CURES (Città scomparse)



CURES IN TERRITORIO SABINO

Cures o Cures Sabini, o Curi fu un'antica città Sabina locata presso l'odierna Fara in Sabina, nel Lazio, a circa 26 miglia da Roma. Posta nella valle del Tevere fu citata da Cicerone, Virgilio, Stazio, Strabone e Plutarco. Probabilmente fondata dopo la cacciata degli Aborigeni dai Sabini, era una delle città di maggiore importanza per il popolo arcaico, di cultura appenninica.

La cultura appenninica appartenne all'età del bronzo e si diffuse nell'Italia peninsulare, e in particolare nelle regioni percorse dalla dorsale degli Appennini, in Emilia-Romagna ad est del fiume Panaro, nelle isole Eolie ed in alcune zone della Sicilia.

Secondo il racconto di Dionigi di Alicarnasso, che dichiara di attingere da Varrone, al tempo degli Aborigeni il Dio Quirino, attratto dalla bellezza di una fanciulla di Reate (Rieti), l'attirò nel suo tempio, la possedette e la rese madre di un fanciullo che fu chiamato Modio Fabidio.

C'è da dire che la leggenda ricorda molto quella del Dio Marte con Rea Silvia che divenne madre di Romolo e Remo. In Entrambi i casi erano figli di un Dio e di una mortale che aveva dovuto sottostare, volente o nolente, ai desideri del Dio.

MUSEO ARCHEOLOGICO DI FARA SABINA

GLI ABORIGENI

Gli Aborigeni avrebbero abitato le zone montuose dell'Italia centrale, sugli Appennini. Da qui scacciarono i Siculi (prima popolazione di cui si aveva memoria storica ad abitare il Lazio) dalla zona di Alba Longa, attraverso una lunga guerra.

Dionigi di Alicarnasso riporta diverse teorie sulla loro origine:
per alcuni si trattava dei nativi di quei luoghi, da dove tutte le famiglie e genti sarebbero discese;
per altri si trattava di nomadi razziatori;
per altri appartenevano alla popolazione dei Liguri.
Secondo lui però si trattava degli Enotri, i più antichi colonizzatori provenienti dalla Grecia.
Marco Porcio Catone li riferisce anch'egli di origine greca.

In altri testi sono indicati come i più antichi abitanti del Latium vetus (o antiquum). In epoca remota i Sabini conquistarono la loro capitale Lista, che non fu più riconquistata da suoi abitanti, rifugiatisi a Rieti.

In tempi remoti, in conseguenza del rito della Primavera sacra, gli Aborigeni iniziarono ad espandere il proprio territorio, entrando in contrasto con le popolazioni vicine, e tra queste, soprattutto con i Siculi. Furono fondate le città di Antemnae, Tellenae, Ficulea e Tibur.

Gli Aborigeni vennero quindi in contatto con i Pelasgi, da cui discenderebbero i greci e gli illiri, con cui si allearono. I due popoli uniti diedero battaglia agli Umbri e ai Siculi, conquistando alcune città e ne fondarono altre, tra cui Caere, Pisa, Saturnia e Alsium.

Praticavano un culto dedito al Dio Saturno che si diceva avesse insegnato loro l'agricoltura. Quando Enea giunse nel Lazio alla testa dei suoi troiani dall'unione dei due popoli ne nacque uno, appunto il popolo dei latini, così chiamato in onore del re Latino.

SANTUARIO DI ERCOLE DI CURES


MODIO FABIDIO

Divenuto adulto, Modio Fabidio, figlio del Dio Quirno, si distinse per le sue imprese guerresche fino a diventare un eroe che ebbe quindi largo seguito tra la sua gente. Alla fine, desiderando creare una città ed un regno per sé, fondò Cures, che in lingua sabina significava "lancia", una città senza mura né opere difensive perché era situata sopra una collina, ma soprattutto perché era protetta dal Dio Quirino.
Il nome Cures, perciò, deriverebbe dal nome di Quirino, padre del fondatore della città.



UNIONE TRE SABINI E ROMANI

Cures fu la capitale dei Sabini sotto Titus Tatius, o Tito Tazio, che guidò un gruppo di coloni sabini sul colle Quirinale di Roma e si unì ai Romani del Palatino per formare i Quiriti. Ma Cures fu anche il luogo di nascita del secondo re di Roma, Numa Pompilio, che risiedette a Cures immediatamente prima della sua elezione a re. 

Nel II secolo d.c., sotto l'Impero romano, Cures raggiunse la prosperità e continuò a prosperare fino al IV secolo d.c.. Nel corso del V secolo d.c., Cures divenne sede di un vescovato cristiano. Nel 589 d.c., i Longobardi distrussero la città, senza salvarne nulla.


BIBLIO

- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - II -
- Plutarco - Vita di Romolo -
-  Floro - Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC -
- S. M. Puglisi - La civiltà appenninica. Origine delle comunità pastorali in Italia - Sansoni - Firenze - 1959 -
- M. A. Fugazzola Delpino - Testimonianze di cultura appenninica nel Lazio - Sansoni - Firenze - 1976 -
- Christian Mauri - La Sabina prima dei Sabini: gli Aborigeni e l'età del Bronzo. I santuari romani in opera poligonale - Aracne editrice - 2018 -

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