DOMUS LIVIAE DRUSILLAE - VILLA DI LIVIA



RICOSTRUZIONE A CURA DI www.katatexilux.com

A Prima Porta, da via della Villa di Livia, coincidente con l’antica via Flaminia, si raggiungeva la Villa di Livia detta ad gallinas albas. Trattasi della villa di Livia Drusilla, moglie dell'imperatore Augusto, villa citata da Plinio, Svetonio e Cassio Dione, il sito dove fu fra l'altro rinvenuta la celebre statua di Augusto loricato.

Una leggenda narra che un'aquila avrebbe fatto cadere sul ventre di Livia una gallina con un rametto di alloro nel becco. Consigliata dagli aruspici ella allevò la prole del volatile e piantò il rametto generando un bosco, dal quale gli imperatori coglievano i ramoscelli da tenere in mano durante le battaglie.

Plinio"Si trasmise così la consuetudine di piantare i rami che essi avevano tenuto in mano, ed ancora esistono i boschetti con l’indicazione dei loro nomi e si vide che alla morte di ciascuno di essi l’albero da lui piantato inaridiva."

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Svetonio "Così nell’ultimo anno di Nerone la selva intera arse sino alle radici e tutte le galline vi morirono."

La precisa collocazione data dalle fonti e gli imponenti muri di sostruzione della 'basis villae', da sempre in vista, hanno esposto il complesso a ripetute spoliazione dalla fine dell’impero in poi.

Nei primi scavi del 1863-64, venne scoperta la statua di Augusto di Prima Porta, oggi ai Musei Vaticani e alcuni ambienti sotterranei, come il famoso ipogeo con affreschi di giardino.

Nel 1944 un ordigno danneggiò la sala sotterranea, usata anche dai militari come bivacco. Nel 1951 vennero finalmente staccate le bellissime pitture, oggi nel Museo Nazionale Romano di palazzo Massimo.

La villa venne espropriata ai privati solo nel 1973, creando un parco pubblico, e nel 1982 è iniziato il restauro delle strutture, riproducendone gli affreschi in fedeli pannelli posti sul sito originario.

Ulteriori scavi hanno fatto riemergere buona parte delle strutture antiche, soprattutto della zona privata con atrio e piccolo giardino interno, della zona di rappresentanza con grandi ambienti affrescati e pavimentati a mosaico e in 'opus sectile' che si affacciano sul peristilio.

In particolare gli scavi dell’ampio impianto termale hanno evidenziato una prima fase agli inizi dell’età flavia con ben due 'piscinae calidae' e una 'natatio' con una successiva e radicale ristrutturazione nel periodo severiano. Una grande terrazza porticata ad U con giardino, probabilmente il 'lauretum' ricordato dalle fonti, ornava il lato orientale della domus imperiale.

Si rinvennero alcune stanze con avanzi di affreschi molto pregevoli di piante, fiori, putti, forse opera del famoso Ludio ricordato da Plinio, per aver lavorato a Roma sotto Augusto, numerosi vasi, frammenti di marmi, mosaici, fistule acquarie, un frammento di lapide di Traiano, un’iscrizione di Sex. Calpurnius, e la celebre statua di Augusto, oltre a tre busti imperiali ed un cratere marmoreo con il mito di Licurgo.

L’attribuzione si poggia sulle fonti, che ricordano un grande praedium appartenuto a Livia proprio in quella zona, in una località definita Ad gallinas albas; oltre a un’iscrizione d’età traianea, che menziona tra i centri amministrativi di quella zona un praetorium denominato Gallinarm albarum.

La villa venne costruita tra il 30 e il 25 a.c., e fu abitata fino ad età severiana, quando, divenuta proprietà del fisco imperiale, ebbe una generale risistemazione specialmente nel settore delle terme. Bolli laterizi dell’età di Teodorico ne attestano la sopravvivenza fino ad epoche successive.

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DESCRIZIONE

Il complesso monumentale si articolava in due settori: uno a sud ovest, con i quartieri residenziali e le grandi terme, l’altro a nord est, con un’area quadrangolare a giardino.

La villa era una struttura a terrazze, sostenuta da muri in opus reticulatum. Sulla grande terrazza centrale, di m. 160 x 80, si affacciavano gli edifici residenziali. Di questi si è conservato un locale semisotterraneo con pitture, che doveva essere un cubiculum con triclinium.

In questo stesso settore si trovano gli impianti termali, con pavimenti a mosaico bianco e nero e pitture di terzo stile; a Sud è stato recentemente scavato un nuovo complesso di vani, intorno a un atrio a quattro colonne con impluvium e forse un lararium. Dalla villa provengono varie opere scultoree. Nell’Antiquarium, presso l’ingresso attuale dell’area archeologica, sono esposti i reperti più significativi rinvenuti nel sito.


l'accesso

L’accesso alla villa avveniva con una stradina rettilinea che si staccava dalla Flaminia poco oltre il luogo in cui sorgeva l’antico casale di Prima Porta.

Lavori di cava e la costruzione del casale di Prima Porta hanno distrutto il tratto iniziale della strada: il settore conservato, lungo almeno m. 120, raggiunge il crinale della collina rasentando una grande cisterna che assicurava il rifornimento idrico alla villa.


la cisterna

La cisterna rettangolare, di m. 17 x 27,5 e alta 2,85, in opera cementizia, era suddivisa in navate da pilastri a base rettangolare, con cordoli in signino alla loro base, e coperta da volte a crociera. Mentre sugli altri lati le pareti in cementizio si addossano al tufo, a sud est la cisterna é chiusa da un muraglione in laterizi con contrafforti quadrati addossati all’esterno a distanze regolari. Un canale di adduzione immette nella cisterna.


La via

La via, larga un paio di m., ha un basolato di trachite leucitica e in parte in calcare bianco, con sul ciglio blocchetti a distanze regolari come paracarri. Sul lato settentrionale fu in seguito ampliata, fino a m. 2,60. La via é delimitata da due muri paralleli, uno in opera reticolata e l'altro in opera listata di laterizi e blocchetti.

Soltanto la base del muro a sud si conserva integra con l’incasso quadrangolare per il cardine. Il cancello, forse a due battenti, ha consumato qui il paramento laterizio. Tale strutturazione é anteriore al muro in opera listata, mentre successivamente una struttura in blocchetti di tufo delimitò a nord il tratto esterno all'ingresso.

L’area esterna all’ingresso é delimitata da muri di tufo in opera reticolata che recintavano la villa in quel tratto.
L'ingresso nord, presso cui é un piccolo manufatto semicircolare con fronte rettilineo aperto, in opera di blocchetti e laterizi, é costituito da due tratti ad angolo ottuso, uno dei quali con canali di drenaggio formati da coppi sovrapposti.

Quello meridionale, privo di canali di scolo, si imposta sul banco di tufo con due livelli di rivestimento parietale ed un pavimento esterno in signino. Alle sue spalle tracce di un piccolo vano rettangolare.

Nel muro di delimitazione meridionale della stradina si aprivano alcuni accessi in opera listata, sia presso l’ingresso che accanto alla cisterna. I muri conservano resti di un rivestimento in signino rosso, con almeno quattro strati sovrapposti.

Raggiunto il crinale della collina la strada ridiscende fino ai complessi residenziali, fiancheggiata a nord da una fontana, alimentata da un canale a sezione ogivale, che si inserisce in un piazzale delimitato da un muro continuo con pilastri: l’ingresso alla villa é segnato da una soglia in grandi blocchi di travertino con i cardini ed i fori per i paletti di una porta a due battenti, che immette in un vestibolo legato all’atrio.


Il complesso termale

Al lato sud est della cisterna si addossa un complesso termale il cui elemento principale é una grande sala (frigidarium) rettangolare con due vasche. Le strutture laterizie presentano nella fase più antica mattoni rossi, compatti, di fattura irregolare, spezzati, e sembra prevedessero una serie di finestre. Nella fase successiva i mattoni sono più sottili, meno compatti databili fine II e inizi III sec. d. c.

Queste modifiche successive in laterizi più scadenti e sottili, trasformarono l’ambiente con l’ampliamento in porte di alcune finestre, la chiusura di altre e la realizzazione della grande vasca sul lato NO, rettangolare con lato di fondo curvilineo, parapetto frontale e due gradini di discesa: nella parte alta delle pareti si aprono lateralmente due finestre e su quella di fondo una nicchia semicircoalre traversata alla base da una canaletta.

Si conserva sino al livello del parapetto la preparazione per il rivestimento marmoreo con fori per le grappe che reggevano, sull’intera parete, le lastre. Un condotto fittile di scarico é presso il pavimento all’angolo est. Anche nella seconda vasca si conserva la preparazione per il rivestimento marmoreo, nonché resti del piano superiore in marmo del parapettoi.

Del rivestimento in cipollino della sala, oltre alla preparazione, estesa anche ai parapetti delle vasche, rimane qualche tratto del pavimento, a grandi lastre rettangolari, e dello zoccolo delle pareti, interrotto dalle incorniciature delle porte. Il pavimento fu realizzato colmando una precedente grande vasca rettangolare pertinente alla prima costruzione della sala: il crollo del piano della vasca lascia visibile parte di un corridoio di un servizio sottostante.

L’ambiente quadrangolare contiguo era forse scoperto poiché in esso sbocca il lucernario del vano sotterraneo da cui si dipartono i corridoi di servizio. Tra il frigidarium ed un lungo sta una serie di altri ambienti di carattere termale, con i due tipi di laterizio e tracce di rivestimento marmoreo.
Il vano riscaldato, comunicante col frigidarium, conserva un tratto di pavimento musivo e una vasca rivestita in marmo, successivamente colmata con un riempimento di m. 0,30 circa su cui si impostava il piano con le pilae di mattoni quadrati che reggevano il pavimento superiore.

Riscaldato era anche il 28° vano nel quale rimane parte del piano inferiore, in mattoni ed i canali per il passaggio dell’aria calda nelle pareti. L’ambiente n. 29, comunicante col frigidarium, é un calidarium, con due vasche rivestite di tubuli, una semicircolare e l’altra rettangolare.

Tra i vani n. 26 e n. 29 ed il muro di delimitazione della villa verso la strada, un piano rialzato in signino accoglieva le fistule che immettevano nelle vasche: mal conservati gli ambienti tra il complesso termale e l’ingresso. Il complesso termale occupava un’area libera tra due grandi quartieri riferibili all’impianto originario della villa e realizzati inizialmente con murature in opera reticolata, collegati da un lungo corridoio forse creato in concomitanza.


Il quartiere sud-orientale della villa

il corridoio, dal mosaico pavimentale a linee ondulate in campo bianco con spazi ellittici neri (metà II° secolo d. c.), immette in un atrio con quattro pilastri ad L in laterizio e mosaico a fondo nero: intorno all’impluvio, la cui vasca mancava, una fascia con motivo a mura urbiche. L’atrio e gli ambienti sui lati NO e SO, in laterizio e opera listata del II° sec. d c. era dotata di impianti idraulici.

Nel vano n. 45, che conserva tre pavimenti sovrapposti, quello inferiore in signino e due in mosaico, l’ultimo con motivo geometrico costituisce uno dei documenti delle più tarde ristrutturazioni della villa.

Tangente al lato NO dell’atrio é una fascia di vani di larghezza costante (m. 5,90) che chiudono il nucleo della villa verso un’ampia area a giardino, che ne occupa per intero la parte orientale.

Una vaschetta con gradini di discesa in signino come le pareti, con pavimento in opus spicatum e vaschetta di decantazione con mattoncini rettangolari disposti di piatto può indicare l’adattamento di questo settore della villa ad attività rustiche.

Un corridoio metteva in comunicazione il giardino con il complesso a SE dell’atrio, anch’esso tardo-repubblicano, incentrato su un ambulacro a tre bracci intorno ad un’area scoperta, la cui sistemazione a giardino é documentata da un’olla perforata, e due cubicoli ai lati di un’esedra.

Mentre il cubicolo meridionale é a due alcove con ripostiglio intermedio e si apre con una finestra sull’ambulacro, l’altro ha una sola alcova sul fondo: in quest’ultimo il mosaico a fondo bianco ha nel vestibolo una fascia a meandro, rifatta con tessere maggiori nel II° secolo d. c., contemporaneamente alla soglia con motivo di cerchi allargati. L’esedra ha una fascia a meandro policromo prospettico tra ante marmoree, anch’essa restaurata con tessere bianche e nere.

Un corridoio con pavimento a stuoia raggiunge il corridoio n. 44 e su di esso si aprivano numerosi vani pertinenti alla fase originaria.
In un vasto perimetro quadrato (n. 58) due piccoli vani simmetrici, dei quali uno conserva parte di mosaico a stuoia e la soglia in mosaico: l’ambiente che ne risulta, forse un triclinio, ha resti di mosaico figurato e zoccolatura marmorea alle pareti. Degli ambienti adiacenti, soltanto il lungo vano n. 56, conserva in buona parte il mosaico a rombi, del I° sec. a. c..


La parte meridionale sotterranea della villa

Agli ambienti sotterranei si accede attraverso una scala moderna che termina in un vestibolo con mosaico a fondo nero e file di tessere bianche: due passaggi ad arco simmetrici immettono nella grande sala dagli affreschi di giardino, a destra in un ambiente con volta a botte e pavimento a mosaico bianco a diverso livello.

A questo più antico vano, forse una cantina, si aggiunsero in età augustea il vestibolo e la grande sala, forse come triclinio estivo, con volta a botte decorata a lacunari di stucco: le pitture con veduta di giardino (ora al Museo Nazionale Romano) erano applicate su una cortina di tegole che le isolava dall’umidità. Il pavimento della sala grande doveva essere di marmo.


Il quartiere sud-occidentale della villa

Comprende un blocco rettangolare con cinque fasce di ambienti e due lumghi corridoi ortogonali. Un muro in reticolato segna il limite della villa con un’apertura ad arco per un piccolo vano riscaldato, con tubuli soltanto sui lati brevi, e praefurnium con scala di discesa, a mattoni con bolli di età severiana. La stanzetta riscaldata é accessibile da una sala con pareti e pavimento già rivestiti di lastre marmoree: il pavimento presenta un pannello centrale.

Analoga sovrapposizione di pavimenti nell’adiacente vano in cui al mosaico bianco é sovrapposto uno figurato in bianco e nero con i Geni delle Stagioni fra tralci con uccelli ed al centro Saturno o Plutone in trono con accanto una figura perduta, seconda metà II sec. d. c., con “arabesco” vegetale racchiudente figura umane ed animali.

L’ambiente a nord ovest ha un mosaico a fondo bianco. La parete lunga comprende, sullo zoccolo rosso-violaceo con motivi floreali raccordati da linea a meandro, un grande quadro centrale racchiuso da imposte aperte in prospettiva, con arazzo su sostegno da cui pendono cesti sospesi ed in basso figurine di animali coperte inferiormente da una zona unita in verde a margine convesso.

Ai lati coppie di pannelli con elementi vegetali stilizzati incorniciati da elementi architettonici, posti su riquadri rettangolari a lati concavi con animali reali e fantastici.

Gli spazi laterali hanno zone a tinta unita e quadretto centrale (con testine tra foglie) e sopra, su campo bianco, uccelli su arbusti. Sulla parete breve il quadro centrale é analogo mentre i due pannelli laterali accolgono figurine animali in basso ed umane, volanti al centro. Tutti i pannelli di grandi dimensioni poggianti sullo zoccolo racchiudono elementi verticali nascenti da cespi vegetali, forse elementi portanti di edicole o settori di trabeazione.

La decorazione del corridoio presenta zoccolo continuo rosso cupo con grandi rettangoli a motivi floreali stilizzati alternati a coppie di rettangoli minori sovrapposti: lo schema consiste in stretti riquadri rettangolari fiancheggiati da semipilastri o colonne dinanzi a cui si dispongono elaborati candelabri, alternati a riquadri su pannelli orizzontali a lati corti concavi.

In questi ultimi si inseriscono coppie di girali con testine variate o centauro marino e delfino, mentre grandi riquadri con fascia perimetrale rossa o gialla hanno semicolonne laterali, al centro uno stelo vegetale stilizzato e ai lati animali. Sulla parete di SE due pannelli di questo tipo con fascia rossa perimetrale sono inframezzati da uno con fascia gialla con figura centrale perduta: nell’angolo il riquadro a lati concavi ha due centauri marini contrapposti ai lati di un granchio.

Il maggiore ambiente di rappresentanza della villa, con pavimento e pareti rivestiti di marmi fu distrutto poco dopo gli scavi del 1863-64 per la ricostruzione della volta della sala affrescata, ne rimangono i muri perimetrali in laterizio sui lati lunghi e qualche traccia sui lati brevi.

Il lato breve di nord ovest é stato distrutto da un ordigno bellico nel 1944: l’esplosione sconvolse il tratto centrale del corridoio e determinò lesioni nella sala affrescata.

Si affiancano alla grande sala due ambienti pavimentati in opus sectile: nel maggiore soltanto le impronte di un grande tappeto marmoreo, mentre il secondo conserva parte di una raffinata composizione in un reticolo di piccoli riquadri collegati da fasce rettangolari e losanghe.

Un frammento di lastra in terracotta con due palmette e l’attacco di un elemento di gronda, inserito nel riempimento della vaschetta sotto il pavimento vanno connesse alle gronde in forma di protome canina, noto sinora soltanto nel Lazio e nei centri campani nella prima età imperiale, recuperate in buon numero nella villa. Un ambiente lungo e stretto, nato forse come portico aperto, poi chiuso, fu decorato nel II° secolo d. c. con un mosaico riquadrato da un motivo a treccia.


Gli ambienti sotterranei di servizio

Un secondo complesso di ambienti sotterranei, sembra a carattere di servizio: ad esso si accedeva dal corridoio tramite una scala a due rampe con pianerottolo intermedio, in opera reticolata con testate in tufelli. Nel pianerottolo si inserivano due piccoli forni in laterizio e nel caso del primo con l’utilizzazione di un dolio capovolto.

Il vano alla base della scala é rivestito in laterizio e coperto con una volta a botte in cui si apre un lucernario centrale a sezione quadrata: si riconoscno due tubi fittili inseriti nella muratura. Da questo vano si diparte una rete di gallerie e cunicoli indubbiamente legata sia al disimpegno dei servizi che al riscaldamento dell’impianto termale.


Il muro di sostruzione della villa

La villa é delimitata, sul lato prospiciente il Tevere, da un imponente muro di sostruzione in opera reticolata di tufo con contrafforti in cui si distinguono due settori: quello del giardino, con contrafforti lunghi m. 3, che raggiunge un’altezza massima di m. 14, quello relativo ai quartieri residenziali ha contrafforti di minore profondità alla stessa quota con alle estremità due tronchi ortogonali, anch’essi con contrafforti, che lo collegano alle strutture interne del complesso.

Poco a valle si sono riconosciuti resti di due rampe e gradini in travertino, di una scala di accesso che dalla collina, nel punto in cui la Tiberina si distacca dalla Flaminia, doveva raggiungere il settore centrale della villa.



GLI SCAVI ANCORA DA FARE

Da una stampa settecentesca della Villa di Livia, si evidenziano sul lato destro i muri di sostruzione che contenevano il giardino della residenza, e a sinistra, gli i muri fino al Borgo di Prima Porta; singolare non solo l’altezza dei contrafforti ma pure che proseguono quasi al limite della collina, cosa che le indagini archeologiche di questi ultimi anni non hanno ancora messo in luce. Dal che si presume che della villa imperiale c'è ancora molto da scavare.


BIBLIO

- Salvatore Settis - La villa di Livia. Le pareti ingannevoli - Mondadori Electa - Milano - 2008 -
- Plinio il Vecchio - Naturalis historia -
- Svetonio - Vite dei Cesari -
- Carlo Fea - Discorso intorno alle belle arti in Roma - 1797 -
- Gaetano Messineo - Ad gallinas albas - Villa di Livia - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2001 -
- Gaetano Messineo e Carmelo Calci - La villa di Livia a Prima Porta - Roma - 1984 -






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