MASSIMINO IL TRACE - MAXIMINIUS






Nome completo: Gaius Iulius Verus Maximinus
Altri titoli: Germanicus maximus, Sarmaticus Dacicus
Nascita: Tracia, 173 circa
Morte: Aquileia, 10 maggio 238
Predecessore: Alessandro Severo
Successore: Gordiano III
Consorte: Cecilia Paolina
Figli: Gaio Giulio Vero Massimo
Regno: 235-238 d.c.


LA NASCITA

Nacque in Tracia, e per questo fu soprannominato Il Trace, nel 173, secondo altri prima, di modeste origini, probabilmente una famiglia di pastori, non possedendo neppure la cittadinanza romana.

Sembra fosse altissimo, circa due metri, non bello, con lineamenti piuttosto rozzi e sguardo poco vivace, ma con straordinaria forza fisica, da trainare un carro a braccia, abbattere un cavallo con un pugno o frantumare i massi a mani nude. Si distinse quindi già da soldato per forza, coraggio e ferocia, acquisendo una certa fama.

Non valorizzato da Eliogabalo fu invece notato per queste qualità da Severo che l'aveva incoraggiato e avanzato nella carriera militare, si che raggiunse il grado equestre nel 217. Sposò Cecilia Paolina, da cui ebbe almeno un figlio, Gaio Giulio Vero Massimo.

RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL VOLTO (By Haroun Binous)

LA CARRIERA

Salito al potere il tredicenne Alessandro Severo, Massimino ottenne nel 232 il comando di una legione in Egitto e l'anno successivo diventò governatore della provincia di Mesopotamia.
Nel 235 d.c. fu nominato generale di Alessandro per combattere a Magonza la rivolta dei Germani lungo il confine del Reno. A lui l'imperatore affidò il comando delle reclute, come dimostra questa lettera:

- Massimino carissimo, il comando dei veterani, perché ho temuto che tu non potessi ormai più correggere i loro vizi... hai nelle tue mani delle reclute: fa loro apprendere la vita militare secondo il modello dei tuoi costumi, del tuo valore, del tuo impegno, perché tu abbia a procurarmi molti Massimini, così necessari per il bene dello Stato. -

Fa un certo effetto perciò il tradimento del Trace all'imperatore che tanto l'aveva valorizzato e premiato. Infatti dopo aver raddoppiato la paga ai soldati, Massimino organizzò la congiura e nel 235 attaccò il quartier generale di Alessandro che fu assassinato insieme alla madre nella propria tenda, dagli inviati di Massimino, nella stessa in cui Alessandro l'aveva nominato generale.

Con Alessandro il potere era stato gestito parecchio anche dal Senato con un comitato di Patres guidati dal Prefetto del pretorio, il famoso giurista Domizio Ulpiano. Massimino, invece, era un militare e pure piuttosto rozzo ma pure schietto, per cui odiava il Senato con i suoi sotterfugi ed intrighi. Ma ciò non basta a giustificare l'assassinio, la spiegazione più semplice è che Massimino volesse diventare imperatore, come poi fu.

Fu il primo imperatore barbaro, nonchè il primo ad essere eletto dall'esercito avendo fatto la gavetta, cioè da soldato semplice a generale. Ciò che stupisce di lui è la sua altezza: alla sua morte lo scheletro misurava otto piedi e mezzo, pari a m 2,59.

Se è vero quello che narrano le fonti superava di oltre un metro i soldati contemporanei e venne descritto dagli storici come fortissimo nel fisico e robusto come un toro, capace di "trainare da solo un carro, abbattere con un pugno un cavallo e spaccare massi a mani nude".

Per alcuni studiosi era un discendente degli umani che vissero nelle epoche pleistoceniche caratterizzate dalla Megafauna, nei cui geni era dunque ricomparso il DNA dei Giganti presenti in tutte le mitologie.

Per altri la sua statura è dovuta alla sua ascendenza alana: gli Alani erano un popolo alto e forte, di stirpe sarmata, che viveva nell'area del Mar Caspio (ma dubitiamo che raggiungessero tale statura).

Il gigantismo è una malattia o semplicemente un'anomalia causata da un'eccessiva esposizione dell'organismo all'ormone della crescita, durante l'età pre-puberale. Un malato di gigantismo nell'età adulta può raggiungere anche altezze comprese tra i 240–270 cm, mantenendo corrette proporzioni corporee, mentre in altri casi esistono sproporzioni varie.

A nostro avviso era affetto dalla malattia del gigantismo proporzionato che però, anziché renderlo insicuro come accade spesso oggi, in qualità di soldato gli dava un vantaggio molto rispettabile sugli avversari, e la milizia per i romani era tutto. Quindi lo rendeva invece sicuro di sé tanto più che doveva far molta paura ai nemici, una specie di Golia che doveva essere affetto dalla stessa malattia.



L'EPIGRAFE

131 (CIL X 6811 = ILS 489).

IMP.  CAES.  [C.  IULIUS  VERUS  MAXIMUS]  PIUS  FELIX  AUG.  PONTIF.  MAX.  GERM. MAX.  DACICUS  MAX.  SARM.  MAX.,  TRIB.  POTEST.  IIII,  IMP.  V,  COS.,  PROCOS.,  P.  P.  ET  [C.  IULIUS  VERUS  MAXIMUS  NOB(ilissimus)  CAESAR]  GERM.  MAX.  DACICUS MAX.  SARMATICUS  MAX.,  PRINCEPS  IUVENTUTIS,  LITUS  VICINUM  VIAE SEVERIANAE,  ADSIDUIS  MARIS  ADLUENTIBUS  FLUCTIBUS  AD  LABEM  RUINAE LABEFACTATUM,  AGGERIBUS  MARINI  OPERIS  A  FUNDAMENTIS,  UT  PERICULUM COMMEANTIBUS ABESSET,  EXTRUI  CURARUNT.

L’iscrizione, trovata ad Ardea, fu posta a ricordo di lavori stradali eseguiti al tempo di Massimino il Trace. L’imperatore viene ricordato insieme con il figlio, che egli innalzò al cesarato nel 236, anche se si trattò soltanto di una dignità formale senza compartecipazione al potere. I nomi di entrambi furono poi scalpellati dalla pietra in seguito alla damnatio memoriae.

Sulla data dell’epigrafe si ricorda che la IV potestà tribunicia di Massimino andò dal 10 dicembre 237 al maggio del 238 quando venne purtroppo ucciso dai suoi  stessi soldati presso Aquileia. La via Severiana, costruita da Settimio Severo congiungendo vari tratti preesistenti, partiva da Ostia e arrivava a Terracina con un tracciato che seguiva da presso la costa. In alcuni punti il mare era tanto vicino da causare gravi danni con la violenza dei flutti, e ciò rese necessarie opere di sostegno e di difesa.



LE GUERRE

Era un uomo di guerra e si occupò di guerra, anzitutto contro i Germani. Mentre correva oltre il Reno, scoppiò la rivolta degli uomini fedeli ad Alessandro. Massimino tornò al Reno e soffocò nel sangue la ribellione. In Mesopotamia il corpo degli arcieri di Osroene, fedeli ad Alessandro, elesse imperatore Quartino, un vecchio amico di Severo.

Ma per tema delle rappresaglie di Massimino, il capo degli arcieri uccise Quartino portandone la testa a Massimino che per risposta troncò la testa del capo. Comprendendo che certi complotti derivavano dal Senato, l'imperatore sostituì molti Senatori con militari fedeli ai Severi. Poi varcò di nuovo il Reno attraversando il ponte costruito da Severo.

Le legioni devastarono i villeggi uccidendo pure donne e bambini ma Massimino ottenne comunque la vittoria sia pur con gravi perdite. Ciò gli conferì il titolo di "Germanico" dal Senato. Si rivolse poi alle tribù ribelli del Danubio. dove Massimino vinse di nuovo acquisendo i titoli di "Sarmatico" e "Dacico".



GORDIANO

Intanto il proconsole d'Africa Marco Antonio Gordiano, fu proclamato imperator dalle truppe. Era un ricco proprietario terriero, ormai divorato dalle tasse sempre più onerose di Massimino che necessitava di fondi per la guerra.

Con un piccolo esercito e con il figlio Gordiano Minore, conquistò Cartagine ma dovette soccombere poi ai soldati numidi fedeli a Massimino. Gordiano Minore combatté a difesa della città e fu ucciso, Gordiano alla notizia si suicidò. Il suo titolo era durato meno di un mese.

La nomina di Gordiano ad imperatore venne accolta dai Senatori che diffusero la notizia della morte di Massimino. Ma poi, in mancanza del nuovo imperatore, il Senato nominò due suoi esponenti, Marco Pupieno e Balbino, come vicari del trono.



LA MORTE

Massimino, valicate le Alpi, entrò in Italia senza resistenze ma anche senza cibo per sfamare i soldati. Giunto ad Aquileia, da sempre fedele al Senato, chiese asilo in città ma le porte rimasero chiuse.  Le forze militari della città, guidate da due senatori incaricati dal Senato, Rutilio Pudente Crispino e Tullio Menofilo, volevano far cadere l'imperatore.

Massimino, invece di scendere rapidamente sulla capitale con un contingente, assediò Aquileia, permettendo ai suoi avversari di organizzarsi. La mancanza di cibo e le perdite alimentarono il malcontento finchè nel 238 dei legionari penetrarono nella tenda uccidendo l'imperatore ed il figlio, che era stato associato al potere con la carica di "principe della gioventù".

La notizia e le due teste giunsero a Marco Pupieno che si affrettò a raggiungere Aquileia per premiare col denaro le truppe. Finì così, dopo soli tre anni, il regno di Massimino, da soldato semplice a imperatore di Roma. Il senato lo condannò alla "Damnatio memoriae" e il suo nome venne cancellato da epigrafi e monumenti. .


BIBLIO

- Historia Augusta - Vita dei due Massimini.
- Aurelio Vittore - De Caesaribus -
- Ammiano Marcellino - Res Gestae XIV -
- Santo Mazzarino - L'Impero romano - Roma-Bari - Laterza - 1973 -
- Marina Silvestrini - Il potere imperiale da Severo Alessandro ad Aureliano - Einaudi - Torino -1993
- Zosimo - Storia nuova -



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