MAGNI CIRCENSES





« [Populus romanus] duas tantum res anxius optat:  panem et circenses »
( [Il popolo romano] due sole cose ansiosamente desidera: il pane e i giochi circensi )
(Giovenale - Satira X)



I LUDI

I latini chiamavano "lusus" i giochì privati, generalmente istituiti per celebrare grandi eventi della familia, come matrimoni o importanti promozioni militari o politiche, mentre appellavano ludi i giochi pubblici indetti dallo stato. 

C'erano poi i ludi funebres privati, celebrati in onore di defunti di alta posizione sociale e cioè di magistrati e di ottimati. Come presso gli Etruschi e i Greci, le cerimonie di culto per i Romani, fin dai tempi antichissimi, erano associati a spettacoli pubblici. Spesso infatti i teatri venivano usati per celebrazioni religiose che includevano i combattimenti tra i nemici vinti e fatti schiavi.

Soprattutto in tempo di guerra o temendo una guerra, o preparando una guerra, i romani facevano agli Dei voto di pubblici spettacoli. Emesso il voto, si stabiliva la somma necessaria da prelevarsi dal pubblico tesoro per l'allestimento dei giochi e, se necessario, si destinava ad essi anche una parte dello sperato bottino di guerra. I ludi stabiliti con questa procedura si dicevano Ludi Votivi, e potevano essere promessi per una sola volta.

In taluni casi, affinchè il voto fosse più grande e più gradito agli Dei, si prometteva l'annuale ripetizione di essi in un determinato giorno o serie di giorni. In tal caso si dicevano Ludi Stati o Ludi Annui, e venivano registrati nel calendario romano.



TERTULLIANO - L'origine dei giochi

"Molti sono coloro che su questo argomento ci hanno tramandato testimonianze e notizie: secondo quelli l'origine dei giochi si deve così ricostruire: 
- Timeo riferisce che i Lidi, movendosi dall'Asia, si siano fermati in Etruria: il loro duce sarebbe stato un Tirreno, che aveva ceduto, dopo qualche contrasto, il diritto di succedere al trono, al fratello. Così in Etruria, fra i diversi riti spettanti alle diverse convinzioni religiose di quelle genti, fissano l'istituzione degli spettacoli con carattere sacro. 
- Pare che i Romani in un secondo momento s'accaparrassero coloro che di tali cerimonie erano esperti; stabilissero il tempo in cui dovessero esser compiute, ne fissassero il nome e che appunto dai Lidi si chiamassero Ludi; per quanto Varrone faccia risalire tale denominazione a ludus: gioco, il che equivale a dire, a lusus scherzo, come appunto chiamavano ludi anche quelli dei Luperci, perché scorrazzavano scherzando e saltando qua e là. Tuttavia riporta e ricollega questo che è svago e spasso giovanile a giorni riconosciuti festivi, a luoghi sacri e a riti religiosi. 
- Non importa pertanto indugiarsi per ristabilire l'origine del vocabolo, ma è chiaro che la cosa in sé, trova la sua ragione in un principio idolatra. 
- I giochi venivano compresi sotto la generale denominazione di Liberalia e tale parola richiamava evidentemente qualcosa del culto di Libero: erano essi infatti dapprima celebrati proprio in onore di Libero, dai contadini, perchè facevano risalire a lui l'aver conosciuto la forza e il valore del vino.
- Si ebbero poi quelli detti Consualia: erano in onore, dapprima, di Nettuno che appunto chiamano Conso; 
- Ci furono poi gli Equiria, che un Remolo pare dedicasse a Marte; per quanto taluni facciano risalire a un Romolo anche i Consualia, che, pare, dopo, li facesse propri di un dio Conso, quasi divinità del consiglio, alludendo, con tal nome, alla deliberazione presa di procurare ai suoi soldati la maniera di aver donne, mediante il ratto delle fanciulle Sabine. 
- Consiglio buono davvero; giusto per i Romani e lecito, anche agli occhi dello stesso Dio; ma il suo vizio d'origine fa sì che tu, o cristiano, non lo possa approvare, un consiglio di tal genere; esso ripete il suo principio dal male; è appunto dalla impudenza maggiore, dalla violenza, dall'odio che trae sua origine, e chi stabili tale cosa £u il figlio di Marte, che si macchiò del sangue del fratel suo; ed è stata scoperta un'iscrizione sotterranea nel Circo, proprio alle prime mete, che diceva proprio così: Conso potente nel consiglio, Marte nella guerra, i Lari nel Comizio; i pubblici sacerdoti compiono sacrifici in questo luogo il sette Luglio e il ventuno Agosto, il rito viene ripetuto dal Flamine Quirinale e dalle vergini Vestali. 
- Di poi lo stesso Remolo istituì giochi a Giove Feretrio sul colle Tarpeo, i quali Pisone ci dice che prendessero oltre il nome di Tarpei, anche quello di Capitolini. 
- Dopo costui, Numa Pompilio li istituì in onore di Marte e della dea Robigine, perché anche questa la considerarono avente attributo divino. 
- Fu poi la volta di Tulio Ostilio, e via via  di Anco Marzio e degli altri. 
- Si legge in Svetonio Tranquillo e in quegli scrittori dai quali appunto egli attinse, quali e quante specie di giochi, esattamente distribuiti essi avessero dedicati alle loro pretese divinità idolatre."

(Tertulliano - L'origine d' giochi)


MAGNI CIRCENSES SATURNALIA 

Sembra che i ludi più antichi fossero quelli istituiti nell'età di Saturno, la mitica età dell'oro dei romani, quando tutto era armonia e allegria, e quando la giustizia regnava sovrana. Da qui si pensa siano nati i Magni Circenses, giochi in onore del grande Dio che precedette Giove.

Secondo Varrone Saturno, ovvero Saturnus, fu così chiamato dai termini "ab satu" cioè da "generare, quindi colui che genera animali e piante sulla terra. Oppure sat deriverebbe dal sanscrito "vero" "eterno" "che non cambia", i termini riservati al divino assoluto. Saturno comunque è il Dio romano derivato in parte dal Dio greco Crono, spodestato da Giove.

"Saturnus Romanorum deus erat, oppidumque magna cum benevolentia regebat ac protegebat. Sed poetae de Saturno miram fabulam sic narrabant. Olim filius Iuppiter Saturnum, deum dominum, regno expellit; tum Saturnus ex Olympo in Italiam venit, ibique Latinorum regnum obtinet. 
Sub Saturnum inter paeninsulae incolas concordia atque benevolentia vigebant, quia Saturnus regni fundamentum in iustitia ac temperantia ponebat. 
Ideo Romani Saturni regnum etiam nunc grata memoria celebrant, semperque celebrabunt: appellant aureum Saturni aevum, et Saturniam Italie terram; Romae incolae, denique , quotannis Saturnalia ludis iocisque celebrant."

"Saturno era il Dio dei Romani e governava e proteggeva le città con benevolenza. Ma i poeti su Saturno narravano una storia. Un tempo, il figlio di Saturno, Giove, cacciò il Dio fuori dal suo regno; per cui Saturno scese in Italia dalle altezze dell'Olimpo, e qui ottenne il regno dei Latini.
Sotto Saturno fiorì l'armonia e la concordia tra gli abitanti della penisola, perché il regno di Saturno poneva come fondamento la giustizia e la temperanza.

Pertanto, il regno di Saturno i romani ancora celebrano con grata memoria, e sempre celebreranno: lo chiamano l'età d'oro di Saturno, e Saturno terra d'Italia; Gli abitanti di Roma, pertanto, ogni anno celebrano i Saturnalia con i suoi Ludi"

Saturno era rappresentato con la falce in mano e coi piedi avvolti in bende di lana, che si svolgevano pian piano durante il mese di dicembre, simboleggiando lo scioglimento dei vincoli che impedivano al seme di diventare germoglio. Se però Saturno era il Dio che faceva germogliare il seme, Conso era il Dio che proteggeva il seme sotto terra affinchè potesse poi germogliare sotto l'influenza di Saturno. 



MAGNI CIRCENSES CONSUALIA

Pertanto poco prima dei Saturnalia i romani celebravano i Consualia, per invocare la protezione sui semi posti a dimora dentro la terra arata. A Conso era pertanto dedicato un altare ipogeo al centro del circo Massimo, l'Ara Consi, e soprattutto erano dedicati i Magni Circenses, i primi ludi romani.

Sembra che anticamente (come riscontrato nel calendario di Amiterno) dal giorno 12 al 15 di dicembre si svolgessero le celebrazioni in onore del Dio: il 12 col nome "Conso in Aventino" dove evidentemente aveva il suo tempio, ed il 15 c'erano le "Feriae Conso" che inauguravano anche i giochi nel Circo Massimo, vicino alla cappella del Dio "Aedes Consi".

I « Magni Circenses » finirono per esser dedicati al Dio Conso ed a Saturno, forse, nelle tradizioni dell'antico Lazio, unica e identica divinità. L'appellativo di Magni passò poi alla forma veramente nazionale di giochi: i ludi romani, per molto tempo unico tipo di queste manifestazioni di culto, seguita poi dai Ludi Plebei, sdoppiamento di quel primitivo tipo in seguito alle lotte di classe fra patrizi e plebei, e quindi dai Ceriali, dagli Apollinares, dai Megalensi, dai Floreali.

Comunque i primi Magni Circenses, o giochi gladiatorii che dir si voglia, sembra siano stati istituiti dal re Tarquinio Prisco, e a parere dello storico Quinto Asconio Pediano (9 a.c. - 76 d.c.) vennero detti "Magni" per la grande spesa che costarono la prima volta, vale a dire di ben 200 scudi. Secondo lo storico però i Ludi sarebbero stati dedicati ai Lari.

Però altri autori lo smentiscono, perchè sembra che Tarquinio non istituì i primi giochi gladiatori, cioè i Ludi Circenses, ma istituì i Ludi scenici, cioè di teatro, che semplicemente aggiunse a quelli gladiatori. Detti giochi durarono prima uno, poi due, poi tre giorni, e poi ancora di più. soprattutto per celebrare i trionfi, cioè anche otto giorni o ancora di più, secondo i casi.



D'altronde, per significare l'importanza e la sacralità dei giochi, Plutarco ( Quaest Rorn., 66) narra di un antico Flaminio, il quale avrebbe lasciato al popolo i suoi campi stabilendo che, con una parte del reddito, si celebrassero giochi equestri e col resto si aprisse la via, che per tal ragione insieme col Circo, sorto poi su quei campi, si sarebbe chiamata Flaminia.

I Giochi pubblici si distinguevano poi, a seconda del luogo ove venivano celebrati, in: 
- Circenses, se nel circo, 
- Scaenici o theatrales, se in un teatro stabile o posticcio, 
- Compitalicii, se rappresentati nelle pubbliche piazze. 
I ludi gladiatorii e i combattimenti con le fiere, di carattere cruento, furono in origine dati soltanto da privati in occasioni di solenni funerali, nei novendiali.

"Se si eccettuino le Equine, ο corse di cavalli in onore di Marte nella Campus Martius, che rappresentano le lontanissime origini delle cosidette corse dei barbari, che i nostri vecchi ancora ricordano, gli antichissimi Magni Circenses, e poi tutti gli altri: i Romani, i Plebei, gli Apollinari, ecc. si celebravano nella grande valle, interposta tra il Palatino e l'Aventino, la celebre Vallis Murcia, sede delle primitive leggende di Roma e che, per la sua configurazione geografica, era già di per sè stessa l'ippodromo naturale, offerto ai primitivi abitatori del Palatino, dell'Aventino e dei finitimi colli. 
In mezzo alla valle un'antichissima ara di Conso, protettore dei cavalli e dei muli, che, durante tali feste, venivano inghirlandati di fiori, era il centro di tali cerimonie, ed in quei giorni di dicembre, nei quali celebravansi appunto le Consualia, scoprivasi, essendo nel resto dell'anno interrata, per simboleggiare il seme, che si confida in grembo alla terra, mentre al simulacro di Saturno, Dio della generazione, identificato con Conso, scioglievansi le bende di lana."
(Marchetti Longo 1922)

I Magna Circenses dunque, i più antichi di tutti i ludi romani, ricollegavano la loro origine con le gare mitiche di Enomao e Tantalo nell'Elide, e con quelle cui partecipò Ercole. Ma la tradizione dei popoli latini stabilì che fossero stati istituiti da Romolo, subito dopo la fondazione di Roma, in onore di Nettuno, nella festività dei Consualia. Questi ludi detti Consuales o Magni, si celebravano solennemente nella valle Murcia, tra il Palatino e l'Aventino, con corse di carri e di cavalli.




MAGNI CIRCENSES MEGALESI

I Magni Circenses rimasero però come denominazione legati ai ludi degli antichi, poi attribuiti anche ai Circenses Megalesi (o Megalensi). Le Megalesia o Megalensia erano una festività romana celebrata a Roma antica nel mese di aprile in onore della Grande Madre Cibele.

Trattavasi di un'antica divinità anatolica, venerata come Grande Madre Idea, dal monte Ida presso Troia, Dea della natura, degli animali (potnia theron) e dei luoghi selvaggi. La più antica collezione di profezie sibilline, i Libri sibillini, sembra essere stata prodotta sul monte Ida; attribuiti alla Sibilla ellesponitina. 

E furono proprio i Libri sibillini, consultati dai pontefici romani, che stabilirono, onde salvare Roma dalla guerra cartaginese, di portare nell'Urbe il simulacro della Dea Madre, cosa che i romani fecero festeggiando la Dea con tutti gli onori, compresi i Magni Circenses Megalesi, che durarono diversi giorni con grande dispendio di denaro e grande spettacolo, perchè fortissima era la paura di veder cadere Roma ad opera dei Cartaginesi.

La pietra nera di Cibele fu portata a Roma da Pessinunte nel 204 a.c., quando venne introdotto a Roma il Culto della Magna Mater, e il giorno del suo arrivo una grande processione ebbe luogo dal punto dell'approdo della nave fino al Campidoglio. 

Era l'anno in cui si giocavano i destini di Roma e di Cartagine. In quell'anno infatti Scipione ottenne la carica di proconsole in Africa, potendo finalmente portare avanti il progetto che aveva in mente già dagli anni delle campagne in Spagna: portare la guerra contro Cartagine sul suo stesso suolo, in Africa.

La celebrazione abituale del Megalesia, tuttavia, non cominciò fino a dodici anni più tardi (191 a.c.), quando il tempio della Magna Mater, fatto costruire nel 203 a.c., fu completato e dedicato dal pretore Marco Giunio Bruto. Anche se da un altro passo di Livio sembra che i Megalesia fossero già celebrati nel 193 a.c.

Nel 193 a.c. il re berbero Massinissa occupò Emporia e il Senato romano inviò a Cartagine una delegazione per tranquillizzarla, ma Catone, che fa parte della spedizione, porta con sè un cesto di fichi cartaginesi e li mostra ancora freschi al senato, per far comprendere quanto Cartagine fosse pericolosamente vicina. Risuona il "Carthago delenda est".

La guerra è ancora una volta all'orizzonte. Per propiziarsi la Dea i romani indicono ancora i Magni Circenses Megalesi. Grande paura, grandi giochi.

Mentre nei tempi più antichi gli spettatori assistevano in piedi allo spettacolo, vennero poi disposti sedili per maggior comodo degli spettatori. Del resto anche la loro durata aumentò nel tempo; soprattutto i Magni Circenses che s'iniziavano in varie ore del giorno, talvolta dalla mattina, e si protraevano sino a sera.

Complessivamente i ludi dati in giorni fissi, al tempo di Cesare, occupavano ben 65 giorni dell'anno; ma nel. IV sec. il popolo romano impiegava nell'assistere ai giochi ben 175 giorni, cioè poco meno della metà dell'intero anno. Da qui si comprende perchè i romani per metà dell'anno fossero in Feriae, cioè non lavorassero. Beati loro.


BIBLIO

- Sesto Pompeo Festo - Ludos Magnos - De verborum significatu -
- Alison Futrell - The Roman Games: A Sourcebook - Blackwell - 2006 -
- Howard Hayes Scullard - Festivals and ceremonies of the Roman republic - 1981 -
- Jorg Rupke - Communicating with the Gods - in A Companion to the Roman Republic - Blackwell - 2010 -

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