VELITRAE - VELLETRI (Lazio)



ATENA DI VELLETRI

Comune della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio, il cui centro storico sorge sulle propaggini meridionali dei Colli Albani, a 332 mslm. nell'area dei Castelli Romani. Già antichissima città dei Volsci (Velester, e Velitrae in latino) e già autorevole al tempo di Anco Marzio, lo storico Dionigi d'Alicarnasso la definisce "epiphanés, "illustre".



IL NOME

L'etimologia del toponimo "Velletri" è controversa: si discute se abbia origine italica (volsca) o etrusca. Secondo i sostenitori dell'origine etrusca, la sillaba Vel- ("luogo") corrisponde alla prima sillaba di altri toponimi di area etrusca: Volterra (etrusco Velathri), Volturno (Velthurne), Vulci (VelXe) ecc.

Secondo Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica - Velletri, vol. LXXXIX, p. 214, il toponimo Fura sarebbe la corruzione di Furia, dal nome di Furio Camillo, antico assediatore di Velitrae. Una porta Furia esiste anche a Sutri, in provincia di Viterbo, e l'etimologia di quel toponimo è appunto legata al generale romano.

Secondo i sostenitori dell'origine italica, il toponimo deriva invece da un antico termine volsco affine al latino "velia" ("palude") e corrispondente anche al greco "ουελια" ("uelia"). Da qui Velestrom, quindi luogo paludoso o prossimo ad una palude, nome usato probabilmente dai Volsci per chiamare l'antica Velletri.



ANCO MARZIO

I Romani in seguito denominarono la stessa città Velitrae, da cui il greco Ουελιτραι ("Ouelitrai"), Ουελιτρα ("Ouelitra") o Βελιτρα ("Belitra"). Antonio Nibby non si pronuncia:
«Questa città fu una delle più cospicue de' Volsci; nulla si sa della sua fondazione; e nella storia appare per la prima volta circa l'anno 130 di Roma, ossia 624 anni l'era volgare ai tempi di Anco Marcio
(Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma - Velletri - Roma - 1829)

Proprio all'epoca di Anco Marzio, Roma venne per la prima volta in conflitto con i Volsci, a causa di alcune violazioni di confine, il re entrò nel territorio volsco ed assediò Velitrae, che siglò un'alleanza. con Roma, per cui la Gens Octavia, originaria di Velitrae, al momento del suo trasferimento a Roma all'epoca di Tarquinio Prisco, ottenne immediatamente il riconoscimento della cittadinanza romana e dei diritti politici.

Quando, circa nel 510 a.c., cadde la monarchia di Roma, la Lega Latina assieme agli Etruschi di Porsenna si allearono per rimettere Tarquinio il Superbo sul trono. Anche i Volsci di Velitrae parteciparono a questa alleanza, ma quando nella battaglia del Lago Regillo (499 a.c.) i Latini vennero sconfitti dai Romani, i Volsci continuarono ad essere ostili a Roma. 

TAVOLE DI VELITRAE


VELITRAE COLONIA ROMANA

Pertanto nel 494 a.c., il Senato inviò il console Aulo Verginio Tricosto Celiomontano a sconfiggere i Volsci, che fuggirono in città inseguiti dai Romani, che saccheggiarono e conquistarono la città, nella quale fu installata una colonia romana.

Ma nel 443 a.c. i coloni romani di Velitrae si ribellarono insieme ai Volsci contro Roma, attirando l'intervento romano dei tribuni Lucio e Spurio Papirio che, nel 381 a.c., sconfissero veliterni e prenestini in una battaglia campale ai piedi delle mura cittadine, 

Ancora ci fu una ribellione nel 379 a.c. punita da Marco Furio Camillo e quindi nel 377 a.c. da Lucio Quinzio Cincinnato, che espugnò Velitrae ancora una volta. Tuttavia. Nel 365 a.c. i Romani dovettero assediare Velitrae, finché nel 338 a.c. i Romani non presero seri e definitivi provvedimenti contro il perenne ribellismo di Velitrae:

«Contro i Veliterni, antichi cittadini romani, poiché eransi ribellati tante volte fu gravemente infierito: le mura demolite, il Senato tolto di là, ed i senatori ebbero ordine di abitare di là dal Tevere, in guisa che quello che venisse sorpreso di qua dal Tevere fosse sottoposto all'ammenda di 1.000 libre, e che quegli che lo arrestasse avesse il diritto di ritenerlo prigione finché non avesse pagato tal somma. Nelle terre loro furon mandati coloni, i quali mantennero in Velletri l'aspetto dell'antica popolazione
(Tito Livio, Ab Urbe condita, lib. VIII v. XIV ; traduzione di Antonio Nibby.)

Con la perdita della libertà politica, Velitrae iniziò a decadere: priva di mura e isolata dalla grandi vie di comunicazione venne colonizzata a mezzo della Lex Sempronia di Caio Sempronio Gracco.

AUGUSTO DI VELLETRI


OTTAVIANO

Ottaviano Augusto, nato Caio Ottavio Turino, primo imperatore di Roma, era di famiglia veliterna da tempo stanziatasi a Roma, la gens Ottavia. Non nacque, quindi, a Velitrae, ma a Roma. Tuttavia, i veliterni ebbero diversi decenni prima della sua nascita una famosa premonizione della fortuna del bambino che sarebbe nato, premonizione raccontata da Svetonio e immortalata negli affreschi settecenteschi nel Palazzo Comunale:

«Velitris antiquitus tacta de caelo parte muri, responsum est eius oppidi civem quandoque rerum potiturum; qua fiducia Veliterni et tunc statim et postea saepius paene ad exitium sui cum populo Romano belligeraverant; sero tandem documentis apparuit ostentum illud Augusti potentiam portendisse.» 

«Dal tempo remoto in cui un fulmine era caduto su una parte delle mura di Velitrae, era stato profetizzato che un giorno un cittadino di quella città si sarebbe impadronito del potere; per questo gli abitanti di Velitrae, fiduciosi nella promessa, e allora e in seguito combatterono spesso contro il popolo Romano, fin quasi alla loro rovina. Ben più tardi apparve evidente che il prodigio aveva voluto fare riferimento alla potenza di Augusto
(Gaio Svetonio Tranquillo, Vita divi Augusti, v.II.)



LA VILLA DI OTTAVIANO

Sulle estreme propaggini dei Colli Albani, a 3 chilometri circa ad occidente di Velletri, si estendono, sul colle detto San Cesareo, i ruderi di una grande villa romana, ritenuta per tradizione proprietà della famiglia degli Ottavi, di origine veliterna. Durante il Medioevo, sui resti di questa antica villa s'impiantò un insediamento cristiano, dedicato a san Cesario di Terracina, attestato proprio da un battistero costruito riutilizzando un ambiente in reticolato e laterizi dotato di un impianto idrico

S. CESAREO ASSISTE AL SACRIFICIO PAGANO

S. CESARIO DI TERRACINA

Secondo la tradizione Cesario sarebbe stato un discendente dalla Gens Iulia, stanziata a Cartagine durante la riorganizzazione dei territori africani da parte di Gaio Giulio Cesare che nel 46 a.c., dopo la battaglia di Tapso. Convertito al cristianesimo e divenuto diacono, Cesareo si dedicò all'evangelizzazione. Nel corso di un viaggio verso Roma, Cesario approdò a Terracina, dove. al tempo dell'imperatore Traiano, subì il martirio. 

Comunque si narra che Ceasario venne chiuso in un sacco e gettato a mare, per aver protestato contro una macabra usanza pagana, e cioè il sacrificio di un giovane di nome Luciano, in onore di Apollo per la festa del primo gennaio. Il giovane sarebbe stato gettato nel vuoto con il suo cavallo. Cesario protesta per questa barbarie presso il sacerdote pagano Firmino, incaricato del sacrificio umano, che per tutta risposta lo fa arrestare. 

Ma c'è di più, in qualità di membro della gens iulia sarebbe stato un cittadino romano di tutto riguardo, ma pure se fosse stato un plebeo per la legge romana nessun cittadino romano poteva essere condannato senza processo.

Sullo sfondo dell'immagine vi è il "Pisco Montano", uno sperone roccioso di 83 metri che si distacca dal retrostante Monte Sant'Angelo, sulla cui vetta domina il tempio di Giove Anxur. Inutile dire che i romani non facevano sacrifici umani nè per gli Dei nè per nessuno, ma la propaganda cristiana ne inventò di ogni genere per demonizzare il paganesimo. 

A partire dal IV secolo, le spoglie del santo vennero traslate da Terracina alla Domus Augustana sul colle Palatino, la parte "privata" del palazzo di Domiziano sul colle Palatino, insomma la reggia, evidentemente come membro altolocato della gens Iulia. 

Sembra impossibile, ma vero è che il suo nome fu usato per soppiantare il culto pagano di Giulio Cesare, di Ottaviano Augusto e dei Divi Cesari (gli imperatori romani). Non c'erano più i Cesari ma c'era San Cesario, un santo totalmente inventato.

Il culto del santo da allora è molto diffuso nel mondo, intensificato dalle tante reliquie del suo corpo fatto in infiniti pezzi, che vennero donati da papi, imperatori, re, santi, Padri della Chiesa, vescovi, duchi e cavalieri, inviandoli nelle più svariate parti del mondo.


DISTRUZIONE DI VELITRAE


L'ABBATTIMENTO DELLE MURA

Velletri fin dall'età volsca venne cinta di poderose mura, rase tuttavia al suolo nel 338 a.c. per punizione dopo la definitiva conquista romana e la riduzione della città allo status di colonia agraria. In età antica, le mura non vennero più ricostruite.

Dell'antica Velitrae, città dei Volsci e poi colonia romana, restano diversi reperti, in parte nel Museo Civico Archeologico e nel Museo Diocesano, in parte in vari musei italiani ed esteri.

PANNELLI TERRACOTTA ROMANA - CHIESA SS. STIMMATE DI S. FRANCESCO


I RESTI

In età romana esistevano a Velitrae templi pagani dedicati ad Apollo, Ercole e Marte. Antonio Nibby ipotizza anche la presenza di una basilica civile, attestata da un brandello di iscrizione murata in una casa sull'attuale piazza Caduti del Lavoro. È stata attestata l'esistenza in Velitrae di un anfiteatro romano, la cui presenza oltre che in un'iscrizione rinvenuta nel 1565 è provata da una curva nel tessuto viario nell'area adiacente al Palazzo Comunale.

Nel 1784, durante i lavori nella chiesa delle SS. Stimmate di San Francesco, venne alla luce la nota lamina bronzea di Velletri, di fabbricazione volsca, e 16 lastre di rivestimento, appartenenti ad un tempio etrusco-italico del VI secolo a.c., il tutto conservato presso il Museo Nazionale Archeologico di Napoli.

Nelle campagne circostanti, in località San Cesareo, è stato identificato il sito della Villa degli Ottavi, residenza sub-urbana della gens Ottavia e di Ottaviano Augusto, nonché unica villa romana del territorio veliterno che sia stata sottoposta a scavi metodici in occasione del bimillenario augusteo. Nel 1930 l'archeologo Giuseppe Lugli mise in luce un battistero cristiano ricavato da un ambiente termale della villa con condutture d'acqua e alcuni resti di un monastero medioevale sorto sulla villa medesima.

Della grandiosa villa, costruita su tre terrazzamenti in tre diversi periodi (repubblicano, imperiale e cristiano), tutto è stato distrutto, a parte la cisterna di età repubblicana, di m  15,05 x 13,20, a tre navate con i pilastri che sostengono archi ogivali a sesto molto acuto, unico esempio nel mondo romano.. 

Purtroppo la zona, nonostante il vincolo archeologico, è stata lottizzata per cui la cisterna è oggi inglobata in un’abitazione privata e non accessibile. L'ultima testimonianza della decorazione della villa era un mosaico sul quale è stato collocato un palo dell'Enel. 

Un'altra cisterna romana esiste in località Capanna Murata e prende nome di Cisterna di Centocolonne poiché sorretta da 32 pilastri disposti su quattro file. Situata lungo il tracciato dell’Appia antica, fino al 1982 sembrava isolata nella campagna e non se ne capiva la funzione. Quell’anno, nonostante il vincolo archeologico, il terreno su cui è ubicata è stato oggetto di uno sbanco edilizio che, oltre a sfondare la volta della monumentale costruzione, ha messo in luce resti di una villa, solo in parte interessata dal successivo sondaggio di scavo promosso dalla Soprintendenza.

Ancora una cisterna romana, delle dimensioni di 25,80 x 11,60 m, è stata trovata in località Civitana, su un terrazzo artificiale di dimensioni 120 x 120 m, a ridosso dell'antica via Appia. Villa di Viale Marconi (ex villa romana) venne peraltro costruita sulle rovine della vecchia villa romana che si dice sia appartenuta ad Ottaviano Augusto, con una delle aree verdi più imponenti della città.


BIBLIO

- Armando Ravaglioli - I Castelli Romani, in Armando Ravaglioli, Alla scoperta del Lazio - Newton Compton Editori - 1995 -
- M.E.Migliori - Toponimi italiani di origine etrusca - su Centro Studi La Runa - 2009 -
- Antonio Nibby - Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma - Velletri, vol. III - Roma -1829 -
- Luigi Cardinali - Dissertazione su un antico sigillo capitolare veliterno - da Atti dell'Accademia Romana di Archeologia -tomo II -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane -
- Tito Livio - Ab Urbe condita - lib. VI -
- Svetonio - Augustus - 1 -
- Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma - L'Erma di Bretschneider - 1941 -
 Antonio Nibby - Analisi storico-topografico-antiquaria della mappa de' dintorni di Roma - Velletri, vol. III -



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