ACHAEA (Province romane)




L'Acaia, latino: Achaea, fu una provincia dell'Impero romano, nella Grecia meridionale, che confinava a nord con le province di Epiro e Macedonia. Era composta dal Peloponneso, dall'Attica, dalla Beozia, dall'Eubea, dalle Cicladi e da parti della Ftiotide, dell'Etolia-Acarnania e della Focide.


Nel 150-148 a.c. i Romani combatterono la IV guerra macedone, con cui annetterono la Macedonia, un tempo lo stato più grande e potente della Grecia continentale. Nel 146 a.c. la lega achea si ribellò ai Romani e Polibio incolpò i demagoghi della Lega Achea di aver fomentato l'idea che la Lega potesse resistere al potere romano, incitando una guerra suicida.



PROTETTORATO ROMANO (146 - 27 a.c.)

Infatti la Lega fu rapidamente sconfitta e la sua città principale, Corinto, fu distrutta, mentre la popolazione venne uccisa o resa schiava, con il saccheggio che fornì infinite opere d'arte ai romani, da parte del generale romano Lucio Mummio, che ricevette il cognomen "Achaicus" ("conquistatore dell'Acaia"). 

I Romani decisero di annettere l'intera Grecia continentale e l'Acaia divenne parte della provincia romana di Macedonia (dal 146 al 27 a.c.). Alcune città, come Atene e Sparta, mantennero il loro status di autogoverno all'interno dei loro territori.

La regione fu annessa dalla Repubblica romana nel 146 a.c., come protettorato romano, mentre le isole dell'Egeo entrarono a farvi parte nel 133 a.c., facente parte della provincia romana di Macedonia.



PROVINCIA ROMANA (27 a.c.)

Ottaviano Augusto, nel 27 a.c., trasformò la Grecia nella provincia romana di Acaia, sulla base del progetto del padre adottivo, Gaio Giulio Cesare. L'Acaia fu amministrata come una provincia senatoria da parte di un proconsole di rango pretorio, con alcune città, come Atene e Sparta, che conservarono persino il governo autonomo sul loro territorio. 

Sede del governatore provinciale romano fu eletta la Colonia Laus Iulia Corinthiensis (Corinto). Nel solo periodo 15-44, venne unita a Mesia e Macedonia come provincia imperiale. Come la Grecia venne sottomessa a Roma, cessarono immediatamente tutte le guerre interne tra stato e stato. 

Diversi membri della nobiltà senatoria furono sinceramente filoellenici e molti Romani ammirarono profondamente la cultura greca, ma Roma non considerò mai i Greci come suoi alleati ma come sudditi, ammiratissimi da uomini colti e da diversi imperatori, ma disprezzati da altri. 

Sul piano culturale, Atene mantenne così il suo ruolo di centro intellettuale, che pian piano si insinuò nell'Urbe facendo scrivere a Orazio "Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio" cioè "Roma conquistò la Grecia con le armi, ma questa, con le sue arti, conquistò l'anima del feroce conquistatore nell'agreste Lazio". In seguito però Atene venne soppiantata nella cultura da Alessandria d'Egitto.

Le epopee di Omero ispirarono l'Eneide di Virgilio, e autori come Seneca il Giovane scrissero usando lo stile greco. Atene rimase un centro di cultura specie del Neo-platonismo e della filosofia pagana. A Roma erano molto ricercati gli schiavi greci istruiti, come medici e insegnanti, che venivano esportati insieme al marmo greco, al rame, al piombo e al ferro. Ma l'Acaia esportava anche prodotti pregiati di arredamento, come mobili e vasellame, oltre a cosmetici, lini, olive e l'olio d'oliva.

Nei secoli II e III, la Grecia venne suddivisa tra le province di Macedonia, Mesia. All'epoca della riforma tetrarchica dell'imperatore Diocleziano (tardo III secolo), la Mesia divenne una diocesi, governata da Galerio.

In età costantiniana, faceva parte della diocesi di Macedonia, che però Teodosio I divise  nelle province di Creta, Acaia, Tessaglia, Epiro vecchio, Epiro nuovo e Macedonia. Le isole egee invece formarono la provincia di Insulae, nella diocesi Asiana.



I PIRATI

Per incuria però dei governatori romani la pirateria prese il sopravvento sulla parte orientale del Mediterraneo, trovando in Creta e Cilicia le sue principali basi logistiche. Da queste regioni i pirati organizzarono spedizioni sempre più ardite nel Mare Egeo, costruendo vere e proprie flotte, e compiendo razzie per porre in schiavitù intere popolazioni. 

Roma alla fine fu costretta ad intervenire, e dovette inviare in Macedonia le legioni romane non solo per i pirati ma per difendere i suoi confini dai continui attacchi delle popolazioni traciche e dalmatiche verso la fine del II secolo a.c..

I successi ottenuti contro i pirati nel 102 a.c. da parte del consolare Marco Antonio Oratore, che aveva condotto una campagna nell'area cilicia, portarono alla creazione di una seconda provincia romana, la Provincia di Cilicia nel 100 a.c.. 

EFESO

GUERRA CONTRO MITRIDATE

Tuttavia nell'88 a.c. Mitridate VI Eupatore, re del Ponto, convinse molte città-stato greche a unirsi a lui contro i Romani. Lo stesso governo di Atene, formato da un'oligarchia di mercanti di schiavi e proprietari di miniere, fu rovesciato da un certo Aristione, che passò a favore di Mitridate. 

Lucio Cornelio Silla dovette combattere due duri anni di guerra per cacciare Mitridate dalla Grecia e per sedare la ribellione, che, come suo costume, fece pagare cara ai rivoltosi, saccheggiando Atene nell'86 a.c. e Tebe nell'87a.c., distruggendo il Pireo depredando le città sconfitte delle loro opere d'arte. 
Poi sconfisse Archelao nella battaglia di Cheronea e nella battaglia di Orcomeno, entrambe in Beozia nell'86 a.c..

Plutarco narra che il tiranno Aristione tentò di ammansire Silla prima che attaccasse Atene:
«...[Aristione] inviò dei suoi compagni per trattare per la pace, a cui Silla, non avendo questi richiesto di salvare la città, ma decantarono le gesta di Teseo ed Eumolpo, delle guerre persiane, rispose: "Andatevene pure, cari signori, portandovi questi discorsi con voi, poiché io non sono stato inviato ad Atene dai Romani per imparare la sua storia, ma per domare i ribelli ". »
(Plutarco, Vita di Silla, 13.4.)



SOTTO AUGUSTO

Con le guerre civili romane combattute in Grecia, come la guerra civile tra Cesare e Pompeo e quella tra Ottaviano e Antonio, il mondo greco ebbe molto a soffrire, lasciandolo spesso devastato. Solo con il principato di Ottaviano la Grecia tornò a prosperare nella famosa Pax Augusta. 

Il primo imperatore romano, nel 27 a.c., trasformò la Grecia nella provincia romana di Acaia, cosa già progettata dal padre adottivo, Gaio Giulio Cesare. Dopo la sconfitta di Marco Antonio e di Cleopatra, Augusto separò la Macedonia dall'Acaia, rendendo quest'ultima provincia indipendente.



SOTTO TIBERIO

Con Tiberio, l'attenzione di Roma verso l'Acaia divenne molto più benevola, poichè ridusse la tassazione alle province di Acaia e Macedonia e per due volte inviò aiuti alle città asiatiche duramente colpite da un terremoto, nel 17 e 27. Ma anche Nerone (54-68) e Adriano (117-138) furono imperatori fortemente filoellenici. 

MAUSOLEO DI GALERIO


SOTTO NERONE

Nerone visitò la Grecia nel 66 d.c., e si esibì agli antichi giochi olimpici, nonostante fosse proibito ai non greci. Ovviamente non solo fu ammesso ma gli venne decretata la vittoria in ogni gara, e fu una mossa molto intelligente, perchè l'anno successivo Nerone proclamò la libertà dei greci ai Giochi Istmici di Corinto, proprio come Flaminino aveva fatto più di 200 anni prima. 



SOTTO ADRIANO

Aiutato dal ricchissimo greco Erode Attico, Adriano (76-138) iniziò un vasto programma di ricostruzione edilizia: abbellì Atene e restaurò molte delle città greche in rovina. Nei secoli II e III, la Grecia venne suddivisa tra le province di Acaia, Macedonia e Mesia. 

Durante le guerre marcomanniche, nel 170 o 171, i Costoboci invasero il territorio romano, dilagando a sud attraverso i Balcani fino all'Acaia, dove saccheggiarono il santuario di Demetra e Persefone a Eleusi. Anche se gran parte della forza d'invasione fu esaurita, la resistenza locale fu insufficiente e il procuratore Lucio Giulio Vehilius Gratus Julianus fu inviato in Grecia con una piccola forza per eliminare i resti degli invasori.

ALARICO


IMPERO D'ORIENTE E IMPERO D'OCCIDENTE

All'incirca nel 330 iniziò il graduale trapasso della Grecia (e di tutte le province romano-orientali) dal mondo romano a quello bizantino. Nella Notitia dignitatum si legge che nella pars orientis vi erano soltanto due proconsoli, governatori rispettivamente di Asia e di Acaia.

La Grecia, dal regno di Diocleziano a quello di Valente, ebbe un'epoca  tranquilla finchè non vi fu l'invasione gota della Tracia, che finì con la devastante sconfitta di Adrianopoli (378). Teodosio I riuscì ad arginare l'ondata barbara ma alla sua morte (395) la parte orientale dell'Impero fu ereditata al primogenito Arcadio, e quella occidentale dal figlio minore, Onorio e così restò nella storia successiva. 

In età costantiniana, la provincia greca faceva parte delle diocesi di Macedonia e Tracia, mentre Teodosio I divise la diocesi di Macedonia nelle province di Creta, Acaia, Tessaglia, Epiro vecchio, Epiro nuovo e Macedonia, mentre le isole egee formarono la provincia di Insulae, nella diocesi Asiana. Secondo la Notitia dignitatum, l'Acaia alla fine del IV secolo era retta da un proconsole, dato confermato da Zosimo e altre fonti antiche.

Nel 395 però i Foederati Goti, nominato re Alarico I, si rivoltarono, devastando la Grecia e la Tracia. probabilmente perchè i figli di Teodosio I e nuovi Imperatori, Arcadio e Onorio, avessero interrotto i tributi ai loro alleati Goti per i loro servigi. I guerrieri Goti, che temevano un attacco romano contro di loro e i Visigoti decisero di rivoltarsi ai romani.

STILICONE CON MOGLIE E FIGLIO


STILICONE

Morto Teodosio nel 395, Stilicone divenne reggente dell'Impero d'Occidente ma secondo Zosimo, egli mirava anche all'Impero d'Oriente, cospirando contro Rufino, reggente e tutore di Arcadio, Imperatore d'Oriente. Stilicone asseriva che Teodosio, prima di morire, lo avrebbe nominato reggente e tutore sia di Arcadio che di Onorio. Rufino alla notizia che Alarico stava marciando verso Costantinopoli, si recò nel suo accampamento e lo incontrò, dopodichè Alarico si allontanò da Costantinopoli, dirigendosi verso la Grecia. 

Poiché gran parte dell'esercito d'Oriente si trovava in Italia al servizio di Stilicone, e le province d'Oriente non riuscivano a contrastare gli Unni, evidentemente Rufino istigò Alarico ad occupare la Grecia, garantendogli che il proconsole della Grecia, Antioco, e il comandante della guarnigione delle Termopili, Geronzio, lo avrebbero appoggiato. 

In cambio i Goti avrebbero contrastato Stilicone nelle sue mire sull'Oriente. Poiché una delle motivazioni della rivolta di Alarico era la sua mancata promozione a magister militum da parte di Teodosio, deve essergli stata promessa anche questa nomina.

Nella primavera del 395, Stilicone, lasciò l'Italia con il suo esercito con il pretesto di liberare i Balcani dai saccheggi di Alarico. Intanto nel 379, l'Imperatore d'Occidente Graziano aveva ceduto all'Impero d'Oriente le diocesi di Macedonia e Dacia, e Stilicone ne pretendeva la restituzione. 

Rufino, temendo che Stilicone volesse deporlo e impossessarsi dell'Impero d'Oriente, convinse Arcadio a scrivere a Stilicone ordinandogli di rimandare in Oriente le truppe dell'esercito d'Oriente che erano nell'esercito di Stilicone. Questi dovette obbedire e tornare in Italia. 

ORDE BARBARICHE

MORTE DI RUFINO

Le truppe orientali che Stilicone rispedì in Oriente avevano ricevuto però l'ordine di uccidere Rufino, infatti lo indussero a uscire dalla città per riceverli, e lo uccisero, ponendo a suo posto come reggente dell'Imperatore Eutropio, un eunuco di corte.

I Goti di Alarico, nel frattempo, nel 396, occuparono la Macedonia e la Tessaglia. Una volta avvicinatosi alle Termopili, Zosimo narra che Alarico inviò messaggeri al proconsole Antioco e al governatore della guarnigione delle Termopili Geronzio, per informarli del suo arrivo. Geronzio, già accordatosi con Alarico, li fece passare permettendo loro di penetrare in Grecia. Così Alarico poté così devastare l'intera Grecia, compresa la Beozia, saccheggiando la città, massacrando e deportando come prigionieri donne e bambini, con un grande bottino di guerra. Solo Tebe riuscì a salvarsi per l'impazienza di Alarico di assalire Atene.

Alarico non riuscì a costringere alla resa Atene, per cui decise di negoziare una pace, lasciando la città e l'Attica indenne da saccheggi, espugnò invece Megaris, marciando verso il Peloponneso. Zosimo narra che Geronzio avrebbe permesso ad Alarico di attraversare l'Istmo, oltre il quale tutte le città, senza fortificazioni perché già protette dall'Istmo, potevano essere espugnate. Così caddero Corinto, Argo, Sparta e le città circostanti.

Intanto Alarico giunto in Epiro, rivendicava la carica di magister militum e un nuovo trattato  tra Impero e Goti, minacciando nuovi saccheggi. Eutropio concesse a Visigoti nuove terre da coltivare e ad Alarico il titolo di magister militum per Illyricum. Nel 397, Stilicone salpò di nuovo dall'Italia e, arrivato nel Peloponneso, costrinse i Barbari a ritirarsi a Pholoe, dove, secondo Zosimo, avrebbe potuto annientarli agevolmente, "se non si fosse abbandonato alla lussuria e alla licenziosità". 

In realtà, Alarico era riuscito a fuggire dalla stretta romana tagliando le linee di circumvallazione in un luogo non sorvegliato; comunque l'intromissione di Stilicone in oriente, i saccheggi in Grecia, e il timore che il generale intendesse impossessarsene, fecero dichiarare dal senato bizantino, per volere di Eutropio, Stilicone nemico pubblico dell'Impero d'Oriente.

La Grecia rimase parte dell'Impero d'Oriente, che divenne il centro del rimanente impero romano, chiamandosi Impero Bizantino, rimanendo comunque, alla luce dei nuovi scavi e studi archeologici, una delle regioni più prospere dell'impero romano. Infatti la polis, come istituzione, sembra essere rimasta prospera almeno fino al VI secolo e si contavano circa ottanta città. Tra il IV e il VII secolo d.c. la Grecia possa essere stata una delle regioni economicamente più attive del Mediterraneo orientale.

I GOTI

FINE DELLA GRECIA ROMANA

Alcuni storici propongono datazioni diverse per la fine della Grecia romana, fra cui:
il 330, anno in cui Costantinopoli divenne una delle capitali dell'impero romano;
il 395, in seguito alla definitiva divisione delle due parti dell'Impero (quella occidentale e quella orientale) avvenuta alla morte di Teodosio I;
il 565, anno della morte del grande Giustiniano, ultimo imperatore di madrelingua latina a salire sul trono imperiale.
il 610/641, con il regno di Eraclio I, il quale, secondo diversi storici, riformò drasticamente l'Impero, compiendo il passo decisivo della trasformazione da Impero romano a bizantino.

In qualità di magister militum dell'Illirico, Alarico, alla guida del suo popolo, invase successivamente l'Italia, saccheggiando Roma per tre giorni nel 410.


BIBLIO

- Livio - Periochae ab Urbe condita libri -
- Appiano - Guerre mitridatiche - XXVII -
- Plutarco, Vita di Silla, 12-16.
- Tacito, Annales, I, 76.2.
- Zosimo -  Storia Nuova -
- Peter Heather, L’Impero e i barbari - trad. Serena Lauzi - Garzanti - 2010 -
- Umberto Roberto - Roma capta - Laterza - 2013 -
- Maria Domitilla Campanile, Il mondo greco verso l'integrazione politica nell'impero, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol. 8, Milano -
- Eckart Olshausen, Achaia, in Der Neue Pauly, vol. 1, Stoccarda, Metzler, 1996 -


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