VILLA ROMANA DI FARAGOLA (Ascoli Satriano)



LA PIANTA DELLA VILLA
La villa di Faragola è una villa romana tardo antica ubicata nel territorio di Ascoli Satriano (in provincia di Foggia), nel sub appennino dauno, ovvero dell’antica Ausculum, celebre per essere stata teatro dello scontro tra Pirro e i Romani nel 279 a.c.. Essa sorse sui resti di un insediamento daunio del IV-III secolo a.c., ma con tracce dei secoli precedenti, e di una villa rustica di romana che durò dal I al III secolo d.c..

La villa, che conobbe la fase di massima espansione tra il IV e il VI secolo, occupa un'area molto estesa presso il fiume Carapelle, distante 9 km da Herdonia (oggi Ordona), dove Annibale nel 216 a.c. ebbe una schiacciante vittoria sui romani, e 5 km da Ausculum (Ascoli Satriano), lungo il percorso della via Aurelia Aeclanensis che collegava Herdonia ed Aeclanum, mettendo in comunicazione la via Appia e la via Traiana.

LA SALA DA PRANZO DURANTE LA COSTRUZIONE NEL V SEC.
La villa apparteneva con molta probabilità alla famiglia senatoria degli Scipioni Orfiti, dove Servio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito fu console nel 51 come collega dell'Imperatore Claudio e fu proconsole dell'Africa sotto Nerone, poi accusato di tradimento e giustiziato.

La villa ebbe due fasi importanti, di cui una del III-IV secolo, legata alla tradizione della villa romana che si sviluppa intorno a un giardino con intorno un grande peristilio dove si affacciano le camere di rappresentanza e un atrio che immette all'interno della domus.

Nall'altra fase, databile al V-VI secolo, la villa venne modificata, con spazi simili ma con grandi terme, una grande cenatio estiva, numerosi ambienti di servizio compresi i magazzini e un piano superiore adibito al reparto notte. Il sito venne quindi occupato da un villaggio altomedievale dell'VII-VIII secolo, che determinò la fine della villa.

LA CENATIO DEL V SECOLO, IERI ED OGGI

GLI SCAVI

L'area, acquisita nel 1997 dal comune di Ascoli Satriano, è stata oggetto di scavi archeologici sistematici da parte dell'Università di Foggia a partire dal 2003,. sotto la direzione di Giuliano Volpe (coordinatore scientifico della Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia) e Maria Turchiano. 

Nel 2009 il sito è stato parzialmente aperto al pubblico (parco archeologico di Faragola), con la musealizzazione della sala dal pranzo estiva (cenatio). Negli anni successivi la sistemazione museale ha interessato pure le terme e alcuni ambienti di servizio.

Della villa tardoantica sono stati rimessi in luce in particolare il grande settore termale e una lussuosa sala da pranzo (cenatio), oltre a vari ambienti di servizio, magazzini, cucine e anche una fornace per la produzione di laterizi.

STIBADIUM

LA VILLA DEL III-IV SECOLO

Il primo impianto della villa tardoantica è stato riportato alla luce solo in parte, ma è evidente che la villa avesse grandi dimensioni e notevoli ricchezze. Il nucleo residenziale delle stanze di rappresentanza, verrà poi occupato interamente dalla grande cenatio, vale a dire un cortile scoperto, fornito di un grande peristilio porticato a pilastri, dove si allineavano i triclini degli astanti, mentre al centro dominava una rinfrescante fontana rettangolare, il tutto su pavimenti di marmo in opus sectile.

Le tre ali: la settentrionale, l'orientale e la occidentale sono lunghe ciascuna m 35 ca. e larghe m 5, mentre l’ala meridionale è lunga m 25 e larga m 3, per un’estensione complessiva di ben 1225 mq.

Sul lato occidentale del peristilio sono stati indagati una serie di ambienti che appaiono preesistenti e ristrutturati a formare il monumentale giardino, come evidenzia il rialzamento dei livelli di calpestio e nello spostamento dell’accesso ai vani sul fronte orientale, con una apertura diretta sul portico.

I MOSAICI
La mancata conservazione dei piani pavimentali, dei rivestimenti parietali e delle stratigrafie pertinenti alle fasi di frequentazione, impedisce di cogliere la destinazione dei vani, probabilmente sale da pranzo e di rappresentanza.

PIANTA DEL COMPLESSO (INGRANDIBILE)
Oltre al nucleo del peristilio sono stati individuati un atrio, circondato da un portico e da una serie di ambienti tra cui cubicula, ambienti di servizio, magazzini e alcuni vani delle terme, riutilizzati nelle grandi terme del V-VI secolo.

Molte di queste strutture furono abbandonate intorno alla seconda metà del IV secolo d.c., mentre diverse altre, come le terme e il corridoio orientale del peristilio, furono inglobate dalla nuova costruzione. 

Forse i cambiamenti furono dettati dai danni dei terremoti che colpirono la Daunia con epicentro in Irpinia, come quello del 346 d.c., che danneggiò molti edifici nella vicina città di Herdonia, oppure per volontà di un erede o compratore molto facoltoso e desideroso di lussi e comodità.

I MOSAICI

LA VILLA DEL V SECOLO

La villa, nel V secolo, venne arricchita da una lussuosa sala da pranzo, le terme venero ingrandite e adornate, ampliando il numero degli ambienti di servizio e magazzini. Si arricchì inoltre di un piano superiore dove sicuramente vennero spostati i cubicula e altre stanze di servizio, di cui restano solo le scale e delle sostruzioni.
LE TERME
LE TERME

Un lungo e inusuale percorso collegava la sala da pranzo con le grandi terme, sicuramente corredato di ornamenti marmorei e pittorici che dovevano sbalordire gli ospiti.

Le terme di Faragola sono uno dei più grandi complessi termali privati finora individuati in Italia, con una superficie di oltre 1000 mq, e con due corpi di fabbrica contigui, contraddistinti da accessi indipendenti e da dimensioni diverse. Non sappiamo la causa o lo scopo di questa divisione, se doveva dividere i due sessi, o tipi di fruitori diversi, o cosa altro. 

Comunque le Piccole Terme, poste a Nord-Ovest delle Grandi Terme, sembrerebbero posteriori a queste e dotati prevalentemente di ambienti riscaldati concepiti in alternativa o in sostituzione degli originari, forse perchè presentavano problemi tecnici o per le dimensioni forse troppo impegnative per il riscaldamento.

MOSAICO DELLE TERME
Si ipotizza che più che a scopi diversi le seconde terme fossero considerate più agili e confortevoli delle prime, per cui mancando una grande numero di ospiti, o mancando semplicemente gli ospiti, venivano preferite alle prime.
Alcuni ambienti sono molto grandi, uno in particolare di mq 100 ca., destinato ad area di rappresentanza, ma anche per l’intrattenimento, per i massaggi e forse per una sala da ginnastica, con pavimenti musivi policromi con un complicato intreccio di motivi geometrici. 

Di notevoli dimensioni anche il frigidarium dotato di due vasche e di una natatio, con volte ornate con tessere musive policrome in pasta vitrea e decorazioni parietali in opus sectile con zoccolo in marmo cipollino, sul pavimento in lastre lisce di marmo bianco con emblema centrale.

OPUS SECTILE DELLA CENATIO
I due tepidari invece avevano pavimenti in mosaico, rivestimenti parietali in crustae marmoree e stucco con cornici a palmette e ovoli, mentre il lungo caldarium rettangolare, con pavimenti ugualmente mosaicati, è tripartito da pilastrini aggettanti e delle due sudationes realizzate con l’impiego di lastre marmoree in breccia di colore rosato.

Per estrema raffinatezza i marmi bianchi e chiari erano destinati ai frigidari, mentre i marmi caldi e rosati erano destinati a rivestire i calidari.

Non sono state rinvenute delle sculture, che pure non potevano mancare, eccezion fatta per una scultura in marmo raffigurante un bambino cacciatore, con le sembianze di un satiro, databile al II secolo d.c., esposto forse in uno dei vani del complesso come pregevole oggetto d’arte di reimpiego. La statua è stata rinvenuta tra le stratigrafie di crollo della pavimentazione del caldarium del piccolo impianto termale, ma è probabile che originariamente fosse destinata alla decorazione della natatio.

L'INCENDIO

MA PURTROPPO

Nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017 un incendio doloso ha distrutto l'intera copertura danneggiando buona parte delle strutture della villa e delle sue decorazioni. I colpevoli non sono stati ancora individuati e probabilmente mai lo saranno.


FARAGOLA, L'INCENDIO CHE HA DISTRUTTO LA COPERTURA DEL SITO ARCHEOLOGICO (Fonte)

FOGGIA - Un incendio ha distrutto la copertura lignea del sito archeologico di Faragola, ad Ascoli Satriano, e ne ha gravemente compromesso marmi e mosaici riportati alla luce in 14 anni di scavi e lavoro di ricerca. Il rogo nella notte nell'area dell'esteso e articolato insediamento rurale di età romana e tardoantica, costituito da un nucleo residenziale in cui era stata parzialmente recuperata la grande sala da pranzo (cenatio) e individuati un atrio, circondato su tutti i lati da un portico, e una serie di ambienti decorati con mosaici geometrici policromi.

Una villa ricca - Villa Faragola, appunto - di cui è stata finora documentata soprattutto la fase tardoantica (IV-VI secolo d.c). Di particolare pregio, gli ambienti della cenatio, dove è possibile ammirare lo stibadium, il divano in muratura per il banchetto, ma anche tre tappeti in opus sectile, inseriti nella pavimentazione marmorea. A maggio dello scorso anno furono restituiti alla città i mosaici recuperati negli ambienti di quella che doveva essere una palestra all'interno della residenza.

Tutto questo ora è stato compromesso. Sconvolto l'archeologo Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici:

"E' un disastro. Forse sono stati usati esplosivi per far saltare la copertura, che è ignifuga. Sembra roba da professionisti", ipotizza a caldo Volpe, benché gli accertamenti tecnici di vigili del fuoco e carabinieri non abbiano riscontrato, al momento, tracce di liquido infiammabile o inneschi.

"E' stato provocato un danno enorme. Forse irreparabile", continua l'archeologo. "Le notizie sono sconfortanti: i marmi della cenatio sono cotti, calcinati per il calore, i mosaici danneggiati e le strutture murarie distrutte".





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