PUBLIO VENTIDIO BASSO - VENTIDIUS BASSUS



MONETA DI VENTIDIO BASSO

Nome: Publius Ventidius Bassus
Nascita: Asculum nel 90 a.c.
Morte: intorno al 27 a.c.
Gens: Bassi
Figli: Caio Basso
Padre: Publio Ventidio Basso Senior
Qualifica: Generale e Politico


LE ORIGINI

Publio Ventidio Basso, ovvero Publius Ventidius Bassus, nacque ad Asculum (Ascoli Piceno), nel 90 a.c., come attesta lo storico Sebastiano Andrea Antonelli, nel Libro IV della Historiae Asculane, che lo identifica come il figlio del comandante militare Publio Ventidio Basso Senior.

Secondo alcuni autori ebbe umili  origini, secondo altri fu figlio di un pretore dell'esercito italico durante la guerra sociale. Il padre di Ventidio, Publio Ventidio Basso Senior, avrebbe preso parte, sotto il comando di Tito Lafrenio e Gaio Vidacilio ai combattimenti nel Piceno durante i quali venne inizialmente sconfitto nei pressi di Falerona nel 90 a.c. da Gneo Pompeo Strabone che fu costretto a ripiegare nella città di Fermo.

Ventidio senior sembra fosse luogotenente di Quinto Poppedio Silone e Gaio Papio Mutilo, i due comandanti in capo degli eserciti italici durante la guerra contro Roma, ma in questa guerra trovò la morte.

Le fonti antiche narrano che Ventidio, catturato ancora bambino dopo la distruzione di Ascoli Piceno, fu fatto sfilare insieme alla madre vedova durante il trionfo di Pompeo Strabone dell'89 a.c. Ebbe un'infanzia molto povera ma stranamente ricevette, dicono, una buona erudizione. Questo sembra contrastare col fatto che a Roma da ragazzo fece il garzone addetto alle stalle, poi fece il mulattiere trasportando le merci sui muli per l'esercito romano.

In ogni caso la morte del padre, la povertà e le umiliazioni anzichè abbatterlo gli dettero la forza di lottare per emergere dalla sua squallida posizione, fornito però di grande volontà e intelligenza. La sua fortuna girò decisamente quando lavorò per l'esercito di Giulio Cesare che, grande conoscitore di uomini, lo notò per il modo innovativo con cui organizzava i carichi sui carri trainati dai muli. Si sa che Cesare si interessava di tutto ed era curioso di tutto e di tutti.

Fu colpito dal ragazzo che aveva cercato di ottimizzare il suo lavoro, e Cesare sapeva che ogni particolare nell'esercito era importante per ottenere le vittorie, perfino il modo in cui venivano stipati i carri. Fece delle domande al ragazzo e ne notò la perspicacia, la determinazione e la prontezza. Cesare lo valorizzò nel migliore dei modi, perchè gli propose di diventare legionario, e Ventidio accettò con grande entusiasmo.



IL CURSUM HONORUM

CESARE
Seguì il suo generale nella conquista della Gallia facendosi notare per il coraggio e la sagacia. Si sa che Cesare, al contrario di molti suoi predecessori, non badava al rango dei soldati e faceva fare carriera anche ai più umili se lo meritavano. Così Ventidio, grazie a Cesare, divenne ufficiale, dimostrando una grande sagacia nelle operazioni militari, fino a guadagnarsi il titolo di generale.

Come tale combatté al fianco di Cesare non solo in Gallia ma anche durante la guerra civile, sempre dalla parte di Cesare e dei populares, tanto che potè entrare nel senato come tribuno della plebe. In seguito, grazie soprattutto all'amicizia di Cesare, venne nominato pretore, poi pontefice e infine console.

Alla morte di Cesare divenne uno dei principali luogotenenti di Marco Antonio, dimostrandosi ancora ottimo stratega soprattutto durante la guerra di Modena e la campagna contro i Parti del 39-38 a.c. durante la quale sconfisse i Parti più volte e definitivamente, vendicando la sconfitta di Crasso a Carre del 53 a.c.



GUERRA AI PARTI

Con la riconciliazione e la divisione della Repubblica romana tra Ottaviano, Emilio Lepido e Marco Antonio nel 40 a.c., a quest'ultimo toccò l'Oriente con tutti i territori da Scodra, città dell'Illirico, fino alle rive dell'Eufrate.
Marco Antonio, impegnato a Roma, inviò in avanscoperta (nel 39 a.c.), il luogotenente Publio Ventidio Basso per contrastare le recenti incursioni dei Parti di Orode II in Siria, tra i quali si era rifugiato, dopo la battaglia di Filippi del 42 a.c., anche il figlio di Tito Labieno, Quinto Labieno.

Ventidio, percorsa l'Asia romana, si scontrò con le armate di Quinto Labieno e dei Parti, che, superando le più rosee aspettative, riuscì a battere in due anni di campagne, nel 39 a.c., sul Monte Tauro, e il 9 giugno del 38 a.c. nella battaglia finale del Monte Gindaro dove il re partico Pacoro I venne ucciso.

Il trionfo di Ventidio sui Parti  fu celebrato da molti autori, tra cui Plutarco ed Appiano, mentre venne fortemente biasimato da Cestio Pio e da Cicerone. Quest'ultimo nelle Filippiche lo cita più volte come chi visse in uno stato d'indigenza e fu “mulattiere militare addetto ai rifornimenti”. Ma ciò anzichè essere motivo di maggior valore, fu per lo snobismo di Cicerone degno di disprezzo.  Planco, a sua volta, criticò Cicerone per queste affermazioni ritenendo che egli lo considerasse suo nemico. Ventidio, infatti, fu l'unico che pensò e tentò di arrestarlo durante la campagna denigratoria che questi ordì nella città di Roma contro Antonio, dopo la morte di Cesare. Di ciò riferisce solo Appiano.

QUINTO LABIENO
Ventidio era diventato, come tutti i grandi generali, immensamente ricco, con fastose ville a Rom e a Tivoli, villa di proprietà poi del figlio Caio Basso. Cassio Dione narra che il console visse a Roma in un elegante palazzo che ristrutturò dopo la devastazione di un incendio abbellendola di belle statue avute in prestito da Cesare.

Dione racconta che Ventidio non le rese indietro quando Cesare le richiese adducendo di non avere schiavi sufficienti per il trasporto e lo invitò a provvedere con i suoi servitori. Cesare rinunciò a riaverle per il timore di essere accusato di peculato (appropriazione indebita da parte di un pubblico ufficiale).

Questa appare però poco credibile, sia per la cosa in sè, sia per il carattere di Cesare e sia per il potere di Cesare. Prestare delle statue sembra di per sè insensato, non è il servizio d'argento che si può prestare ad un amico che ha un pranzo ufficiale, perchè a tutt'oggi spostarle richiede ditte specializzate che si occupano solo di quel settore. Inoltre Cesare che si fa truffare le statue non è verosimile, con il suo carattere più che coraggioso temerario. Inoltre Cesare ebbe un vasto potere, era il comandante di Ventidio e divenne il dictator di Roma. Chi avrebbe mai potuto accusarlo?

« Eamque rem tam intolerantem tulisse popolum Romanum, qui Ventidium Bassum meminerat curandis mulis victiasse, ut vulgo per vias urbis versiculi proscriberentur: Concurrite omnes augures, haruspices! Portentum inusitatum conflatum est recens: nam mulos qui fricabat, consul factus est. »

« Questo successo fu così inviso al popolo romano, memore del fatto che un tempo Ventidio Basso tirava avanti occupandosi di muli, che dappertutto per le strade della città si trovavano scritti questi versi: Accorrete, àuguri tutti e aruspici! È avvenuto proprio adesso un prodigio straordinario: quello che strigliava i muli è stato eletto console! »
(Aulo Gellio, Le notti attiche)

Anche qui pensiamo ci sia un'esagerazione, nel senso che alla plebe faceva enorme piacere che un plebeo si arricchisse, era agli aristocratici che dava fastidio, infatti Cicerone era un optimates, e pure molto razzista. Tanto è vero che alla morte di Ventidio tutto il popolo romano lo pianse.

Favorito prima da Cesare diventando pretore nel 44 a.c., per essersi messo in luce durante la guerra civile e poi, dopo la morte di Cesare, da Marco Antonio che lo volle console suffetto nel 43 a.c., non volle tuttavia, quando Antonio partì per l'Egitto nel 41 a.c., aiutare il fratello di Marco Antonio, Lucio Antonio e la moglie Fulvia contro Ottaviano durante la II guerra civile.

TACITO - Campagne partiche di Ventidio Basso.

« Che altro infatti, fuori della strage di Crasso, compensata dalla perdita di Pacoro, ci potrebbe contrapporre l'Oriente, piegato sotto i piedi di un Ventidio? »
(Tacito, Germania, XXXVII, 4)

Chiamato in Oriente da Antonio nel 39 a.c., condusse una campagna militare contro i Parti con grande successo. Infatti Ventidio, percorsa l'Asia romana, venne a scontrarsi con le armate di Quinto Labieno e dei Parti, che riuscì a battere separatamente presso il monte Tauro. Ottenuta la vittoria, inviò la cavalleria romana, guidata da un certo Pompedio Silo, fino al passo del Mons Amanus, dove si trovava l'esercito nemico, ma venne attaccata dalle truppe dei Parti guidate dal luogotenente di Pacoro I.

MARCO ANTONIO
Stava per trasformarsi in una strage ma Ventidio venne precipitosamente in soccorso e riuscì a battere le truppe dei Parti ed a respingere l'attacco. Poi riconquistò la Siria e la Palestina ed a trascorrervi l'inverno del 39-38 a.c., senza alcun riconoscimento da parte del Senato.

L'anno successivo Ventidio continuò la campagna contro i Parti riuscendo a battere, nell'anniversario della battaglia di Carre (9 giugno del 38 a.c.), Pacoro I ed il suo luogotenente , presso Gindaro (Cyrrhestica), a 50 km ad est di Antiochia.

PLUTARCO:
 « Il suo successo, che diventò uno dei più celebrati, diede ai Romani piena soddisfazione per il disastro subito con Crasso, e colpì i Parti ancora fino ai confini con la Media e la Mesopotamia, dopo averli sconfitti in tre successive battaglie.

Ventidio decise comunque di non inseguire ulteriormente i Parti, perché temeva di suscitare la gelosia di Antonio; e così decise di attaccare e sottomettere le popolazioni che si erano ribellate a Roma, e di assediare Antioco I di Commagene nella città di Samosata Ventidio è l'unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un trionfo sui Parti. »

(Plutarco, Vite parallele - Marco Antonio, 34)

I Parti indietreggiarono rinunciando alle sponde del mar Mediterraneo, mentre Ventidio tornò a Roma per celebrare il trionfo, dopodichè si ritirò a vita privata. La sua morte addolorò molto i romani che lo onorarono con un funerale pubblico, e le matrone romane vestirono a lutto per lui.



ASCOLI PICENO

Ad Ascoli Piceno Antonio Migliori, studioso e antiquario, fece realizzare una statua di marmo con questo epigramma:

 «P. VENTIDIO. P. VENTIDII. F. BASSO. PRIMA. SVB. C. IVLIO CAESARE. IN GALLIIS. STI. PENDIA. MERITO. PONT. MAX. PRAETORI. SIMVL. ET. EODEM. ANNO. IN. OCTAVIANI. AVG. LOCVM. COS. SVFFECTO. M. ANTONII. IIIVIRI. LEGATO. M. LICINII. CRASSI. NECIS. VINDICI. PACORI. ORODIS. REGIS. F. INTERFECTORI. PRIMO. DE. PARTHIS. GLORIOSISSIMO. TRIVMPHATORI. ANTONIVS. MELIORIVS. ASCVLANVS. AD. TANTI. IMPERATORIS. MEMEORIAM. RENOVANDAM. CIVIVMQVE. ANIMOS. AD. AEMVLATIONEM. EXCITNDOS. STATVAM. HANC. MARMOREAM. EREXIT. ANNO. DOMMINI. MDCXV.»

«A Publio Ventidio Basso, figlio di Publio Ventidio, che iniziò la carriera militare sotto Giulio Cesare nelle Gallie, pontefice massimo, contemporaneamente pretore e nel medesimo anno console sostituto in luogo di Ottaviano Augusto, legato al triumviro Marco Antonio, vendicatore della morte di Licinio Crasso, uccisore di Pacoro, figlio di Erode, primo gloriosissimo trionfatore sui Parti, Antonio Migliori ascolano, per rinnovare la memoria di un così grande generale e per incitare gli animi dei cittadini all'emulazione, eresse questa statua marmorea nell'anno del Signore 1615.».

L'Andreantonelli narra anche di un simulacro custodito presso la chiesa di Sant'Ilario in cui erano ritratti i consoli Ventidio Basso e Lucio Tario Rufo, anch'egli ascolano, con le mani unite. La pietra monumentale fu spezzata e distrutta da ignoti che credevano potesse celare un tesoro.

Nella Pinacoteca civica di Ascoli è conservato ed esposto il busto del generale romano eseguito, in marmo bicolore, dallo scultore Serafino Tramezzini, di Ventidio Basso in toga. Ascoli Piceno ha intitolato a suo nome una piazza del centro storico ed il teatro comunale.



DENARIO DI VENTIDIO BASSO

Al dritto è raffigurata la testa di Marco Antonio e c'è la legenda M · (ANT) IM · III · V · R · P [· C],
cioè " Marco Antonio, imperatore, triumviro per la restaurazione della repubblica ", che era la carica ricoperta in quel momento da Marco Antonio. A sinistra è raffigurato un lituo, appartenente al collegio degli auguri ed è presente anche in altre monete del triumviro.
Al rovescio la legenda
[P] VE(NT)IDI(VS) PO(NT) IMP
è intorno a una figura giovanile che indossa una clamide e che si ritiene sia Iuppiter Victor. Nella mano sinistra tiene uno scettro e nella mano destra un ramo di ulivo. La coniazione dovrebbe essere di una zecca dell'esercito al comando di Ventidio nell'oriente, nel 39 a.c.


BIBLIO

Francesca Rohr Vio - Publio Ventidio Basso. Fautor Caesaris - tra storia e memoria - l'Erma di Bretschneider - Roma - 2009 -
- Appiano - Storia Romana - Guerre civili - libri III, IV e V -
- Aulo Gellio - Le notti attiche - XV -
- Prosopographia Imperii Romani - PIR - progetto della Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften - BBAW - per la raccolta delle informazioni su personaggi di rango dell'Impero romano tra l'epoca di Augusto e la fine del III secolo -
- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma -  Newton Compton editori - 2001 -
- Sesto Aurelio Vittore - De viris illustribus Urbis Romae -



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