SOTTO S. MARIA DELLA CONCEZIONE DEI CAPPUCCINI



La chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, o Santa Maria della Concezione, o Nostra Signora della Concezione dei Cappuccini, o Nostra Signora dei Cappuccini, o Chiesa di Santa Maria Immacolata è posta nel centro storico di Roma, nel rione Ludovisi, situata al civico 27, all'inizio della celebre Via Vittorio Veneto, per intenderci quella della Dolce Vita, a poca distanza dalla celebre Fontana delle Api di Gian Lorenzo Bernini, nelle vicinanze di Piazza Barberini.

Venne fatta costruire, tra il 1626 ed il 1631, nei pressi di Palazzo Barberini da papa Urbano VIII Barberini (1568 – 1644), al secolo Maffeo Vincenzo Barberini, su disegno dell’architetto pontificio Michele da Bergamo in collaborazione con l’architetto marchigiano Antonio Casoni, in onore di suo fratello Antonio Barberini che faceva parte dell'ordine dei Cappuccini, la cui tomba è tuttora conservata all'interno della chiesa di fronte all'altare maggiore.



LA STORIA

Nel 1626 i frati dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini ottennero dal papa Urbano VIII (1623-1644) il permesso di acquistare un terreno ai limiti della platea Barberini, dove realizzarono un grande convento articolato attorno ad un chiostro, con annessa una chiesa.

Fu voluta anche dal cardinale Antonio Marcello Barberini (1569-1646), cappuccino e fratello del pontefice, il quale ne benedisse la prima pietra e consacrò la chiesa nel 1630, eseguita su progetto dell'architetto pontificio Michele da Bergamo, frate cappuccino.

Dopo l'unità d'Italia, nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio del Regno d'Italia, poi passò alla Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce con il Fondo Edifici di Culto (FEC).

Nel 1898, per la costruzione di Via Vittorio Veneto, venne demolito il campanile ed eliminata la piazza. Tra il 1928 e il 1932, fu abbattuto il convento e modificata la scala d'accesso alla chiesa per creare la sede del nuovo Ministero delle Corporazioni, su progetto degli architetti Marcello Piacentini (1881-1960) ed Eugenio Montuori (1907–1982) .La chiesa  è luogo sussidiario di culto della parrocchia di San Camillo de Lellis.



L'ESTERNO

La chiesa, posta su alto podio, è accessibile attraverso una scalinata a doppia rampa, costruita nel 1890 per allineare l'ingresso al nuovo livello stradale. La facciata, in laterizi, presenta due ordini, raccordati da volute, segnati da una fascia mistilinea:

-  l'inferiore, scandito da sei lesene in travertino, presenta al centro un portale con un timpano triangolare sormontato dallo stemma dell'Ordine francescano; 
- il superiore, tra due coppie di lesene e volute, è aperto da un finestrone incorniciato con un timpano centinato; un grande timpano triangolare sormontato da una croce conclude il prospetto.



L'INTERNO

L'interno si presenta a pianta rettangolare a una sola navata, con cinque cappelle per lato rialzate e intercomunicanti, terminante in un profondo abside quadrangolare coperta da volta a botte, decorata al centro con l'Assunzione di Maria Vergine (1796), affresco di Liborio Coccetti. 

Nella sagrestia, ora museo, son conservate diverse opere d'arte e oggetti sacri collegati ai cappuccini, tra cui un quadro di San Francesco in meditazione, recentemente attribuito a Caravaggio. Nella chiesa è conservato anche il corpo del Santo Felice da Cantalice, la tomba del santo Crispino da Viterbo, la tomba del cardinale Agapito Mosca (1678-1760), e la tomba di padre Mariano da Torino.

Sul lato sinistro si aprono cinque cappelle:

- I cappella:
  • Anania battezza san Paolo ridandogli la vista (1631), di Pietro da Cortona.
- II cappella:
  • all'altare, Madonna in gloria tra angeli con san Felice da Cantalice in adorazione di Gesù Bambino di Alessandro Turchi, detto l'Orbetto;
  • sotto la mensa dell'altare, Sarcofago strigilato (III secolo), in marmo, riutilizzata come sepoltura per san Felice da Cantalice (1515 - 1587).
- III cappella,:
  • all'altare, Compianto su Gesù Cristo deposto (1630 - 1631) di Andrea Camassei;
  • alla parete sinistra, San Francesco d'Assisi riceve le stimmate (1570-1575), Girolamo Muziano;
  • alla parete destra, Monumento funebre del cardinale Gabriele Ferretti (1860).

- IV cappella:
  •  Natività di Gesù di Giovanni Lanfranco;

- V cappella:
  • all'altare, Apparizione di Maria Vergine a san Bonaventura da Bagnoregio (1645) di Andrea Sacchi.
L'ARCANGELO MICHELE VINCE LUCIFERO

- Nel presbiterio:
  • all'altare maggiore, Immacolata Concezione (1578), di Terenzio Terenzi.
  • a sinistra del presbiterio, in alto, San Francesco d'Assisi di Cosimo da Castelfranco.
  • in basso, Monumento funebre del principe Aleksander Benedykt Sobieskie di Camillo Rusconi.
  • a destra del presbiterio, in alto, Santa Chiara d'Assisi di Cosimo da Castelfranco.
- Nel pavimento:
  • Tomba del cardinale Antonio Marcello Barberini (1646), fondatore della chiesa e del convento, con la celebre iscrizione:                                                                                                                    « HIC / IACET / PVLVIS / CINIS / ET / NIHIL » « Qui giace polvere, cenere e nient'altro »
- A sinistra dell'altare si trova la tomba marmorea del principe polacco Alessandro Sobieski, morto nel 1714, il vincitore dei Turchi a Vienna, opera di Camillo Rusconi. La presenza della tomba fu l'unico deterrente alla demolizione, poiché si pensava di abbatterlo per ristrutturare l'intera area.


Sul lato destro si aprono cinque cappelle:

- I cappella:
  • all'altare, San Michele arcangelo contro Satana (1635), di Guido Reni;
  • alla parete sinistra, in alto, Gesù Cristo deriso di Gherardo delle Notti (XVII secolo): in basso, Tomba del venerabile Mariano da Torino (1972), in marmo verde.

- II cappella:
  • all'altare, Trasfigurazione di Gesù Cristo (XVII secolo), di Mario Balassi:
  • alla parete sinistra, Natività di Gesù (1632), di Giovanni Lanfranco;
  • alla parete destra, Madonna con Gesù Bambino appare a san Bernardo da Corleone (1768), del cappuccino Felice da Sambuca.
- III cappella:
  • San Francesco d'Assisi riceve le stimmate e Morte del Santo (XVII secolo), del Domenichino;
- IV cappella:
  • all'altare, pala con Orazione di Gesù Cristo nell'orto di Gethsemani, di Baccio Ciarpi.
- V cappella:
  • Sant'Antonio di Padova resuscita un morto (1653), di Andrea Sacchi.

Originariamente la chiesa si trovava in una zona di campagna di fronte a una piazza, e comprendeva anche un campanile e un grande convento; che vennero abbattuti dopo l'unità d'Italia, il primo a fine Ottocento, per la costruzione di via Veneto (arteria principale della lottizzazione di Villa Ludovisi, e il secondo per creare lo spazio necessario a edificare il nuovo Ministero delle corporazioni negli anni venti, ma il convento venne subito ricostruito, a fianco della chiesa, nel 1925.

LA CRIPTA

LA CRIPTA

Ma l'attrattiva principale della chiesa è la cripta-ossario decorata con le ossa di circa 4000 frati cappuccini, raccolte tra il 1528 e il 1870 dal vecchio cimitero dell'ordine dei cappuccini, che si trovava nella chiesa di Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi nei pressi del Quirinale. La cripta, ubicata sotto il lato destro la della chiesa, custodisce i resti  in parte traslati dall'antico cimitero dell'Ordine, che si trovava nella Chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale.

All'ingresso della cripta c'è scritto su una targa: « Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete. »

La Cripta, Realizzata verso la metà del Settecento, che funge da ossario, molto suggestiva e surreale, conserva le ossa degli oltre 40000 corpi dei frati Cappuccini, che per volere del cardinale Antonio Marcello Barberini, fungono da ornamento alle cappelle laterali, con un aspetto cupo e dissacrante. Costituita da un lungo corridoio e articolata in sei ambienti, raccoglie teschi, tibie, femori e alcuni corpi interi di religiosi mummificati con indosso il saio. 

La cripta è composta da cinque piccole cappelle decorate sulle volte e sulle pareti con varie ossa composte in modo tale da formare rosoni, lesene, stelle, clessidre, orologi e farfalle, lampadari e croci. Le cappelle sono collegate da un corridoio; al suo interno si trovano anche alcuni corpi interi di alcuni frati mummificati con indosso le vesti tipiche dei frati cappuccini ed anche uno scheletro di un bambino sul soffitto che regge una bilancia ed una falce.

Le cinque stanze sono caratterizzate dall'uso di una parte dello scheletro umano in particolare o un tema ciascuna (tibie, bacini, teschi, 3 scheletri e resurrezione) Le ossa si trovano spesso posizionate in modo da comporre simboli legati alla morte (clessidre, orologi, farfalle, ecc.). Ogni cappella porta il nome delle ossa con cui sono stati eseguiti i decori e contiene, secondo la tradizione, terra santa trasportata qui dalla Palestina o da Gerusalemme.

VILLA LUDOVISI

Villa Ludovisi

Villa Ludovisi era una delle maggiori ville di Roma, edificata nel Seicento nella zona del Pincio, e circondata da un vasto parco, nell'area degli Horti Sallustiani, giardini di pertinenza degli imperatori romani.

Essa fu voluta dal cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di Gregorio XV, che acquistò nel 1622 la Villa Orsini ampliandola con altre proprietà adiacenti. Ne risultò un parco di 30 ettari tra Porta Pinciana, Porta Salaria e il convento di Sant'Isidoro, i cui edifici furono progettati dal Domenichino. I giardini sono, almeno in parte, opera del Domenichino ma autori posteriori li attribuiscono all'architetto della Reggia di Versailles, André Le Nôtre.

Il parco era arredato da statue e fontane, da numerosi frammenti romani preesistenti e quando apparteneva ancora agli Orsini, l'obelisco poi spostato al Laterano. Aveva una straordinaria Collezione raccolta per passione dal cardinale: oltre 450 splendide sculture antiche, di varia provenienza, tutte restaurate dai maggiori artisti di Roma: Alessandro Algardi, forse il Bernini e altri. 

Un centinaio di quelle sculture vennero acquistate dallo Stato italiano nel 1910, fu poi collocata nel Piccolo Chiostro della certosa di Santa Maria degli Angeli, il grande monumento che Michelangelo ricavò nel sito delle Terme di Diocleziano. La Collezione si trova ora nel palazzo-museo Altemps, la ricca dimora del cardinale austriaco Marco Sittico Altemps, inaugurata nel 1480, presso piazza Navona.


La barbarie della lottizzazione

Nella febbre edilizia che assalì Roma, nel 1871 divenuta capitale del Regno d'Italia, la villa, ancora dei principi eredi Boncompagni Ludovisi, posta fra il Tritone e Villa Borghese, nel 1883 venne lottizzata per avidità di denaro sia degli eredi sia di chi gliene dette il permesso.

Lo scrittore Henry James nel libro Portrait of Places, del 1883, la descrisse:
«Certamente non c'è nulla di meglio a Roma, e forse nulla di così bello... Là dentro v'è tutto: viali oscuri sagomati da secoli con le forbici, vallette, radure, boschetti... »

Nel 1886, col benestare del sindaco di Roma, duca Leopoldo Torlonia, i Ludovisi firmano con la Società generale immobiliare la lottizzazione della villa. Herman Grimm, storico dell'arte, ne La distruzione di Roma scrisse:
«Il profetizzare, che sotto il nuovo governo la villa dovesse andare distrutta, come oggi accade, e gli allori, le querce, i pini abbattuti, come oggi li vedo abbattere, sarebbe stato allora un'offesa che nè anche il più acerbo nemico della nuova Italia avrebbe osato recarle, perché sarebbe sembrata una enorme follia»

Sul terreno dov'era il parco sorse l'attuale rione Ludovisi. Degli edifici storici della villa decantata da Goethe e Stendhal protestarono D'Annunzio e Rodolfo Lanciani, ma si salvarono solo il casino "dell'Aurora", la facciata e la scalinata del Palazzo Grande, oggi inglobate in Palazzo Margherita (sede dell'ambasciata USA in Italia) non visitabili e nemmeno visibili dalla strada. 

CASINO DELL'AURORA

Casino dell'Aurora

E' l'edificio rimasto integro dell'antica villa Ludovisi, dal nome dell'affresco del Guercino nella volta del salone centrale al pianterreno, allegoria della Dea Aurora che guida il carro dorato trainato da due cavalli mentre un cherubino la incorona con una ghirlanda di fiori. 

Le stanze del casino furono affrescate da Caravaggio, Guercino, Domenichino e Paul Bril. Vi sono poi Giove, Nettuno e Plutone, l'unica pittura su muro di Caravaggio, e il trittico realizzato da Guercino e Tassi nella sala principale del piano nobile, raffigurante Fama, Onore e Virtù, intendendole qualità della famiglia Ludovisi.

A causa di una disputa tra gli eredi del principe Niccolò Boncompagni Ludovisi ad ottobre 2021 è stato annunciato che il casino sarebbe andato all'asta.

Noti storici dell'arte hanno esortato lo Stato ad esercitare il diritto di prelazione, lanciando una petizione sul sito Change.org, indirizzata al ministro della cultura Dario Franceschini, che ha superato 30,000 firme in pochi giorni.



SOTTO VILLA LUDOVISI

Sotto la chiesa e la villa Ludovisi sono stati ritrovati molti resti frammentati di statue e bassorilievi, basi di statue, qui sotto il Giudizio di Paride, dove il giovane principe troiano dona la mela, ovvero il pomo della discordia a Venere che gli ha promesso in ricompensa la donna più bella, cioè Elena moglie di Menelao, causa della guerra e della distruzione di Troia.

Un altro residuo romano reperito sotto la Villa Ludovisi è questa splendida base di statua, dove delle danzatrici si muovono leggiadre nella danza fra piante tralci con un corto chitoncino che scopre loro le gambe e un seno all'uso amazzonico, ma con i capelli raccolti in uno chignon.

IL GIUDIZIO DI PARIDE

Ma già in zona vi sono ampi resti romani, come le Mura Aureliane e Porta Pinciana, entrambe piuttosto ben conservate nei millenni.

Infatti nel III sec. d.c. l’imperatore Aurelio costruì una cinta muraria di 20 km, dette Mura Aureliane, attorno a Roma e i suoi sette colli e  Porta Pinciana era originariamente una delle sue entrate.

 L’imperatore Onorio trasformò la porta d’accesso rendendola un vero e proprio ingresso fortificato, convertendo la torre originaria a pianta quadrata in una semicircolare e aggiungendo una seconda torre sul lato sinistro. 

Oggi la porta, assolutamente ben conservata e collocata sul lato opposto di Villa Borghese, presenta le tradizionali caratteristiche di un castello, con merlature a base quadrata e finestre a feritoia.



HORTI SALLUSTIANI

Piante rampicanti scendono lungo le pareti e un sentiero serpeggia attraverso un groviglio di piante che conducono all’arco che costituisce l’ingresso a una sala cavernosa. 

In questi Giardini continuano concerti e cene private, che consentono agli invitati di camminare sulle orme del primo imperatore di Roma, Giulio Cesare, che nel 49 a.c. era proprietario dell’area.

Cesare vendette la proprietà allo storiografo Sallustio, ma furono i regnanti successivi ad aggiungere l’ippodromo, il tempio, i bagni e delle fontane. Benché molte delle opere siano state rimosse – l’obelisco della Scalinata di Trinità dei Monti proviene infatti da qui – le rovine rivelano una cupola, dei mosaici e vari affreschi. 


BIBLIO

- Mariano Armellini - Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX - Roma - 1891 -
- Giuseppe de Novaes - Elementi della storia de' sommi pontefici da San Pietro, sino al Pio Papa VII Tomo XIII - Roma - 1822 -



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