TITO QUINZIO PENO CAPITOLINO CRISPINO - T. Q. P. CAPITOLINUS CRISPINUS



IL TRIONFO

Nome: Titus Quinctius Pennus Capitolinus Crispinus
Nascita: IV secolo a.c.
Morte: IV secolo a.c.
Dittatore: 361 a.c.
Gens: Quinzia
Trionfo: sui Galli nel 361


"Ira et spes fallaces sunt auctores."
"L'ira e la speranza guidano ad errori."
(Tito Quinzio Capitolino  citato da Tito Livio, VII)

Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino (latino: Titus Quinctius Pennus Capitolinus Crispinus), fu un politico romano del IV secolo a.c. appartenente alla gens Quintia. Venne nominato dittatore nel 361 a.c. per condurre la guerra contro i Galli riportando una gloriosa vittoria che fu celebrata con un trionfo nello stesso anno; come magister equitum nominò Servio Cornelio Maluginense, già tribuno consolare nel 386 a.c..

A questa campagna si riferisce l'episodio leggendario di Tito Manlio Torquato, che vinse in duello un nemico enorme, spingendo i Galli, ad abbandonare il campo di battaglia:
«E per Ercole quel duello fu così determinante nello svolgimento dell'intera guerra che l'esercito dei Galli la notte successiva lasciò l'accampamento in fretta e furia e si diresse nel territorio dei Tiburtini
(Tito Livio, Ab Urbe condita, Libro VII, 11)

TITO LIVIO
L'anno successivo (360 a.c.) Tito Quinzio fu nominato magister equitum dal dittatore Quinto Servilio Ahala che venne eletto dittatore per combattere contro i Galli che erano accorsi in aiuto dei Tiburtini, attaccati dalle forze romane, condotte dal console Gaio Petelio Libone Visolo.

Tito Quinzio fu poi eletto console nel 354 a.c. insieme al collega Marco Fabio Ambusto che fu console per la terza volta (già nel 360 e nel 356 a.c.). entrambi patrizi quindi in violazione alla legge che imponeva almeno un plebeo. Durante il consolato i romani ebbero la meglio sui Tiburtini e sui Tarquinesi, con tanta facilità che i Sanniti vennero a Roma a chiedere la pace.

«Per la gente di Tarquinia non ci fu invece nessuna pietà: molti di essi vennero uccisi in battaglia, e dei moltissimi prigionieri catturati ne vennero scelti trecento cinquantotto - il fiore della nobiltà - per essere inviati a Roma, mentre il resto della popolazione venne passato per le armi
(Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 2, 19.)

Nel 351 a.c. Tito Capitolino fu eletto console per la seconda volta ed ebbe come collega Gaio Sulpicio Petico, al quinto consolato. A Sulpicio fu affidata la campagna contro Tarquinia ed a Tito Quinzio quella contro i Falisci. In entrambi i casi, i romani riuscirono a far si che i nemici chiedessero la pace, senza che si arrivasse ad uno sconto in campo aperto, ma devastandone le campagne. Pertanto senza spreco nè di soldati nè di finanze.

Secondo il racconto di Tito Livio, nel 342 a.c. Tito Quinzio fu costretto con le minacce ad assumere il comando degli insorti tra i soldati stanziati a Capua durante la I Guerra Sannitica (343 a.c. - 341 a.c.), adoperandosi però poi per giungere alla pace, quando gli insorti si trovarono a dover fronteggiare i soldati guidati dal dittatore Marco Valerio Corvo (371 a.c. - 285 a.c.).

Quest'ultimo infatti, nominato dittatore, fece cessare, con l'aiuto di Tito Quinzio e con misure miti e concilianti, la rivolta dei soldati messi a presidio di Capua, evitando così la guerra civile.


BIBLIO

- Tito Livio - Ab Urbe condita - VII. 9 -
- Diodoro Siculo - Bibliotheca historica -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane -
- Dione Cassio - Storia romana -
- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita -
- Fasti triumphales - (Iscrizione latina AE 1930, 60) -


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