. Il nuovo imperatore fu Massimino, che pose fine alla guerra in modo più soddisfacente. Il Senato ha pronunciato una damnatio memoriae su Mamaea.

MONTE DEL GRANO


A Roma, nei Musei capitolini, si conserva il sarcofago marmoreo riferibile ad Alessandro Severo e alla madre, in origine posto nel grandioso mausoleo della famiglia imperiale, i cui resti sono oggi noti come Monte del Grano, locato nel Parco XVII Aprile 1944, nell'odierno quartiere Tuscolano.

Il riferimento al grano nel nome dell'edificio già legato ad una caratteristica del Quadraro, dedicato anticamente a quattro divinità protettrici del mondo agricolo. Una leggenda cattolica popolare vuole invece che fosse un monte di grano trasformato per punizione divina in terra, perché raccolto di domenica, giorno dedicato al riposo e al culto del Dio unico.


BIBLIO

- Henry Gardiner Adams - A Cyclopedia of Female Biography, Julia Mamea - editor, Kessinger Publishing - 2007 -
- V. Scrinari - Le donne dei Severi nella monetazione - in Bull. Com. - LXXV - 1956 -
- Kosmetatou, Elizabeth - The Public Image of Julia Mamaea - An Epigraphic and Numismatic Inquiry - in Latomus 61 - 2002 -
- Birley, Anthony Richard - Septimius Severus: the African emperor - 1999 -
- Rodolfo Lanciani - Roma pagana e cristiana: la trasformazione della città attraverso i secoli, dai templi alle chiese, dai mausolei alle tombe dei primi papi - Roma - Newton eCompton - 2004 -


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