FICANA (Città Romane scomparse)



I REPERTI DI FAICANA

LA GUERRA ROMA - FICANA: ECCO LE PROVE!

di MICHELE MATTEI - Guida Turistica - 2018 -

"Questo signore, nella foto sotto, si chiama Anco Marzio. Di origine sabina, fu il quarto re di Roma. Fu lui, tra il 640 e il 616 a.c. a conquistare Ficana, radendola al suolo, secondo Dionigi di Alicarnasso. Mmmh, ma se fu rasa al suolo, ci saranno tracce di questa distruzione o no? Beh, rimettendo insieme i dati archeologici, ne ho personalmente individuate non poche.

Tutte corrispondenti a un periodo situato tra il 625 e 580 a.c. (coincidente con il regno di Anco Marcio) e in vari punti dell'abitato, per giunta (seconda foto, cerchiati in rosso) Si tratta di tracce di incendi più o meno estesi, livellamenti di edifici e ricostruzioni, nuove opere difensive e possibili atti "rituali" di rifondazione.

Proporrò presto un articolo scientifico sulla questione ma sembra che la distruzione narrata ci sia davvero stata. Ficana tuttavia, continuerà a vivere. Troppo strategica per i Romani per perderla definitivamente e "spargerci il sale sopra".
ANCO MARZIO

PLINIO IL VECCHIO

L'elenco più ampio di città scomparse del Lazio arcaico che ci sia stato tramandato è quello di Plinio il Vecchio (23 - 79), il quale cita "LIII populi" di cui alla sua epoca (I secolo d.c.) non rimaneva traccia.

L'elenco è diviso in due parti: 
- prima cita, senza un ordine preciso, le città del Lazio con il loro nome,
- poi elenca in ordine alfabetico le popolazioni cittadine dell'area albana, citate con il nome degli abitanti, definiti nell'insieme "populi albenses".

PLINIO SECONDO - DETTO IL VECCHIO
I popoli albani erano una foederatio di trenta popolazioni dell'Italia preromana (i prisci Latini) stanziate nell'antico Latium vetus tra il X (età del bronzo finale) e VIII secolo a.c. (età del ferro avanzata). Il termine albenses derivava dalla cerimonia del banchetto sacrificale sul mons Albanus, nel santuario di Giove Laziale a cui questi popoli partecipavano unitamente.

«[68] In prima regione praeterea fuere in Latio clara oppida Satricum, Pometia, Scaptia, Politorium, Tellena, Tifata, Caenina, Ficana, Crustumeria, Ameriola, Medullum, Corniculum, Saturnia ubi nunc Roma est, Antipolis quod nunc Ianiculum in parte Romae, Antemnae, Camerium, Collatia, Amitinum, Norba, Sulmo,

[69] et cum iis carnem in monte Albano soliti accipere populi Albenses: Albani, Aesolani, Accienses, Abolani, Bubetani, Bolani, Cusuetani, Coriolani, Fidenates, Foreti, Hortenses, Latinienses, Longani, Manates, Macrales, Munienses, Numinienses, Olliculani, Octulani, Pedani, Poletaurini, Querquetulani, Sicani, Sisolenses, Tolerienses, Tutienses, Vimitellari, Velienses, Venetulani, Vitellenses.»

(Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III)

Nelle due liste si riscontrano evidenti discordanze: le città nominate realmente non sono cinquantatré, ma cinquanta, e anche inserendo le città scomparse di Apiolae e di Amyclae, citate a parte, sarebbero cinquantadue. 

Il numero cinquantatré potrebbe essere un errore di Plinio; oppure si potrebbe ipotizzare che all'epoca di Plinio fosse stato tramandato il numero ma non il nome di tutte le città scomparse. Solo di poche di queste città si è peraltro potuto individuare con una certezza il sito, e di pochissime esistono tracce sia pure poco importanti.

RESTI DI FICANA

FICANA ROMANA

Ficana era un abitato del Latium vetus, ricordato da Plinio il Vecchio nella lista delle cinquantatré città che « scomparvero senza lasciare traccia ».  Essa compare nella lista di Plinio delle città laziali scomparse senza lasciare vestigia. Sia Dionigi che Livio ci parlano della sua conquista, con delle differenze. Non si sa concretamente nulla dell'ubicazione di questo centro. L'idea che questa città si trovasse tra il mare e Roma rimane, per ora, una supposizione. Essa può forse trovare sostegno in alcuni elementi, ma non si può elevare a valore di ragionevole certezza storico/archeologica. 

Per arrivare alla più lontana Ficana, Roma doveva superare altri ostacoli, salvo che essi non fossero stati inglobati in precedenza, cosa che tuttavia difficilmente plausibile. Ficana era collocata sulla sponda sinistra del fiume Tevere, sulle piccole alture di Monte Cugno, presso la località Dragona, Monti di San Paolo, ad Acilia, oggi ridotto a una collinetta, ma un tempo più scosceso, naturalmente difeso su tre lati, e posto a dominare strategicamente il Tevere fino alla foce.

La sua identificazione non incontra dubbi. II passo di Festo, che indica il centro all'undicesimo miglio della Via Ostiense, sul Tevere, davvero chiaro: "Puilja Saxa esse ad portum, qui sit secundum Tiberim, ait Fabius Pictor; quem locum putat Labeo dicj. Ubifuerit Ficana, Via Ostiense, ad lapidem undecimum" A sostegno di quanto detto, vi è il ritrovamento dell'undicesima pietra miliare dell'ostiense, nel 1843 in località Malafede. 

Nella stessa zona, negli anni cinquanta del secolo scorso, viene rinvenuta nella stessa area, una piccola ara marmorea, databile ad epoca tardo Antonina con epigrafe dedicata a Marte Ficano, da un "vilicus saltuariorum" imperiale, essa chiaramente riferibile a un culto legato con l'antico centro, scomparso all'epoca del manufatto, ma legate con ogni probabilità a un revival erudito del culto stesso, come propone Fausto Zevi.  

Un'altra iscrizione proviene dalla necropoli ostiense, ove presente un "magister ad Martem Ficanum". Anche quest'ultima riferibile alla media eta imperiale, fa pensare a un trasferimento del culto ad Ostia. Nel 1971 Stefania Quilici Gigli, dopo attente ricognizioni, identifica Ficana sul pianoro orientale di Monte Cugno e gli scavi che hanno luogo tra il 1975 e il 1983, con alcune appendici, di cui l'ultima fortunata in un'area della necropoli di VII sec. a.c. nel 2007, portano alla luce una serie di testimonianze esemplari dell'antico insediamento". Per "identificazione sussistono ben pochi dubbi: il centro si trova in effetti all'undicesimo miglio della Via Ostiense, sul Tevere, e sembra coincidere anche cronologicamente proprio con Ficana. 


Le origini latine

Eccezion fatta per un frammento ceramico riferibile alla fase finale della media età del bronzo, le prime testimonianze di un insediamento umano presso il sito risalgono al XII secolo a.c. circa. Questo si deduce dalla gran quantità di ceramica protovillanoviana e in parte subappenninica in giacitura secondaria presso alcune strutture forse connesse alla fortificazione della città.

Nonostante il mancato rinvenimento di tracce di abitazioni risalenti a quell'epoca, tali materiali provano l'esistenza certa di un abitato stabile nell'età del bronzo recente e finale. Un'altra evidenza dell'occupazione stabile del sito durante la prima fase laziale (Bronzo finale 3) proviene da un gruppo di tombe a pozzetto rinvenute su una piccola altura a sud del pianoro ove sorgeva l'abitato. Le tombe in questione, abbastanza sconvolte dalle arature, presentano scarso corredo e seguono il rito dell'incinerazione.

Sono in numero limitato (quindici), ma bastano a provare l'esistenza di un abitato risalente all'ultima fase dell'età del bronzo finale, che corrisponde alla prima fase della cultura laziale (Roma - Colli Albani I). Non vi è dubbio che la città ebbe un salto qualitativo per la sua identità con la costruzione dell'aggere difensivo, risalente alla metà dell'VIII secolo a.c. circa.

Questa struttura, costituita da un aggere in terra e tufo, largo ben 7 m e una fossa larga 10 m, difendeva tutto il lato occidentale della piccola collina, elevandosi a difesa di essa. La struttura, di cui si è rinvenuta buona parte, era lunga 150 m circa ed il suo stato di conservazione al momento dello scavo era discreto.

La città non aveva bisogno di un muro di cinta completo, in quanto ben protetta sugli altri tre lati da costoni molto ripidi, che facevano dell'abitato una sorta di acropoli dominante la valle del Tevere. Un'ipotesi di Alessandro Bedini propone di identificare con un primo apprestamento difensivo, riferibile già all'età del bronzo finale, in alcune strutture con andamento parallelo e perpendicolare all'aggere di VIII secolo a.c.

All'interno dell'abitato la costruzione caratteristica di quest'epoca (prima età del ferro) era la capanna. A Ficana esse erano di forma quadrata, rettangolare o ellittica, raramente ovale come a Roma o a Satrico, anche se la più antica presenta una pianta rotonda (tuttavia l'identificazione del contesto con una capanna è dubbia). Le tracce di esse, rinvenute soprattutto nel settore nord orientale del pianoro, testimoniano l'esistenza di questo tipo di costruzione.

Le capanne erano costruite piantando dei pali nel terreno, l'alzato era in opera a graticcio e il tetto un intreccio di rami in legno e paglia. Altre tracce di capanne sono state rinvenute in una zona quasi a ridosso dell'aggere difensivo, sul lato interno. L'insediamento, abitato dai"Prisci Latini", vive un vero momento cruciale con l'ascesa al trono di Roma di Anco Marzio 641 616 a.c.).

La storiografia, nonostante le varianti dei racconti, è quasi unanime nel raccontare la conquista di Ficana da parte del re intorno alla metà del VII secolo a.c. Secondo diversi autori, tra cui Dionigi di Alicarnasso, Plinio il Vecchio Tito Livio, la città sarebbe stata rasa al suolo e gli abitanti deportati sull'Aventino.

Ultima in ordine cronologico delle conquiste romane, sembra condividere in Dionigi quasi la stessa storia di Politorium. Presa per capitolazione in un primo momento e trasferiti gli abitanti sull'Aventino senza arrecare danno alla città, i Latini la la forza appena i Latini escono dalle mura. I Romani bruciano le case della città e ne abbattono le fortificazioni per non offrire ai nemici una base e impedirgli di lavorare la terra. Simili, quasi identiche, le storie di Ficana e Politorium per Dionigi, con Tellenae che sembra essere la meno ostinata e quella che si salva dalla distruzione. Livio invece racconta della conquista di Ficana e Tellenae, associandole nello stesso destino, senza però specificare null'altro sui due centri.

SCAVI DI FICANA

La conquista romana 

Diverse sono le interpretazioni relative alla fase successiva alla conquista romana.

I rinvenimenti testimoniano infatti un'occupazione del sito senza soluzione di continuità dal X al III secolo a.c.
Nulla lascia dunque pensare che l'insediamento sia stato annientato: forse Roma occupò il sito, ma invece di obliterarlo, lo annientò politicamente, annettendolo al suo regno.

Michele Mattei attraverso l'analisi dei dati archeologici pubblicati, ha individuato varie aree di scavo del sito (almeno cinque) che mostrano segni di distruzione violenta proprio alla fine dell'VII secolo a.c. coeve dunque al presunto arrivo di Anco Marzio, proponendo di vedere in quelle evidenze, i chiari segni del passaggio del re romano sul sito. Sito che sarebbe stato si distrutto, ma ricostruito subito dopo, non potendo Roma perdere l'occasione di possedere una città posta in un punto così strategico del territorio.

In effetti, Ficana non aveva solo il controllo sulla foce del Tevere: di grande importanza per i romani era il possesso delle saline, che si trovavano pochi km a ovest ed erano probabilmente sfruttate dai ficanesi stessi. Secondo la storiografia altre due città fecero le spese della spinta di conquista di Anco Marzio: Tellenae Politorium. la tesi dell'epigrafista Lucio Benedetti, secondo la quale la prima delle due coinciderebbe con Ficana, sempre secondo Mattei, non trova alcun riscontro né logico né linguistico.

Con l'avvento del controllo romano iniziano a sorgere edifici in pietra al di fuori dell'aggere. La superficie del sito passa da cinque a dieci ettari circa, forse anche di più. Sono stati rinvenuti tre di questi edifici a ovest del pianoro. L'aggere perde le sue funzioni difensive e una nuova fortificazione costituita da una fossa sembra prendere il suo posto a fine VII secolo a.c.

Circa due secoli e mezzo dopo, viene eretta una struttura in blocchi di tufo che sembra avere le caratteristiche di un nuovo muro di difesa riferibile al IV secolo a.c. e che sembra far parte di un sistema di cittadelle fortificate intorno a Roma in funzione difensiva. Come leggere questi dati archeologici è tuttora ampiamente dibattuto: si può infatti vedere nella perdita di uso dell'antico aggere un'espansione della città vera e propria ma anche la perdita dello status di città e la prosecuzione tutta romana dell'insediamento che avrebbe assunto un carattere prettamente agricolo.

Rasmus Brandt propone addirittura, basandosi sull'assenza o quasi di rinvenimenti a Ostia riferibili alla sua fase più antica (VII-V secolo a.c.), di riconoscere in Ficana stessa il sito della prima Ostia fondata da Anco Marzio. Man mano che Roma si espande la città di Ficana perde la sua importanza strategica e, tra il IV e III secolo a.c., inizia ad essere sicuramente abbandonata come insediamento urbano.

Sullo stesso territorio e intorno nascono però diverse ville rustiche; tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale. Indubitabile segno questo che l'area si trasformò più che altro in zona rurale. Durante la prima età imperiale la città era già solamente un ricordo di pochi eruditi.

RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI ZONA FICANA

- Archeologia II -

Rinvenimento intorno al 1869 dell'XI miliario della via Ostiense, in località Malafede, di una dedica a Mars Ficanus nel 1955 e gli scavi effettuati in maniera estensiva tra il 1975 ed il 1983 hanno consentito di identificare con sicurezza il sito dell'antica città latina. L'ultima campagna di scavo, che ha avuto luogo nel 2007, ha messo in luce dodici sepolture orientalizzanti, tra cui spiccano una vera e propria tomba principesca e due sepolture infantili estremamente ricche.

Questi scavi hanno permesso di datare alla media età del bronzo (ca XIII - XII sec. a.c.) le prime frequentazioni umane, anche se prime occupazioni stabili, datano al IX-VIII a.c.. Gli scavi condotti a Monte Cugno hanno riportato alla luce un muro di cinta con delle abitazioni e una necropoli riferibile a un periodo che va dall'orientalizzante medio (circa metà VII secolo a.c. con una sola sepoltura databile alla fase antica del periodo) alla tarda età repubblicana e al primo impero.

Non sono attestate, come a Decima, sepolture riferibili all'VIII secolo a.c., sicuramente presenti ma ancora da indagare. Tra i materiali dei corredi funerari si trovano diverse anfore con alto collo, spalla pronunciata e ricca decorazione sia plastica sia incisa, di una tipologia largamente attestata nel Latium vetus nel corso del VII secolo a.c.

Questi oggetti sono chiara testimonianza di una grande ricchezza e di una cultura materiale raffinata che le ultime campagne di scavo nella necropoli si rivela completamente allineata ai centri di Decima e Laurentina Acqua Acetosa. Interessanti due sepolture aristocratiche infantili rinvenute nella necropoli orientalizzante, in contrasto con l'assai ben attestato uso latino di seppellire i bambini quasi esclusivamente nell'abitato.

Città antica del Lazio, sul Tevere, all'11° miglio della via Ostiense (oggi Dragoncello), ricordata soltanto durante la espansione di Roma verso la foce del fiume, secondo la tradizione, quando da Anco Marcio fu distrutta insieme con altre città del Lazio e i suoi abitanti furono trasportati sull'Aventino e nella valle del Circo Massimo.

Plinio la elenca tra i "clara oppida" del Lazio (III, 68). Era di poi Calpurnio Chio "ad Marte Ficanum Aug(ustum)" e riesce importantissimo quel Ficanus imperocchè secondo dottamente aveva avvisato il sommo Borghesi questo cognome proviene dalla distrutta città di Ficana situata una volta alla lapide undecima sulla via ostiense.


BIBLIO

- Massimo Pallottino - Origini e storia primitiva di Roma - Milano - 1993 -
- Oberdan Menghi - Ficana: una pietra miliare sulla strada per Ostia - 2003 -
- Rodolfo Lanciani - Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità - Editorial Leonello Malvezzi Campeggi - 2006 -
- Rodolfo Lanciani - Nuove storie dell'antica roma - Roma - Newton Compton - 2006 -
- Michele Mattei - Guida Turistica - 2018 -
- Lorenzo Quilici - Roma primitiva e le origini della civiltà laziale - Roma - Newton Compton - 1979 -


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