MONS CAPITOLINUS - COLLE CAPITOLINO





MONS CAPITOLINUS

Detto pure Campidoglio, o Monte Capitolino, da cui deriva la parola inglese "Capitol", cioè Palazzo del Governo, e la parola "Capitale", come città di un paese dove risiede il governo, è uno degli antichi Sette Colli su cui fu fondata Roma. Esso è uno dei mitici sette Colli di Roma, insieme al Quirinale, Viminale, Palatino, Aventino, Celio ed Esquilino.

Pur essendo il più basso, 40 m. sul livello antico del Foro, e il meno esteso dei sette colli, il Campidoglio è forse il più ricco di monumenti e avvenimenti storici dell’Urbe. Gli edifici religiosi più significativi dell'età regia e dei primissimi anni della repubblica si concentrarono sul Campidoglio. A condizionare questa scelta contribuì certamente la conformazione del colle, limitato su ogni lato da rupi inaccessibili, tranne che verso il Quirinale, al quale era unito da una sella prima che questa fosse tagliata per la costruzione del Foro di Traiano.

CAMPIDOGLIO E FORO ROMANO (clicca per ingrandire)
La conformazione del colle, con ripidi pendii tufacei sulla pianura acquitrinosa del Velabro, e la sua posizione sul Tevere nel punto in cui il fiume aveva dei guadi, giocarono un ruolo fondamentale nelle vicende del Campidoglio.

Il Campidoglio ha due cime (il Capitolium e l'Arx) separate da una depressione (l'Asylum): la depressione corrisponde all'attuale piazza del Campidoglio, a sinistra e a destra della quale le due scalinate del Vignola portano, rispettivamente, alla chiesa di S.Maria in Aracoeli (Arx) e al Tempio di Giove (Capitolium). 
La sella, ovvero l'Asylum, divideva la cima settentrionale, l'Arx, da quella meridionale, il Capitolium, con una propaggine, la Rupe Tarpea, da dove venivano fatti precipitare i traditori. Per la sua collocazione tra la pianura del Foro Romano e il fiume Tevere, in prossimità del guado dell'isola Tiberina, divenne l'acropoli cittadina.

L'accesso al colle avveniva attraverso un'unica strada, il Clivus Capitolinus (in parte corrispondente all'attuale via del Campidoglio), che partiva dal Foro Romano come continuazione della Via Sacra ed arrivava all'Area Capitolina, dinanzi al Tempio di Giove. Gli altri accessi erano due scalinate: le Scalae Gemoniae che salivano all'Arx (l'attuale scalinata presso il Carcere Mamertino che oggi conduce al Campidoglio) e i Centum Gradus ("i cento gradini"), situati sul versante opposto e che dall'altezza del Teatro di Marcello conducevano al Capitolium.



 I PRIMI INSEDIAMENTI


L'era protostorica

La tradizione narrava che un centro abitato, forse il più antico sorto nell'area della futura Roma, sarebbe stato fondato da Saturno sopra il colle. Il Campidoglio fu abitato fin dall'età del Bronzo, come provano le ceramiche scoperte alle sue pendici, nell'area sacra di Sant'Omobono, e quelle nelle terre di riporto per sopraelevare l'area sacra del Foro Boario, facendo ipotizzare un villaggio sul Campidoglio, confermato dai recenti scavi, nel Giardino Romano all'interno del Palazzo dei Conservatori. Le tracce dell'abitato, in base ai frammenti di ceramica rinvenuti, si data dalla media età del Bronzo (XVII-XIV sec. a.c.) fino all'età del Ferro (IX-VIII sec.a.c.).



Roma argiva

Qui sarebbe sorta la città di Saturnia, fondata dal Dio Saturno, o, secondo altri, un villaggio fondato da Ercole che, come narra Virgilio nell'Eneide, era sbarcato nel Foro Boario per far visita a Evandro, re di Pallanteo, la colonia greca eretta sul Palatino prima che Romolo fondasse Roma. In effetti un antichissimo culto del Dio, sulle pendici meridionali del colle, verso il Foro Romano, trova riscontro in età regia, dove venne eretta l'ara Saturni, successivamente sostituita da un tempio, con resti ancora visibili presso la Basilica Giulia. Secondo Varrone nel primo insediamento, fondato dal Dio Saturno, furono accolti gli Argivi, o Achei, guidati da Ercole. Però non dettero un gran risultato, perchè le Vestali gettavano il 14 maggio ogni anno nel Tevere 24 fantocci detti gli Argivi, e nonostante tutte le complicate spiegazioni di sostituzione dei sacrifici umani ed altro, lasciano supporre che venissero cacciati dai nativi che ringraziavano gli Dei di quella liberazione.



ETA' MONARCHICA

Romolo, che aveva urgenza di bracci armati per contrastare l'invasione dei nemici limitrofi, avrebbe creato una sorta di zona franca nella depressione tra le due sommità del colle, che proprio da questa funzione avrebbe preso il nome di Asylum. Infatti dette asilo a fuggiaschi, criminali e gente in cerca di fortuna, senza chieder conto di nulla.


Roma sabina

Le leggende tramandano il ricordo di fondazioni antichissime e di lotte feroci tra sabini (insediati sul Quirinale) e romani (che invece abitavano il Palatino) per assicurarsi il controllo del colle capitolino.

Si narra che nel 460 a.c., il Campidoglio fu occupato dai 400 armati del sabino Appio Erdonio che tentò di occupare la città. I Sabini, residenti sul Quirinale, avevano ottenuto il Campidoglio per il tradimento della romana Tarpea, che avrebbe aperto loro le porte. I Sabini però l'avrebbero comunque uccisa seppellendola sotto i loro scudi. In realtà il nome di Tarpea deve essere più antico della leggenda, ed era la divinità tutelare del Mons Tarpeius, ovvero il Capitolium stesso, e pare che la statua della divinità sorgesse da una catasta di armi, come un trofeo, che ispirò poi la fantasia dei poeti.

Secondo i Mirabilia Urbis Romae, infatti, racconti medioevali tra fantasia e verità, si dice che sul colle sorgesse un'altissima torre che emanava luccichii d'oro di giorno e balenii di lampada ardente di notte, per additare ai nocchieri del mar Tirreno che lì era Roma.

Erdonio vi resistette per quattro giorni, fu infine vinto, catturato ed ucciso dai Romani guidati dal console Valerio Publicola. Dopo la guerra contro i Sabini, Campidoglio e Quirinale furono inseriti nella città. Secondo Tacito il Campidoglio come pure il sottostante Foro romano furono aggiunti alla Roma quadrata di Romolo da Tito Tazio, cioè il re sabino.



Roma Etrusca

Sul colle furono costruiti diversi santuari e templi, ma il più grande fu quello dedicato alla Triade Capitolina, Giove Ottimo Massimo, Giunone e Minerva. All'interno del tempio si narra che venissero conservati grandi tesori, opere d'arte e doni di sovrani, tra cui una quadriga d'oro (anche se poi la quadriga doveva essere bronzea) e un tesoro di duemila libbre d'oro, che Mario trasportò a Preneste e Silla restituì a Roma. Ma nella ricostruzione di Vespasiano il tesoro più ricco, consistente in pepite d'oro e d'argento donate dal popolo romano, fu sepolto nelle fondamenta stesse del tempio.

Quando nel 1919 si procedette alla demolizione di palazzo Caffarelli, già sede dell'ambasciata di Germania, lo stesso prof. Lanciani e il Muñoz erano convinti di trovare "qualcosa" sotto quelle fondamenta che poggiavano sul Tempio di Giove. Fu chiamato persino un rabdomante, ma da quelle terre non uscì neppure un soldo.

Il nome del colle deriverebbe dal tempio di Giove Capitolino (Capitolium), o tempio di Giove Ottimo Massimo, dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva), che anticamente occupava la seconda sommità ed era solo un altare. L’innalzamento del tempio ebbe inizio con Tarquinio Prisco, il quinto re di Roma ma il primo con origine etrusca, e si protrasse fino al periodo di Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma. L’apertura del tempio ai cittadini, però, si ebbe esclusivamente con l’avvio del periodo repubblicano, nel 509 a.c.

Prima del tempio di Giove Capitolino le cerimonie trionfali si concludevano al tempio di Giove Feretro, risalente addirittura a Romolo, il cui nome si riferisce forse alla quercia, l'albero sacro che cresceva sul colle e al quale Romolo appese le armi prese in combattimento al re nemico.

 Il successivo tempio di Giove Capitolino inglobò i santuari più antichi di Terminus e Iuventas, che, secondo il tradizionalismo religioso romano, si preferì incorporare piuttosto che distruggere.

L'edificio subì numerosi restauri e ricostruzioni. Secondo la tradizione durante gli scavi delle sue fondazioni fu ritrovato un teschio umano attribuito dai contemporanei ad Aulo Vipsania (o Vibenna), per altri Tolus od Olus, un guerriero etrusco al seguito dell'eroe Mastarna (Servio Tullio, l'altro essendo suo fratello Celio Vipsania); da questo si ipotizza che abbia preso nome l'intero colle: caput Auli da cui Capitolium.

 L’imponenza del tempio di Giove Capitolino, 53 m x 63, inconsueta in quel periodo, testimoniava l’importanza e la grandezza di Roma e della monarchia durante il VI secolo a.c. Il tempio della Triade Capitolina aveva inoltre la funzione di sostituire il tempio della Lega Federale Latina di Giove Laziale collocato sul Mons Albanus, il Monte Cavo, facendo così di Roma il punto centrale della lega.


Invasione gallica

 Il 18 luglio del 390 a.c., giorno da allora infausto per il calendario romano, un esercito inviato contro i Galli fu sbaragliato presso il fiume Allia. Tre giorni dopo gli invasori giunsero nella città indifesa e la saccheggiarono fatta eccezione per il Campidoglio che si salvò dal sacco e resistette per qualche mese. Qui l’attacco notturno dei Galli sarebbe stato sventato dagli starnazzi delle oche sacre a Giunone che diedero l’allarme.

Infine i Galli decisero di ritirarsi con un congruo riscatto in oro. Anche in questo caso la leggenda addolcì la sconfitta dei Romani. Si narra infatti che mentre l’oro veniva pesato comparve un esercito romano, riunito dal condottiero Camillo, che cacciò i Galli dalla città. Successivamente, nel 383 a.c., le difese della collina furono migliorate con la costruzione di un grandioso muro di terrazzamento.

In ricordo dell'episodio delle oche del Campidoglio venne eretto nel 345-344 a.c. il tempio di Giunone Moneta (moneta o "ammonitrice"). Presso il tempio di Giunone aveva sede la prima zecca (officina moneta dal nome del tempio, da cui deriva il termine "moneta"). Nel VI sec. a.c., Servio Tullio divise l'urbe in quattro regioni: Suburana, Esquilina, Collina e Palatina, e il Campidoglio ne rimase escluso, forse considerato come acropoli. 

Subito dopo l'assedio gallico del 390 a.c. le difese furono rafforzate con un muro in corrispondenza della depressione centrale, che fungeva da opera di sostruzione (cioè di contenimento delle pendici) e da fortificazione. Esso però cadde presto in disuso dopo la costruzione delle mura serviane nel 378 a.c..



ETA' REPUBBLICANA


Le porte

 In questo muro difensivo si aprivano diverse porte: una sul lato verso il Foro Romano, detta Porta Saturnia, perchè accanto al tempio di Saturno, o Porta Capitolini, o Porta Tarpeia, o ancora Porta Pandana, cioè "sempre aperta" per i Sabini in seguito all'accordo tra Romolo e Tito Tazio, che permetteva l'accesso dal clivus Capitolinus, la via seguita dai cortei dei trionfatori. Una seconda porta, Porta Catularia, si apriva sul lato opposto per un clivus (salita) proveniente dal Campo Marzio.

Una terza porta verso sud-ovest, la Porta Carmentalis, permetteva l'ingresso della scalinata dei Centum gradus, il cui nome evoca i cento gradini che scendevano dal Fornix Calpurnius sul lato della Rupe Tarpea, verso il teatro di Marcello.

Altri nomi di porte del Campidoglio ci sono tramandati dalle fonti: Porta Flumentana, forse verso nord-ovest, e Porta Fontinalis o forse Ratumenna a nord-est.

Un ulteriore accesso dal Foro Romano era costituito dalla scalinata delle Scalae Gemoniae, che salivano all'Arx in corrispondenza forse della scalinata attuale, passando tra il Carcer Mamertinus e il tempio della Concordia; sopra di esse venivano gettati i corpi dei giustiziati della vicina prigione per il delitto di lesa maestà sotto l'imperatore Tiberio.

Il gradus Monetae, scalinata diretta al tempio di Giunone Moneta, erano probabilmente un prolungamento delle Scalae Gemoniae nel punto più alto della cittadella. In era repubblicana sul Campidoglio si svolgevano i “comizi tributi”, ovvero l’assemblea che riuniva patrizi e plebei e decideva l’elezione di magistrati minori, votava alcune leggi e giudicava dei reati particolari.

Vi si concludeva, come abbiamo visto, il percorso trionfale del condottiero vittorioso che compiva un sacrificio di fronte al tempio di Giove Capitolino, il primo gennaio vi avveniva la cerimonia di investitura dei consoli e da qui partivano i governatori inviati nelle province dell’Impero.
 Nella sella tra le due cime, Asylum o inter duos lucos, l'attuale piazza del Campidoglio, si trovava il tempio di Veiove dedicato nel 192 a.c., con cella più larga che lunga, i cui resti sono tuttora visibili nei sotterranei dei Musei Capitolini.

Nel 133 a.c. venne ucciso durante un comizio nei pressi del tempio capitolino Tiberio Gracco, nel corso di una sommossa provocata dall'aristocrazia. Egli cadde probabilmente alla sommità della scalinata che scendeva verso il Campo Marzio, dove più tardi venne eretta una sua statua molto venerata dal popolo.

 Nell'83 a.c. un gravissimo incendio distrusse il Campidoglio, compreso il venerando tempio di Giove. Fu incaricato della ricostruzione il partigiano di Silla, Quinto Lutazio Catulo, che nel 78 a.c. completò il Tabularium, o archivio dello Stato, che copriva il fianco del colle sul lato del sottostante Foro creando una superba scenografia di sfondo. I lavori al Campidoglio si protrassero fino al 69 a.c.



IL CAMPIDOGLIO IN EPOCA ROMANA COL TABULARIUM SUL FONDO

ETA' IMPERIALE

Così appariva il Capitolium alla morte di Cesare, nel 44 a.c.: Il Mons Capitolium con le Scalae Gemoniae aveva il Tempio di Giunone Moneta a destra e il Tempio di Giove Ottimo Massimo a sinistra. Ai piedi del Mons Capitolium il Tabularium, il Tempio della Concordia, l'Umbilicus Urbis, l'Ara del Dio Vulcano.
Sul lato destro la Curia Giulia, la Basilica Emilia con le Tabernae novae o argentariae, il piccolo Sacello di Venere Cloacina, circolare, la Colonna rostrata di Duilio, la Tomba di Romolo.


IL TABULARIUM VISTO DAL FORO ROMANO
Sul lato sinistro il Tempio di Saturno, la Basilica Giulia, il Tempio dei Dioscuri; davanti alla Basilica Giulia il Lacus Curtius, quasi al centro un recinto con la statua di Marsia e alberi sacri (fico, olivo e vite); davanti al Tempio dei Dioscuri la Mensa ponderaria e la Tribuna oratoria, da cui Giulio Cesare annunciò la famosa Legge Agraria.

Davanti al Tempio della Concordia e alla Basilica Giulia i Rostri, tribuna per oratori, che prima di Cesare era stata al centro del Foro. Successivamente, in età augustea, a seguito della riforma urbanistica e amministrativa della città compiuta nel 7 a.c., il colle venne compreso, insieme con il Foro Romano e i Fori Imperiali, nell'ottava regione, denominata Forum Romanum.

Sul Capitolium Augusto fece costruire un piccolo tempio dedicato a Marte Ultore, prima della dedica del tempio omonimo nel Foro di Augusto. Altri incendi lo devastarono: nel 69 d.c. durante la battaglia tra i partigiani di Vespasiano e i sostenitori di Vitellio e nell'80 d.c. Toccò a Domiziano, divenuto imperatore nell'81, l'onore della ricostruzione.

Il Campidoglio era unito al Quirinale da una striscia di terreno che però venne tagliata dall'imperatore Traiano (107-113 d.c.) per la costruzione del suo Foro. Il colle, in banchi di tufo rosso coperti da depositi argillosi, aveva due sommità, l'Arx e il Capitolium. La prima, a nord, dove oggi sorge la chiesa di S. Maria in Aracoeli, era detta Arx per la funzione di «acropoli» data la sua inaccessibilità.

La seconda a sud-ovest, dove oggi c'è il Museo dei Conservatori, era chiamata Capitolium, perché, secondo la tradizione, durante lo scavo del tempio di Giove Ottimo Massimo vi fu rinvenuto un teschio umano (caput) di un certo Olus (caput Oli), fatto che venne interpretato dagli indovini etruschi e romani come un presagio di Roma a capo del mondo intero: Roma caput mundi. Il nome Capitolium venne usato così per tutto il colle Capitolino, o per il solo tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva.



La Rupe Tarpea

Per altri il nome più antico dell'altura sud era Mons Tarpeius, dall'episodio, narrato da Livio, del tradimento della romana Tarpeia e del padre Spurio Tarpeio, la guardia della rupe, che avrebbero aperto le porte della rocca agli invasori Sabini durante la guerra romano-sabina in cambio di un bracciale d'oro. Dopo la punizione di Spurio, che fu gettato dalla rocca, e della figlia, schiacciata dagli scudi dei Sabini, il nome rimase a indicare solo l'estremità sud del colle (rupes Tarpeia), la rupe dalla quale venivano gettati traditori dello stato.

Secondo alcuni studiosi la rupe, in base alle notizie storiche che la indicavano presso i templi di Giove Capitolino e quello di Fides, sarebbe in quella parte a sud del Capitolium crollata durante i secoli.

Le esplorazioni archeologiche nella sottostante area sacra di S. Omobono hanno riportato alla luce gran quantità di materiale crollato dal colle appartenente a vari edifici.

Tra questi una testa femminile relativa forse al tempio di Ops, che le fonti storiche collocavano sul Campidoglio, una statua di Aristogitone, copia del celebre gruppo dei Tirannicidi esposto in Atene, un blocco del podio del tempio di Fides e diversi blocchi di travertino con dediche in greco e latino a Giove Ottimo Massimo, relativi a doni offerti dagli ambasciatori di vari popoli orientali dal II sec. a.c. in poi. Secondo altri studiosi, la rupe Tarpea sarebbe invece nella parte nord-orientale al di sopra del Carcere Tullianum.


Dopo Nerone

Durante il periodo anarchico che seguì la morte di Nerone e la successione sul trono di Galba e Ottone, nel 69 d.c., sul colle si asserragliarono i partigiani di Vespasiano, incalzati dalle truppe di Vitellio. Il colle e i monumenti furono dati alle fiamme che devastarono di nuovo l'area. Vespasiano, una volta diventato imperatore, restaurò gli edifici: il tempio di Giove venne riaperto nel 75 d.c.

Nell'80 d.c. all'epoca di Tito, il fuoco divampò di nuovo risalendo le pendici dal Campo Marzio.

La ricostruzione avvenne sotto Domiziano, dall'81. Risalgono a questa fase i templi degli Dei Consenti e di Vespasiano e Tito, posti alle pendici del colle verso il Foro.

 Adriano e Marco Aurelio portarono poi nuovi abbellimenti al colle, ormai divenuto solo luogo di culto e méta di processioni e trionfi.

All'epoca di Traiano, in seguito all'asportazione della sella montuosa per la costruzione del Foro di Traiano, il taglio nelle pendici orientali del colle fu regolarizzato con una facciata in laterizio con nicchioni, in parte ancora visibile presso l'attuale ingresso del Museo del Risorgimento.

Sulle pendici del colle erano sorti edifici di abitazione, rimaneggiati a più riprese, in parte eliminate per la costruzione del Vittoriano e durante i lavori di "isolamento" del colle negli anni 1926-1930, che risparmiarono solo i resti di un'insula tuttora visibili presso la scalinata dell'Aracoeli.

IL CAMPIDOGLIO NEL 1550 CIRCA

Epoca medievale

EPOCA MEDIEVALE
I resti dell'antico Tabularium furono riutilizzati come residenza fortificata dalla famiglia dei Corsi. Nel 1144 il palazzo divenne sede del Senato.

 Subì diverse modifiche e aggiunte fino al progetto di sistemazione della piazza del Campidoglio voluto da papa Paolo III e affidato a Michelangelo.

Furono quindi costruiti il Palazzo dei Conservatori e il Palazzo Nuovo, attuali sedi dei Musei Capitolini. 

Nella piazza realizzata secondo il progetto di Michelangelo era già stata collocata la celebre statua equestre di Marco Aurelio e una nuova scala di accesso, la Cordonata, che permetteva la salita anche a cavallo, grazie ai gradini bassi e in pendio.

Sui resti del tempio di Giunone Moneta sorse la chiesa di Santa Maria in Aracoeli a cui si accedeva con una ripida scalinata, e il suo convento, poi distrutto per ottenere lo spazio necessario alla costruzione del Vittoriano.

COME APPARE OGGI


LA PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO OGGI

Sulla piazza del Campidoglio sorge uno dei monumenti più importanti della città, il Tabularium, anche se anticamente l'ingresso era dal Foro Romano.
IL CAMPIDOGLIO NEL 1747
Quest'area, dopo gli splendori di Roma antica, fu progressivamente abbandonata, fino a ridursi nel Medioevo a pascolo di capre, da cui il nome di "Monte Caprino".

Dal XII sec., quando il Tabularium divenne sede del Comune, vi fu una ripresa, maggiore però nel XVI sec., quando papa Paolo III Farnese, per la visita a Roma di Carlo V, chiese a Michelangelo di sistemare la piazza, rinnovando le facciate del Palazzo Senatorio (il Tabularium) e del Palazzo dei Conservatori, e di costruire il Palazzo Nuovo, dando così alla piazza una forma trapezoidale. 

Michelangelo fece in tempo a curare solo la doppia scalinata del Palazzo Senatorio e la piazza fu completata nel XVII sec., ma sul suo progetto.

FINE 1700
La grande scalinata, detta "La Cordonata" fu realizzata da Giacomo Della Porta, con alla base una coppia di leoni egizi di granito nero con venature rosse rinvenute nell'Iseo Campense.

 Salendo la scalinata troviamo la bella statua bronzea di Cola di Rienzo, di Gaetano Masini, su una base composta da frammenti scultorei ed epigrafici realizzata dall'architetto Francesco Azzurri.

Al termine della Cordonata le colossali statue dei Dioscuri, Castore e Polluce, rinvenute intorno nel Cinquecento nella zona del Circo Flaminio, probabilmente del Tempio dei Castori.

Sulla balaustra fanno mostra di sè i "Trofei di Mario", due rilievi marmorei di età domiziana, rappresentanti i trofei del repubblicano Gaio Mario, lo zio di Giulio Cesare.

MARCO AURELIO
Accanto ai Trofei la statua di Costantino sulla destra e di suo figlio Costantino II sulla sinistra, provenienti dalle Terme di Costantino, e ai alti due colonne miliari della via Appia, quella del I miglio e del VII miglio.

Sulla piazza in fondo c'è il Palazzo Senatorio, alla sinistra il Palazzo Nuovo e alla destra il Palazzo dei  Conservatori, e al centro della piazza la superba statua bronzea di Marco Aurelio a cavallo, eseguita durante il suo imperio.

Originariamente la zampa elevata del cavallo poggiava sulla testa di una barbaro caduto e la statua era completamente dorata, ma è solo una copia dell'originale ospitato dentro al Museo Capitolino.

La statua si trovava in origine a piazza S.Giovanni in Laterano, nella villa di Domizia Lucilla, la madre di Marco Aurelio, su un basamento dentro un tempio dedicato a Vesta e alle Vestali.

Ritenuta stranamente (in quanto molto somigliante alle altre immagini di M.Aurelio) una statua di Costantino, finché Sisto IV la fece restaurare nel XV secolo e Michelangelo la fece porre al centro della piazza capitolina. Il suo basamento invece proviene dal Tempio dei Castori.

I DIOSCURI
Il Palazzo Senatorio, sede del Comune di Roma, presenta sulla facciata lesene corinzie al primo e al secondo piano.

Il portale centrale ha una scala esterna a doppia rampa in travertino, con nicchia centrale in cui è posta la Dea Roma, forse una statua di Minerva in porfido e marmo del I secolo d.c., con ai lati le due statue del Tevere a destra e del Nilo a sinistra, ambedue provenienti dalle Terme di Costantino.

La statua del Dio Tevere rappresentava in realtà il Tigri, la cui tigre fu sostituita con la lupa capitolina. Sotto la Dea Roma si apre una fontana di due vasche sovrapposte, opera cinquecentesca di Matteo da Castello.

 La Facciata ha due avancorpi laterali con finestre a timpani curvi e triangolari alternate al primo piano, quadrate incorniciate al secondo con sopra una balaustra e statue. 

Domina la piazza l'antica torre campanaria, restaurata da Martino Longhi il Vecchio intorno al 1580.

La storica campana, la "Patarina", presa in guerra dai Romani ai Viterbesi nel 1200, che suonava per eventi straordinari a richiamo del popolo. La torre è munita di orologio e alla sommità ha una croce laminata d'oro. L'interno è un museo.

IL LEONE EGIZIO
Il Palazzo dei Conservatori, la suprema magistratura romana, venne realizzato, a partire dal 1563, da Giacomo Della Porta sui progetti di Michelangelo, modificando un preesistente edificio medioevale.

Anche questo adibito a museo tranne le stanze dell'appartamento dei Conservatori usate dal Comune come sale di rappresentanza. 

La facciata ha gigantesche paraste, presenti anche sul prospetto dei Palazzi Senatorio e Nuovo, con sopra balaustra e statue; al pianterreno un porticato di colonne e pilastri conservava la statua bronzea della Lupa capitolina.

Si dibatte ancora sulla sua provenienza etrusca o medievale. La statua fu donata nel 1471 da papa Sisto IV ai Conservatori, insieme a 10 fiorini d'oro per il suo trasferimento e per il rifacimento dei gemelli, seriamente danneggiati, poi ricostruiti da Antonio Pollaiolo.


RODOLFO LANCIANI

1513, 18 settembre. CAPITOLINVS MONS  

Celebrandosi in Campidoglio la cooptazione di Lorenzo e Giuliano de' Medici nel patriziato romano, il teatro posticcio, le cui scene erano invenzione di B. Peruzzi, fu decorato coi famosi bronzi, già lateranensi. 
« Dentro la porta del teatro da man dritta è drizzato uno pilastro sopra il quale sta una lupa di naturale grandezza con gli due infantuli alle ubere opera antiquissima: el tutto è di metallo. Similmente a man sinistra in un altro pilastro è collocata una ponderosa mano di colosso tanto grande che l' uno de suoi diti eguaglia la cossa de uno huomo, la quale mano sostene una gran palla etc. ".

(Rodolfo Lanciani)

LUPA CAPITOLINA
LA COPIA DELLA LUPA

Nel XVI sec. l'opera fu posizionata su un piedistallo al centro della stanza della Lupa: quella sulla colonna onoraria all'imbocco di via di S.Pietro in Carcere infatti è una copia. Le sale del Palazzo dei Conservatori contengono anch'esse opere museali.

1584. « S. P. Q. R. columnam milliariam primi ab urbe lapidis indicem ab via appia impp. Vespasiano et Nerva restitutam de ruinis suburbanis viae appia e in capitolium transtulit anno mdlxxxiv ».

Questa memoria, che si legge incisa nel piedistallo moderno della colonna, sulla balaustrata di Campidoglio, afferma chiaramente essere stata la colonna ritrovata nei tempi addietro fuori della porta s. Sebastiano.

Cosi pure il Fabretici la dice « reperta ... in vinca nobilium de Naris, quae prima est ad dexterara exeuntibus a recenti porta Sancti Sebastiani ». Da ultimo il Kevillas afferma che « il signor abate Valesio . . . crede d'avere molti anni sono osservata, nel muro che cinge la suddetta vigna, scolpita in marmo . . . una memoria la quale indicava esser quello il luogo del ritrovamento della colonna ».

(Rodolfo Lanciani)

Il Palazzo Nuovo, progettato da Michelangelo ma realizzato dal Vignola per volere di Clemente VIII Aldobrandini, fu completato nel XVII sec. da Girolamo e Carlo Rainaldi: qui precedentemente vi era soltanto un muro per contenere il terreno a ridosso della chiesa di S.Maria in Aracoeli. Nel 1734 divenne il primo museo pubblico al mondo per volere di papa Clemente XII Corsini.

La facciata, ad un piano, è scandita da otto lesene, con capitelli corinzi, due delle quali fanno da cantonale: su di esse corre un ampio cornicione. Il portico si apre tra coppie di colonne, e dà accesso al cortile, dove è situata la statua di Marforio. Anche qui prosegue il Museo Capitolino.


BIBLIO

- Giuseppina Pisani Sartorio - Le scoperte archeologiche avvenute nel corso dei lavori per l'isolamento del Campidoglio e il Foro Boario in Gli anni del Governatorato (1926-1944) - Collana Quaderni dei monumenti - Roma - Edizioni Kappa - 1995 -
- Andrea Carandini - Le Case del Potere nell'Antica Roma - Editori Laterza - Roma-Bari - 2010 -
- Plutarco - Romolo - 18, I - in "La leggenda di Roma" a cura di Andrea Carandini - Ed. fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore - 2010 -
- Eugenio La Rocca - Rilievi storici capitolini - Il restauro dei pannelli di Adriano e di Marco Aurelio nel Palazzo dei Conservatori (catalogo mostra) - De Luca editore - con Marina Bertoletti - Roma - 1986 -
- Romolo Augusto Staccioli - Acquedotti, fontane e terme di Roma antica: i grandi monumenti che celebrano il "trionfo dell'acqua" nella città più potente dell'antichità - Roma - Newton & Compton Ed. - 2005 -






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