GENS POSTUMIA



MONETA DELLA GENS POSTUMIA

La gens Postumia fu una delle più antiche gentes patrizie di Roma. Spesso i suoi membri occuparono alte cariche dello stato, dalla cacciata dei re fino alla caduta della repubblica. Il primo dei Postumii che ottenne il consolato fu Publius Postumius Tubertus nel 505 a.c., 4 anni dopo la cacciata dei re.

Il nome Postumius è un soprannome patronimico, derivato dal praenomen Postumus, probabilmente antenato della gens. Questo nome derivò dalla stessa fonte come aggettivo, con il significato di "ultimo nato" cioè il figlio più giovane. Non sembra sia relativo al moderno significato di postumo, cioè un'opera editata dopo la morte dell'autore o un figlio nato dopo la morte del padre, ma su questo non tutti gli autori sono d'accoro.


Praenomina usati dalla gens Postumia

Le più famose familiae dei Postumii durante l'inizio della Repubblica usò i praenomina 
Aulus, Spurius, Lucius. Marcus, Publius, e Quintus. 
Verso la fine della Repubblica, si riscontrano i nomi di Gaius, Gnaeus, e Titus.


Rami e cognomina della gens

Le familiae più distinte di questa gens ebbero i cognomen di Albus o Albinus; ma distinte familiae si sono riscontrate anche all'inizio della Repubblica con i nomi Megellus e Tubertus. Regillensis fu un agnomen (soprannome) degli Albini. Nelle Guerre Puniche e successivamente, vennero usati i soprannomi Pyrgensis, Tempsanus e Tympanus. rari Postumii appaiono nelle varie fonti senza soprannomi.

PRIMA SECESSIONE DELLA PLEBE


PERSONAGGI PIU' FAMOSI


POSTUMII TUBERTI


- Publius Postumius Q. f. Tubertus, console nel 505 e 503 ac.

Publius Postumius Tubertus, figlio di Quintus, fu il primo della gens postumia a ottenere la carica di console, nel 505 ac, il V anno della repubblica romana. Insieme al collega Marcus Valerius Volusus, combattè contro i Sabini, che sconfissero definitivamente presso il Tevere, ottenendo un trionfo.

Divenne console per la II volta nel 503 a.c. e Livio narra che stavolta combattè e sconfisse gi Aurunci (abitanti di Lazio e Campania), ottenendo un secondo trionfo. Altri autori affermano avesse di nuovo combattuto contro i Sabini, in un primo momento con scarso successo, ma alla fine vittorioso per cui ottenne un'ovazione o un trionfo minore. Sembra fu la prima volta in cui questo onore sia stato conferito a un magistrato della Repubblica.

Nel 494 a.c., Postumio fu inviato dal senato come ambasciatore alla plebe riunitasi sul Monte Sacro durante la I Secessione. Ebbe un notevole successo perchè fece cancellare alcuni debiti della plebe e istituì la carica di Tribuni Plebis, or "Tribuni della Plebe", con potere di veto sugli atti del Magistrato e del Senato. In riconoscimento dei meriti e della sua reputazione, Postumius e i suoi discendenti ricevettero l'alto privilegio di essere seppelliti entro le mura della città.


- Aulus Postumius Tubertus, dittatore nel 431 ac.

Combattè contro gli Aequi (abitanti il Lazio oreint. sugli Appennini) e i Volsci nel V sec. a.c.. Fu nominato Magister Equitum dal dittatore Mamercus Aemilius Mamercinus, nominato già dittatore nel 426, poi nel 431 e in futuro di nuovo nel 437 a.c.

Suo genero fu Titus Quinctus Poenus Cincinnatus, console nel 431 e nel 428 a.c..

Quando fu deciso di nominare un dittatore per intraprendere la guerra con Aequi e Volsci nel 431, non essendo i consoli concordi, si scelse a sorte Cincinnato, che nominò a sua volta suo suocero.

I due uomini procedettero contro il nemico e il 18 giugno vinsero Aequi e Volsci sul monte Algidus, dove già aveva sconfitto gli Equi il dittatore Lucius Quinctus Cincinnatus nel 458 a.c. Fu l'ultima grande battaglia tra Roma e gli Equi, e al suo ritorno, Postumo ricevette un trionfo.

Si narra che durante questa campagna, il figlio di Postumo era così ansioso di ingaggiare il nemico che lasciò il posto assegnatogli dal padre, e che per punizione Postumio lo fece mettere a morte. Livio dubitava della verità di questo racconto, osservando che una simile e più infame tradizione era associata a Tito Manlio Torquato, console nel 347, 344 e 340 a.c. ma non tutti gli autori sono d'accordo.




POSTUMII ALBI E ALBINI


- Aulus Postumius P. f. Albus Regillensis, dittatore nel 498 e console nel 496 ac.

Combattè e vinse i Latini nella grande battaglia del Lago Regillo e per questo ottenne il trionfo. 
Molte monete dei Postumii Albi commemorano questa vittoria del loro antenato, riportato anche in una pittura. 

Il mito narra che Castore e Polluce combatterono nella battaglia a fianco dei Romani, cosicchè venne lor dedicato un tempio nel foro.

Divenne console nel 496 a.c., anno in cui sia Livio che Dioniso pongono la battaglia del Lago Regillo. Il nome "Regillensis" si suppone sia derivato da questa battaglia; ma lo storico B. G. Niebuhr pensa sia stato preso dal luogo di residenza, d'altronde Livio afferma che Scipione Africano fu il primo romano a ottenere un cognome dalle sue conquiste. 

Nel 495 a.c. Postumio fu scelto con breve preavviso dai romani per condurre la cavalleria alla vittoria contro l'invasione sabina. Secondo alcune genealogie, fu padre di Spurius Postumius Albus Regillensis ed Aulus Postumius Albus Regillensis.


- Spurius Postumius A. f. P. n. Albus Regillensis, console nel 466 e decemviro nel 451 ac.

Figlio di Aulo Postumio Albo Regillense, fu console nel 466 a.c. e fu uno dei tre inviati in Grecia per raccogliere informazioni sulle leggi di quel paese, fu poi membro del I Decemvirato del 451 a.c.. Come legato comandò l'esercito romano nella Battaglia di Corbio, in cui Equi e Vosci furono sconfitti nel 446 a.c.. Si ritiene fosse padre di Spurio Postumio Albo Regillense che fu tribuno consolare nel 432 a.c..


- Aulus Postumius A. f. P. n. Albus Regillensis, console nel 464 ac.

Si pensa figlio di Aulus Postumius Albus Regillensis, e quindi fratello di Spurius Postumius Albus Regillensis. A comando dell'esercito, portò avanti la guerra contro gli Aequi e protesse il confine dai predoni. Prima della battaglia del Monte Algido fu inviato come ambasciatore, insieme a Quinto Fabio Vibulano e Publio Volumnius Amintino Gallo, presso gli Aequi nel 458 a.c, e in quella occasione fu insultato dal loro comandante, che gli disse di prendere le rimostranze di Roma e di rivolgerle a una quercia.


- Spurius Postumius S. f. A. n. Albus Regillensis, tribunus militum consulari potestate nel 432 ac.

Questi tribuni militum venivano eletti con potere consolare durante il cosiddetto "Conflitto degli Ordini" nella Repubblica romana, a partire dal 444 a.c. e quindi ininterrottamente dal 408 a.c. al 394 a.c. e ancora dal 391 a.c. al 367 a.c. Spurius Postumius si crede figlio dello Spurius Postumius Albus Regillensis che fu console nel 466 a.c, venne nominato tribuno consolare nel 432 a.c. e servì come legatus nella guerra l'anno seguente, sotto il dittatore Aulus Postumus Tubertus. Livio lo cita mentre guida un gruppo di rinforzi in un momento critico.


- Publius Postumius A. f. A. n. Albinus Regillensis, tribun. milit. consul. potes. nel 414 ac,

Avuto il comando contro gli Equi, mostrò grande energia e intraprendenza nel conquistare la città latina di Bolae, promettendo che ogni saccheggio o bottino catturato sarebbe stato distribuito tra le truppe. Successivamente rinnegò la sua promessa; sebbene alcuni scrittori contemporanei pensassero che fosse rimasto fedele alla sua parola, e suggerì che la rabbia dei suoi soldati fosse avvenuta perché la città era stata recentemente saccheggiata e poi ripopolata da nuovi coloni, e c'erano meno oggetti di valore da prendere che Postumius li aveva portati a aspettarsi ( Livio però ne dubita).

Poco dopo Postumius in un'assemblea pubblica minacciò di punire i suoi soldati dopo che fu proposto di dare loro Bolae come coloni. Quando i suoi uomini, furiosi per questo nuovo tradimento, aggredirono un questore che aveva tentato di calmarli, Postumous li punì severamente e ordinò che dei suoi uomini venissero schiacciati a morte. Molti dei soldati tentarono di fermare le esecuzioni con la forza, e quando Postumius si precipitò ad aiutare i suoi littori e centurioni che cercavano di rompere il raduno, una folla inferocita dei suoi uomini lo afferrò e lo lapidò a morte.


- Marcus Postumius A. f. A. n. Albinus Regillensis, censore nel 403 a.c.

Da Livio venne menzionato come tribuno consolare nel 403 a.c. ma ciò fu dimostrato errato da studiosi successivi. In realtà fu censore in quell'anno con Marco Furio Camillo. Nella censura venne imposta una multa a tutti gli uomini rimasti fino alla tarda età.


AULO POSTUMIO ALBINO
- Aulus Postumius Albinus Regillensis, tribunus militum consulari potestate nel 397 ac.

Riuscì a raccogliere con il suo collega Lucio Giulio Iullo un esercito di volontari per far fronte agli etruschi, ma poiché i tribuni impedivano loro di effettuare una regolare riscossione, egli sconfisse e depredò un drappello di Tarquinienses, che stava tornando a casa dopo il saccheggio in territorio romano.


- Spurius Postumius Albinus Regillensis, tribunus militum consulari potestate nel 394 ac.

Portò avanti una battaglia contro gli Equi che all'inizio gli procurò una sanguinosa sconfitta, si che a Roma giunsero le voci che era stato ucciso e le sue forze distrutte vicino a Tusculum. Ma la notizia della sua sconfitta era stata sopravvalutata, e Postumius e i suoi uomini conquistarono in seguito la fortezza degli Equi, cancellandoli completamente.


- Spurius Postumius Albinus, console nel 334 e 321, censore nel 332 ac., gen. nella II Guerra Sannita.

Cercò di invadere, con il collega Tito Veturo Calvino, il paese dei Sidicini, ma poichè il nemico aveva raccolto un grande esercito e i sanniti stavano venendo in loro aiuto, fu nominato un dittatore, Publio Cornelio Rufino che prese il comando.

Fu censore nel 332 a.c. e magister equitum nel 327 a.c, quando Marcus Claudius Marcello fu nominato per tenere i comizi. Nel 321 a.c., fu console una seconda volta con Tito Veturius Calvino, e con lui marciò contro i Sanniti e il loro comandante Gaio Ponzio nella II Guerra Sannitica. 

FORCHE CAUDINE
Postumius fu sconfitto nella battaglia delle Forche Caudine, e, costretto a arrendersi con tutto il suo esercito, fu inviato per onta " sotto il giogo ", nemico.

Come prezzo della sua liberazione e di quello dell'esercito, lui e il suo collega e gli altri comandanti giurarono, in nome della Repubblica, una pace umiliante. 

Tornati a Roma, i consoli, a causa della loro vergogna, deposero il loro ufficio e la loro senatoria e proposero che tutte le persone che avevano giurato la pace (cioè loro stessi) dovessero essere spogliati e legati e consegnati ai Sanniti da i Fetiales. 

Lo storico Livio ne riporta il discorso di Postumio al Senato. La proposta fu accettata e Postumius e gli altri prigionieri furono portati ai Sanniti, ma Gaius Pontius rifiutò di accettare la loro resa, sulla base del fatto che veniva usato come pretesto per annullare il trattato (sfavorevole a Roma) che aveva concluso la battaglia delle Forche Caudine.


- Lucius Postumius L.f. Albinus, Rex sacrorum nel 270 ac.

una figura della magistratura romana. durante il periodo della repubblica, che stabiliva le attività di tutti, sia pubbliche che private, o per meglio dire quando queste si potevano svolgere e in questo caso riguardo all'attività agricola. Inoltre celebrava inoltre riti assieme alle Vestali.


- Aulus Postumius A. f. L. n. Albinus, console nel 242 e censore nel 234 ac.

Come console ebbe come collega Gaius Lutatusus Catulus, che sconfisse i Cartaginesi nella Battaglia delle Isole Aegate, ponendo fine alla prima guerra punica. Albino era stato tenuto in città, contro la sua volontà, dal Pontifex Maximus, perché era Flamen Martialis. Si crede padre di Lucius Postumius Albinus che fu console nel 234 e nel 229 a.c..


Lucius Postumius A. f. A. n. Albinus, console nel 234 e 229 ac, e per la III volta nel 215, ma ucciso dai Boii prima di entrare in carica.

Narra Livio che venne eletto console nel 234 a.c., vincendo una campagna contro i Liguri. Nel 233 a.c. fu eletto Pretore, e venne eletto console per la seconda volta nel 229 a.c., con il collega Gneo Fulvio Centumalo con cui combattè contro la regina illirica Teuta. Albinus poi catturò Apollonia, e andò in soccorso di Epidamnos e Issa, liberandole dagli assedi degli Illiri. Riuscì anche a sottomettere un certo numero di tribù illiriche locali prima di tornare a Epidamnos.

Albino ottenne un'estensione pro-consolare al suo comando nel 228 a.c., per concludere il trattato di pace con gli Illiri, dopo di che, mandò dei legati alle leghe etolia e achee, dove spiegarono le ragioni della guerra e dell'invasione romana, nonché i termini del trattato con la regina Teuta. Al suo ritorno a Roma, a differenza del suo compagno, non gli fu concesso un trionfo per celebrare la sua vittoria.

Di Albinus non sappiamo più nulla fino al 216 a.c., quando, nella II guerra punica i Romani, trovandosi a corto di esperti comandanti, furono costretti a richiamare Albino che per l'occasione fu eletto pretore per la seconda volta e gli fu dato il comando della provincia della Gallia Cisalpina. Condusse il suo esercito di due legioni più alcuni rinforzi contro i celtici Boii, che si erano schierati dalla parte di Annibale.

Mentre era pretore, fu eletto in absentia come console per l'anno 215. Ma mentre viaggiava attraverso la foresta di Litana in Gallia Cisalpina, Albino cadde in un'imboscata di guerrieri Boii, che annientò la maggior parte del suo esercito nella battaglia di Silva Litana. Albino e il resto delle sue legioni tentarono di fuggire su un ponte vicino, ma furono massacrati da un distaccamento di Boii che sorvegliava la traversata. Il console fu decapitato e il suo cranio fu poi rivestito d'oro e trasformato in una coppa sacrificale. Come ci dice Livio:

“ Il Boi spogliò il corpo del bottino e tagliò la testa, portandoli in trionfo al più sacro dei loro templi. Secondo la loro usanza, pulivano il cranio e coprivano il cuoio capelluto con oro battuto; veniva quindi usato come recipiente per libagioni e anche come bicchiere per il sacerdote e per i ministri del tempio. ”

Quando la notizia della morte di Albino giunse a Roma, suscitò un tale allarme che i negozi furono chiusi e quasi nessuno si avventurò fuori dalle loro case. Il Senato ordinò agli editori di girare per la città e ordinare ai cittadini di riaprire i loro negozi e fermare il lutto pubblico non ufficiale. Il sostituto di Albino come console fu Marco Claudio Marcello. 


- Spurius Postumius L. f. A. n. Albinus, console nel 186 ac.

Fu pretore peregrino nel 189 a.c., responsabile negli affari esteri; e console nel 186 a.c.. Nel suo consolato passò il senatus consultum de Bacchanalibus, che riformò il culto misterioso di Bacco a Roma e sul suolo italico. Secondo Livio fu una reazione a vari crimini commessi da membri del culto e alla sua minaccia allo stato romano. 

Ma più probabile un tentativo di Postumo e del Senato di imporre i valori romani tradizionali su un'associazione civile e religiosa non ufficiale ma pericolosamente popolare, diffusa e potenzialmente sovversiva. Postumio era anche un augure che gli conferiva un certo grado di autorità religiosa. Morì nel 179 a.c. in età avanzata.


- Aulus Postumius A. f. A. n. Albinus Luscus, console nel 180 e censore nel 174 ac.

Fu curule aedile nel 187 ac., pretore nel 185 ac. e console nel 180 ac.. Nel suo consolato condusse la guerra contro i Liguri. Fu censore nel 174 ac con Quinto Fulvio Flacco. Ambedue severi; espulsero nove membri dal Senato e degradarono molti dei gradi equestri. 

Promulgarono, tuttavia, molte opere pubbliche. Fu eletto nella sua censura uno dei decemviri sacrorum al posto di Lucius Cornelius Lentulus. Nel 175 ac fu inviato nel nord della Grecia per indagare sulla verità delle aggressioni dei Dardani e dei Tessali riguardo ai Bastarnae e Perseo di Macedonia.

Nel 171 ac fu inviato come uno degli ambasciatori a Creta; e dopo la conquista della Macedonia nel 168 ac fu uno dei dieci commissari incaricati di regolare gli affari del paese con Lucio Emilio Paolo Macedonico. Livio non di rado lo chiama "Luscus", per cui sembrerebbe che fosse cieco da un occhio.


- Spurius Postumius A. f. A. n. Albinus Paullulus, console nel 174 a.c.

Fu pretore in Sicilia nel 183 ac. e console nel 174 ac.. Era probabilmente un fratello di Aulus Postumius Albinus Luscus e Lucius Postumius Albinus, e forse ottenne l' agnomen di "Paullulus" (in latino per piccolo Paolo, Paoletto) essendo piccolo di statura, per distinguerlo dai suoi due fratelli più alti di lui


RITROVAMENTO CONDUTTURA IDRAULICA CON IL NOME DI PUBLIUS POSTUMIUS PRIMIGENIUS

Lucius Postumius A. f. A. n. Albinus, console nel 173 a.c.

Da non confondere con suo padre (o zio?), Lucius Postumius Albinus , ucciso nel 216 ac..
Probabilmente fratello di Spurius Postumius Albinus Paullulus e Aulus Postumius Albinus Luscus.
Fu pretore nel 180 ac. e ottenne la provincia di Hispania Ulterior e la sua carica venne prorogata l'anno seguente. 

Dopo aver conquistato i Vaccaei e i Lusitani, tornò a Roma nel 178 ac. e ottenne un trionfo per le sue vittorie. Divenne console nel 173 ac., con Marcus Popillius Laenas e ad entrambi venne assegnata la guerra in Liguria. Albino, tuttavia, fu inviato per la prima volta in Campania per separare la terra dello stato da quella dei privati, perché i proprietari terrieri privati ​​avevano lentamente esteso i propri confini in terreni pubblici. 

Questa faccenda lo occupò tutta l'estate, così che non fu in grado di andare nella sua provincia. Fu il primo magistrato romano a mettere a repentaglio gli alleati latini quando un magistrato percorse i loro territori. Durante il suo consolato venne ripristinata la festa delle Floralia, che era stata abolita.

Nel 171 ac. fu uno degli ambasciatori inviati a Masinissa e ai Cartaginesi per raccogliere truppe per la guerra contro Perseo di Macedonia. Nel 169 ac, fu un candidato infruttuoso per la censura. Servì sotto il comando di Lucio Emilio Paullo in Macedonia nel 168 ac. e comandò la seconda legione nella battaglia con Perseo. Durante la guerra, fu inviato a saccheggiare la città di Aeniae.


- Aulus Postumius Albinus, ufficiale dell'esecito di Lucius Aemilius Paullus che combattè in Macedonia nel 168 ac.


Lucius Postumius S. f. L. n. Albinus, console nel 154 a.c.,
morì subito dopo aver lasciato Roma. Fu curule aedile nel 161 ac. e presiedette ai Ludi Megalenses, in cui debuttò il dramma di Eunuco di Terence. Fu console nel 154 ac. e anche Flamen Martialis nel 168 ac fino alla sua morte. Morì sette giorni dopo essere partito da Roma per andare nella sua provincia. Si suppose che fosse stato avvelenato da sua moglie.


Aulus Postumius A. f. A. n. Albinus, console nel 151 a..c, e studioso greco.

figlio di Aulo Postumio Albino Luscus, fu pretore nel 155 ac. e console nel 151 ac. con Lucio Licinio Lucullo. Insieme al suo collega venne gettato in prigione dalle tribune per aver condotto i prelievi con troppa severità. Fu uno degli ambasciatori inviati nel 153 ac. per fare la pace tra Attalo re di Pergamo e Prusia re di Bitinia, e accompagnò Lucio Mummio Achaico in Grecia nel 146 ac. in qualità di suo legato. C'era una statua eretta in suo onore sull'istmo.

Albino conosceva bene la letteratura greca e scrisse in quella lingua un poema e una storia romana, menzionat da diversi scrittori antichi. Polibio lo descrive un vanitoso con la testa vuota, che aveva denigrato il suo stesso popolo, devoto solo allo studio della letteratura greca. Racconta una storia di lui e di Catone il Vecchio che rimprovera Albinus perché nella prefazione alla sua storia ha implorato il perdono dei suoi lettori, se dovesse commettere errori nella scrittura in una lingua straniera; Cato gli ricordò che non era obbligato a scrivere affatto, ma che se avesse scelto di scrivere, non doveva chiedere l'indulgenza dei suoi lettori. 

Questo racconto è anche riferito da Aulo Gellio, Macrobio, Plutarco, e dalla Suda. Polibio riferisce anche che si ritirò a Tebe, quando la battaglia fu combattuta a Focide, per indisposizione, ma in seguito ne scrisse un resoconto al Senato come se fosse stato presente. Cicerone parla con un certo rispetto dei suoi meriti letterari; lo chiama "uomo dotto" ( doctus homo ). Macrobio cita un passo del primo libro degli Annali di Albino su Bruto, e poichè usa le parole di Albino, si suppone che la storia greca fosse stata tradotta in latino.


Spurius Postumius Albinus Magnus, console nel 148 a..c.,

Fu console nel 148 ac., anno in cui un grande incendio avvenne a Roma. È questo Spurio Albino di cui Cicerone parla nei Bruto, e dice che c'erano molte sue orazioni.


Spurius Postumius S. f. S. n. Albinus, console nel 110 a.c.

Probabilmente figlio di Spurius Postumius Albinus Magnusu, fu console nel 110 ac. e ottenne la provincia di Numidia per portare avanti la guerra contro Giugurta. Fece vigorosi preparativi per la guerra, ma quando raggiunse la provincia si lasciò ingannare dagli artifici di Giugurta, che prometteva costantemente di arrendersi. Molte persone supposero che la sua inattività fosse intenzionale e che Giugurta lo avesse comprato. Quando Albino partì dall'Africa, lasciò il comando a suo fratello Aulus Postimius Albinus.

Dopo la sconfitta di quest'ultimo tornò in Numidia, ma per lo stato disorganizzato del suo esercito, non fece guerra, e consegnò l'esercito in questa condizione, l'anno successivo, al console Quinto Cecilio Metello Numidico. Fu condannato dal Lex Mamilia, che punì tutti coloro che si erano resi colpevoli di trattative private con Giugurta.

MONETA DELLA GENS POSTUMIA

Aulus Postumius S. f. S. n. Albinus, propretore nel 110 a.c.

fratello di Spurio Postumio Albino e probabilmente figlio di Spurio Postumio Albino Magnus,
Fu lasciato da suo fratello come propretore al comando dell'esercito in Africa nel 110 ac. Marciò per assediare Suthal, dove si trovavano i tesori di Giugurta; ma questi, con la promessa di dargli una grossa somma di denaro, lo indusse a condurre il suo esercito in un luogo appartato, dove fu improvvisamente attaccato dal re Numido, e salvò le sue truppe dalla distruzione totale permettendo loro di passare sotto il giogo nemico, e l'impegno di lasciare Numidia in dieci giorni.


- Aulus Postumius A. f. S. n. Albinus, console nel 99 ac,.

Aulo Gellio ne cita le parole in un senatus consultum passato nel loro consolato a seguito di alcuni movimenti riscontrati nelle lance di Marte. Cicerone lo menziona come un buon oratore.

Era il nipote di Spurius Postumius Albinus Magnus, e probabilmente figlio di Aulus Postumius Albinus .Fu anche padre adottivo di Decimo Giunio Bruto Albino, uno degli assassini di Giulio Cesare (dal quale Decimo Bruto adottò il nome di Albino).


Aulus Postumius Albinus, pretore nel 89 ac, assassinato dai suoi soldati.

Comandante di grado pretorio della flotta nella Guerra di Marsie nel 89. Fu successivamente ucciso dai suoi stessi soldati che sostenevano di essere stato colpevole di tradimento. La maggior parte dei resoconti contemporanei, tuttavia, credono che il vero motivo per cui è stato ucciso sia dovuto alla sua crudeltà. 

Silla, che era allora un legato del console Lucio Porzio Catone, incorporò le sue truppe con le sue, ma non punì i colpevoli, cosa inammissibile per il reato contro un traditore.


Aulus Postumius Albinus,

posto al comando della Sicilia da Giulio Cesare nel 48 a.c. Sicuramente un buon generale perchè Cesare sapeva scegliere i suoi luogotenenti.


- Decimus Junius (D. f. D. n.) Brutus Albinus

(adottato da A. Postumius Albinus, console del 99 ac), ammiraglio sotto Cesare, e più tardi uno dei suoi assassini.

(85-81 - 43 ac.) Decimo Bruto era un lontano cugino di Giulio Cesare, e in diverse occasioni disse che Cesare aveva amato Bruto come un figlio. Ronald Syme sosteneva che se un Bruto era il figlio naturale di Cesare, Decimo era probabilmente Marcus, un altro lontano cugino. Decimo fu nominato erede di secondo grado nel testamento di Cesare.

Decimo Bruto trascorse la sua giovinezza principalmente in compagnia di Publio Clodio Pulcher, Gaio Scribonio Curio e Marco Antonio. Sua madre era Sempronia, moglie di Decimo Giunio Bruto, console nel 77 ac. Fu adottato da Aulus Postumius Albinus, ma mantenne il proprio nome di famiglia, aggiungendo solo il cognomen del padre adottivo Albinus.

Prestò servizio nell'esercito di Cesare durante le guerre galliche e ricevette il comando della flotta nella guerra contro i Veneti nel 56 ac. In una decisiva battaglia navale, Decimo Bruto riuscì a distruggere la flotta di Veneti, su idea di Cesare, usando uncini a forma di falce montati su lunghi pali, per immobilizzare le vele nemiche. Si battè anche contro Vercingetorige nel 52 ac.

Quando scoppiò la guerra civile repubblicana, Decimo Bruto si schierò con Cesare, e fu nuovamente affidato alle operazioni della flotta. Richard Billows sosteneva che Cesare amava Decimo Bruto quasi come un figlio.

La città greca di Massilia (attuale Marsiglia) si schierò con Pompeo il Grande, e Cesare, affrettandosi a raggiungere la Spagna e tagliato fuori Pompeo dalle sue legioni, lasciò Decimo Bruto a capo del blocco navale di Massilia. Nel giro di trenta giorni, Decimus Brutus costruì una flotta da zero e assicurò la capitolazione di Massilia.


Idi di marzo 

Quando Cesare tornò a Roma come dittatore dopo la sconfitta finale della fazione repubblicana nella Battaglia di Munda (45 ac), Marcus Brutus si unì alla cospirazione contro Cesare, dopo essere stato convinto da Cassius e Decimo. Nel 44 ac, Decimo divenne Pretore Peregrino per nomina di Cesare e fu designato come governatore della Gallia Cisalpina l'anno successivo.

Alle idi di marzo (15 marzo), quando Cesare decise di non partecipare all'incontro del Senato a causa delle preoccupazioni di sua moglie, fu persuaso a partecipare da Decimus Brutus, che lo scortò alla casa del senato, e sfuggì a Marco Antonio, chi voleva dire a Cesare del complotto. Dopo che Cesare fu attaccato dal primo sicario, Servilio Casca, Decimo e il resto dei cospiratori lo attaccarono e lo uccisero. In tutto, Cesare subì circa 23 coltellate. Secondo Nicolaus di Damasco, Decimo Bruto fu l'ultimo a colpire Cesare, pugnalandolo al fianco.

Il giorno successivo gli assassini ricevettero l'amnistia, emessa dal senato su istigazione di Marco Antonio, console di Cesare. Ma la situazione non era pacifica; La popolazione di Roma e i legionari di Cesare volevano vedere puniti i cospiratori. Il gruppo decise di ritirarsi, e Decimo usò il suo ufficio di Pretore Peregrino per stare lontano da Roma.

Nel 43 ac, Decimo Bruto raggiunse la Gallia Cisalpina, provincia assegnatagli come pro-pretore, e iniziò a raccogliere le proprie truppe. Gli fu ordinato dal Senato di consegnare la sua provincia ad Antonio ma rifiutò. Questo è stato l'atto di provocazione a cui Antonio fu felice di rispondere. Nel 43 ac Decimo Bruto occupò Mutina, disponendosi a un lungo assedio. Antonio mise la città in assedio per farli morire di fame. 

Tuttavia, i consoli dell'anno, Aulus Hirtius e Gaius Pansa, marciarono verso nord per sollevare l'assedio. Guidato da Cicerone, il senato era incline a vedere Marco Antonio come un nemico. Cesare Ottaviano, l'erede di Cesare di diciannove anni, e già elevato al grado di propraetore, accompagnò Gaius Pansa a nord.
Il primo scontro è avvenuto il 14 aprile nella battaglia di Forum Gallorum. dove Antonio sconfisse le forze di Gaio Pansa, ma fu poi sconfitto da un attacco a sorpresa di Hirtius. Una seconda battaglia il 21 aprile a Mutina ha provocato un'ulteriore sconfitta per la morte di Hirtius. Ma Antonio si ritirò, non volendo divenire oggetto di una doppia circonvallazione come Cesare aveva fatto a Vercingetorige ad Alesia..
Decimo Bruto ringrazia cautamente Ottaviano, ora comandante delle legioni che lo hanno salvato, dall'altra parte del fiume. Ottaviano disse freddamente che era venuto per opporsi ad Antonio, non per aiutare gli assassini di Cesare. A Decimo Bruto fu dato il comando di condurre una guerra contro Antonio, ma molti dei suoi soldati lo abbandonarono per Ottaviano.

Decimo Bruto fuggì dall'Italia, abbandonando le sue legioni. Tentò di raggiungere la Macedonia, dove Marcus Junius Brutus e Gaio Cassio Longino si erano stanziati, ma fu giustiziato da un capo gallico fedele a Marco Antonio. Diverse lettere scritte da Decimo Bruto negli ultimi due anni della sua vita sono conservate nella corrispondenza raccolta di Cicerone.

PERCORSO DELLA VIA POSTUMIA

POSTUMII MEGELLI  


- Lucius Postumius L. f. S. n. Megellus,

console nel 305, 294, e 291 ac.  Lucius Postumius Megellus (345  –  260 ac.) Per quanto arrogante e prepotente, fu eletto console tre volte, e fu uno dei principali comandanti romani durante la III Guerra Sannita.

Lottò impedire l'apertura delle cariche politiche alle classi plebee, e fu prepotente e oppressivo nei confronti dei suoi colleghi magistrati e dei cittadini della Repubblica. La sua carriera fu intrecciata alle guerre sannite in corso, che gli permisero di salire ai più alti livelli di carica politica,  indipendentemente dalla legge (come il suo disprezzo per la Lex Genucia per rivendicare il consolato per la terza volta nel 291).

Da Curule Aedile, nel 307 ac., multò pesantemente i violatori della la Lex Licinia Sextia che avevano invaso il territorio pubblico. Con le somme raccolte, Megellus fece costruire un tempio dedicato alla Vittoria, nel 294 ac.

La sua elezione a console, per la prima volta nel 305 ac., lo vide partecipare agli ultimi anni della Seconda Guerra Sannita, sconfiggendo i Sanniti nella battaglia di Bovianum dove conquistò la città. Tornando a Roma, Megellus e il suo collega consolare Marco Fulvio Curvo Paetino conquistarono le città di Sora, Arpinum e Cerennia.

Livio informa che Megellus ricevette un trionfo, però non confermato da Fasti Triumphales. La cattura di Bovianum portò i Sanniti a chiedere la pace nel 304 ac, ponendo fine alla II guerra dei Sannitica.

Con la ripresa delle ostilità nel 298, Roma ebe bisogno di comandanti militari esperti contro i Sanniti a sud in lega con gli Etruschi, gli Umbri e i Galli a nord. Pertanto nel 295 a.c., chiamò Megello, ora privato cittadino e non più consolabile per la lex Genucia, nominandolo Propraetor come privato cum imperio. Gli fu dato il comando di una legione, di stanza sull'ager Vaticanus, sul lato destro del Tevere. Durante la campagna che culminò con la battaglia di Sentinum, a Magellus fu ordinato di attaccare gli Etruschi intorno Clusium. Tornato a Roma poco dopo, il suo esercito venne sciolto.

Eletto console per la seconda volta nel 294 a.c., Megellus venne inviato sul fronte meridionale dove catturò diverse città del Samnium, ma in Puglia fu sconfitto e messo in fuga, e dopo essere stato ferito fu condotto in Luceria con alcuni suoi uomini. Tornato a Roma dovette riprendersi dalle ferite, dedicò il tempio della Vittoria a Roma.

Tornato in campagna nel Samnium, catturò le città di Milionia e Ferentinum. Fonti contraddittorie collocano Megellus anche in Etruria nel 294 ac., ma è confutato dai moderni. Alla fine della stagione celebrò un trionfo sui Sanniti, trionfo confutato in quanto aveva tecnicamente lasciato la provincia che il Senato gli aveva assegnato, durante il suo ritorno a Roma. Disprezzando l'opposizione, celebrò il trionfo senza il permesso del Senato, quindi a sue spese.

Non appena lasciato l'ufficio, il 1° gennaio 293, Megellus fu accusato per le sue azioni come console da uno dei tribuni, Marco Cantio. Ma essendo in corso la guerra sannita, venne nominato legatus al console Spurius Carvilius Maximus, con l'accordo di sospendere l'azione penale fino alla fine della della campagna elettorale. Tuttavia, le vittorie ottenute da Carvilius Maximus, soprattutto la battaglia di Aquilonia, in cui Megellus combattè, fece abbandonare il processo, perchè i suoi avversari credevano che per la sua popolarità sarebbe stato trovato innocente.

Alla fine del 292, Megellus venne nominato Interrex, al fine di convocare la Comitia Curiata e tenere le elezioni consolari. Durante il processo, motivato dal fatto che la guerra contro il Samnium era stata praticamente vinta, nominò se stesso, violando così la legge che vieta agli uomini di servire come console di nuovo se non sono passati dieci anni. Vinse e divenne console maggiore nel 291 a.c., ed esigette immediatamente che il Samnium gli venisse assegnato come suo teatro di guerra, senza attendere il sorteggio per i comandi provinciali.

In seguito alle dure obiezioni del suo collega Gaius Junius Bubulcus Brutus (che alla fine decise di non imporre il veto), la sua richiesta venne accolta. In quell'anno, anche se la resistenza sannita fu quasi completamente schiacciata, ricevette le truppe e il console dell'anno precedente, Quintus Fabius Maximus Gurges, ancora in campo con un esercito che dirigeva con un imperium proconsolare. Indipendentemente da ciò, prese il suo esercito e ha marciò verso i confini del Samnium.

Nel corso degli ultimi due anni, Magellano aveva acquistato dai Sanniti grandi appezzamenti di terreno non bonificato che, pur essendo tecnicamente pubblici, egli considerava come propri. Invece di unirsi immediatamente a Gurges, che stava assediando Cominium, usò circa 2.000 dei suoi soldati per iniziare a sgomberare la terra, cosa che fece perdere del tempo, prima di trasferirsi finalmente da Gurges. Secondo Dioniso d'Alicarnasso, la gelosia di Megellus impedì a Gurges di prendere la roccaforte sannita di Cominium.

TEMPIO DELLA VITTORIA
Avvicinandosi alla città, Megellus scrisse a Gurges, ordinandogli di ritirarsi dal Samnium. Questi rifiutò, dichiarando che il suo comando gli era stato dato dal Senato, e scrisse a Roma, chiedendo al Senato di confermare il suo comando. Il Senato inviò una delegazione di senatori a Megellus, affermando che non doveva contrastare il decreto del Senato. Rispose alla deputazione che, finché era il console debitamente eletto di Roma, spettava a lui comandare il Senato, non al Senato dettargli come avrebbe dovuto svolgere le sue funzioni.

Poi marciò verso Cominium, e costrinse Gurges a dimettersi dal suo comando. Questi dovette obbedire, e Megellus, avendo preso il comando di entrambi gli eserciti, immediatamente rimandò Gurges a Roma. Cominium cadde rapidamente, e a questo seguì una campagna contro gli Hirpini, seguita dalla cattura di Venusia.

Presa Venusia, Megellus chiese al Senato dovrebbe trasformarlo in una colonia romana. Sebbene il Senato seguisse il suo consiglio, influenzati dai Fabii nemici di Megellus,  rifiutarono di nominarlo uno dei commissari responsabili dell'assegnazione delle terre ai coloni e della supervisione del nuovo insediamento. Infuriato, Megellus decise di distribuire tutti i saccheggi della campagna tra i suoi soldati, al fine di impedire al Tesoro di Roma di ottenere qualsiasi bottino. Inoltre, sciolse i suoi eserciti prima dell'arrivo del suo successore.

Tornato a Roma, chiese un altro trionfo per le sue vittorie, che il Senato rifiutò. Chiese  al popolo di sostenerlo, ma questo non rispose coll'entusiasmo voluto. Poi si rivolse alle corti plebee, ma queste posero il veto alla sua richiesta di trionfo. Il Senato invece votò il trionfo per l'uomo che aveva cacciato, Quinto Fabius Maximus Gurges, permettendogli di rivendicare il merito per la cattura del Cominium.

Lasciato l'ufficio nel 290 ac, Megellus venne perseguito da due dei tribunali con l'accusa di aver impiegato truppe sulla propria terra. Fu condannato da tutte e trenta le tribù, e multato di 500.000 assi, la più pesante multa rilasciata a un cittadino romano.

L'ultima attività nota di Megellus nella vita pubblica risale al 282 a.c., quando a Roma fu chiesto di aiutare la città di Thurii, che stava subendo le incursioni dei Lucani e dei Brutzi. Quando i Romani salparono le loro navi nella baia di Tarentum, i Tarentini la considerarono una violazione del trattato che vietava l'ingresso delle navi romane. Attaccarono con successo le navi e assalirono Thurii, catturando i cittadini romani.

Roma mandò Megellus a Tarentum per chiedere il loro rilascio, e per consegnare coloro che avevano commesso questi atti di aggressione contro Roma. Le sue richieste furono respinte, Megellus fu trattato vilmente; i Terentini schernirono la sua toga romana, la sua imperfetta pronuncia greca, e fuori dalla città, gli pisciarono addosso.
Ebbe solo un figlio,  Lucius Postumius Megellus, eletto console nel III anno della I Guerra Punica.


Lucius Postumius L. f. L. n. Megellus, console nel 262 e censore nel 253 ac.

Figlio di Lucius Postumius Megellus, che era stato console tre volte tra il 305 e il 291 a.c. Il Megellus più giovane fu eletto console nel 262 a.c., durante il III anno della I guerra punica, al fianco di Quinto Mamilius Vitulus. Entrati in carica entrambi i consoli furono inviati subito in Sicilia poichè i cartaginesi volevano trasformare la città di Agrigentum nella loro principale base della costa meridionale della Sicilia. Dopo la campagna nella Sicilia occidentale per un breve periodo, trascorsero il resto del loro consolato assediando e infine catturando Agrigentum.

Frontino narra che Megellus, scorgendo una pecca strategica nelle sortite cartaginesi, aggirò le forze armate cartaginesi per attaccarle dal retro e sbaragliarle. Anche se la conquista della città fu un'importante vittoria per Roma, a nessuno dei due fu assegnato un trionfo, però nel 253 ac, Megellus venne eletto sia Pretore e Censore nello stesso anno. Durante la sua permanenza in questi uffici, Megellus morì.



SUCCESSIVI POSTUMII


Marcus Postumius Pyrgensis,

descritto da Livio come un "agricoltore delle tasse" durante la II Guerra Punica, per l'avarizia e la frode. Avendo Roma e i suoi alleati molte truppe sul campo, e dovendo trasportare loro merci via mare, lo stato si assumeva tutti i rischi per conto di fornitori privati, assicurandoli contro tutte le perdite alle loro navi causate da tempeste. 

Approfittando della loro posizione, alcuni, come Postumio, equipaggiarono navi insicure con carichi piccoli e per lo più senza valore, li mandarono in mare, quindi rimossero gli equipaggi e li affondarono, riportando la perdita esagerando il valore del carico e riferendo anche di naufragi immaginari.

Questa frode fu segnalata per la prima volta nel 213 a.c, ma il Senato non intervenne per non impaurire altri fornitori, che dipendevano dalle assicurazioni dello stato contro la perdita. Nel 212, i tribuni Spurius e Lucius Carvilius lo misero sotto processo, ma i sostenitori di Postumius vennero quasi venuti alle mani con quelli che si erano riuniti per votare. Un altro tribuno, Gaio Servilio Casca, parente di Postumio, non intervenne a suo nome e, per evitare un'insurrezione, i lavori furono fermati dal console Quinto Fulvio Flaccus.

La questione fu quindi portata avanti dal Senato dai consoli, i quali sostenevano che Postumius ed i suoi alleati avevano derubato la gente del loro diritto al voto. I Carvilii chiesero la pena capitale contro Postumius e coloro che lo avevano sostenuto contro la folla. Postumius dopo aver dato garanzie, scelse di andare in esilio piuttosto che apparire per il processo. Molti dei suoi sostenitori fecero lo stesso, mentre quelli che non potevano dare garanzie furono subito imprigionati, insieme ad alcuni di quelli che potevano.


- Lucius Postumius Tympanus, questore nel 194 ac. ucciso in battaglia dai Boii.

Lucius Postumius Tempsanus, pretore assegnato a Tarentum nel 185 ac.

- Aulus Postumius, tribunus militum nel 180 ac..

- Gaius Postumius, tribunus militum nel 168 ac.

- Postumius, un indovino che predisse il successo a Lucius Cornelius Sulla nel 90 o 88 ac.

- Marcus Postumius, questore di Verre nel governo della Sicilia nel 73 ac.

- Gnaeus Postumius, seguace di Servius Sulpicius Rufus contro Lucius Licinius Murena nel 63 ac.

- Titus Postumius, un oratore apprezzato da Cicerone.

- Postumius (forse Titus Postumius), amico di Cicerone, che rifiutò la carica del senato come Pretore nel 49 ac.

- Postumius, legato di Giulio Cesare nel 48 ac.

- Publius Postumius, un amico di Marco Claudio Marcello.

- Quintus Postumius, senatore, assassinato per ordine di Marco Antonio nel 31 ac.

- Paola Postumia una statua dì cui la base fu scoperta a Brescia nel 1844 (Borghesi op. cit. VI p. 157; C. /. L V, 4353).


BIBLIO

- Giovanni Annio da Viterbo, frate domenicano (pseudonimo di Giovanni Nanni erudito quattrocentesco -1432 - 1502) - M. P. Cato, De origine gentium et urbium Italicarum -
- Edward Gibbon Nomina Gentesque Antiquae Italiae (1763-1764) -
- Mario Enzo Migliori - L’Origo Gentis Romanae. Ianiculum e Saturnia - 2015 -
- Andrea Frediani, Sara Prossomariti - Le Grandi Famiglie di Roma Antica - Roma - Newton Compton Editori - 2014 -



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