ELEUTERIO - ELEUTERIUS (Usurpatore: 619-620)



ERACLIO I

Nome: Eleuterio, Eleuterius
Nascita; ... 
Morte: Castrum Luceoli, 620
Professione: esarca bizantino, che significava vice-re, e poi esarca d'Italia dal 616 al 619.
Regno: 619-620  


Di lui si sa solo che era un eunuco di corte che deteneva la carica influente di cubicularius, cioè addetto alla camera imperiale. Gli eunuchi erano ragazzi di basso rango, che perlopiù venivano fatti evirare dalle proprie famiglie per poterli rivendere a buon prezzo o nella speranza che facessero carriera arricchendo i genitori.

In Grecia apparvero al tempo dei successori di Alessandro Magno e a Roma in età imperiale. Nella corte imperiale bizantina occuparono i più alti posti nella gerarchia civile, ecclesiastica e militare, sì che molti eunuchi si distinsero come uomini di Stato, patriarchi, generali, giungendo anche a occupare il trono imperiale. Agli eunuchi erano riservate in modo esclusivo funzioni particolari, come quella di Parakoimòmenos (che dormiva nella stanza prossima a quella del basilèus e ne era talvolta il più intimo consigliere) o di Protovestiàrios (sovrintendente al guardaroba imperiale).

I potenti si fidavano degli eunuchi perchè non potevano nè tradirli con le loro donne, nè avere mire sessuali su di loro, nè essere trascinati da violenti sentimenti di aggressione, di rivalsa o di potere. Quest'ultima idea era spesso errata perchè nell'animo degli evirati c'era spesso un forte sentimento di rivalsa per il male che gli era stato fatto, risentimento che spesso rivolgevano sugli altri, rei se non altro di non aver subito l'evirazione.



ESARCA D'ITALIA

All'epoca Eleuterio era molto stimato dall'Imperatore Eraclio I tanto che gli affidò il governo dell'Italia bizantina nominandolo esarca in un periodo di grande turbolenza, A Ravenna una rivolta aveva ucciso l'esarca Giovanni I Lemigio con la complicità dei "giudici della Repubblica" (iudices reipublicae), mentre Napoli era stata conquistata da Giovanni di Compsa. Sembra che la causa principale fosse il mancato pagamento delle truppe, che si sarebbero rivoltate.

"A quei tempi giunse a Ravenna da Costantinopoli Eleuterio, patrizio e cubiculario dell’Imperatore, e inflisse una pena pecuniaria o uccise tutti coloro che erano coinvolti nell’assassinio del potente per dignità esarca Giovanni e dei giudici della Repubblica."

Eleuterio si mosse per reprimere le rivolte a Ravenna e Napoli. Giunto a Ravenna Eleuterio represse duramente la rivolta, giustiziando tutti coloro che erano stati coinvolti nella rivolta e nell'assassinio dell'esarca, compresi i "giudici della Repubblica". 

"Costui [Eleuterio] venne a Roma e fu ricevuto ottimamente dal santissimo Papa Adeodato. Uscito da Roma, venne a Napoli, che era sotto il potere del ribelle Giovanni Compsino, combattendo il quale il patrizio Eleuterio entrò a Napoli e uccise questo tiranno, e molti altri con lui. Ritornò a Ravenna e, pagato il soldo ai soldati, una grande pace fu ottenuta in tutta l’Italia."

Riportato l'ordine a Ravenna, Eleuterio si mosse con il suo esercito verso Napoli, fece sosta a Roma, dove fu accolto con reverenza dal Papa Adeodato I. Poi riprese il viaggio verso Napoli, rivoltatasi all'Impero sotto la guida di Giovanni di Compsa, e, dopo un breve assedio, la espugnò, ponendo fine alla rivolta; il ribelle fu giustiziato, insieme ai suoi seguaci, per ordine di Eleuterio.

"Costui [Eleuterio] venne a Roma e fu ricevuto ottimamente dal santissimo Papa Adeodato. Uscito da Roma, venne a Napoli, che era sotto il potere del ribelle Giovanni Compsino, combattendo il quale il patrizio Eleuterio entrò a Napoli e uccise questo tiranno, e molti altri con lui. Ritornò a Ravenna e, pagato il soldo ai soldati, una grande pace fu ottenuta in tutta l’Italia."

Ritornato a Ravenna, pagò ai soldati la roga, ovvero il soldo arretrato, e, secondo il biografo di Papa Adeodato, ciò determinò il ritorno della pace in Italia, segno che le rivolte erano dovute a un ritardo nelle paghe.



I LONGOBARDI (617-619)

Eleuterio passò quindi alla lotta ai Longobardi, secondo il volere di Eraclio: «Eraclio inviò Eleuterio a proteggere tutta l'Italia, che i Longobardi non avevano ancora occupato». Per rinforzare la posizione bizantina nell'Italia centro-settentrionale e indebolire il regno longobardo, retto dal minorenne Adaloaldo sotto la reggenza della madre Teodolinda, tra il 617 e il 619 Eleuterio mosse guerra ai Longobardi. La campagna, tuttavia, fu un insuccesso, come racconta l'anonimo continuatore del Chronicon di Aquitano:

«Eleuterio, iniziata una guerra con i Longobardi, venne battuto ripetutamente da Sundrarit, generale supremo dei Longobardi, che si era formato alla scuola di Agilulfo. Persosi d’animo di fronte alle frequenti sconfitte dei suoi, stipulò la pace con i Longobardi, però a condizione che i Romani versassero il tributo annuale di cinque centenaria, già stabilito quando re Agilulfo aveva assediato Roma»
(Auctari Auniensis Extrema, 22.)
Come risultato i Longobardi si impadronirono di Concordia Sagittaria, nel Veneto.



L'USURPAZIONE (619-620)

Poi Eleuterio, pur non potendo come eunuco assumere la porpora imperiale, si rivoltò contro Eraclio facendosi proclamare imperatore d'Occidente. forse per « ridare all'Italia un impero indipendente, pari di rango all'impero in Oriente », e può darsi che Eleuterio si fosse comprato la neutralità dai Longobardi schierati dalla parte del re Adaloaldo e della reggente Teodolinda, che auspicavano la restaurazione di un Impero romano d'Occidente autonomo da quello d'Oriente. Vi era però una fazione dei Longobardi che non approvava i rapporti amichevoli di Teodolinda e Adaloaldo con l'Impero, temendo che Eleuterio fosse stato sottovalutato come nemico.

« Eleuterio, iniziata una guerra con i Longobardi, venne battuto ripetutamente da Sundrarit, generale supremo dei Longobardi, che si era formato alla scuola di Agilulfo. Persosi d’animo di fronte alle frequenti sconfitte dei suoi, stipulò la pace con i Longobardi, però a condizione che i Romani versassero il tributo annuale di cinque centenaria, già stabilito quando re Agilulfo aveva assediato Roma ». (Continuatore di Aquitano, Extrema, 22)

Eleuterio nel 619 usurpò il trono assumendo il nome imperiale di Ismailius, e agli inizi del 620, si recò dall'arcivescovo di Ravenna Giovanni IV per farsi incoronare ma l'arcivescovo consigliò ad Eleuterio di recarsi a Roma per farsi incoronare o dal papa o dal senato romano. 

Ciò «rivelava la consapevolezza di ciò che sempre rappresentava Roma, prima sede e culla dell'impero, come perenne custode dell'antica tradizione imperiale. Provava inoltre che a Roma esisteva sempre un senato, e che ad esso si attribuiva ancora la prerogativa di essere il depositario del potere sovrano in concorrenza con gl'imperatori, e la capacità giuridica di convalidare la proclamazione di un nuovo imperatore. Al senato di Roma, infatti, e non al papa, ebbero certo la mente così l'arcivescovo di Ravenna come l'esarco ribelle.»

Eleuterio ingenuamente gli credette e partì verso Roma nell'estate del 620, ma giunto nei pressi di Castrum Luceolis con i pochi che lo accompagnavano, l'esarca ribelle fu ucciso da soldati fedeli a Eraclio. Forse i militari erano quelli del Castrum Luciolis, che avrebbero sbarrato la strada a Eleuterio e ai pochi che lo accompagnavano, e una volta vinto l'esercito di Eleuterio e fatto prigioniero l'esarca, lo uccisero. Tuttavia, secondo la biografia di Papa Bonifacio V contenuta nel Liber Pontificalis, Eleuterio fu ucciso da soldati ravennati ("militibus ravennatis"). Il Liber Pontificalis e Agnello Ravennate riferiscono che, ucciso con la spada, venne decapitato e la sua testa spedita in un sacco a Eraclio a Costantinopoli.


BIBLIO
- Mirko Rizzotto - Eleuterio. Un eunuco sul trono dei Cesari - Gerenzano (Varese) - Paginesvelate - 2010 -
- Thomas S. Brown, Eleuterio- Dizionario biografico degli italiani - vol. 42 - Roma - Istituto dell'Enciclopedia Italiana - 1993 -
- Mirko Rizzotto - Ismailius e la renovatio imperii occidentalis: Eraclio e la rivolta dell'esarca Eleuterio-
- AA. VV., Vita di Adeodato, in Liber Pontificalis.
- Ottorino Bertolini - Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi - Bologna - 1941 -
- Giorgio Ravegnani - I Bizantini in Italia - Bologna - Il Mulino - 2004 -


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