LEONE III (Usurpatore: 717-741)




Nascita: Germanicea, 675 circa
Morte: 18 giugno 741
Dinastia: Isaurica
Predecessore: Teodosio III
Successore: Costantino V
Moglie: Maria
Figli: Costantino V, Anna
Regno: 25 marzo 717 – 18 giugno 741


«Leone III portato a quella dignità pericolosa, vi si tenne fermo a dispetto dell'invidia de' suoi uguali, del malumore di una fazione terribile, e degli assalti dei nemici domestici e forestieri. Anche i cattolici, benché esclamino contro le sue novità in materia di religione, son costretti a convenire, che le incominciò con moderazione, e le condusse a termine con fermezza, e nel loro silenzio hanno rispettata la savia sua amministrazione, e i suoi puri costumi

(Edward Gibbon - Storia della decadenza e caduta dell'Impero romano - 1776)

Leone III Isaurico, in greco Λέων Γ΄ ὁ Ἴσαυρος; nacque a Germanicea in Commagene nel 675 circa - e morì il 18 giugno 741; fu Basileus dei Romei (Imperatore d'Oriente) dal 25 marzo 717 sino alla sua morte. L'appellativo "Isaurico" si riferisce alla regione di provenienza, tuttavia fu detto Isaurico da Teofane mentre da altri scrittori fu ritenuto siriaco.



LE ORIGINI

Di umili origini siriache, sotto il primo regno di Giustiniano II dovette, per via della politica colonizzatrice dell'imperatore, a trasferirsi in Tracia con la sua famiglia. 

Alcune fonti, come Zonara, sostengono che Leone da giovane sarebbe stato un pezzente, che vagava a piedi da una fiera all'altra, portandosi dietro un asino carico di povere merci, e che sarebbe stato spinto all'iconoclastia da alcuni Ebrei che gli avrebbero predetto l'elezione a imperatore se avesse abolito il culto delle immagini.

«Due ebrei incantatori, benché facessero professione dell'astrologia giudiziaria, gli promisero l'Imperio e una lunga vita, se egli facesse levar via dalle Chiese le immagini di Cristo, e della Madonna. Il Barbaro non fu tardo a obbedire: e fece distruggere tutte le più venerande immagini, che erano in tutte le chiese nel suo dominio. Né molto di poi fu il misero percosso dalla divina vendetta, perendo non ancora finito l'anno. 
Suo figlio, succedendogli al trono, cercò quei falsi indovini per punirli per aver ingannato suo padre con un falso vaticinio, ma essi erano già fuggiti in Isauria. E qui, incontrando Leone, che era ancora giovinetto, e artigiano, gli predissero, che egli sarebbe diventato imperatore romano. 
Il quale, considerando che la sua condizione era sì lontana da quella altezza, non porgeva lor fede: ed essi, allora, lo costrinsero a giurare che se avesse ottenuto l'imperio, avrebbe concesso loro una grazia. Avendo adunque, come si è detto, ottenuto l'Impero, nel nono anno di regno, gli indovini andarono a trovarlo, domandandogli il premio per avergli predetto l'imperio: noi, imperatore, non ti domandiamo ricchezze, né procacciamo alcun grado né dignità, né alcun onore dell'Impero, ma solo che tu faccia rimuovere da ogni parte le immagini del Nazareno, e di sua madre. 
Egli promise di farlo; e cominciando il decimo anno, cominciò a muovere guerra contro Dio...»
(Zonara, Epitome delle Storie, Paragrafo "La cagione che mosse Leone all'eresia".)

Teofane invece lo descrive di origine isaurica, dunque appartenente a un'etnia nota per la rozzezza, e narra l'aneddoto delle 500 pecore regalate da Leone all'Imperatore Giustiniano II per ottenere il suo favore, ma ciò è stato riconosciuto come un errore di Teofane Confessore (o dei suoi copisti), e oggi si ritiene che Leone fosse originario di Germanicea in Siria. Probabile che i cronisti dell'epoca, essendo ostili alla dinastia di Leone III per l'introduzione dell'iconoclastia, abbiano trasformato Leone da siriano a isaurico per denigrare le origini dell'intera dinastia dato che gli Isauri erano ritenuti quasi "Barbari".

GIUSTINIANO II

GIUSTINIANO II

Quando, dopo essere stato deposto una prima volta nel 695, Giustiniano II provò a riprendersi il trono (705), Leone decise di appoggiarlo, contribuendo alla sua restaurazione. L'Imperatore, riconoscente, lo nominò spatharios (guardia del corpo e d'onore del generale, il suo numero 2).



ANASTASIO II 

Dopo aver dimostrato le sue capacità sia militari che diplomatiche in una spedizione nel Caucaso, venne nominato strategos, cioè generale del thema anatolico (circoscrizione amministrativa e militare) da Anastasio II.



TEODOSIO III

Leone decise di approfittare del grande potere raggiunto (il tema anatolico era uno dei più grandi) per rivoltarsi contro l'Imperatore legittimo Teodosio III (basileus dal 715 fino al 25 marzo 717.) e, dopo averlo deposto, diventare imperatore. Per aver più probabilità di riuscire in questa impresa, si alleò con lo stratego del tema armenico, Artavasde, il futuro imperatore bizantino, usurpatore al trono dal giugno del 741 al novembre del 743. 

L'imperatore legittimo Costantino V avrebbe comunque continuato a mantenere il controllo di numerosi themata in Asia minore. Se Artavasde lo avesse appoggiato, avrebbe sposato la figlia di Leone e sarebbe stato nominato Kuropalates, o Curopalates, cioè ufficiale degli affari economici, ma anche chi doveva occuparsi del vestiario del basileus soprattutto in tempo di guerra, nonchè gestire le risorse dell'imperatore o il controllo dei cortigiani.

VITTORIA SUI SARACENI


IL BASILEUS

Dopo aver concluso questa alleanza, Leone invase il tema di Opsikion e prese Nicomedia, dove fece prigioniero il figlio di Teodosio III. Giunto presso Crisopoli, ivi avviò le trattative con Teodosio III, il quale accettò di abdicare cedendo il trono a Leone e di ritirarsi in un monastero a Efeso. Entrato a Costantinopoli il 25 marzo 717, Leone III si recò nella Chiesa di Santa Sofia, dove venne incoronato basileus.

Appena eletto Imperatore, dovette combattere i musulmani, che volevano occupare Costantinopoli. Nell'agosto del 717 l'esercito arabo di 120.000 uomini e 1.800 navi, si avvicinò alle mura di Costantinopoli, condotti da Maslama, passato alla storia per aver guidato la più imponente spedizione arabo-musulmana contro le mura di Costantinopoli nel biennio 717-718, voluta da suo fratello, il califfo Sulayman ibn Abd al-Malik. L'Imperatore strinse allora un'alleanza con i Bulgari che compresero che quel pericolo poteva riguardare anche il loro paese.

Grazie al fuoco greco, la flotta araba subì molte perdite e dovette a ritirarsi, mentre le poserose mura della città resistettero ragli assalti arabi. Il ritiro della flotta araba permise alla capitale il rifornimento dei viveri, mentre l'inverno del 717, particolarmente rigido, mieté molte vittime tra i musulmani, non abituati al freddo e già indeboliti da una carestia e dagli attacchi dei Bulgari.

Il califfo inviò navi dell'Egitto e del Nord Africa piene di rifornimenti a Costantinopoli ma l'equipaggio cristiano della flotta tradì gli Arabi, schierandosi con Bisanzio, mentre i rinforzi arabi, provenienti dalla Siria, vennero sconfitto dai Bizantini. Così i musulmani il 15 agosto 718 dovettero togliere l'assedio 15 agosto 718 e nel viaggio di ritorno dovettero affrontare una tempesta e un'eruzione vulcanica.

Leone III si impossessò allora di alcune zone di confine nel Caucaso che però nel 720 vennero riconquistati dagli Arabi. Intanto, venuto a conoscenza dell'assedio arabo di Costantinopoli, Sergio, protospatario e stratego di Sicilia, aveva organizzato una rivolta per staccare la Sicilia dall'Impero, eleggendo imperatore Basilio, nativo di Costantinopoli, ribattezzato Tiberio. 

Leone inviò in Sicilia il cartulario Paolo (cartulario era l'addetto all'amministrazione dell'erario), che aveva promosso patrizio e stratego di Sicilia, e quando questi entrò a Siracusa, Sergio fuggì presso i Longobardi, mentre la popolazione consegnava l'usurpatore Basilio e i suoi dignitari. Molti sostenitori dell'usurpatore furono decapitati o esiliati; mentre a Sergio si permise di tornare in Sicilia.



L'EREDE

L'anno successivo nacque l'erede al trono, il futuro Costantino V, soprannominato "Copronimo" ("nome di sterco") dai suoi nemici religiosi, perché si dice avesse defecato sul fonte durante il suo battesimo.

Anastasio II, esiliato a Tessalonica, tentò di riprendersi il trono, appoggiato dai Bulgari, dal comandante dell'Opsikion e dal Comandante delle Mura, che gli avrebbe dovuto aprire le porte. Le lettere caddero però nelle mani dell'Imperatore, che li fece decapitare o esiliare confiscandone le proprietà. Infine i Bulgari consegnarono l'usurpatore e i suoi seguaci (tra cui l'arcivescovo di Tessalonica), all'Imperatore, che li fece decapitare.

Poi distaccò dal thema anatolico una parte che ricevette il nome di tema dei Trachesi, mentre mantenne tale e quale il tema opsiciano. Si riappacificò con i popoli slavi e riorganizzò le forze armate respingendo i Saraceni che cercarono di invadere l'impero nel 726 e nel 739.



LE RIFORME FISCALI

- trasformò i servi della gleba in piccoli proprietari terrieri,
- introdusse nuove norme di diritto della navigazione e di famiglia, che non piacquero ai nobili nè all'alto clero,
- proibì il culto delle immagini sacre, con due editti del 726 e del 730, e nel 726 promulgò un codice di leggi, l'Ecloga, una selezione delle più importanti norme di diritto privato e penale vigenti.

L'Ecloga, pur rifacendosi al diritto romano e al Codice di Giustiniano, ampliò i diritti delle donne e dei bambini, penalizzò il divorzio, proibì l'aborto e l'introduzione di mutilazioni corporali (taglio del naso, delle mani ecc.).

GLI ICONOCLASTI


L'ICONOCLASTIA

Leone III iniziò a chiedersi se le calamità che affliggevano l'Impero non fossero dovute alla collera divina e cercò dunque di ingraziarsi il Signore, imponendo nel 722 il battesimo a Ebrei e a Montanisti. Questi ultimi erano una congrega cristiana in cui le donne avevano un ruolo di primo piano per le loro premonizioni e visioni, il che provocò non poco attrito col cristianesimo ortodosso che prevedeva una forte subordinazione delle donne. 

C'era inoltre un problema: il cristianesimo ammetteva il culto delle immagini, che era invece precluso agli ebrei. Constatando che queste prime leggi non erano bastate ad arrestare le calamità (tra cui un'eruzione nel mar Egeo), l'Imperatore iniziò a credere che il Signore fosse in collera con i Bizantini perché adoravano le icone religiose, cosa contraria alla Legge di Mosè. 

Viene da chiedersi come mai si preoccupasse delle legge di Mosè quando invece obbligava gli ebrei a farsi cristiani. Inoltre anche i musulmani vietavano l'adorazione delle icone, ma anche qui viene da chiedersi perchè se ne preoccupasse. 

Secondo Teofane Confessore l'Imperatore fu convinto all'iconoclastica (distruzione delle icone) da un tal Bezér, un cristiano che, fatto schiavo dai musulmani, rinnegò la sua fede per quella musulmana, e una volta liberato e trasferitosi a Bisanzio, riuscì a convincere l'Imperatore:
«Gli subentrò (al califfo arabo Yazid II) in questa ripugnante, scellerata eresia, l'Imperatore Leone, la causa di molti nostri mali. E in questa ottusa ignoranza Leone ebbe al fianco un tale di nome Bezer. Si trattava di un cristiano, che fatto prigioniero dagli Arabi in Siria, aveva abiurato alla propria fede per aderire alle credenze dei suoi nuovi padroni: poi liberato dalla schiavitù poco tempo addietro, aveva assunto la cittadinanza bizantina, si era guadagnato la stima di Leone per la sua forza fisica e la sua convinta adesione all'eresia, tanto da divenire il braccio destro dell'Imperatore in questa così vasta e malvagia impresa...»
(Teofane, Cronaca, anno 723/724.)



ICONOCLASTI E ICONODULI

Nel 730 l'imperatore emise un editto che vietava la riproduzione delle immagini di Cristo, della Vergine e dei santi. Il patriarca tedesco di Costantinopoli si rifiutò di approvare la decisione e fu mandato in esilio. Leone III ordinò di sostituire un'immagine di Cristo situata nella porta di Chalke (quella principale) del Grande Palazzo di Costantinopoli con una croce, causando pesanti discussioni che si conclusero con la morte di un soldato. 

Gli iconoduli coinvolti furono giustiziati come eretici e ciò provocò una grande rivolta. L'esercito dell'Ellade mandò una flotta a Costantinopoli per deporre Leone e porre sul trono l'usurpatore da loro scelto, un tal Cosma. Ma la battaglia tra flotta imperiale e flotta ribelle, del 18 aprile 727, finì male per i rivoltosi perchè la flotta ribelle venne distrutta dal fuoco greco e Cosma venne catturato e decapitato. 

Intanto in Asia Minore gli Arabi assediarono Nicea ma non riuscirono ad espugnarla, a dire di Teofane, per intercessione del Signore, in quanto tutti credevano, cristiani inclusi che Dio benedicesse talune guerre, pur avendo proclamato il Cristo che tutti gli uomini sono fratelli. Gli Arabi si ritirarono comunque con un ricco bottino.

Leone III cercò di convincere il Patriarca di Costantinopoli e il Papa ad accettare l'iconoclastia ma questi si ribellarono: tutto il mondo cristiano e tutte le chiese erano pieni di immagini e di reliquie miracolose che fruttavano grandi ricchezze alla parrocchie e al clero, si che nel 727, Papa Gregorio II si oppose fieramente al divieto delle icone religiose, appoggiato da buona parte delle truppe bizantine nell'Esarcato.

Molti pensavano di mandare una flotta a Costantinopoli per deporre l'Imperatore ma il Papa si oppose, un po' sperando che l'Imperatore cambiasse idea, un po' perché contava sull'Imperatore per respingere i Longobardi. Tentarono pure di deporre il Papa e di assassinarlo, ma le truppe romane appoggiarono il Papa.

A Ravenna, nei tumulti venne ucciso l'esarca Paolo, ma la flotta mandata dai Bizantini a Ravenna, subì la disfatta. Venne nominato esarca Eutichio, che però non riuscì a instaurare l'iconoclastia in Italia e fallì anche nel tentativo di assassinare il Papa. In tale caos i Longobardi condotti dal re Liutprando invasero il territorio bizantino conquistando molte città dell'esarcato e della pentapoli.



L'EDITTO

Con l'editto del 730 Leone ordinò la distruzione di tutte le icone religiose ordinando un silentium (un'assemblea) a cui impose la promulgazione dell'editto. Il patriarca Germano rifiutò di promulgare l'editto se non veniva convocato prima un concilio ecumenico. 

Leone lo destituì e gli contrappose il patriarca Anastasio, ma il decreto venne nuovamente respinto dalla Chiesa di Roma e il nuovo Papa Gregorio III nel novembre 731 riunì un sinodo apposito per condannarne il comportamento.

ICONOCLASTIA


I SEGNI DIVINI

L''imperatore bizantino inviò una flotta in Italia per reprimere ogni resistenza ma questa affondò, per gli iconoduli una punizione divina. Allora l'imperatore confiscò le proprietà terriere della Chiesa Romana in Sicilia e Calabria, e portò la Grecia ed il sud dell'Italia sotto il Patriarca di Costantinopoli. 

Un devastante maremoto avvenuto nel 726 spinse Leone contro la venerazione delle immagini, essendo l'Imperatore persuaso che tale catastrofe naturale fosse dovuta all'ira divina contro gli iconoduli.

Nel frattempo Ravenna venne occupata dai Longobardi, per gli iconoduli segno della collera divina,  ma solo l'aiuto di Venezia poté liberarla, segno della benevolenza divina per gli iconoclasti. 

Nel 739/740, Liutprando, a causa della collera divina contro gli iconoduli, invase il ducato romano e si impadronì del corridoio umbro che collegava Roma con Ravenna, ma il Pontefice lo fece desistere, segno invece che Dio era dalla loro parte.

Leone III nel frattempo rinforzò l'alleanza con i Cazari per utilizzarli contro gli Arabi, facendo sposare nel 733 suo figlio Costantino con una delle figlie del khan cazaro, Irene. Nel 740 ottenne una vittoria sugli Arabi presso Akroinos, un successo attribuito dall'Imperatore al favore divino per l'iconoclastia, ma un terremoto che danneggiò Costantinopoli e dintorni nello stesso anno, interpretato dagli iconoduli come ira divina per l'iconoclastia. 

L'anno dopo l'Imperatore morì di idropisia, anche questo interpretato come punizione divina. Gli succedette sul trono il figlio Costantino V.

Gli autori non sono concordi e tutte le suddette cronache potrebbero non essere oggettive e la distruzione degli scritti iconoclasti in seguito al Concilio di Nicea II del 787 non permettono di conoscere la versione opposta iconoclasta dei fatti, rendendo difficile ricostruire con oggettività gli avvenimenti dell'epoca. Ma se Leone non fosse stato così fortemente iconoclasta forse nemmeno suo figlio Costantino V lo sarebbe stato in modo ancora più duro.


BIBLIO

- Teofane - Cronaca -
- Niceforo - Breve Storia -
- Nicola Bergamo - La famiglia dannata: Leone III e Costantino V, vita di due empi tiranni, imperatori di Bisanzio - in Porphyra - 2011 -
- Leslie Brubaker, John F. Haldon - Byzantium in the Iconoclast era (ca 680-850): a history - Cambridge University Press - 2011 -
- Charles Diehl - La civiltà bizantina - Garzanti - Milano - 1962 -
- Georg Ostrogorsky - Storia dell'Impero bizantino - Milano - Einaudi - 1968 -


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