TEMPIO DI APOLLO PALATINO



EDICOLA DI VESTA (SINISTRA), TEMPIO DI APOLLO (DESTRA)

LA STORIA

Apollo, Dio del sole, delle frecce che scagliano la peste, del canto e della musica, e del vaticinio, veniva normalmente raffigurato coronato di alloro, simbolo di vittoria, sotto il quale sembra che il Dio fosse nato. Suoi attributi tipici erano l'arco, la cetra, il tripode sacro dove vaticinavano le Pitonesse, i lupi, le cicale (a simboleggiare la musica e il canto), falchi, corvi e serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari e il grifone. A Roma aveva due templi principali: il tempio di Apollo Sosario e il tempio di Apollo Palatino.

Il tempio di Apollo Palatino, così chiamato perchè sorgeva sul colle Palatino, fu promesso in voto da Ottaviano se avesse ottenuto la vittoria sul Nauloco nell'importante battaglia contro Sesto Pompeo nel 36 a.c.

I Romani avevano un diverso modo da quello di oggi di fare voti alla divinità. Per un romano il voto doveva essere adempiuto solo se il Dio aveva fatto la grazia, o fatto accadere ciò che il richiedente auspicava. Se il Dio non accordava il voto era automaticamente sciolto. Al contrario se la grazia si otteneva la promessa fatta doveva essere mantenuta a tutti i costi, pena l'ira degli Dei. Infatti sulle epigrafi veniva scritto ad es.: Ho edificato quest'ara perchè il tale Dio si è comportato bene.

Il rapporto cogli Dei era dunque abbastanza libero e nessun romano si sarebbe sognato di adempiere il voto prima che la divinità avesse ottemperato alla richiesta, insomma il voto era un "do ut des" ma in modo razionale, prima la grazia poi l'ottemperanza del voto.

Il tempio di Apollo venne costruito nel luogo in cui era caduto un fulmine all'interno delle proprietà di Augusto sul Palatino, fulmine interpretato come segno divino, secondo l'uso dei tempi. Il tempio venne inaugurato, cioè dedicato, il 9 ottobre del 28 a.c., quindi 6 anni dopo aver pronunciato il voto, d'altronde per edificarlo c'era voluto il suo tempo. In realtà vennero fatti costruire da Augusto sul Palatino ben quattro templi, ma il più importante e sontuoso era il tempio di Apollo (Templum Apollinis). Già che c'era Augusto celebrò col tempio anche la vittoria ottenuta ad Azio su Marco Antonio.

COPIA DELL'APOLLO
DEL TEMPIO
Il luogo su cui sorse il tempio faceva parte della Domus Augustana, un'area di proprietà di Augusto, acquistata a sue spese.  Infatti la casa di Ottaviano era collegata alla terrazza del santuario per mezzo di corridoi voltati e affrescati, secondo le usanze regali ellenistiche, dove la dinastia era legata agli Dei. Non a caso Ottaviano divinizzò Giulio Cesare, poi se stesso e sua moglie Livia.

Inoltre Augusto dimostrava una devozione particolare per Apollo, da cui si sentiva protetto e anche un po' esaltato. Fece scandalo presso gli antichi romani un'indiscrezione della reggia augustana, sewcondo cui ad un banchetto Ottaviano e i suoi convitati si erano vestiti con gli attributi delle divinità, e Augusto avrebbe personificato proprio Apollo. Per i Romani fu un comportamento blasfemo, ma lo perdonarono perchè fu molto amato.

Dopo la presa di potere da parte di Augusto, nel 27 a.c., questi intraprese il rinnovamento dei templi e degli edifici pubblici romani, dando luogo a un nuovo stile detto "protoaugusteo" che è rappresentato proprio dal tempio di Apollo Palatino.

Nel completamento del Foro di Cesare, la ricostruzione del tempio di Saturno, i restauri della Regia, il tempio del Divo Giulio e quello di Apollo Palatino e il rifacimento del tempio di Apollo in Circo si notano questi primi capitelli corinzi, progettati ed eseguiti a Roma, con volute spesso non staccate e viticci con rosette tra elici e volute.

L'acanto presente nei capitelli e nelle trabeazioni ricerca il naturalismo, le foglie sono più larghe e piatte, le nervature sono più rilevate e così i margini che sostengono la parte cedevole della foglia all'interno dei lobi. Le decorazioni divennero più ricche, dettagliate e accurate.

Era in questo tempio che furono conservati i Libri Sibillini. Il tempio era al centro di un piazzale circondato da un portico, sul cui lato orientale c’erano due biblioteche. Qui e nel tempio si riuniva spesso il senato in età imperiale, in seguito ceduto allo Stato.



DESCRIZIONE

L'area Apollinis, cioè l'area recintata antistante il tempio di Apollo Capitolino, era una terrazza artificiale di 70 m x 30, quindi di dimensioni notevoli, e poggiava su sostruzioni in opera quadrata. Nella parte nord della terrazza il tempio si elevava su un alto podio costruito in blocchi di tufo interamente rivestiti di travertino, con tratti intermedi riempiti in cementizio. Il podio fu ritrovato quasi completamente spogliato del rivestimento.

TAVOLE IN TERRACOTTA DEL TEMPIO
L'alzato del tempio era in blocchi di marmo lunense e aveva un portico di colonne in giallo antico arricchito con cinquanta statue delle Danaidi poste negli intercolumni mentre statue di culto di
Apollo, latona e Artemide vennero portate direttamente dalla Grecia.

Il pronao aveva sei colonne sulla fronte, mentre sui lati l'ordine proseguiva con lesene addossate ai muri esterni della cella. Restano tracce del pavimento marmoreo, delle colonne e dei capitelli corinzi.
L'interno del tempio era rivestito di lastre in terracotta con rilievi policromi con soggetti per lo più mitologici.

Sono come le cosiddette "lastre Campana" e raffigurano vari soggetti in stile arcaio: Perseo che consegna ad Atena Medusa sconfitta, la lotta tra Heracle e Apollo per la conquista del tripode delfico, quindi del potere oracolare, delle fanciulle che ornano un betilo. Altri però pensano che appartenessero a un edificio antico della zona, forse il portico delle Danaiadi e sono datbili tra il 36 e il 28 a.c. Oggi sono conservate nell'Antiquarium del Palatino.

Le fonti antiche riferiscono che il tempio avesse porte rivestite in oro e in avorio e sede di numerose opere di scultura: due bassorilievi con i Galati cacciati da Delfi ("tripode delfico") e con il mito dei Niobidi e sculture di Bupalos e Athenis, scultori di Chio della seconda metà del VI secolo a.C., sul frontone.

Il gruppo di culto all'interno della cella aveva tre statue:
quella di Apollo citaredo, opera dt Scopas e forse proveniente dal santuario di Apollo a Ramnunte, in Attica; una statua di Diana, opera di Timoteo; una di Latona, scolpita da Cefisodoto il giovane.

Nel basamento della statua di Apollo erano stati deposti i libri sibillini, qui trasferiti dal tempio di Giove sul Campidoglio.

L'area Apollinis

Il tempio era circondato da un portico (portico delle Danaiadi) con colonne in marmo giallo antico e con le statue delle cinquanta figlie di Danao inserite tra i fusti, l'effige di Danao con la spada sguainata e le statue equestri dei figli di Egitto.

Davanti al tempio c'era un altare affiancato dalle sculture della Mandria di Mirone e da una statua di Apollo in marmo greco (che è stata rinvenuta e che pare non sia la statua di culto), collocata su un basamento ornato da rostri.

La contigua biblioteca (bibliotheca ad Apollinis), secondo la Forma Urbis Severiana, era costituita da due sale absidate, con le pareti ornate da un ordine di colonne.



I RESTI

Il tempio oggi appare completamente spogliato; rimane soltanto il nucleo del podio in opera cementizia.

Della ricchissima decorazione marmorea rimangono solo pochi frammenti così come per la statua di Apollo (parte del volto e di un piede sono conservati nel Museo Palatino).

La libreria adiacente (Bibliotheca Apollinis), secondo la Forma Urbis Romae, era costituito da due sale absidale, con le pareti decorate da una fila di colonne, gli scarsi resti di queste sono pertinenti a un rifacimento domizianeo.

I resti dell'edificio furono scavati nel 1865 e nel 1870 da Rosa, poi da Bartoli nel 1937 e da Gianfilippo Carettoni dal 1956, in una zona con forte declivio verso il Circo Massimo, che conteneva un altare di fronte al gruppo scultoreo "La mandria di Mirone", situata su una base elaborata. 

Il rinvenimento al di sotto del tempio di strati repubblicani di abitazioni con pavimenti in mosaico hanno confermato sia la datazione augustea dell'edificio, sia l'individuazione sia del tempio, sia della vicina casa di Augusto, nella quale era stato ricavato l'edificio sacro.

Negli scavi dell'area sono stati ritrovati soggetti sacri e mitici legati al culto di Apollo che dovevano decorare il portico detto delle Danaidi, collegato al tempio. Negli scavi sono state ritrovate anche tre delle Danaidi; tre erme in marmo nero antico scoperte vicino al basamento del tempio.

Ne sono visibili tracce del pavimento marmoreo e frammenti delle colonne e dei capitelli corinzi. Sono stati scoperti parte dello stipite marmoreo di una porta, con la rappresentazione del tripode delfico, e frammenti di una grandiosa statua di Apollo in marmo greco. Resti di case repubblicane che si trovano sotto l’edificio confermano che esso fu costruito per la prima volta in età augustea.

Il frontone includeva due bassorilievi della caccia il Galati, proveniente da Delfi, del VI sec. a.c., con sculture dei Niobidi provenienti da Bupalus e Atene.  

Il gruppo di culto nella cella includeva, come già detto, una statua di Apollo Citaredo, attribuito a Scopas e forse proveniente dal santuario di Apollo a Rhamnus in Attica; una scultura di Diana, di Timoteo, e una di Latona, scolpita da Cefisodoto. 

Nelle mensole alla base della statua di Apollo erano collocati i Libri Sibillini, trasferiti qui dal tempio di Giove sul Campidoglio, come narra Svetonio.

Il tempio era circondato da un portico (il portico del Danaiadi) con colonne marmoree di 'giallo antico, e con statue di marmo nero delle Danaidi cinquanta tra i fusti di colonne, una scultura di Danaos con la spada sguainata, e statue equestri dei figli di Egitto.

Le lastre Campana sono dei rilievi in terracotta, anticamente dipinti, utilizzati come rivestimenti per la decorazione di edifici pubblici e privati, a partire dal II quarto del I sec. a.c.. Gli esemplari di maggiore qualità sono generalmente di epoca augustea, ma il loro uso continuò in epoca giulio-claudia e si prolungò fino al II sec. d.c.

Le lastre erano fabbricate in serie, nello stesso modo delle tegole e dei laterizi, e realizzate a matrice. L'uso risale probabilmente alle decorazioni in terracotta presenti nell'architettura degli Etruschi e riflette forse le decorazioni in bronzo applicate su basi e altari o come rivestimento di pareti.

Le terracotte raffigurano scene o motivi decorativi raffigurati soprattutto in stile neoattico, in modo simile alla ceramica aretina e a rilievi marmorei decorativi, in cui si ripetono i temi iconografici. Sono raffigurate scene mitologiche, scene di culto, temi dionisiaci, scene delle corse nel circo, scene di ambiente teatrale, allegorie di vittorie; alcuni sono di carattere puramente decorativo, con figure in schemi araldici, animali, volute e motivi vegetali.

"La villa Mattei sarebbe stata fondata tra gli avanzi della casa Augustana e del portico delle Danaidi nell'anno 1515 (Gregorovius, tomo VIII, p. 459); ma la data non è sicura."
(Rodolfo Lanciani)

LE FESTE

Templum Apollinis Palatini
Era la festa celebrata il 9 ottobre, in cui si ricordava la dedicatio del tempio di Apollo sul Palatino avvenuta nel 28 a.c, Vi si svolsero gran parte delle cerimonie per la celebrazione dei ludi seculares nel 17 a.c.


BIBLIO

- Svetonio - Augustus -
- Antonio Maria Colini - Il tempio di Apollo - Governatorato di Roma - Roma - 1940 -
- Samuel Ball Platner (completato e rivisto da Thomas Ashby) - Aedes Apollinis Palatini - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Oxford University Press - Londra - 1929 -
- Giuseppe Lugli - Le temple d'Apollon et les édifices d'Auguste sur le Palatin - Comptes rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres - vol. 94 - 1950 -

 



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