ARLES - ARELATE (Francia)



ARLES ROMANA
La città ha un passato glorioso: emporio commerciale greco-massaliota, assunse caratteristiche propriamente urbane in età romana, divenendo una delle metropoli più fiorenti delle Gallie. Fu tra i massimi centri religiosi dell'occidente romano e, di fatto, una delle capitali dell'Impero in età costantiniana.

Nel 407 divenne sede della Prefettura del pretorio delle Gallie. I suoi più prestigiosi monumenti romani sono: l'Anfiteatro, il Teatro antico, Le Terme di Costantino, la necropoli degli Alyscamps.

Ad Arles arriva un acquedotto, detto del Barbagal, dalle alture delle le Alpilles, distanti una quindicina di km, l’acquedotto è ancora in buona parte in piedi ed è possibile seguirne il rettilineo percorso nei campi girando con la macchina.
 

ARLES OGGI

LA STORIA

La Arles romana nasce come città dei veterani della VI Legione con il privilegio di avere un muro di cinta fortificato e, al proprio interno, un foro, diversi templi, il teatro, una basilica e l'acquedotto che portava acqua dalle Alpilles. Nel V sec. Arles visse il suo secolo splendente che la rese città ricca e conosciuta: la "Piccola Roma di Gallia" esportava olio, salumi, carne, riso e aveva una propria moneta.

Divenne così bella da diventare la seconda casa dell'Imperatore Costantino e capitale della Gallia, che comprendeva Spagna, parte della Francia e la Bretagna. Nell'VIII secolo la lotta tra Franchi e Saraceni trasformò Arles in un cumulo di macerie.

RICOSTRUZIONE DELLE TERME

LA FONDAZIONE

Furono i Focesi (greci ionici), fondatori della città di Massalia (oggi Marsiglia, in Provenza ), nell'antica colonia greca della Gallia Narbonense (corrispondente Linguadoca-Rossiglione e Provenza-Alpi-Costa Azzurra,) a costituire, attorno al VI sec. a.c., un grande emporio commerciale.

VENERE DI ARLES
Per la sua importanza non solo commerciale ma anche strategica, trovandosi all'incrocio del percorso che collegava l'Italia alla Spagna con il corridoio formato dalla valle del Rodano, divenne via di transito di commercianti greci, fenici ed etruschi. Di conseguenza vi si stabilì un villaggio.

Nel IV secolo a.c. il villaggio era ancora sotto controllo della città di Massalia, cui era sempre rimasto unito da legami storici, commerciali e di sangue. A partire dal II secolo a.c., in età ancora preromana, la presenza italiana ad Arles si fa molto forte sotto il profilo economico e forse culturale.

I Romani si installarono stabilmente in Provenza nel 122 a.c., e con ogni probabilità alcuni anni più tardi, al momento della costituzione della Narbonense (118 a.c. circa), l'emporio arlesiano fu incorporato nella nuova provincia.

Nel 104 a.c. Mario (157-86 a.c.) fece scavare un canale nei pressi di Arles, che congiungeva il Rodano al golfo di Fos per facilitare e ampliare la navigazione nella regione. 

In questa prima epoca romana l'abitato dovette svilupparsi notevolmente acquisendo connotazioni pienamente urbane ed assumendo il nome di Arelate, toponimo di probabile origine gallica, con il significato di luogo presso (are) lo stagno (late); con tale denominazione sarà menzionata da Giulio Cesare nel De bello civili. 

Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo si schierò a fianco di Cesare riuscendo ad armare in un solo mese dodici navi da guerra che egli stesso aveva richiesto e dopo la vittoria di quest'ultimo ottenne buona parte del territorio dell'antica madrepatria, la pompeiana Massalia. 

CRIPTOPORTICI
Nel 46 a.c. divenne colonia romana accogliendo i veterani della legio VI Ferrata (una legione romana reclutata nell'agosto del 47 a.c. da Cesare prendendo le leve dalla Gallia Citeriore e dall'Illyricum). e ottenendo il privilegio di dotarsi di una cinta muraria che racchiudeva un'area urbana di 40 ettari.

In questi anni il suo porto fluviale conobbe un ulteriore sviluppo, così come lo sfruttamento sistematico del fertile territorio che circondava la città.

Agli inizi del IV sec. fu una delle residenze preferite dell'imperatore Costantino I (274 - 337) e nel 314 vi si tenne il concilio di Arles a cui parteciparono 44 Chiese occidentali, provenienti dell'Italia, della Gallia, della Britannia, della Hispania e dell'Africa romana, e dove fu sancita la condanna degli eretici donatisti. 

A partire dal 328 ebbe il nome ufficiale di Constantina, datole da Costantino I in onore del proprio figlio Costantino II che vi era nato; nel 340, tuttavia l'uso cessò con la morte e la damnatio memoriae di Costantino II. 

L'altro figlio di Costantino I, Costanzo II (317-361), mutò nuovamente il nome ufficiale della città in Constantia nel 353, in occasione della celebrazione nella città dei propri tricennalia (una celebrazione di dieci anni di regno di un imperatore romano, originatasi durante il regno di Augusto). Tuttavia il nuovo nome venne poco utilizzato e la sua ultima attestazione risale al 423, anno in cui si ha l'ultima emissione monetaria, per Giovanni Primicerio (usurpatore dal 423 al 425), ancora recante il segno di zecca col nuovo nome.

A partire dal 328, la città, sostituendosi a Nemausus (Nimes) e a Burdigala (Bordeaux) come il centro più popoloso ed importante della Gallia meridionale, venne dotata di una zecca imperiale. Nel 407 divenne sede della Prefettura delle Gallie al posto di Treviri (Augusta Treverorum) e nel 473 fu, per la prima volta, espugnata e occupata da una popolazione barbara, seppure parzialmente romanizzata, quella dei Visigoti, con il crollo definitivo dell'Impero romano d'Occidente,
LE MURA

LE MURA

La conoscenza del tracciato della prima cinta muraria, eretta poco dopo fondazione della colonia, alla fine del I sec. a.c., è in gran parte incerta. 

PIAZZA DEL FORO

FORO (criptoportici)

Del foro vero e proprio, la piazza centrale della città romana, restano solo alcuni pezzi architettonici che permettono di ipotizzare la sua costruzione poco dopo la fondazione coloniale del 46 a.c. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

La piazza, disposta su un terreno in pendio, era in parte sostenuta da sostruzioni: tre gallerie sotterranee disposte ad U e chiuse al pubblico. Una quarta galleria con elementi in mattoni appartiene probabilmente ad un rimaneggiamento di epoca tardoantica.

A partire del V sec. il foro era in abbandono e alcune parti dei criptoportici furono chiuse per essere utilizzate come cantine e si perse la memoria della natura dei resti, che furono prima interpretati come catacombe e riconosciuti di origine romana, ma solo in seguito al ritrovamento di un fregio scolpito nel 1737. 

ESEDRA DEL FORO
Lo scavo di queste gallerie sotterranee a partire dal 1951 permise di ritrovare un deposito di marmi asportati da antichi monumenti, tra cui alcune iscrizioni che testimoniano l'esistenza nel Foro di un culto dedicato all'imperatore Augusto.

Attualmente ai criptoportici del Foro si accede dalla cappella dei Gesuiti, costruita nel 1654. 
I crypto portici erano immense gallerie sotterranee che servivano a sostenere la struttura della piazza del foro. Essa infatti fu installata sul fianco ovest della collina di Arles e per essere sostenuta ebbe bisogno della costruzione di un'ampia piattaforma. 

La parte nord dei cryptoportique costruiti all'uopo passano sotto la "Place du Forum" e la parte sud sotto l' "Hôtel de Ville". Dell'antica piazza romana restano oggi solo due colonne e parte del frontone di un tempio.

IL TEATRO  (by GC Golvin)

IL TEATRO ROMANO

Poco distante dall'anfiteatro c'è una grande testimonianza della Arles romana: è il Teatro Antico. Edificato sulla cima della collina dell'Hauture, inserito nel suo tracciato urbano regolare, venne iniziato nel 27 0 25 a.c., per volontà di Augusto e venne terminato e inaugurato nel 12 a.c. . 

Insieme al foro e all'Arc du Rhone costituisce l'impianto monumentale della colonia in epoca augustea. 

Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.
Nel corso dei secoli ha avuto un destino sfortunato che lo ha prima trasformato in cava, poi in fortezza fino alla sua scomparsa sotto case e giardini. 

IL TEATRO  (by GC Golvin)
Recuperato nel 1855, oggi mostra tutto il suo splendore. 
Si può ammirare il portico su cui era appoggiato, le colonne che facevano parte del muro di scena, il palcoscenico e il fossato per il sipario e l'orchestra.
Attualmente restano pochi gradini della cavea del Teatro, l'orchestra, il proscenio e due colonne della scena, con un frammento della trabeazione. 

In origine la cavea si appoggiava su tre ordini di arcate e poteva accogliere circa 10.000 spettatori. 

Nell'orchestra, pavimentata in marmi colorati, si trovava l'altare dedicato ad Apollo, rinvenuto negli scavi ottocenteschi. La scena era una piattaforma di 50 metri per 6 ed era ornata di ricche statue.

Aveva in origine tre ordini di colonne ancora in marmi colorati e una notevole decorazione scultorea, di cui rimane la celebre "Venere di Arles" e la testa di una statua colossale di Augusto.


L'orchestra è separato dalla cavea da un muro, il balteus, di fronte alla quale, un grande spazio di 1m e 20 era riservato ai notabili della colonia. Il muro di separazione tra l'orchestra e il palcoscenico era ornato con nicchie decorate, tra cui l'altare di Apollo trovato nel 1828. In molte altre parti del sito sono stati reperiti i resti della sontuosa ornamentazione. Due scale mettevano l'orchestra in comunicazione con la scena.

Gli scavi e gli studi scientifici hanno scoperto le disposizioni essenziali della stessa.
Circa 6 metri di profondità, la scena venne rivestita da un grande parascenia (dietro le quinte). Il muro di scena venne molto decorato.

Aveva tre file di colonne e un grande statuaria, tra cui la colossale statua di Augusto, che è attualmente al museo della contea antica di Arles. Il muro esterno del teatro consisteva di 27 archi sorretti da pilastri forti. 

Iniziò ad essere fortificato nel V sec. d.c. ("Torre di Rolando", inserita nella cinta fortificata della città). Parte dei materiali fu riutilizzata per nuove costruzioni nelle vicinanze. 

Nel Medioevo altre costruzioni vi furono edificate e si perse memoria della sua originaria funzione, che venne nuovamente riconosciuta solo alla fine del XVII sec. I lavori di scavo e restauro iniziarono nel 1823. Nuovi restauri sono iniziati nel 2004.

L'ANFITEATRO  (by GC Golvin)

ANFITEATRO

Conosciuto con il nome di les Arènes, l'anfiteatro fu edificato intorno all'80 d.c., addossato al fianco settentrionale della collina dell'Hauture, con orientamento diverso rispetto a quello del tracciato urbano. Le sue dimensioni, 136 x 107 m, sono di pochissimo superiori a quelle della vicina Arena di Nîmes e lo rendono uno dei più imponenti anfiteatri romani ancora esistenti. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

Circa 21.000 spettatori potevano essere ospitati nella cavea, suddivisa in quattro maeniana (suddivisioni orizzontali) e sostenuta da due ordini di 60 arcate, sormontate da un attico oggi perduto. Come in molti altri anfiteatri il sistema di accesso era articolato per mezzo delle scale e dei corridoi anulari ricavati nelle strutture di sostegno. L'arena era pavimentata con un tavolato in legno sostenuto da risalti nella parte inferiore del podium (il muro che limitava la cavea, rivestito da grandi lastre in pietra): nello spazio sotto il tavolato trovavano posto i macchinari utilizzati per gli spettacoli.

L'ANFITEATRO
Nella loro elevazione iniziale, le gradinate potevano ricevere circa 21.000 spettatori, i cui flussi erano sapientemente organizzati da una rete di porte, gallerie e scale, su diversi piani.

Con un asse maggiore di 136 metri di lunghezza e un asse minore di 107 metri, l’anfiteatro di Arles è leggermente più grande rispetto a quello di Nîmes e occupa il ventesimo posto tra quelli del mondo romano. Presenta una forma di ellisse.

La facciata comprende due livelli di sessanta arcate a tutto sesto, separati da piedritti, a blocchi di sezione rettangolare.

Un’apertura più ampia sottolinea le estremità dei due assi del monumento.
L’ingresso principale non si trovava a nord come oggi, bensì dal lato ovest, dove si vedono le vestigia di una scala che dava sulla città.

La cavea, spazio riservato agli spettatori, comprendeva 34 gradinate, divise in quattro serie: i maeniana, dove gli spettatori erano ripartiti secondo il loro rango sociale. Per consentire agli spettatori di accedere alle differenti gradinate, era stato sviluppato un dispositivo ingegnoso di gallerie circolari, di passaggi orizzontali e di scale disposte alternativamente.


Al pianterreno, la galleria esterna è particolarmente degna di nota, soprattutto per la sua copertura con grandi pietre monolitiche. Dava accesso ad una galleria interna, con volta a tutto sesto, la quale si apriva sul primo maenianum e sulla parte inferiore del secondo. 

Dalla galleria esterna, le scale consentivano altresì di raggiungere il primo mezzanino, da cui si aveva accesso sia al secondo maenanium, sia alla galleria esterna del primo piano. Questo sistema di circolazione verticale e orizzontale permetteva, in questo modo, di raggiungere il livello più elevato dell’edificio. 

Un attico, oggi scomparso, sormontava la facciata: qui erano fissati gli alberi che servivano a tendere un velario destinato a proteggere gli spettatori dal sole. La parte centrale riservata ai giochi e ai combattimenti (l’arena propriamente detta) era separata dalle gradinate da un muro accuratamente allestito: il muro del podio rivestito con grandi lastre di pietra. 

Il terreno della pista era più elevato di circa 2 metri rispetto al livello attuale. In effetti, era formato da un pavimento di legno, le cui lamine poggiavano su un bordo rinforzato di pietra, alla sommità della parte inferiore del podio. I macchinari necessari agli spettacoli alloggiavano tra i muri e i basamenti che assicuravano la stabilità dell’arena.

Nel Medioevo divenne una fortezza e poi una piccola città, chiusa e fortificata. Sotto le arcate, nei sotterranei e nella pista furono costruite abitazioni con i materiali presi dalle antiche pietre dell'Arena. Una parte dell'Anfiteatro di Arles è mutilata. Il recupero della struttura originaria iniziò nel 1825. Per molti secoli l'anfiteatro è stato sede di combattimenti dei gladiatori, vietati nel 404 dal Cristianesimo, di cui restano le gabbie delle belve e i macchinari per l'entrata in scena dei combattenti.

Restauri del monumento, ora esposto agli agenti atmosferici, furono condotti a più riprese e alla fine del XIX sec. fu instaurato un regolare programma di manutenzione. Nuovi grandi restauri sono iniziati nel 2000.

IL CIRCO  (by GC Golvin)

CIRCO ROMANO

Fu edificato nel 149 d.c., sotto l'imperatore Antonino Pio (86 - 161), fuori dalle mura, lungo la riva del fiume. Fa parte degli edifici inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità. La sua costruzione non ha dovuto essere agevole. Tenuto conto della natura instabile del terreno, il circo ha dovuto essere edificato su migliaia di pali di legno. Serviva essenzialmente alle corse di cavalli e di carri, ma altresì, talvolta, a combattimenti di cavalleria e alle venationes, una sorta di caccia a inseguimento.

OBELISCO CHE SI TROVAVA NELLA SPINA DEL CIRCO
Nel IV sec. la spina venne ricostruita con un nuovo rivestimento in lastre di marmo e l'erezione di un obelisco. Nel V sec. quando vi si svolgono ancora delle corse, inizia una parziale occupazione delle strutture. Il monumento sarà utilizzato come cava di materiale nel VI sec. in occasione della costruzione delle nuove fortificazioni. Le alluvioni del fiume ricoprirono le rovine di sedimenti e il monumento venne riscoperto solo nel XVII e nel XIX secolo, con scavi più approfonditi nel XX sec.

Dei suoi materiali e delle sue decorazioni, disperse alla fine dell’Impero, rimangono soltanto pochi pezzi. Alcuni sono stati riutilizzati, altri sono oggi esposti presso il Museo dipartimentale della Arles Antica. Il suo ornamento più sontuoso è, tuttavia, molto celebre: si tratta dell’obelisco collocato nel XVII secolo dinanzi al municipio.

Il circo misurava 450 metri di lunghezza e 101 metri di larghezza. La pista era circondata da un muro (il podium), sufficientemente alto per proteggere gli spettatori. Le gradinate poggiavano su una struttura architettonica modulare di camere chiuse da volte rampanti, abbastanza simile a quella di un anfiteatro. In ragione dell’instabilità del suolo argilloso, furono necessarie sapienti fondamenta. Esse si componevano di 30.000 pali di legno lunghi da 2 a 3m50.

La cavea poteva accogliere 20.000 spettatori ed era sorretta da un sistema di volte rampanti terminanti in facciata con un ordine di arcate. A causa della natura argillosa del terreno le fondazioni dovettero essere rinforzate con palificazioni in legno. Sono attualmente visibili solo alcuni resti delle costruzioni della cavea sul lato corto curvilineo.

Dotata di una vasta arena in terra battuta, con una lunga separazione centrale, la spina, che, decorata con sculture e vasche, terminava alle due estremità con limiti (o metae) che i concorrenti si sforzavano di sfiorare, il più vicino possibile.

Oggi, rimangono visibili soltanto, a un livello inferiore del museo, resti delle fondamenta della cavea (gradinate), dell’esterno della spendone, parte arrotondata del circo. Gli scavi hanno mostrato che la spina era stata parzialmente distrutta, poi ristrutturata con un nuovo decoro di rivestimento di marmo e un obelisco. Piccole abitazioni apparivano attorno al circo e negli alveoli nel V secolo, mentre si svolgevano ancora delle corse. A metà del VI secolo, il monumento venne distrutto, utilizzando le sue pietre soprattutto per le mura della città.

TERME DI COSTANTINO

TERME DI COSTANTINO

Forse sul sito di un simile edificio più antico, sulle rive del fiume, l'edificio termale venne costruito nel IV sec., epoca in cui la città era divenuta sede della corte imperiale di Costantino.

TERME DI COSTANTINO (INTERNI)
Nel Medioevo la costruzione fu occupata da abitazioni private che ne fecero perdere il ricordo: nel XVI sec. i resti visibili erano identificati come quelli del palazzo imperiale di Costantino e venivano chiamati palazzo della Trouille, con allusione a sale circolari e voltate. 

Degli scavi nel XIX sec. permisero di identificare i resti con un edificio termale.

Ad un palazzo o alla sede della prefettura delle Gallie potrebbe appartenere una sala basilicale, visibile nel vicino palazzo d'Arlatan.

I resti dell'edificio sono tuttora in gran parte compresi nelle case circostanti, mentre è stato liberato il settore settentrionale con gli ambienti caldi e altri spazi di servizio.

ALYSCAMPS

ALYSCAMPS

Gli Alyscamps (in provenzale: Campi Elisi) sono un'antica necropoli situata presso Arles in Francia.
La necropoli, situata lungo l'antica via Aurelia fu utilizzata per tutto il periodo romano e acquistò importanza in epoca paleocristiana per la sepoltura qui avvenuta del martire san Genesio.

Gli Alyscamps sono stati, dall'epoca gallo-romana alla fine del Medioevo, una delle più prestigiose necropoli occidentali. Il loro grande sviluppo è avvenuto al momento della cristianizzaione della necropoli, intorno alle reliquie di San Trofimo e della tomba di Genesio. 

SARCOFAGO DI ALYCAMPS
Il declino avvenne quando le reliquie di  San Trofimo vennero trasferite nella cattedrale, nel 1152. La necropoli viene così spogliata dai signori, che si regalavano e regalavano ai loro amici sarcofaghi romani di gran pregio, come ormai nessuno sapeva più scolpire, mentre i monaci utilizzavano le pietre tombali come materiali da costruzione per edificare i loro conventi.

BASILICA PALEOCRISTIANA

BASILICA PALEOCRISTIANA

La prima cattedrale, sorta nel IV sec. era conosciuta solo dalle fonti fino al rinvenimento dei resti dell'abside, avvenuto nel 2003 durante lavori di costruzione sulla collina dell'Hauture.

I resti comprendono una vasta abside, poligonale all'esterno e a pianta semicircolare all'interno, che racchiude un deambulatorio pavimentato a mosaico policromo, intorno ad un'abside più piccola, con pavimento rialzato e rivestito in marmo.


BIBLIO

- Émile Fassin - Bulletin Archéologique d'Arles - Société Archéologique d'Arles e Émile Fassin - 1891 -
Auguste Longnon - Historical atlas of France from the time of Caesar up to the present - Paris - 1885-89 -
- Ernest Desjardins - Géographie historique et administrative de la Gaule romaine - Paris - 1876 -
- Pictor 5 - ed. 2016 - Boislève A. Dardenay et F. Monier - ed. 2014: Peintures et stucs d’époque romaine. Une archéologie du décor - Actes du XXVII colloque de l’AFPMA - Toulouse - 2014 - 






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