SOTTO LA BASILICA DI S. EUSTACHIO




La basilica di Sant'Eustachio è una chiesa di Roma, edificata nell'VIII secolo e dedicata a santo Eutachio, nel rione omonimo. In documenti del X e XI secolo, la chiesa è detta "in platana", riferito ad un albero di platano piantato nel giardino della casa del martire Eustachio, su cui l'imperatore Costantino I avrebbe costruito un primo oratorio nel luogo del martirio. 

La chiesa, ricordata anche come "ad Pantheon in regione nona" e "iuxta templum Agrippae", sorge in piazza S. Eustachio anche se anticamente era denominata “piazza della Schola“, in riferimento al vicino Palazzo della Sapienza.

- La prima menzione della chiesa è del 795, durante il pontificato di papa Leone III,

- Esso divenne un centro di assistenza per i poveri ricostruito ed ingrandito nel 1195-1196 da papa Celestino III, nonchè munito del campanile romanico che conserva ancora oggi. Una lapide nella sacrestia ricorda la consacrazione della chiesa nel 1196.

- Un documento del 1406 attesta un portico e di un chiostro, su cui affacciavano le camere dei canonici.

- Tra il XVII e il XVIII secolo la chiesa venne completamente ricostruita, abbattendo tutte le strutture medievali eccetto il campanile, tramite gli architetti: 
- Cesare Corvara, che diresse i lavori dal 1701 al 1703; 
- Giovan Battista Contini, che aggiunse le cappelle ed il portico; 
- Antonio Canevari, 
Nicola Salvi e Giovanni Domenico Navone terminarono l'opera con l'aggiunta dell'abside e del transetto.
 
- Nel XIX e del XX secolo si fecero altri interventi di sanatoria ma anche di abbellimento. La sua ricostruzione necessitava a causa delle piene del Tevere e dell'eccessiva umidità che ne minavano le fondamenta.

COLONNE DELLE TERME ALESSANDRINE SU UN LATO DELLA BASILICA

SOTTO LA CHIESA

Nella Forma Urbis il Lanciani indica, a sud davanti ai due propilei, un Nemus Thermarum, che includerebbe la stessa chiesa di S. Eustachio in Platana. Si dice che il nome sia derivato alla chiesa da un albero di platano, ma il termine "platana" potrebbe indicare anche un bosco di platani. La presenza delle terme neroniane da una parte e quelle di Agrippa quasi a fianco, alimentate dall'acquedotto Vergine, presuppone una uscita di scarico delle acque, certo non più limpide, anche se non inquinate, che alimentavano lo Stagnum Agrippae e che occupava parte dello spazio tra le due terme, il futuro stadio di Domiziano e le fabbriche pompeiane.  

Lo stagno, a sua volta, si riversava nell' Euripo che poi defluiva davanti a S. Andrea della Valle (già S. Sebastianello) e si gettava nel Tevere tra il ponte Neroniano e il ponte Elio. Colini ascrive che «nell'area dei palazzi Carpegna e della Sapienza fino ai limiti dei portici circondanti lo stagno di Agrippa si estendeva un'area che doveva almeno essere in prevalenza scoperta poiché nella vasta superficie da essa occupata non si conoscono avanzi di costruzioni né in vista né per constatazione fatta in occasione di sterri all'infuori di quelli trovati nel 1936 ». 

Di questo stagno non conosciamo le misure, sappiamo solo dai ritrovamenti dello scavo occasionale del 1876, che nei pressi del palazzo dei Crescenzi, e tra questo e la chiesa di S. Eustachio, furono rinvenuti dei gradini curvilinei, appartenenti evidentemente a un invaso: forse uno degli angoli arrotondati dell'estremità settentrionale dello stagno. 



LE TERME ALESSANDRINE NEI SECOLI X E XI 

Uno dei lati brevi, l'occidentale, successivamente fronteggiò lo stadio di Domiziano e corrisponde oggi a quello del lato orientale di Corso Rinascimento. Da questa parte il muro perimetrale delle terme andava, quasi a filo degli edifici moderni, da palazzo Madama a quasi tutta Via Giovanna d'Arco; però almeno gli avancorpi delle biblioteche, secondo la pianta del Lanciani, proseguivano oltre l'allineamento di questa strada. 

La larghezza corrisponde a quella da Corso Rinascimento al Pantheon; ma, mentre a suo tempo il muro orientale delle terme doveva  corrispondere al muro perimetrale che cingeva l'area sacra davanti al tempio di Agrippa, le costruzioni posteriori sono avanzate di diversi metri, finché, stretta dalle due parti, la piazza della Rotonda si è ridotta a quasi la metà dell'originale. 

La contiguità delle antiche terme allo stadio di Domiziano e al Pantheon spiega bene come i frati di Farfa, che avevano posto sede nel complesso, potessero aver esteso i loro domini sia sullo stadio, che era a occidente, sia sull' Arcus Pietatis, (l'arco in onore di Traiano al centro di piazza della Rotonda) le cui fondamenta sono oggi incorporate nelle case tra la Rotonda e piazza della Maddalena; mentre la piazza originale, molto più lunga, arrivava quasi alla via Recta, attuale tratto di via delle Coppelle. 

L'ingresso principale delle terme corrispondeva alla direttrice di via della Dogana Vecchia, tra l'ala nuova del palazzo del Senato  e palazzo Giustiniani, mentre altre aperture verso l'esterno verranno praticate dai frati farfensi. 

L'ESTERNO

IL SANTO

Sant'Eustachio (Roma, I sec. - Roma, II sec.) è stato un martire romano le cui uniche notizie sulla sua vita derivano da racconti tardi e leggendari. Prima di convertirsi al Cristianesimo, era pagano: era solito dedicarsi alla beneficenza, ma anche alla persecuzione dei cristiani.

SANTO EUSTACHIO
Secondo lo storico Henri Delahaye, Eustachio non sarebbe mai esistito, l'autore della prima stesura in greco della Legenda Aurea avrebbe attinto a leggende popolari del tempo e la vicenda familiare si rifarebbe a una storia leggendaria indiana. In effetti il Santo non è menzionato fino al V secolo e non è conosciuto né dalla Depositio martyrum, né dal Martirologio geronimiano. Si narra infatti che visse a Roma ai tempi dell'imperatore Traiano, identificato con il generale Placido, combattente vittorioso sui Parti. 

Secondo la Legenda Aurea, un giorno Placido stava inseguendo un cervo mentre andava a caccia, quando questo si fermò di fronte ad un burrone e si volse a lui, mostrando tra le corna una croce luminosa, sormontata dalla figura di Gesù che gli diceva: « Placido, perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere ». Placido rientrò a casa e narrò tutto alla moglie, la quale gli disse di una visione in cui uno sconosciuto le preannunciava che l'indomani ella si sarebbe recata da lui con il marito.

Placido, la moglie e i due figli pensarono di trattasse del vescovo, così ci andarono, si convertirono e si fecero battezzare cambiando i loro nomi: Placido in Eustachio (che dà buone spighe), la moglie in Teopista (credente in Dio), ed i figli, Teopisto e  Agapio (colui che vive di carità). In ricordo del miracolo, fu eretta una cappella sopra la rupe. Nel IV secolo l'imperatore Costantino inviò alla Mentorella, allora territorio del comune di Poli, papa Silvestro I a consacrare la chiesa dedicata al santo martire.

La "Legenda Aurea" narra che Eustachio, lasciato l'esercito romano, sia stato poi perseguitato dalla sorte, una storia un po' copiata dalla "pazienza di Giobbe", in cui perde tutti gli averi, poi la moglie e i figli, ma, come Giobbe, non si arrabbia mai, e dopo numerosi anni di separazione, ritrova la famiglia, dimostrando di avere tanta pazienza con un Dio che lo ha messo a dura prova.

Richiamato alle armi come generale dall'imperatore Traiano, si comportò con valore, combattendo contro i Barbari (nonostante cristiano), ma saputo che era cristiano l'imperatore Adriano lo fece condannare a morte con la moglie ed i figli. Fu con loro torturato e, salvatisi misteriosamente dalle fiere del Colosseo, morirono infine tutti dentro un bue di bronzo arroventato, il cosiddetto toro di Falaride, mai usato dai Romani e sembra neppure dai Greci.

ERACLE E LA CERVA

LA CERVA DI CERINEA

In ricordo del Santo, a Roma esiste un rione a lui dedicato situato alle spalle del Pantheon, che ha come stemma una Testa di cervo d'oro con il busto di Cristo in campo rosso. In realtà il mito si rifà alla cerva di Cerinea, una cerva con corna d'oro e zampe d'argento e bronzo dedicata ad Artemide dalla ninfa Taigete quando la Dea l'aveva salvata dall'inseguimento di Giove.

La cerva di Cerinea fuggiva senza fermarsi incantando chi la inseguiva e trascinandolo nel mondo dei morti; ma poiché era una cerva sacra, il suo sangue non poteva essere versato. La cerva d'oro era simbolo di Artemide - Diana, Dea triforme del cielo come luna, della terra come cacciatrice di animali e come Dea della morte che conduce negli inferi. Insomma Diana è la Grande Madre, o almeno lo fu, che dispensa vita a uomini, animali e piante, che procura il cibo per crescere e che dà la morte riaccogliendo il defunto nel suo grembo in un ciclo infinito di morti e rinascite.

Quando Eracle fu incaricato da Euristeo di catturarla, inseguì la cerva che si rifugiò sul monte Artemisio e cercò di attraversare il fiume Ladone, dove Eracle la colpì con una freccia sulla cartilagine della zampa, priva di vasi sanguigni (!); poi, caricandola sulle spalle la portò in Arcadia. Artemide ed Apollo lo fermarono e la Dea lo rimproverò di aver tentato di uccidere il suo animale sacro, ma l'eroe riuscì a placarla ottenendo il permesso di portare la cerva ad Euristeo. Così la cerva fu portata a Micene dove venne liberata.



I SANTI  AUSILIATORI

Sant'Eustachio è considerato uno dei Santi ausiliatori. Questi nacquero in Germania nel XV secolo quando era apparso più volte Gesù Bambino circondato di candele accese al pastorello Hermann Leicht di Langheim. Successivamente, nello stesso luogo, comparvero attorno al Bambin Gesù altri quattordici bimbi che dichiararono di essere i "quattordici salvatori" e chiedendo che fosse loro dedicata sul luogo una cappella. Essi apparvero anche ad una giovane gravemente ammalata, portata lì appositamente e miracolosamente guarita.

SANTUARIO DEI 14 SANTI
VENERATI A TUTT'OGGI

L'abate del vicino monastero cistercense di Langheim, prevedendo lo stuolo dei pellegrini, fece erigere una cappella in onore dei Quattordici Santi Salvatori, fissando una festa collettiva all'8 agosto, alla cui devozione, papa Niccolò V collegò particolari indulgenze. Nel 1743 su progetto dell'architetto Johann Balthasar Neumann (1687-1753), si edificò il Santuario di Vierzehnheligen in Alta Franconia. Tuttavia Papa Paolo VI, con la riforma del calendario dei santi del 1969, ne soppresse il culto, ma nulla cambiò.

Comunque i santi sono rimasti e secondo la Chiesa cattolica sono:

- Sant'Acacio (o Agazio) - invocato contro l'emicrania
- San Dionigi - i dolori alla testa
- Santa Barbara - contro i fulmini, la febbre e la morte improvvisa
- San Biagio - il male alla gola
- Santa Caterina d'Alessandria - malattie della lingua
- San Ciriaco di Roma - le tentazioni e le ossessioni diaboliche
- San Cristoforo - la peste e gli uragani
- Sant'Egidio - il panico e la pazzia
- Sant'Erasmo - i dolori addominali
- Sant'Eustachio - i pericoli del fuoco
- San Giorgio - le infezioni della pelle
- Santa Margherita di Antiochia - i problemi del parto
- San Pantaleone - le infermità di consunzione
- San Vito - la corea, l'idrofobia, la letargia e l'epilessia



S. EUSTACHIO PATRONO

Sant'Eustachio viene venerato in particolar modo nella città di Matera, di cui è il santo patrono dal 994. La leggenda vuole che Matera, assediata dai Saraceni, fosse stata salvata dall'intervento miracoloso di Eustachio e dei suoi familiari in veste di cavalieri. La data della festa è il 20 settembre di ogni anno.
Il cervo con la croce è riportato nello stemma della famiglia nobile d'Afflitto di Amalfi che afferma di essere discendente diretta del Santo.

Eustachio è il santo patrono di:
- Acquaviva delle Fonti - Belforte del Chienti - Campo di Giove - Catino - Ischitella - Matera - Mordano - Poli - San Eustachio frazione di Albiga - San Eustachio frazione di Montoro - Sant'Eustachio frazione di Mercato San Severino - Sant'Eustachio frazione di Montignoso - Scanno - Sesto Campano - Tocco da Casauria - Torella dei Lombardi - Vignale frazione di San Cipriano Picentino - Montaperto frazione di Montemiletto.

LA CHIESA NE 1765

LA CHIESA

L'ESTERNO

La facciata è opera dell'architetto Cesare Corvara, che diresse i lavori di ricostruzione e realizzazione della facciata della basilica di Sant'Eustachio dal 1701 fino alla sua morte nel 1703. Essa è a due ordini, di cui l'inferiore è il corpo più avanzato, sostenuto da quattro lesene e da due colonne, che aprono sul portico. Sul lato destro è collocata una lapide a ricordo di un'inondazione del Tevere del 1495, le cui acque raggiunsero la basilica.

Il portico d'entrata è opera del Contini e in esso sono conservate, murate nelle pareti, diverse iscrizioni, tra cui quelle a ricordo:
- del cardinale Neri Corsini, della nobile famiglia fiorentina dei Corsini, figlio di Filippo e di Maddalena Machiavelli. Fu zio di Papa Clemente XII e prozio del cardinale Andrea Corsini.
- del poeta romano Filippo Chiappini, che scrisse molti epigrammi in italiano e in latino, lingua quest'ultima che conosceva profondamente,
- del drammaturgo, poeta e banchiere Giovanni Giraud,
- dello storico e penalista Filippo Maria Renazzi, chiamato dall'imperatrice Caterina II di Russia a San Pietroburgo per collaborare alla riforma del Codice Criminale, nel 1803 gli fu riconosciuta la Giubilazione della Lettura,
- del filologo. Francesco Cecilia,
- dello studioso e viaggiatore Michelangelo Mondainio.

Sulla parete di destra è collocato un dipinto Seicentesco raffigurante una Vergine col Bambino, all'interno di una cornice marmorea composta di angioletti.

Il portico è sormontato da un timpano entro cui si apre un oculo circondato da rami di palma e sormontato da una corona, ai lati è affiancato da 4 finestre, due per lato. 

Invece l'ordine superiore è scandito da quattro paraste colonne quasi del tutto inglobate che fanno da sostegno), che suddividono una grande finestra e due nicchie ornate da conchiglie. 

In cima alla facciata è collocata una testa di cervo con croce tra le corna, con riferimento alla famiglia Maffey che dimorava nel sontuoso palazzo di Via della Pigna, vicino alla chiesa di Sant'Eustachio, e che partecipò con copiosa donazione alla ricostruzione, e che si riallacciava alla leggenda della visione di sant'Eustachio da cui la famiglia affermava di discendere.

Affianca la chiesa il campanile medievale del 1196, in parte occultato dalle case costruite a ridosso di esso. Per garantirne l'incerta stabilità in passato vennero murate tutte le bifore, eccetto quelle dell'ordine superiore.



L'INTERNO

L'interno della basilica, opera di Cesare Corvara e Antonio Canevari, ha la pianta a croce latina, con una sola navata e tre cappelle per lato comunicanti fra loro. In controfacciata, brilla di luci colorate la vetrata della Maddalena penitente, realizzata nell'ultimo decennio dell'800 da Gabriel e Louis Gesta di Tolosa.
Ai lati della navata si allineano, sulla parte alta delle pareti, altre vetrate identiche tra loro, lavorate a disegni geometrici.

MARIA MADDALENA PENITENTE
L'altare maggiore, opera in bronzo e marmi policromi di Nicola Salvi del 1739, è poggiato su un'urna antica romana di porfido rosso che contiene le reliquie del santo titolare della basilica e dei suoi familiari, sotto a un baldacchino di Ferdinando Fuga (1749) con cervo, colomba, cherubini e palme, anch'esso di Ferdinando Fuga (1746). Presso l'altare sono collocate tre tele dell'incisore e pittore Giovanni Bigatti (1774 - 1817) raffiguranti: al centro San Michele Arcangelo, ai lati i santi Raimondo Nonnato e Francesca Romana. La tela dell'altare è di Francesco Ferdinandi e raffigura il Martirio di sant'Eustachio. Una cappella del Crocifisso è collocata sul lato sinistro dell'altare maggiore.

Sul lato destro della navata si trovano le cappelle dedicate: 
- alla Sacra Famiglia, 
- all'Annunciazione 
- e al Sacro Cuore di Gesù. 

Sul lato sinistro della navata si trovano le cappelle dedicate a:
- San Giuliano Ospedaliere, 
- San Michele Arcangelo (opera di Alessandro Speroni ed edificata tra il 1716 ed il 1719)
- Cuore Immacolato di Maria.

IL BALDACCHINO

Nelle pareti destra e sinistra della navata sono collocati due monumenti funebri:
-  di Teresa Tognoli Canale (morta nel 1807) 
- e Silvio Cavalleri, segretario di papa Innocenzo XII, morto nel 1717. 

Nelle altre cappelle vi sono opere di:
- Pietro Gagliardi, 
- Ottavio Lioni, 
- Corrado Mezzana (decoratore della Cappella del Sacro Cuore di Gesù), 
- Étienne de La Vallée-Poussin (La fuga in Egitto, 1774), 
- Tommaso Conca e Biagio Puccini.


Sulla sinistra, nella Cappella di San Giuliano Ospedaliere, dove si accede al Battistero, c'è la vetrata del Battesimo di Gesù nel Giordano, un'altra vetrata è posta nella Cappella del Sacro Cuore, e rappresenta i sette doni dello Spirito Santo, realizzata da Corrado Mezzana e Cesare Picchiarini intorno al 1936.

Nei transetti laterali vi sono: 
- Incontro tra la Santa Vergine e Elisabetta (Visitazione) del 1727 
- San Gerolamo ascolta la tromba del giudizio universale del 1729, tutti di Giacomo Zoboli (1681 - 1767)


ORGANO A CANNE



Sulla cantoria in legno opposta alla facciata, decorata con intagli dorati e pilastrini dipinti a finto marmo, vi è l'organo a canne costruito da Celestino Testa e Giuseppe Noghel tra il 1747 e il 1749 ma pressoché rifatto da Johannes Conrad Werle nel 1767, più volte modificato nei secoli XIX e XX, e ancora restaurato da Francesco Zanin nel 2002-2003.

Lo strumento è racchiuso all'interno di una ricca cassa lignea barocca di Bernardino Mammuccari, Francesco Michetti e Carlo Pacilli; con la mostra divisa in cinque campi anziché in tre, e dispone di 13 registri su unico manuale e pedale, che vengono azionati da pomelli disposti su due file ai lati della consolle, a finestra.



LA CARITA' AI POVERI

La Basilica di Sant'Eustachio è diventata nell'ultimo decennio un luogo in cui si fornisce assistenza ai bisognosi. Grazie all'imprenditorialità del rettore emerito Don Pietro Sigurani, sono infatti allestiti tre turni mensa quotidiani. La Basilica ha anche subito dei lavori di ristrutturazione per mettere a disposizione dei senza fissa dimora appropriati servizi igienici.

"Si è spento a 86 anni, Don Pietro Siguriani che fino al giugno del 2021 è stato rettore della basilica romana di Sant’Eustachio, dove ha realizzato prima il Ristorante dei poveri e poi, nel 2018, la Casa della Misericordia. Ma anche la Domus Caritas nella parrocchia della Natività di Cristo e opere per gli ultimi in Tunisia."


BIBLIO

- A. Menegaldo, V. Francia - Basilica di Sant'Eustachio in Campo Marzio, Roma. Cenni storici, artistici e religiosi - 2004 -
- G. Carpaneto - Rione VIII. S. Eustachio - in AA.VV. - I Rioni di Roma - Newton & Compton Editori - Roma - 2005 -
- Lanciani - in Memorie Accademia dei Lincei - 1889 -
- Tomassetti, in Bollettino della Commissione Archeologica Comunale, 1900, p. 331; 
COLINI, Stadium Domitiani, cit., p. 35. 18) 
- Tacito - Annales - XV -
- C. Rendina - Le Chiese di Roma - Newton & Compton Editori - Milano - 2000 -
- Günter Dippold - Basilika Vierzehnheiligen - Ed. Obermain Bornschlegel - Bad Staffelstein - 1992 -
- G. Fronzuto - Organi di Roma. Guida pratica orientativa agli organi storici e moderni - Leo S. Olschki Editore - Firenze - 2007- 
- Salvatore Cernuzio - Roma, la sfida di un prete a 12 ristoranti del Pantheon: “Pranzo gratis per i poveri” - in La Stampa, 16 novembre 2017 -
-  Laura Mari -  una casa di lusso per i poveri nel tempio barocco al Senato - la Repubblica - Roma, 6 aprile 2016 -



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