CULTO DI ORCUS - THANATOS



THANATOS CON LA TORCIA ROVESCIATA

INNO ORFICO A THANATOS

"Ascoltami, o Morte, il cui impero inconcluso
si estende alle tribù mortali di ogni genere.
Da te dipende la parte del nostro tempo,
la cui assenza allunga la vita, la cui presenza finisce.

Il tuo sonno perpetuo rompe le vivide pieghe
con le quali l'anima, attirando il corpo:
comune a tutti, di ogni sesso ed età,
perché nulla sfugge alla tua furia distruttrice.

Non la giovinezza stessa la tua clemenza può guadagnare,
vigorosa e forte, da te prematuramente uccisa.
In te si conosce la fine delle opere della natura,
solo in te ogni giudizio è assolto.

Nessuna arte supplicante contrasta il tuo tremendo furore,
nessun voto revoca il proposito della tua anima.
O potenza benedetta, considera la mia ardente preghiera,
e la vita umana all'età abbondantemente risparmiata
."

Thanatos era considerato odiato e odioso sia dai mortali che dagli Dei. Nella mitologia greca, Thanatos (ovvero "Morte") era la personificazione della morte, una figura minore delle divinità greche, a cui spesso ci si riferisce ma che raramente appaiono come personaggi di una scena. 

Il suo nome in latino diventa Tanathus, ma nella mitologia romana è Mors o Letum, oppure venne identificato come Orcus, per un'affinità punitiva con il Dio Horkos, Dio del Giuramento, ovvero protettivo dei giuramenti ma punitivo per gli spergiuri.

EROS THANATOS

NELLA TEOGONIA

"E lì hanno la loro dimora i figli della notte oscura,
il sonno e la morte, divinità terribili. Il sole splendente
non li guarda mai con i suoi raggi, né quando sale in cielo,
né quando scende dal cielo. E il primo di loro
vaga pacificamente sulla terra e sull'ampio dorso del mare
ed è gentile con gli uomini; ma l'altro ha un cuore di ferro,
e il suo spirito dentro di lui è spietato come il bronzo;
chiunque degli uomini ha preso una volta, lo trattiene;
ed è odioso anche per gli dei senza morte
."
(Esiodo -Teogonia)

Esiodo narra nella sua Teogonia che Thánatos è figlio di Nyx, la Notte, ed Erebos, l'Oscurità, nonchè fratello gemello di Hypnos, il Sonno. Anche Omero riferisce nell'Iliade che Hypnos e Thanatos sono gemelli e che vennero incaricati da Zeus tramite Apollo di consegnare immediatamente l'eroe ucciso da Patroclo, Sarpedonte, alla patria Licia, di cui era re. Così Apollo per consegnare la salma si servì di due potenti messaggeri, Hypnos e Thanatos, per trasportarlo rapidamente nella sua patria. 

«Dall’alma il corpo, al dolce Sonno imponi
Ed alla Morte, che alla licia gente
Il portino. I fratelli ivi e gli amici
L’onoreranno di funereo rito
E di tomba e di cippo, alle defunte
Anime forti onor supremo e caro.
D’immortal veste avvolgi: indi alla Morte
Ed al Sonno gemelli fa precetto
Che all’opime di Licia alme contrade
»
(Omero, Iliade )

Thanatos aveva vari fratelli: 
Geras (vecchiaia), 
Oizys (sofferenza), 
Moros (sventura), 
Apate (inganno), 
Momus (colpa), 
Eris (lotta), 
Nemesis (punizione) 
e il barcaiolo acherousiano/stigiano Caronte. 

Thanatos era inoltre associato alle tre Moirai (Moire) e in particolare ad Atropos, Dea della morte. Egli era procuratore di una morte pacifica, mentre Keres era la morte violenta, però la morte di Sarpedonte fu violenta. 

THANATOS ED IPNOS PORTANO SARPEDON MENTRE ASSISTE HERMES

THANATOS PSICOPOMPO

Tra i suoi compiti c'era la guida dei morti, talvolta sostituito da Hermes Psychopompos (Mercurio Psicopompo). Per altri Thanatos sarebbe stato solo un aspetto di Hermes per essere successivamente distinto da lui. 

Thanatos compare sull'Euphronios Krator dove lui e Hypnos portano il corpo di Sarpedon alla sua casa per la sepoltura, raffigurato come un uomo adulto e barbuto con le ali, come suo fratello. Hypnos (a sinistra) e Thanatos (a destra) che trasportano Sarpedon morto, mentre Hermes assiste all'opera. Le iscrizioni in greco antico riportano HVPNOS-HERMES-TΑΝΑΤΟS.. Cratere a calice attico a figure rosse, 515 a.c.


THANATOS E SISIFO

Tuttavia Thanatos venne raggirato dal re Sisifo di Corinto per due volte. Al momento della sua morte, Zeus ordinò a Thanatos di incatenare Sisifo nel Tartaro. ma Sisifo lo ingannò immobilizzando Thanatos nelle sue stesse catene, bloccando così la morte di qualsiasi mortale.

Alla fine il Dio della guerra Ares, frustrato dalla mancanza di morti nelle battaglie, liberò Thanatos e gli consegnò Sisifo prigioniero, ma questi sfuggì alla Morte una seconda volta convincendo Persefone a farlo tornare da sua moglie che non gli aveva dato un funerale adeguato. 

Stavolta la punizione fu inesorabile: Sisifo fu riportato da Hermes agli Inferi, e poi condannato nel Tartaro a far rotolare un masso su una collina per farlo ricadere giù quando si avvicinava alla cima.



THANATOS ED ERCOLE

Thanatos: 
"Poche chiacchiere. Parlare non ti farà vincere nulla. 
In ogni caso, la donna viene con me nella casa di Ade. 
Ora vado a prenderla e la dedico con la mia spada, 
perché tutti coloro i cui capelli sono tagliati in consacrazione 
dal filo di questa lama sono dedicati agli Dei Inferi."

(Euripide - Alcestis)


Thanatos veniva infatti immaginato come insensibile e pure inesorabile. L'unica volta in cui Thanatos perse la sua vittima mortale fu grazie ad Eracle, figlio di Zeus. Thanatos era venuto a prendere l'anima della amorosa Alkestis, che aveva offerto la sua vita in cambio di quella di suo marito, re Admetos di Pherai. Nell'Alcestis di Euripide (438 a.c.), è raffigurato vestito di nero e con una spada in mano.

Ma Eracle, ospite d'onore nella casa di Admetos, si offrì di ripagare l'ospitalità salvando Alkestis dalla Morte. Quando Thanatos salì dall'Ade per reclamare Alkestis, Eracle lo sopraffece, ottenendo il diritto di far rimanere Alkestis, mentre Thanatos fuggì, ormai privo della sua preda.

THANATOS

EROS THANATOS

In epoche successive, con l''affermarsi della potenza romana su tutti i popoli conosciuti, i Romani divennero più sicuri e ottimisti, per cui il passaggio dalla vita alla morte nell'Eliseo divenne beatifica. 

Così Thanatos diventò un bellissimo efebo, associato più ad un dolce trapasso che a una fine dolorosa. 

Molti sarcofagi romani lo raffigurano come un ragazzo alato, simile a Cupido e assume talvolta il nome di Eros Thanatos. 

Eros con le gambe incrociate e la torcia rovesciata divenne il più comune simbolo della morte.

Thanatos è stato anche ritratto come un neonato assopito tra le braccia di sua madre Nyx, o come un giovane che porta una farfalla (anima) o una corona di papaveri (i papaveri erano associati a Hypnos e Thanatos in qualità di agenti soporiferi). 

Di solito Thanatos è descritto come alato e con una spada inguainata alla cintura. Tuttavia questa divinità è stata raramente ritratta senza il gemello Hypnos.

Probabilmente la coppia voleva sottolineare che la morte è come un sonno eterno e che il sonno era una piccola morte.



ORCO

"Narrami o Diva del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzitempo all'Orco generose travolse alme d'eroi."
(Omero - Iliade)

Orco (lat. Orcus) era il Dio degli Inferi nella prima mitologia romana. Come con Ade, il nome del Dio venne adoperato anche per indicare gli stessi Inferi. Nella tradizione, la sua figura fu associata anche a Dite, Dio delle ricchezze del sottosuolo, da cui presero spunto i draghi medievali che nel profondo delle loro grotte custodivano tesori, a significare interiormente tutto ciò che l'inconscio, una volta affrontato e indagato, può restituire di prezioso all'eroe che ha il coraggio di affrontare il mostro.

Il Dio venne anche chiamato Dis Pater, o Dio Padre e pertanto il suo regno, il regno dei morti venne chiamato Dite. Virgilio nell'Eneide (libro VI) scrive di Enea e della Sibilla Cumana che entrano nell'oltretomba: 
" Sotto la notte sola, andavano oscuri per l'ombra 
e per le vacue case di Dite e i suoi vani regni ".
  
Il Dio Orco finì poi confluire in Plutone, anch'egli signore dell'Averno, vale a dire Ade, che regna sul mondo dei morti insieme alla Dea Proserpina, corrispondente alla greca Persefone. Il termine che lo indica, simile al greco Horkos ("giuramento"), figlio di Eris, Dea della discordia ma pure demone punitore dei giuramenti mancati, venne poi confuso con il Dio Orco che assunse così un aspetto molto punitivo.



ORCO ETRUSCO

CHARUN
L'origine della divinità Orco è etrusca, infatti è stato ritratto spesso nelle tombe etrusche con l'aspetto di un gigante peloso e barbuto. Gli etruschi quando iniziarono a soccombere a Roma videro il loro panteon popolarsi di creature demoniache, come Soranus (Śur, il nero, quindi del luogo nero, degli inferi), che si riscontra in immagini ancora più antiche nelle civiltà centro-italiche. Nella mitologia romana la figura di Orco è spesso identificata, confusa o associata con quella di altre divinità, principalmente Dite e Plutone.

Poi c'è Tuchulcha, raffigurato nella Tomba dell'Orco a Tarquinia, dove presenta una chioma scompigliata dalla quale escono serpenti, un becco da avvoltoio, orecchie d'asino e grandi ali. Il busto e gli arti hanno sembianze umane, la pelle è giallognola. Trattasi di un demone con testa di avvoltoio e tra le mani ha due serpenti (probabilmente di derivazione egizia).

Altro demone etrusco è Charun (Caronte), colui che accompagna i defunti nell'ultimo viaggio (a piedi, a cavallo, su carro) nell'oltretomba, talvolta rappresentato a protezione delle porte dell'Ade, è barbuto, con naso d'avvoltoio, orecchie aguzze, una tunica corta e alti calzari, in genere di colore bluastro. Talvolta ha dei serpenti attorno alle braccia ed ali enormi, regge in mano un martello e talvolta una spada.

Come psicopompo trasportava le anime dei morti da una riva all'altra del fiume Stige, ma solo se i loro cadaveri avevano ricevuto i rituali onori funebri, o disponevano di un obolo per pagare il viaggio, altrimenti la sua anima aspettava per cento anni tra le nebbie del fiume.

Nell'antica Roma si poneva una moneta sotto la lingua del cadavere prima della sepoltura oppure due monete poste sopra gli occhi del defunto. Nessuna anima viva poteva passare dall'altra parte, con le eccezioni della Dea Persefone, di Enea, Teseo, Piritoo e Ercole, Odisseo, Orfeo, della sibilla cumana Deifobe, e di Psyche. Caronte è figlio di Erebo e della Notte.

La sua invocazione lo riconosceva Dio del sottosuolo, delle ricchezze e dei morti, come generoso padre dispensatore di ricchezze, come Dis Pater (o Pluto), o come Signore degli Inferi, Orco (o Ade). Probabilmente il Dio ebbe un tempio sul Palatino a Roma ma non si hanno notizie certe del suo culto ufficiale nelle città.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- Hesiod, Theogony - trans. Evelyn-White - Greek epic 8th or 7th century BC -
- Pseudo-Apollodorus. Bibliotheca -
- Homeros, Odyssey - Perseus Digital Library - 2014 -
- Euphronios Krater: The Continuing Saga (ca. 515 BC) – Ancient History Blog - 2017 -
- De Ruyt, Franz - Charun, Démon étrusque de la mort - Institut Historique Belge - Roma - 1934 -


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