SOTTO SANTA MARIA DELL'ORTO



 

La chiesa di S. Maria dell'orto, situata in via Anicia, deve il suo nome all’immagine della Vergine che vi si venera e che anticamente si trovava accanto al portale di un orto situato nelle vicinanze. La chiesa sorge nel rione Trastevere, regione augustea XIV, all'incrocio fra Via Anicia e Via Madonna dell'Orto ed è la chiesa nazionale dei Giapponesi a Roma. 

I lavori per la costruzione della nuova chiesa iniziarono nel 1494 ma presto mancarono i fondi, fino al 1513. ripresi poi nel 1523, di nuovo si interruppero e ripresero nel 1541 fino alla realizzazione della chiesa avvenuta nel 1585. 

Inizialmente previsto a a croce greca (quattro absidi), il progetto fu trasformato a croce latina e tre navate terminanti in un transetto da Guidetto Guidetti, l’architetto allievo di Michelangelo Buonarroti. Il transetto è il braccio che interseca trasversale quello longitudinale della basilica cristiana, in genere ai due terzi, costituendo la forma di una croce.



SOTTO LA CHIESA


L'area su cui sorge la chiesa è al centro di quelli che fin dal 508 circa a.c. furono i "Prata Mutia" o campi di Muzio, ossia i terreni su cui si era accampato il re etrusco Porsenna e che il Senato romano donò poi a Muzio Scevola quale segno della riconoscenza di Roma per il suo eroico gesto  (Livio II; Festo 144; Dionysus de viris illustribus). 

Il nome Prata Mutia era in uso al tempo di Augusto, e si sa che l'appezzamento di terreno stava sulla riva destra del Tevere, ma l'ubicazione è sconosciuta. La considerazione della zona come parte della città inizia con l’imperatore Augusto, che divise il territorio in 14 regioni; l’attuale Trastevere era la quattordicesima, chiamata Regio Transtiberina, ma era ancora fuori dalla città vera e propria, almeno fino all’imperatore Aureliano (270-275), che fece estendere le mura per includere anche Trastevere.

Grazie al benessere del periodo imperiale, molte personalità decisero di costruire la propria villa in Trastevere: quella di Clodia, amica di Catullo, e quella di Gaio Giulio Cesare (Horti Caesaris). I resti di una villa romana, i cui affreschi sono conservati presso Palazzo Massimo, sono stati rinvenuti nei pressi dell’attuale Villa Farnesina.

Ma si conoscono l’Excubitorium della VII Corte dei Vigili e quelle di domus poste sotto le chiese di Santa Cecilia e di San Crisogono. A queste si aggiungono i resti sotto l’ex Conservatorio di S. Pasquale Baylon in via dei Genovesi, rinvenuti agli inizi del 2000, quando l'Istituto ecclesiastico Sedes Sapientiae si trasferì nel settecentesco Conservatorio di San Pasquale Baylon, nel rione di Trastevere.

Emersero: un'antica strada, insulae poi trasformate in una ricca domus, affreschi e mosaici di epoca imperiale, e pure la costruzione delle calcare che probabilmente servirono al cantiere della vicina basilica di Santa Cecilia, che trasformarono in calce preziose statue e decorazioni antico romane,

L'INTERNO

IL MIRACOLO

La leggenda narra che intorno al 1488 un uomo affetto da un male incurabile (la tradizione parla di una forma di paresi) avesse fatto voto ad un’immagine della “Madonna con Bambino” dipinta su un muro che se fosse guarito avrebbe tenuto una lampada sempre accesa dinanzi alla Madonna.

L’uomo guarì e, oltre a mantenere la promessa fatta, fece erigere anche una piccola cappella, in realtà furono gli abitanti della zona che decisero di edificare, sul finire del Quattrocento, una piccola cappella per celebrare l’accaduto. 



LA CONFRATERNITA

Per meglio organizzare il culto della Madonna dell’Orto, si decise di riunire una Confraternita, che avrebbe promosso la devozione verso la Vergine e avrebbe seguito l’edificazione della chiesa, all’interno della quale, sull’altare maggiore, si può ancora vedere l’immagine che avrebbe dato il via alla storia dell’edificio.

La confraternita fu riconosciuta nel 1492 da papa Alessandro VI, e la sua attività continua ancora oggi: la Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto (l’elevazione ad “arciconfraternita” risale al 1588) è il sodalizio che seguita a curare la chiesa di Santa Maria dell’Orto. grazie all’aiuto economico delle corporazioni di arti e mestieri chiamate “università”.

Poiché la dignità di Arciconfraternita conferiva la facoltà di aggregare a sé altre Confraternite ovunque erette nel mondo, nell'anno giubilare 1600 le fu aggregata la Confraternita dell'Oratorio di Nostra Signora di Castello fondata a Savona nel 1260.

La Madonna dell'Orto, incoronata dal Capitolo Vaticano nel 1657 compare nella raccolta della fine del Settecento dell'incisore romano Pietro Bombelli. Si conservano opere dei fratelli Federico e Taddeo Zuccari, di Corrado Giaquinto e di Giovanni Baglione.

La chiesa è ancor oggi custodita dall'Arciconfraternita di S. Maria dell'Orto che, per anzianità di istituzione pontificia, tra quelle ancora attive in Roma è la più antica dedicata alla Beata Vergine. Ebbe altresì il raro privilegio di poter chiedere ogni anno, in occasione della Festa titolare, la liberazione di un condannato a morte dallo stesso potere pontificio. 

L'Arciconfraternita era aperta anche alle donne nel senso che potevano, in cambio di elargizioni, usufruire delle indulgenze, ma era loro vietato di occuparsi degli affari della confraternita, sia nelle operazioni che nelle decisioni, che erano e sono tutt'oggi riservate solo agli uomini. 

Essa riuniva 13 "Università" di cui facevano parte:
- gli Ortolani e Pizzicaroli, fondatori;
- i Fruttaroli;
- i Sensali di Ripa, mediatori dei commerci locali;
- i Molinari dei mulini sul Tevere nel rifornimento di farine;
- i Vermicellari, produttori di paste alimentari;
- i Pollaroli;
- gli Scarpinelli (ciabattini);
- i Vignaioli;
- i "giovani", garzoni e lavoranti di diverse università.

 
IL SOFFITTO

LA FACCIATA

La facciata, progettata dal Vignola (ma alcuni la attribuiscono a Martino Longhi il vecchio) venne portata a termine da Francesco da Volterra, si presenta a due ordini spartiti da paraste, con portale ad arco fra due colonne ed ornata da una fila di piccoli obelischi con la croce e da un orologio settecentesco.

Un’iscrizione corre lungo la trabeazione: 
“AEDICULAM DIRUPT(AM) VIRG(INIS) DEIPAR(AE) HORTENSISQUE IN HANC AEDEM MUTARUNT SOCII DEDICAR(UNT) HOSPITIO AUXER(UNT) AD EGENOS ALEN(DOS) SUO SUMPTU ET RELIG(IONE)”
cioè “La cappella rovinata della Vergine madre di Dio e dell’Orto i confratelli trasformarono in questa chiesa, la dedicarono, vi aggiunsero un ospizio per nutrire i poveri a proprie spese e con devozione”. 

Il sodalizio, elevato ad Arciconfraternita nel 1585, era aperto anche alle donne che però si limitavano a fruire delle indulgenze e non avevano accesso agli incarichi. Esso riuniva ben 13 “Università” (le associazioni di mestiere che erano l’equivalente delle corporazioni), un termine derivante dal latino “universitas“, che significava “unione, associazione”, come “un'aggregazione di tutti quelli che praticano la stessa attività”.

UNIVERSITA' DEI FRUTTAROLI 1747


L'OSPEDALE Di S. MARIA DELL'ORTO

L’Arciconfraternita aveva anche istituito accanto alla chiesa un ospedale, purtroppo cessato nel 1798 ed espropriato nel 1852, così che oggi è una casa di abitazione, perchè il business è sempre più allettante della benevolenza verso gli altri. 

Il tutto in barba al fatto che le varie Università dei Pizzicaroli, Vignaroli, Ortolani, Fruttaroli, Scarpinelli (ovvero i ciabattini) o Pollaroli avevano eretto quell'ospedale per i propri iscritti.



L'INTERNO

Nell'interno della chiesa le storie di Maria sono narrate dal pavimento fino alla volta, dall'Annunciazione fino all'Assunzione e Incoronazione celeste. Infatti le finestre della navata centrale, tre per lato, ognuna sormontata da un festone e una conchiglia di stucco dorato, accompagnate da motti o simboli e rappresentano Maria portatrice di luce. 

Entrando, sul lato destro sono una porta è scritto Felix cœli porta, il Sole e una stadera, e una stella e la scritta Maris stella, mentre sul lato sinistro una torre e la scritta Iter para tutum, la Luna una stadera, e un'arca e la scritta Fœderis arca in basso. 

Sotto ci sono: la Torre, l'Arca, la Porta e la Stella, citate nelle Litanie Lauretane, i motti sottostanti – a parte il Fœderis arca – sono ripresi dai versi dell'inno mariano Ave Maris Stella, mentre Sole e Luna sono riferimenti ai «grandi luminari del firmamento». Le finestre di centro non recano scritte, ma solo una stadera, in quanto emblema discreto dell'Università mestierale dei Pizzicaroli che finanziò gli stucchi.


La chiesa consta di tre cappelle per lato: la Cappella dell'Annunciazione, di Santa Caterina d'Alessandria, e dei Santi Bartolomeo, Giacomo e Vittoria nella navata destra, e di San Sebastiano, di San Giovanni Battista e dei Santi Ambrogio e Carlo Borromeo nella navata sinistra.

L’interno a tre navate con cappelle laterali accoglie: un pavimento policromo settecentesco di Gabriele Valvassori, l’altare maggiore di Giacomo Della Porta (1532 - 1602) e altre opere d’arte come 
- “l’Assunzione di Maria” del Calandrucci, 
- il “Battesimo di Gesù” di Corrado Giaquinto 
- “l’Annunciazione” di Federico Zuccari, 
- e molte opere di Giovanni Baglione, che qui lavorò nell’arco di ben 43 anni.

L’attiguo piccolo oratorio della chiesa è un capolavoro del barocco, accanto ospita la cosiddetta “Aula del Vestiario”, interessante non solo per il soffitto cinquecentesco in legno policromo ma anche per le numerose epigrafi dipinte che ricordano i lasciti a favore dell’Arciconfraternita.

La controfacciata nella parte centrale un organo, che nella balaustra ha dei pannelli raffiguranti dei molini, mentre nelle parti laterali vi sono: L'adorazione dei pastori e Il sogno di San Giuseppe, entrambi di Giuseppe ed Andrea Orazi. Sul lato sinistro un'acquasantiera marmorea del XV secolo.

Nelle volte della navata destra vi sono tre affreschi di F. e A. Orazi: La Gloria di Maria, La Gloria di Santa Caterina e La Gloria di San Bartolomeo; nella navata sinistra di Giovanni Battista Parodi: La Gloria di San Sebastiano, La Gloria di San Giovanni Battista e La Gloria di San Carlo Borromeo. La volta della navata centrale è decorata da Giacinto Calandrucci con Assunzione di Maria e stucchi di Camillo Rusconi.

UNIVERSITA' DEI PIZZICAROLI

Transetto a destra:
- Cappella del Ss Crocifisso, con crocifisso ligneo e "Storie della Passione" di Nicola Trometta.
- Nel sotto-arco del transetto "la resurrezione di Cristo" di G. Calandrucci del 1703.
- Portale ligneo di accesso all'Aula del Vestiario, in alto "la discesa dello Spirito Santo", di Andrea Procaccini, con angeli in stucco di Leonardo Retti.
Transetto al centro:
- sulla volta l'"Immacolata concezione" di G. e A. Orazi, con stucchi di L. Barattone;
- sul pavimento mosaico in marmo intarsiato.
Transetto a sinistra:
- Nel sotto-arco del transetto la "Gloria di San Francesco" di Mario Garzi;
- La cappella di S Francesco con altare e statua del santo, alle pareti scene di vita del Trometta.
- Portale di accesso alla sagrestia, in alto "Incontro tra S Gioacchino e S Anna" di A. Procaccini.

Zona dell'abside:
- sulla volta: "Morte, assunzione e incoronazione di Maria" di G. Baglione, 1598;
A sinistra:
- lunetta di G. Baglione con angelo che esorta la sacra famiglia a fuggire in Egitto;
- in basso "Presentazione al Tempio" e "Annuncio a San Giuseppe" G. Baglione.
A destra:
- lunetta di "Sant'Anna e San Gioacchino" di G. Baglione;
In basso: dipinto di G. Baglione con "Nascita di Maria".
Abside:
- altare maggiore di Giacomo Della Porta; affreschi di Federico e Taddeo Zuccari con vita di Maria.



CHIESA NAZIONALE DEL GIAPPONE -  IL MIRACOLO

Il rapporto con la comunità giapponese di Roma nacque quando una missione giapponese giunse a Roma, nel 1585, per incontrare il Papa. Nella festa in onore degli ospiti una nave con ricchi banchetti allietati da musicisti discese sul fiume Tevere dal porto di Ripa Grande a Ostia, ma giunti al mare si levò una pericolosa tempesta. 

I delegati giapponesi pregarono allora la Madonna dell'Orto, la chiesa visitata poco prima, e la tempesta si placò. A celebrazione dell'evento miracoloso si celebra una messa cantata ogni 8 giugno, quando intervennero i rappresentanti dell'ambasciata del Giappone presso la Santa Sede e della comunità giapponese a Roma.

PROCESSIONE DEI SACCONI

CONFRATERNITA DEI SACCONI ROSSI

Il nome deriva dal mantello con cappuccio di colore rosso che indossavano nelle processioni notturne a lume di torcia. Ormai estinti, l’eredità dei Sacconi Rossi è stata raccolta dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto, ovvero la Confraternita dei Devoti di Gesù al Calvario e di Maria SS. Addolorata in sollievo delle Anime sante del Purgatorio. Tra le opere di pietà del sodalizio vi era quello di recuperare le salme di coloro che perivano nel fiume e di celebrare SS. Messe in loro suffragio.

Da allora, il 2 novembre di ogni anno una S. Messa viene celebrata nella Chiesa di S. Giovanni Calibita, officiata dai padri dell’Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio più noto come “Fatebenefratelli“, cui fa seguito una suggestiva processione con le torce accese lungo le rive dell’Isola al fine di gettare nel Tevere una corona di fiori accompagnata dalle preci per i defunti. La cerimonia vede i Sacconi Rossi tra cui quelli della Chiesa di Santa Maria dell’Orto uniti in preghiera con un gran numero di fedeli nella S. Messa serale di suffragio, una lunghissima e suggestiva processione salmodiante al lume dei ceri.


BIBLIO

- Enrico Pucci - Maria SS. dell'Orto in Trastevere e la sua venerabile Arciconfraternita; a cura dell'Arciconfraternita; Roma, 2017
- Bruno Forastieri, La devota pratica delle Quarant'Ore e l'antica "macchina" di S. Maria dell'Orto in Trastevere, 2010
- Domenico Rotella - S. Maria dell'Orto e i suoi segreti/Una storia romana dal 1492 - Roma, Dei Merangoli Editrice, 2018 -
- Michele Funghi, Williams Troiano, Santa Maria dell'Orto: il complesso architettonico trasteverino, Roma, Dei Merangoli editrice, 2015 -
- Ridolfino Venuti - Accurata e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma - vol. 2 - Roma - 1824 -
- Samuel Ball Platner, Thomas Ashby - Un dizionario topografico dell'antica Roma - Humphrey Milford - La stampa dell'università di Oxford - Londra - 1929 -



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