FESTA DI PAX (4 Luglio)



EIRENE DEA DELLA PACE

PAX GRECA

Anticamente la pace non era solo l'astensione dal conflitto militare, ma veniva sempre strettamente associata ad altri concetti di armonia e giustizia. Per esempio Esiodo (Viii - VII sec. a.c.), personifica la Pace in Eirene, associata però a Eunomia (il buon governo) e a Diche (giustizia), tutte figure delle Ore figlie di Themis.

A sua volta Pluto bambino, in braccio a Eirene, personifica l'abbondanza recata dalla pace, come compare in una raffigurazione di Cefisodoto il Vecchio, padre di Prassitele, posta sull'acropoli di Atene, dove il bambino portato in braccio accarezzava il volto della Dea.

- Secondo Eraclito non può esistere una pace totale, assoluta ed eterna. Esiste una pace perché prima si è verificata una guerra, e la contrapposizione tra la pace e la guerra crea l'armonia nel divenire. La guerra, in quanto distruzione, è indispensabile strumento del divenire, e quindi del progresso: "Polemos (la guerra) è padre di tutte le cose".

- Per Platone, il mantenimento dell'ordine e della pace all'interno della polis dipende anche dalle guerre. che sono un elemento dell'attività di governo e quindi dell'arte politica. Pertanto la guerra è naturale e non eliminabile.

- Aristotele indica la pace come il fine ultimo della polis ideale, a cui doveva tendere l'educazione politica del cittadino.

EIRENE

LE ANFIZIONIA

Proprio al mantenimento della Pace tendevano l'anfizionia delfica dell'Antica Grecia, la lega sacrale stabilita attorno ad un particolare santuario. Nel santuario si raccoglievano i fondi da destinare alle cerimonie religiose, ma pure per accogliere le assemblee delle anfizionie dove si discuteva, oltre che di religione, anche di affari economici, commerciali e politici, finchè non si trasformarono in alleanze a carattere politico-militare.

I compiti di coloro che ne facevano parte, comprendevano l'amministrazione e la custodia del santuario e delle strade che conducevano all'oracolo e al tesoro del dio, la punizione con multe (o in certi casi con azioni militari) dei violatori delle norme anfizioniche.



EIRENE

Eirene o Irene era nella mitologia greca la Dea personificazione della pace, è figlia di Zeus e di Temi, ed era una delle Ore. Il corrispondente nella mitologia romana era Pax.

PAX AUGUSTI
« Poi Zeus sposò la lucente Themis, che diede alla luce Horai (Ora) ed Eunomia (Ordine), Dike (Giustizia) e la fiorente Eirene (Pace), colei che dà significato ai travagli degli uomini mortali. »
(Esiodo, Teogonia, 901)

La Dea Irene, o Eirene, anticamente Dea della Pace, era raffigurata a Roma come in Grecia, come una giovane recante, in una mano, un ramoscello d'olivo con la cornucopia e nell'altra Pluto, simboli di quella ricchezza e dell'abbondanza che solo la pace può donare. Famosa la statua della Dea di Cefisodoto il Vecchio, della quale oggi possediamo una copia romana.

Alla Dea furono eretti altari e statue ad Atene e a Roma. In quest'ultima città Vespasiano e Domiziano fecero erigere un tempio con portici e giardini (Tempio della Pace, più tardi considerato uno dei Fori Imperiali). La Dea venne rappresentata anche sulle monete.



PAX ROMANA

Cicerone, che all'inizio del I secolo a.c. definisce la Pax come tranquilla libertas nelle Filippiche (II, 44, 113), quindi la libertà, con la securitas, erano i presupposti della pace. Insomma "si vis pacem para bellum" (se vuoi la pace prepara la guerra). Infatti i romani erano un popolo di guerrieri.

Publio Cornelio Tacito vede la pax romana ottenuta dalla sottomissione dei popoli bellicosi, del resto lui è il genero del bellicoso e formidabile generale romano Agricola, nella cui vita Tacito riporta le parole di Calgaco (Calgax) capo dei Britanni nell'ultimo tentativo di questi di opporsi alla conquista di Roma. Calgaco si sta rivolgendo ai suoi guerrieri prima dello scontro.

« Auferre trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant
« Rubare, trucidare, rapinare, con falso nome chiamano impero, e dove fanno il deserto, la chiamano pace »

(Tacito, Vita di Agricola)

Ora è vero che i romani conquistavano ammazzavano e rubavano, ma da un lato erano meno feroci dei popoli tribali in cui i capofamiglia avevano potere di vita e di morte sui figli. Inoltre difficilmente erano crudeli o esosi coi popoli conquistati, mirando più a romanizzarli. Che furono un faro di civiltà è un fatto incontrovertibile.

Ma non dobbiamo dimenticare la PAX AUGUSTI, quella del "si vis pax para bellum", però Augusto al popolo romano la pace la dette davvero, ovvero dette poche guerre e piuttosto brevi e lontane.

LA DANZA DELLE ORE

LE ORE

Le Ore (o Stagioni) sono figure della mitologia greca, figlie di Zeus e di Temi, sorelle delle Moire e custodi dell'Olimpo. In origine erano tre e simboleggiavano lo scorrere del tempo e il volgere delle stagioni (primavera, estate e autunno fusi insieme, inverno); poi ne fu aggiunta una quarta (l'autunno); in epoca romana finirono col personificare le ore vere e proprie, divenendo 12 e da ultimo 24. Le ore si presentano in duplice aspetto:

- in quanto figlie di Temi (l'Ordine universale) assicuravano il rispetto delle leggi morali;
- in quanto divinità della natura presiedevano al ciclo della vegetazione.

I loro nomi:
- Eunomia, la Legalità;
- Diche, la Giustizia;
- Irene, la Pace;

oppure:
- Tallo, la Fioritura primaverile;
- Auso, il Rigoglio estivo;
- Carpo, la Fruttificazione autunnale.

Le Ore avevano diversi compiti:
- sorvegliavano le porte della dimora di Zeus sull'Olimpo: le aprivano e le richiudevano disperdendo o accumulando una densa cortina di nuvole.
- Servivano Hera - che avevano allevata.
- Attaccavano e staccavano i cavalli dal suo cocchio e da quello di Elio;
- Facevano anche parte del corteo di Afrodite - insieme con le Cariti,
- Facevano anche parte del corteo di Dioniso.

Gli antichi le rappresentavano come leggiadre fanciulle con in mano un fiore o una pianticella, ma anche brune e invisibili con riferimento alle ore della notte.


BIBLIO

- U. Lugli - Miti velati. La mitologia romana come problema storiografico - ECIG - Genova - 1996 -
- D. Sabbatucci - La religione di Roma antica - Il Saggiatore - Milano - 1989 -
- Jorg Rupke - La religione dei Romani - Torino - Einaudi - 2004 -
- Carlo Prandi - Mito in Dizionario delle religioni - a cura di Giovanni Filoramo - Torino - Einaudi - 1993 -
- Santiago Montero - Sabino Perea (a cura di) - Romana religio = Religio romanorum: diccionario bibliográfico de Religión Romana - Madrid - Servicio de publicaciones - Universidad Complutense -1999 -



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