SATRICUM (Città scomparse)



SATRICO, IL TEMPIO DELLA MATER MATUTA

Satrico (in latino Satricum) era un'antica città del Lazio, situata grosso modo nel territorio nord-ovest della città di Latina, nella zona di Le Ferriere, una delle 18 città latine fondate da Silvio, figlio di Enea. La città si venne quindi a trovare al margine meridionale del Latium Vetus, in un luogo frequentato per un suo prestigioso santuario, al crocevia della vie di comunicazione tra i territori degli Etruschi e le città greche della Campania, e le vie tra Preneste ed Anzio. 

Sembra inoltre che la città fosse posizionata abbastanza vicino al mare e prima dell’inizio delle paludi pontine, comunque visse quattro periodi tanto diversi quanto importanti:

- il più antico, databile tra il X e il IX secolo a.c., è quello in cui il sito venne occupato da una popolazione di origine latina, che si mescolò poi a varie popolazioni autoctone. Il luogo dove sorgeva il santuario di Satricum, dedicato dai latini e dai romani a Mater Matuta, presenta una continuità di frequentazione per scopi religiosi che si estende dall'VIII secolo a.c. almeno fino al I secolo a.c., periodo al quale è stata datata una dedica riferita al tempio fatta dai duumviri di Anzio; successivamente il tempio fu abbandonato.
- poi tra il VII e VI secolo a.c., subì l'influenza etrusca, e magari anche il dominio, trasformandone l'abitato e i costumi, insomma quando il villaggio si trasforma in un nucleo cittadino; 
- dal V al IV secolo a.c. Satrico divenne un importante centro volsco. Una necropoli volsca è stata ritrovata nel 1981 a sud ovest dell'acropoli,; questa presentava oltre 200 tombe a fossa riferibile al periodo tra il V e il IV secolo a.c., accompagnata da una gran quantità di reperti di produzione greca, etrusca e italica. Le fosse erano tombe ad inumazione, accompagnate da corredo funebre, principalmente vasellame.
- in un periodo successivo, fu tra quelle città che presero parte insieme con la Lega latina alla battaglia del Lago Regillo e furono vinte da Roma, che ne dominò la città e il territorio circostante per poi scomparire. 


SATRICO NEMICA DI ROMA

- Satrico era posta in un territorio che per oltre un secolo fu teatro delle lotte tra i Romani, i Latini e i Volsci e la ritroviamo nel 499 o 496 a.c. in un elenco di città che si erano ribellate a Roma, nel suo ruolo anti-romano che la caratterizzerà sino al suo declino nel 346 a.c.

- Nel 498 a.c., durante il secondo consolato di Tito Larcio, dopo che Roma ebbe sconfitto Fidenae, 29 città alleate contro Roma, tra le quali Satrico, con la speranza di ristabilire il regno di Tarquinio il Superbo, si incontrarono per decidere sul conflitto antiromano.- Nel 495 a.c. il console Servilio tolse al dominio dei Volsci la città di Pomezia, vicina a Satrico. Roma repubblicana si stava pericolosamente espandendo. 

- Ma nel 489 la distruzione venne in realtà dai Volsci condotti da Gneo Marcio Coriolano che, dopo aver preso Longula, presero anche Satrico, saccheggiando la città e distruggendo pure il tempio sull'Acropoli.

- Le fonti letterarie non ricordano Satrico sino al 393 a.c. allorché essa, assieme a Velletri, si ribellò a Roma mentre i Romani combattevano gli Equi. 

ANTEFISSA DI MENADE E SATIRO
- Nel 386 a.c. Marco Furio Camillo, eletto tribuno consolare, guidò i soldati contro Anzio che aveva ripreso le armi contro Roma, sostenuta anche da giovani fuoriusciti Latini ed Ernici. I Romani si scontrarono con l'esercito di Volsci, Latini ed Ernici, numericamente superiore a loro, nelle campagne intorno a Satrico; è a questa campagna che si riferisce l'episiodio leggendario di Furio Camillo, che lancia il vessillo romano oltre le schiere nemiche, per spronare i Romani al combattimento:

«Dopo aver quindi suonato la carica, scese da cavallo e prendendo per mano l'alfiere più vicino lo trascinò con sé verso il nemico gridando: «Avanti l'insegna, o soldato!». Quando gli uomini videro Camillo in persona, ormai inabile alle fatiche per l'età avanzata, procedere verso il nemico levarono l'urlo di guerra e si buttarono all'assalto tutti insieme, ciascuno gridando per proprio conto «Seguite il generale!». Si racconta anche che Camillo ordinò di lanciare un'insegna tra le linee nemiche, e che gli antesignani furono incitati a riprenderla
(Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 8.)

Nello scontro campale i Romani ebbero la meglio, e i Volsci a malapena riuscirono a rifugiarsi entro le mura di Satrico, grazie anche a un violento temporale che impantanò le strade rallentando i cavalli.

- Nel 385 a.c., per volere del Senato, venne fondata a Satrico una colonia romana con l’insediamento di duemila cittadini romani cui vennero assegnati due iugeri e mezzo di terra. ma nel 382 a.c. Ma l'anno dopo, nel 384 a.c., la colonia fu riconquistata dai Volsci e dai Prenestini. Roma richiamò ancora una volta Furio Camillo, che riportò una sofferta vittoria sui Volsci.

Nel 377 a.c. Roma dovette far fronte alla solita minaccia dei Volsci, cui questa volta si erano uniti i Latini. Organizzata la leva, l'esercito fu diviso in tre parti: una a difesa della città, una a difesa della campagna romana, e il grosso fu inviato a combattere i nemici, agli ordini di Lucio Emilio e Publio Valerio. Lo scontro campale si svolse nei pressi di Satrico e fu favorevole ai Romani, nonostante la forte resistenza dei Latini, che dai Romani avevano adottato le tecniche di battaglia.
(Livio, VI, 32).

Mentre i Volsci si ritirarono ad Anzio, dove trattarono la resa, consegnando la città e le sue campagne ai Romani, i Latini, che non volevano arrendersi ai romani considerarono la resa degli alleati un tradimento, per cui diedero fuoco a Satrico che fu distrutta; salvarono solo il tempio di Mater Matuta perchè sarebbe stata una offesa alla Dea che gliela avrebbe fatta pagare.

- Nel 349 a.c. Satrico fu nuovamente ricostruita dai Volsci di Anzio, che in tre anni la completarono e vi fondarono una colonia. Ma Roma, temendo la nuova potenza volsca, mosse guerra contro la città, sconfiggendo ancora una volta i Volsci; Satrico fu data nuovamente alla fiamme, e ancora una volta solo il tempio di Mater Matuta fu risparmiato.

Plinio il Vecchio, vissuto nel I secolo, la ricorderà tra le città latine scomparse.


LA LOCALIZZAZIONE

Lo studioso e archeologo Antonio Nibby localizzò nel 1825 il sito di Satricum nel Casale di Conca, all'interno dell'omonima e vasta tenuta, che almeno dal 1713 era di proprietà del Sant'Offizio di Roma. Nel resoconto delle sue esplorazioni sul campo effettuate all'inizio del XIX secolo, Nibby annota che in prossimità del Casale c'erano delle ferriere, stabilimenti siderurgici in cui si produce ghisa, ferro e acciaio, mosse dal fiume Astura, da cui il nome dell'odierna località delle Le Ferriere.

Nel 1873, in seguito alla legge che prevedeva la vendita delle proprietà ecclesiastiche, la tenuta di Casale fu venduta al Conte Achille Gori Mazzoleni e nel 1918 al Duca Leone Caetani e pochi anni dopo, da questi, alla famiglia Dominici.

Il sito, localizzato da Antonio Nibby, venne scoperto dai primi rilievi condotti da H. Graillot nel 1885, a circa 9 chilometri dal mare, lungo il corso del fiume Astura, sulla sua riva destra fra il territorio di Latina e Nettuno. La prima relazione scritta sul sito fu quella del 1896 ad opera degli archeologi F. Barnabei e A. Cozza.



GLI SCAVI

I RESTI DEL TEMPIO

L'identificazione nell'800 dei resti archeologici a Borgo Le Ferriere (Latina) con l'antica Satricum, riguardarono soprattutto il Santuario della Mater Matuta. Le prime indagini sono del 1885, ma per i primi scavi sistematici occorre aspettare il 1896; molti reperti di questa campagna furono acquistati nel 1903 dal Museo nazionale etrusco di Villa Giulia. 

Altri sondaggi furono realizzati nel 1910, 1934 e 1958 ma gli scavi veri e propri non ripresero prima del 1974, con il determinante contributo dell'Istituto Olandese, che è ancora in corso. Nel 1977 e nel 1978, il complesso templare della Mater Matuta, situato nella parte meridionale dell'acropoli, interessando anche gran parte dei terreni sottostanti e adiacenti, è stato riscavato e pubblicato. 

Oltre l'acropoli si è intrapreso lo scavo di una necropoli volsca del V secolo nella parte SO, e di una villa romana nella parte N della città; inoltre, la scoperta di alcuni lunghi muri paralleli a S della villa romana di inizio V secolo ha aggiunto nuovi elementi alle conoscenze della struttura urbana.
Nell'estate del 2019 è stata data notizia del ritrovamento dei resti di una villa romana e di tre scheletri umani.

RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DELLA MATER MATUTA


LA MATER MATUTA

Da "De rerum natura" di Lucrezio: 

Parimenti a un’ora fissa Matuta diffonde la rosea aurora per le plaghe dell’etere e propaga la luce, o perché lo stesso sole, che ritorna di sotto la terra, occupa prima il cielo coi raggi tentando di accenderlo, o perché fuochi si raccolgono e molti semi di calore sono soliti confluire a un’ora fissa e fanno che ogni giorno nasca la luce di un nuovo sole; così è fama che dalle alte cime dell’Ida fuochi sparsi si vedano al sorgere della luce, poi s’uniscano come in un globo e formino il disco di sole.

Secondo gli archeologi il vero nome della Dea era Mater mentre il suo predicato era quello di Matutina, divenuto poi nel tempo Matuta: presiedeva agli inizi all’aurora e quindi proteggeva le gestanti, i neonati e in genere era benaugurante per l’intrapresa di qualunque positiva attività. 

Secondo altri studiosi la Mater Matuta era la parte visibile della natura che nella sua essenza invisibile era detta solo Mater, e quest'ultima ipotesi ci trova piuttosto d'accordo anche perchè nello stesso modo si usavano i termini di Natura Naturans e Natura Naturata.

ANTEFISSA DEL TEMPIO

- Dall’esame dei muretti si è dedotto prima una capanna con una sola cella, che va dal 750 a.c. al 650 a.c.,
- poi da una costruzione di un sacello che va dal 650 a.c. al 550 a.c., con due stanze di cui una era la cella di uso cultuale e dalla stipe votiva, rinvenuta all’interno del recinto del santuario.
- poi il Primo Tempio, che è la terza forma assunta dal tempio di Satrico dopo la capanna e il sacello, che va dal 500 a.c. al 480 a.c., distrutto da avvenimento ignoto, con orientamento sud-ovest e le caratteristiche dei santuari etrusco-italici del Lazio. Le sue dimensioni (17 x 27 metri) sono maggiori del sacello: la pianta è divisa in due ambienti, quello più vasto, la cella, destinata a contenere la statua della divinità, l’altro di minori dimensioni, il pronao. Il tutto è circondato da un colonnato su tre lati. Il tetto è a doppio spiovente in travi di legno ricoperti da tegole alternate a coppi. Sull’ultimo coppo della parte inferiore del tetto c'erano le antefisse, di varie forme, decorate con pitture e rilievi. Negli scavi del 1896-1898 si sono rinvenute 90 antefisse integre eseguite da maestranze di grande capacità creativa e decorativa. 
- Il Secondo Tempio ha avuto vita più lunga rispetto ai precedenti e anche se nell’anno 207 a.c., come narra Livio, venne colpito da un fulmine, ma soltanto nel I secolo a.c. sarà definitivamente abbandonato come attestato dalle offerte votive ritrovate. Più grande del tempio precedente, di 21 x 34 metri, era orientato verso sud-ovest, con un podio più elevato e colonnata sui quattro i lati, quindi di impronta greca e non più etrusca. Inoltre se le antefisse che nel primo tempio erano piuttosto identiche, nel secondo tempio erano maschere mitologiche con teste di guerriero, con arpie, sileni, menadi e altre figure mitologiche, talvolta a figura intera con forma tridimensionale; il tetto era ornato da una Gigantomachia, e da raffigurazioni di Giunone e Dionisio, e di Zeus ed Era. 
Qui nel 1983 è stata ritrovata una accetta miniaturistica con inciso un breve testo in lingua volsca, ancora incerto nella traduzione, datata alla prima metà del V secolo, ora esposta al Museo archeologico di Cassino. Il reperto è importante perché dimostra l'esistenza di una lingua volsca distinta da quella latina.
Stipe repubblicana
Scoperta recentemente durante gli scavi condotti dall'Università Olandese in prossimità del tempio di Mater Matuta, conteneva oltre 2.000 reperti.



LA DESCRIZIONE

L'abitato era naturalmente concentrato sull'acropoli, ampia circa 4 ettari e protetta da ripide scarpate, e pure sul pianoro che si estendeva a ovest di quest'ultima, di circa 40 ettari di superficie. Il pianoro era naturalmente protetto su tre lati, mentre sul quarto lato, a occidente, venne realizzato un terrapieno (aggere) in epoca arcaica che poi venne esteso anche sul versante settentrionale e meridionale della città. 

LAPIS SATRICANUS
L'insediamento abitato vi rimase almeno fino al III secolo a.c., dopo di che venne a decadere, divenendo un podere agricolo. 

Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce: 

- un santuario attribuito alla Mater Matuta grazie al ritrovamento di una stele di epoca tardo repubblicana, resti di ville (tra queste la cosiddetta Casa A simile ai palazzi etruschi di Acquarossa), 
- case e capanne, 
- una necropoli laziale a nord ovest, con la tomba più antica databile alla fine del periodo laziale II A, 
- e una necropoli volsca a sud ovest dell'acropoli, con oltre 200 tombe a fossa del periodo V e IV secolo a.c. con grande quantità di reperti di produzione greca, etrusca e italica; 
- tre depositi votivi di notevole importanza storica, 
- reperti con iscrizioni in etrusco e in latino arcaico, tra cui la nota epigrafe, il cosiddetto Lapis Satricanus, databile tra il 525 e il 500 a.c., un'iscrizione incisa su una pietra giallastra rinvenuta a Satricum (Borgo Le Ferriere) nel Latium vetus (latino arcaico), datata fine VI - inizi V secolo a.c.. Si tratta della base di un donario, reimpiegato nelle fondamenta del tempio della Mater Matuta, dove venne trovato nel 1977.


BIBLIO

- Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane V, 61,3.
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - II VI -
- Plinio il Vecchio - Naturalis historia - III -
- Antonio Nibby - Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma -
Forni - 1857 -
- A. Cassatella, S. Ceccarelli, R. Lulli - Satricum, Archeologia e Topografia - Sopraintendenza Beni Archeoligici del Lazio -
- F. Barnabei, A. Cozza - Di un antico tempio scoperto presso Le Ferriere nella tenuta di Conca dove si pone la sede della città di Satricum - Estratto dalle Notizie degli scavi di gennaio 1896 - Tipografia della R. Accademia dei Lincei - 1896 -
- P. Chiarucci, T. Gizzi - Area sacra di Satricum - scavo e restituzione, catalogo della mostra al Museo Civico di Albano Laziale - Paleani editore - 1985 -
- D.J. Waarsenburg - Satricum - cronaca di uno scavo - Fratelli Palombi Editore - 1998 -


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