CENTUM GRADUS E SCALAE GEMONIAE





LA RUPE TARPEA

Il colle del Campidoglio era distinto in due sommità: il Capitolium propriamente detto a sud est (versante del giardino di via del Tempio di Giove), e l’Arx a nord ovest (versante della chiesa di S. Maria in Aracoeli), divise da una piccola vallata l’Asylum (corrispondente all’odierna piazza del Campidoglio).

All'Asylum giungeva una strada che proveniva dal Campo Marzio, mentre dal Foro Boario salivano le scale dette Centum gradus, identificate con certezza nella parte occidentale del colle da un frammento della Forma Urbis, la pianta marmorea di Roma di età severiana.

Dalle fonti letterarie si conoscono i nomi di altre scale: le Gemoniae, site presso il Carcere Tullianum, famose per i gemiti dei prigionieri e perché vi si esponevano i corpi dei condannati, i Gradus Monetae, la prosecuzione delle Gemoniae che permettevano l'accesso all'Arx. Sembra che l'unica via carrozzabile, percorsa dai carri dei generali vittoriosi a conclusione del loro ingresso trionfante nella città, fosse il Clivo Capitolino.

La strada, che andava dal Foro Romano al Campidoglio, forse tracciata già all'epoca dei re Tarquini, venne lastricata in pietra dai censori Q. Fulvio Flacco e A. Postumio Albino nel 174 a.c., come prosecuzione della Sacra Via, per raggiungere l'importante tempio di Giove Capitolino.

CENTUM GRADUS (CENTO GRADINI)
Secondo la tradizione il Campidoglio sarebbe stato conquistato dai Sabini a causa del tradimento della romana Tarpea, che avrebbe aperto le porte della cittadella agli invasori in cambio di tutto ciò che i soldati portavano sul braccio sinistro, probabilmente anelli e bracciali d’oro.

I Sabini in tutta risposta dell’aiuto loro offerto dalla traditrice, la sommersero con i loro scudi, che impugnavano con il braccio sinistro, uccidendola.

Molto probabilmente Tarpea non era altro che una divinità tutelare della collina, 

Mons Tarpeium è infatti il nome più antico della suddetta collina del Campidoglio.

La statua di questa divinità rappresentata come eretta su una catasta di scudi, e non sommersa da essi come avrebbe dovuto essere, dovendo negare le divinità precedenti, potrebbe aver dato origine alla leggenda della traditrice Tarpea. Certo è che per tutta l’antichità un precipizio della collina fu conosciuto con il nome di saxum Tarpeium, cioè rupe Tarpea, e da esso venivano precipitati i rei di tradimento.

Ne deriva che Tarpea era un'antica Dea della Guerra, trasformata in figlia del portiere e sommersa dagli scudi come se non bastasse il lancio dalla rupe per ucciderla. Comunque i Sabini dovevano essere fedeli alla parola data per cui le lanciarono gli scudi, ma non i bracciali o anelli d'oro, anche se in battaglia gli conveniva tenere lo scudo piuttosto che un ornamento d'oro.

AUGUSTO E TARPEIA



IL TEMPIO DI GIUNONE MONETA

Il 18 luglio del 390 a.c., da allora giorno infausto dal calendario romano, l'esercito inviato a fermare i Galli fu sbaragliato presso il fiume Allia. Tre giorni dopo gli invasori giunsero nella città indifesa e la saccheggiarono fatta eccezione per il Campidoglio che si salvò dal sacco e resistette per qualche mese.

In relazione a questo assedio si narra dell’attacco notturno dei Galli, sventato dagli starnazzi delle oche sacre che diedero l’allarme alla guarnigione. Cosa non impossibile perchè le oche fungono spesso da sentinelle agli intrusi che a volte giungono ad attaccare fisicamente. Infine i Galli decisero di ritirarsi convinti dall’offerta di un congruo riscatto in oro.

Probabilmente nel 343 a.c. fu costruito, sull’Arx, per ringraziamento alla Dea cui erano dedicate le oche, il tempio di Giunone Moneta (cioè “ammonitrice”), anche se il suo culto, come è testimoniato dai ritrovamenti archeologici, è molto più antico. Esso sarebbe stato costruito, secondo la tradizione, dal figlio di Camillo a seguito di una vittoria sugli Aurunci. Presso questo edificio vi era la Zecca di Roma : proprio da questa vicinanza al tempio il denaro coniato, finì con l’essere indicato con il termine “moneta”.



LA SCALINATA DI IUNO MONETA

Era detta Gradus Monetae la scalinata che saliva dalla Via Sacra Via, tra il Carcere Mamertino e il Tempio della Concordia Augusta, e che giungeva fino al Tempio di Iuno Moneta sulla sommità dell'Arx. Nella loro interezza, questi gradini sono conosciuti come Gradus di Moneta sulla base di Ovidio, che menziona i gradini che salgono fino al Tempio in connessione col 16 gennaio e il Tempio della Concordia Augusta, ridedicato da Tiberio in quella data dell'anno 10 d.c. "qua fert sublimes alta Moneta gradus"

SCALAE GEMONIAE
Il nome di scale Gemoniae è attestato dai tempi di Tiberio per i gradini che dal Carcere, dove era la parte più bassa dei gradini, o Gradus, di Moneta, che nel periodo augustano era usato al posto del termine gradini.

Centum Gradus era il nome dei gradini, cioè della scalinata che conduceva al Saxum Tarpeium: "qua Tarpeia rupes Centum gradibus aditur".

Probabilmente il Centum gradus era un nome alternativo per la parte più bassa del Gradus Monetae, come sostiene il Corelli.

Rodríguez Almeida identifica Centum gradus con due rampe a gradini che salgono nell'angolo sud dell'Area Capitolina conosciuta sulla tavola severiana, ma questa teoria non regge, poichè il Saxum Tarpeium, o Rupe Tarpea, stava sull'Arx. Insomma il Gradus Monetae andava dalla Via Sacra al Tempio di Iuno Moneta; dalla Via Sacra al Saxum Tarpeium la scalinata prendeva il nome di Centum gradus, e più tardi fu conosciuta col nome di Scalae Gemoniae.

Le Scalae Gemoniae, che salivano all' Arx in corrispondenza forse della scalinata attuale, passando tra il Carcere e il tempio della Concordia costituivano un secondo accesso al Foro Romano; sopra di esse si esponevano i cadaveri dei giustiziatidella vicina prigione per il delitto di lesa maestà sotto l'imperatore Tiberio prima che fossero gettati nel Tevere: l’usanza perdurò in età imperiale..

RICOSTRUZIONE GRAFICA DELLA SCALAE GEMONIAE
I gradus Monetae, scalinata diretta al tempio di Giunone Moneta, erano probabilmente un prolungamento delle Scalae Gemoniae nel punto più alto della cittadella.

Le Scalae Gemoniae giungevano sulla cima dell’Arx e corrispondevano approssimativamente alla scalinata moderna che parte alle spalle del Carcere Tulliano.

Probabilmente il suo prolungamento era rappresentato dai Gradus Monetae, che portavano al tempio di Giunone Moneta e terminavano presso la rupe Tarpea che non si trovava quindi in corrispondenza del Capitolium, ma dell’Arx e si affacciava sul foro probabilmente in corrispondenza del carcere Tulliano. I Centum Gradus invece non dovevano corrispondere ad un altro percorso, ma si devono identificare con i Gradus Monetae di cui indicavano la lunghezza di cento gradini.


RODOLFO LANCIANI

 « I Centum gradus  conducevano dalla vallata tra il Capitolino e il Teyere, ove era il forum Olitorium, alla punta sud-est del colle, e propriamente alla rupe Tarpeia (o Tarpea, di fronte alla Chiesa della Consolazione: Tac. hist. 3, 71 cf. Oros. 5, 9).  Un altro accesso direttamente all'area del tempio di Giove, vi era dal lato dell'insenatura (Tac. hist. 3, 71),

Esso però dovè sorgere quando la fortificazione del Capitolium era stata già distrutta, e le case poste nell'insenatura stessa si estesero fino alle mura dell'area.  Un accesso a scala conduceva pure all'area, tra il tempio della Concordia ed il carcere Mamertino (Dio Cass. 58, 5 cf. Hermes 18 p. 125 Beg.); da essa si staccavano presso il carcere le scalae Gemoniae (cfr. Tac. ann. 3, 14; hist. 3, 74 etc.).  »

(Rodolfo Lanciani)


BIBLIO

- Alessandro Donati - Roma vetus ac recens utirusque aedificiis illustrata - prostant apud Janssonio-Waesbergios - 1694 -
- Flaminio Vacca - Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma - 1594 -
- Svetonio - Vita di Vitellio - 16 -
- L. Quilici, S. Quilici Gigli - Architettura e pianificazione urbana nell'Italia antica - L'Erma di Bretschneider - 1997 -
- Rodolfo Lanciani - Ancient Rome in the Lights of Recent Discoveries - Boston -New York - Houghton - Mifflin and Co. - 1888 -  L'antica Roma - Roma - Newton Compton - 2005 -




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