X REGIO AUGUSTEA - VENETIA ET ISTRIA



RICOSTRUZIONE DI AQUILEIA



La Regio X Venetia et Histria era una delle regiones in cui Augusto divise l'Italia intorno all'anno 7.
La regio augustea, delimitata a nord e ad est dalle catene alpine e dai rilievi carsici, a sud dal fiume Po (Padus), a sud-Est dal fiume Arsa (Arsia), a ovest dalla valle dell’Oglio (lat. Ollius), comprendeva una vasta area dell’Italia nord-orientale corrispondente al territorio dell’attuale:

- Veneto, 
- Trentino- Alto Adige, 
- Friuli-Venezia Giulia, 
- una parte dell’odierna Lombardia orientale (province di Brescia, Cremona, Mantova) 
- la penisola dell’Istria (oggi parte di Slovenia e Croazia).

Invece il settore occidentale della provincia di Cremona – che si distende da est a ovest, tra i corsi del Po e dell’Adda – apparteneva in età romana all’ager Bergomensis e per questo motivo il Cremasco e il Soncinese devono considerarsi, con la stessa Bergomum, parte della regio XI e non della X. Augusto considerò la X Regio come una regione di confine.


La X regio era divisa in più parti:

- La parte meridionale, la più ampia,  comprendeva quattro municipi: Feltria (Feltre), Verona, Brixia (Brescia), Tridentum (Trento).

La parte centrale era abitata dai Veneti, secondo le fonti originari dell’Asia Minore, che si estendevano dal Po fin oltre il Livenza, penetrando a ovest nei territori dei Galli Cenomani sino alla sponda orientale del Garda, a nord in quello dei Reti (forse gli Euganei, primi abitatori del Veneto) e verso est nel territorio dei Carni.

LA X REGIO (INGRANDIBILE)
- La parte orientale subì uno spopolamento a partire dal IV sec. a.c. si assiste a un graduale spopolamento dell’area friulana, contemporaneamente ai primi contatti con i Romani. Questo fino all’annessione al territorio di Aquileia, quando l’area rifiorisce. Più frequente che in pianura era la continuità abitativa nei centri fortificati in montagna, in aree dove la romanizzazione fu molto lenta (non prima del I sec. d.c.) come nel caso di Invillino-Ibligo, Cesclans, Ragogna, centri che rifiorirono dal Basso Impero in poi. 

- L’Istria, conquistata nel 177 a.c. venne gradualmente romanizzata dopo la fondazione delle colonie di Trieste (Tergeste, 54 a.c.) e Pola (Iulia Pola, 46-42 a.c.), dei municipi di Parenzo (Parentium, 30 a.c., poi colonia di Tiberio) e Nesazio (Nesactium, presso Pola, municipio dei Flavi). Una parte della penisola, fino al fiume Arsa, venne inclusa nell’augustea regio X, mentre la zona orientale faceva parte della provincia Dalmatia, con i municipi di Alvona e Flanona.

AQUILEIA OGGI

SECONDO LE FONTI 

- Vitruvio (De Architectura, 1, 4, 11-12) descrive le “Gallicae paludes circum Altinus, Ravennam, Aquileiam (le galliche paludi intorno ad Altino, Ravenna e Aquileia). 
- Plinio parla delle “Atrianorum paludes”, ovvero delle lagune presso Adria. 
- Erodiano (VIII, 6-7) scrive delle meravigliose lagune tra Ravenna e Aquileia, incredibilmente salubri, 
- Cassiodoro (Variae, XII, 22delle baie ove “il mare ondoso si acquieta, assumendo il calmo aspetto delle acque di una laguna”. 
- Servio (Georg. I, 262) che la “pleraque pars Venetiarum, fluminibus abundans” (la maggior parte delle Venezie è ricca di fiumi)
- fiumi che Strabone (V, 1, 6-8, 213-214) definisce “anàploi”, ovvero corsi d’acqua che si possono navigare “controcorrente”. 
- Plinio (Nat. Hist., III, 123), secondo il quale nel collettore transpadano “arrivava ogni cosa dal mare attraverso il corso del Po, che perciò era fructuosus”.  E qui, sempre secondo Plinio, vi fu la sede di un famoso porto, quello di Adria, “città etrusca, da cui prese il nome quel mare che oggi è detto Adriatico”.
Strabone, geografo di età augustea, descrive Aquileia, colonia romana «...fortificata a baluardo dei barbari dell'entroterra si raggiunge risalendo il fiume Natisone per sessanta stadi e serve come emporio per i popoli illirici stanziati lungo l'Istro (Danubio)».



AQUILEIA

La regione dell'attuale Friuli venne colonizzata dai Romani già nel II secolo a.c. per romanizzarla e latinizzarla, creando anzitutto l'importante centro di Aquileia, capitale della X Regione augustea Venetia et Histria.

Aquileia doveva la sua importanza principalmente ad una posizione strategicamente favorevole, sia sotto il profilo commerciale che militare: sorgeva infatti sul mare Adriatico ed in prossimità delle Alpi orientali permettendo in tal modo a Roma di contrastare più efficacemente le invasioni barbariche provenienti da oriente.

A tutt'oggi Aquileia è, insieme a Ravenna e Brixia, uno dei più importanti siti archeologici dell'Italia settentrionale. La città era inoltre importantissimo porto fluviale sull'allora fiume Natissa, snodo dei traffici adriatici verso l'Europa settentrionale, la "Via Iulia Augusta" e verso l'Illiria.

Nelle sue campagne militari, Giulio Cesare era solito portare le sue legioni a svernare proprio ad Aquileia durante l'inverno. Lo sviluppo di altri centri oltre ad Aquileia, quali Forum Iulii (Cividale del Friuli) e Iulium Carnicum (Zuglio) contribuì all'avanzamento economico e culturale che la regione riuscì a mantenere fino agli inizi del V secolo.

Nel 381 vi si tenne un concilio, presieduto dal vescovo Valeriano ma voluto da sant'Ambrogio, che aveva preferito Aquileia alla sua sede episcopale di Milano per far condannare pubblicamente l'eresia ariana e i suoi seguaci.

L'eresia ariana sosteneva che la natura divina del Figlio fosse sostanzialmente inferiore a quella di Dio e che, pertanto, vi fu un tempo in cui il Verbo di Dio non era esistito e che dunque esso fosse stato soltanto creato in seguito. Per questa ragione gli ariani vennero perseguitati, imprigionati e assassinati.



LA DECADENZA

L'invasione unna segnò l'inizio della decadenza: Aquileia, protetta da forze esigue, si arrese per fame e venne espugnata e rasa al suolo da Attila nel 452 (in alcune fondamenta sono state ritrovate le tracce lasciate dagli incendi). Terminata l'ondata unna, i superstiti, che avevano trovato rifugio nella laguna di Grado, tornarono in città, ma la trovarono completamente distrutta.

La ricostruzione di Aquileia in pratica non avvenne mai. La pianura friulana, punto di passaggio di tutte le invasioni barbariche, spinse molte persone a trovar rifugio nelle isole o nei borghi fortificati sulle colline, spopolando la parte più fertile della regione e provocando quindi l'impoverimento generale.

ALTINUM

I CENTRI PIU' IMPORTANTI
                                       
- Altinum - (Altino) -
Era un'antica città localizzata nell'attuale comune di Quarto d'Altino, in provincia di Venezia. Antichissimo insediamento paleoveneto, dopo la conquista romana si evolse in un importante scalo commerciale grazie alla posizione sulla Laguna Veneta e al passaggio di alcune importanti arterie stradali.


 - Aquae Gradatae - (Grado) -
In epoca romana la città, conosciuta come ad Aquae Gradatae, fu il porto a servizio di Aquileiae Castrum, il primo per le navi che da lì entravano nel Natisone.
All'epoca il territorio di Grado era attraversato da un'importante strada romana, la via Gallica.
Grado si sviluppò attorno al 452, quando molti abitanti si rifugiarono sull'isola per sfuggire alle orde degli Unni guidati da Attila.


- Aquileia -
 foro romano, porto romano, Circo romano, palazzo imperiale, zecca di Aquileia.Venne fondata nel 181 a.c. come colonia di diritto latino. I primi coloni furono 3500 fanti seguiti dalle rispettive famiglie.                                                                       

RICOSTRUZIONE DI BRIXIA

- Atria - (Adria) -
Plinio il Vecchio: "Fra le paludi si apre il celebre porto della città etrusca di Atria, dalla quale prima prendeva il nome di “Atriatico” quello che ora è il mare Adriatico…”.
Adria assimilata dagli Etruschi, straordinari “organizzatori” del territorio, che ne divennero il gruppo etnico dominante, non solo sotto il profilo commerciale, ma anche civile e militare.


- Brixia - (Brescia) -
Secondo la leggenda venne fondata da Cidno re dei Liguri, poi invasa dalla tribù gallica dei Cenomani, i quali si allearono con Veneti e Romani contro gli Insubri e le altre tribù celtiche.
Nell'89 a.c. con la Lex Pompeia, i Cenomani vennero iscritti con i Patavium alla tribù Fabia, con nome di Brixiani.
Nel 7 d.c. Brixia andò a far parte della Regio X.


- Castrum Mugiae - (Muggia) -
Parco archeologico di Muggia Vecchia.


- Cremona -
Fortificata dai romani nel 218 a.c. come castrum, insieme con la città di Placentia (Piacenza), in riva al Po. Fu un importante centro dell'area padana durante tutto il periodo repubblicano. Nel 69 fu assediata e distrutta dalle truppe di Vespasiano e successivamente riedificata con l'aiuto dello stesso imperatore.


- Forum Iulii - (Cividale del Friuli) -
ipogeo celtico, costituito da una serie di ambienti sotterranei, scavati nella roccia, su più livelli e a più diramazioni. Dal Forum Iulii, fondata da Giulio Cesare nel I secolo a.c., è derivato il nome Friuli.


- Iulia Concordia - (Concordia Sagittaria) -
Venne fondata nel 42 a.c. presso l'incrocio della Via Annia con la Via Postumia, nel territorio compreso tra i fiumi Livenza e Tagliamento. La città disponeva di uno scalo marittimo, il portus Reatinum, localizzato nel sito dell'attuale città di Caorle.


- Iulium Carnicum - (Zuglio) -
Venne fondata tra il 58 e il 49 a.c. come vicus e diventata colonia nel I secolo d.c. Assunse un rilievo sempre maggiore per la sua posizione strategica, in prossimità della cosiddetta Via Iulia Augusta, la quale attraverso l'impervio passo di Monte Croce Carnico conduceva alle regioni del Norico.


- Opitergium - (Oderzo) -
Di fondazione paleoveneta, passò sotto il controllo romano diventando municipium al termine della Guerra farsalica (49 a.c.) per volere di Gaio Giulio Cesare. Si trattava di un centro di grande importanza strategica, essendo equidistante dal Piave e dal Livenza, nonché, in direzione nord-sud, dal Cansiglio (detti monti Opitergini) e dalla laguna di Venezia (all'epoca laguna opitergina). Il suo territorio si estendeva, prima dello sviluppo di Concordia Sagittaria, fino al Tagliamento. Già a partire dal II secolo. la città fu più volte saccheggiata dai barbari.


- Patavium - (Padova) -
Durante la dominazione romana Patavium fu una delle più ricche città dell'Impero grazie anche all'allevamento di cavalli, era inoltre l'unica città in Italia ad avere un circo come Roma. In età augustea divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia che partiva da Adria. Nel 452-453 la città fu devastata dall'invasione degli Unni di Attila.

ANFITEATRO DI POLA

- Pula - (Pola) -                                                                                         
Pola venne fondata presso un preesistente castelliere, si sviluppò in particolare a partire dal I secolo a.c. succedendo nel ruolo di principale centro urbano della antica Nesactium (Nesazio), massimo centro degli Istri, a una decina di km dall'odierna città. Venne dotata di un ampio foro, un arco trionfale, un anfiteatro e due teatri e diversi templi. Sconvolta dalle invasioni barbariche (V secolo), la città entrò, successivamente, nell'orbita dell'Impero Romano d'Oriente (VI secolo).


- Tarvisium - (Treviso) -
Era un villaggio preesistente, fondato dai Paleoveneti in una regione ricchissima di acque. Annessa alla repubblica con lo status di municipium, Tarvisium era un centro di commerci di discreta importanza nella regione.


- Tergeste - (Trieste) -
Con le conquiste militari dell'Illiria da parte dei Romani, ebbe inizio un processo di romanizzazione e assimilazione delle popolazioni preesistenti. Tergeste fu colonizzata alla metà del I secolo a.c. in epoca cesariana (Regio X Venetia et Histria), ed è probabile che la fortezza principale fosse situata sulle pendici del colle di San Giusto.

- Udine -
Conserva molti reperti romani provenienti in gran parte da Aquileia, tra cui 70.000 monete e medaglie antiche che sono conservate presso il gabinetto numismatico.

ANFITEATRO DI VERONA

- Verona -
I rapporti fra Roma e Verona iniziarono intorno al III secolo a.c., ma divenne colonia romana con la Lex Pompeia nell'89 a.c.
Nel 42 a.c., venne elevata al rango di "Municipium" da cui ottenne secoli di grande splendore, in cui Verona città romana fu ricostruita nell'ansa dell'Adige.
Al posto del suo guado per l'attraversamento del fiume vennero edificati due ponti, il Ponte Pietra e il Postumio, che fungeva da diga per il Teatro Romano per allestire battaglie navali e da acquedotto per portare acqua corrente in molte case della città.
Il Foro era presso l'odierna Piazza delle Erbe. Fuori dalla città vi erano l'anfiteatro Arena e il Teatro Romano. Essendo un importante Municipio romano al centro dei passaggi verso le frontiere, Verona fu spesso teatro delle lotte civili romane. Gallieno nel 265 allargò le mura della città fino a includervi l'Arena.

- Vicetia - (Vicenza) -
Al tempo della Guerra civile romana (49-45 a.c.) parteggiò per Cesare e, in premio, tra il 49 e il 42 a.c. divenne municipium romano optimo iure, cioè con pienezza di diritti civili e politici: non essendo una città conquistata ebbe la possibilità di mantenere le proprie magistrature. A questi anni risalgono la ristrutturazione dell'abitato secondo un tracciato urbanistico ad assi relativamente ortogonali, la sostituzione di abitazioni in legno con costruzioni in pietra o laterizio e l'edificazione delle prime mura.

Veneto: scoperta città romana sconosciuta

Dovrebbe trattarsi di Dripsinum, presso Arzignano, in provincia di Vicenza

Una «nuova» città romana è «emersa» dal nulla nella pianura veneta. Il suo nome potrebbe essere Dripsinum, un insediamento che non è presente su nessuna carta geografica moderna, ma che sulle mappe dell’impero romano dovrebbe essere stato ben indicato. Aveva le dimensioni di mezza Pompei.

Il prof. Visonà (a sinistra) rinviene un altare funerario (Uky.edu)
IL PROF. VISONA' RINVIENE UN'ARA FUNERARIA
Ora la presenza di questo antico insediamento romano è stata confermata grazie alle  ricerche archeologiche condotte da Paolo Visonà, originario di Valdagno (Vicenza), e da George Crothers, professori di storia dell'arte e antropologia della School of Art and Visual Studies al College of Fine Arts (Gran Bretagna).

RICERCA NON INVASIVA - La ricerca, condotta attraverso un'indagine archeologica senza scavi, è stata effettuata l’estate scorsa con  georadar, radiometri e magnetometri in terreni privati presso la frazione di Tezze, in località Valbruna, ad Arzignano, in provincia di Vicenza. Visonà venne a conoscenza della possibile presenza di un antico insediamento da un agricoltore di Valbruna, che mentre lavorava la terra aveva scoperto ceramiche, mosaici e vetri dell’epoca imperiale romana. Visonà cominciò così a cercare testimonianze storiche relative a quella zona.

E nella biblioteca Bertoliana di Vicenza trovò manoscritti dove si legge che nel tardo XVIII secolo testimoni avevano visto i resti della città romana. In suo aiuto è giunto il collega George Crothers, professore associato di antropologia nel Regno Unito: «George aveva le basi per fare questo tipo di ricerca», dice Visonà, «con tecniche geofisiche e gli strumenti per scoprire le caratteristiche architettoniche nascoste di questo sito».

Il team ha utilizzato un magnetometro e un radar per indagare il suolo. Il magnetometro misura le variazioni nell'intensità magnetica del terreno e può rilevare le caratteristiche degli oggetti seppelliti. Il radar emette onde sottoterra che poi vengono riflesse. È stato così possibile creare una mappa di ciò che c’è sotto la superficie.

UNA STORIA LUNGA 400 ANNI - La squadra ha confermato la presenza di una strada e pareti di edifici romani. L'insediamento poteva essere esistito per più di 400 anni, dal I secolo a.c. al III-IV sec. d.c. Le informazioni del manoscritto indicarono che era molto vasto. «Riguardano un lungo periodo, alcune sono molto dettagliate, di testimoni oculari che hanno visto la città romana in due diverse occasioni», spiga Visonà, «quando venne in parte alla luce durante le inondazioni del fiume Guà. Ma erano informazioni sparse e mai davvero considerate dagli scienziati».


DRIPSINUM - Gli strumenti hanno rivelato anche la presenza di grandi strutture circolari sotto le strutture romane del sito. «Ci hanno sorpreso», continua Visonà. «Erano totalmente inaspettate. Il radar ci ha detto che sono molto più profonde di quelle romane, potrebbero quindi essere la prova di capanne di una popolazione indigena preistorica, databili dal Neolitico alla tarda età del bronzo».

Il nome dell'antica città romana potrebbe essere stato Dripsinum: antiche fonti indicano che i Dripsinates erano una comunità subalpina, vissuta in questa zona del Nord Italia.

lo studio del sottosuolo
Lo studio del sottosuolo. (FOTO M.C.)
Si chiamano indagini geognostiche e misurano i valori di resistenza elettrica ed elettromagnetica. Mostrano, come in una fotografia, la conformazione del sottosuolo. «Perché prima – spiega Visonà – dobbiamo farci un’idea di cosa potrebbe esserci. I primi risultati sono incoraggianti: abbiamo già alcune prove delle ipotesi di partenza».


Del resto, come si legge nella Carta Archeologica del Veneto, negli anni 1795 e 1882, le piene del fiume Guà consentirono di trovare nella zona, monete, vasi e lucerne di epoca romana.

Le indagini sono finanziate dall’università del Kentucky, sotto l’egida della Soprintendenza del Veneto, in collaborazione con i dipartimenti di geografia e geologia dell’università americana e con l’aiuto, per l’analisi del campioni, degli atenei Ca’ Foscari di Venezia dell’Insubria di Como.

Il Comune di Arzignano ha garantito la logistica e l’ospitalità per i ricercatori: «Accogliamo con piacere – spiega Alexandre Galiotto, presidente del Consiglio comunale – chi studia la nostra storia. Questo progetto può aiutare nel percorso di valorizzazione e riscoperta del nostro territorio».

«Questa è una prima fase dello studio – conclude Visonà – se ci saranno conferme dell’estensione dell’insediamento romano sarà auspicabile una seconda spedizione, con l’ausilio di strumenti montati su velivoli per rilievi dall’alto e con scavi stratigrafici mirati». I risultati dello studio intanto saranno pubblicati nella rivista Quaderni di Archeologia del Veneto a fine anno.

(Silvia Castagna)


BIBLIO

- Cassio Dione Cocceiano - Historiae Romanae - XXXIX -
- Giovan Battista Pellegrini - Origini - Veneti, Venezie, Venezia: dai Veneti ai Venetici - in Storia di Venezia - Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani - 1992 -- Claude Nicolet - Strutture dell'Italia romana, (sec. 3.-1. a.C.) - Roma - Jouvence - 1984 -
- Ezio Buchi e Giuliana Cavalieri Manasse (a cura di) - Il Veneto nell'età romana - Verona - Banca Popolare di Verona - 1987 -
- Doris Gombac - Atlante storico dell'Adriatico Orientale - A cura di R. Miranda - Ed. Bandecchi & Vivaldi - 2007 -


1 comment:

Anonimo ha detto...

Sono entrato per caso in questo racconto mi ha coinvolto e nell'leggerlo rivivevo i momenti descritti con cura, la nostra storia. Sono magnificato per quello che si può leggere in internet, cercavo lo stemma dell'era Roma per un disegno vettoriale e sono incappato in una storia dettagliata e fantastica. gianluigimursia@gmail.com

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