CLATERNA (Emilia Romagna)




Claterna è un raro esempio di città scomparsa in Emilia-Romagna, una città posta sulla via Emilia, fra le colonie romane di Bologna (Bononia) e Imola (Forum Cornelii), esattamente tra la frazione Maggio di Ozzano dell'Emilia ed il torrente Quaderna (affluente dell'Idice), da cui la città prendeva il nome. Infatti il centro si chiamò prima Quaterna e poi Quaderna, secondo il nome etrusco del fiume, romanizzato poi in Claterna.

Pertanto nella regione Cispadana il territorio più occidentale, comprendente la maggior parte dell’odierna Emilia-Romagna, fu conquistato stabilmente dai Romani soltanto dopo la II Guerra Punica (218-202 a.c.) e dopo le campagne militari contro i galli Boi all'inizio del II secolo a.c.

Il centro di Claterna nacque infatti durante la prima metà del II secolo a.c., contemporaneamente alla grande colonizzazione agraria della pianura, esso doveva costituire una sosta nel tragitto fra le due colonie maggiori, come gli altri centri sulla via Emilia, a distanza regolare tra loro, e cioè ad una giornata di marcia delle legioni (circa 36 km odierni, o 24 miglia romane). Le vie servivano infatti ai legionari per gli spostamenti veloci e ai carri per gli scambi commerciali.

Con la colonizzazione romana della Gallia Cisalpina (o Gallia Citeriore) e la costruzione della via Emilia, in parte sul tracciato di un antico sentiero ai piedi della collina, Claterna fu fondata alla confluenza di un'altra strada romana che traversava l'Appennino, probabilmente la via Flaminia Minor, voluta dal console Gaio Flaminio nel 187 a.c. tra Bononia (Bologna) e Arretium (Arezzo), come riferisce Tito Livio, che congiungeva la strada emiliana con Arezzo (Arretium).

Claterna fu dapprima un villaggio con funzione itineraria, in quanto posta all’incrocio tra la via Aemilia ed una via transappenninica da identificare forse con la via Flaminia Minor (vie consolari furono realizzate nel 187 a.c.), ma pure commerciale, finchè nel I secolo a.c. (in periodo sillano o forse cesariano) Claterna fu elevata a municipio, come capoluogo di una grande circoscrizione territoriale tra i torrenti Idice e Sillaro, confinante ad ovest con Bononia, e ad est con Forum Cornelii, odierna Imola.


L'insediamento iniziò nel II secolo a.c., verso il il 183 a.c.. prima solo un villaggio che si espanse fino a diventare municipium nel I secolo a.c., divenendo capoluogo del territorio compreso fra i torrenti Idice e Sillaro. Il suo declino avvenne nella crisi economica e politica del III secolo, e dalle incursioni barbariche. La città si impoverì e la popolazione diminuì, fino al definitivo abbandono poco dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, tra il V e VI secolo.

Claterna prese il nome dal fiume che tuttora la bagna, il Quaderna, di origine etrusca che presagisce un insediamento nel luogo già all'epoca. Le prime notizie riguardano un episodio della guerra di Modena, quando Aulo Irzio, nel 43 a.c., la espugnò e vi si insediò al servizio di Ottaviano contro Antonio. Come riferisce Cicerone (ad fam., XII,5,20) la città era stata presa con le armi, il che attesterebbe la presenza di un apparato difensivo, se non di mura,  di un vallo o terrapieno, benché oggi non ne restino tracce.



DESCRIZIONE

L’area urbana aveva una forma quasi trapezoidale, con sviluppo da est ad ovest per circa 600 metri, a cavallo della via Emilia, che ne costituiva il decumanus maximus per un’estensione di circa 150 metri a nord e a sud della stessa. Nella massima espansione, occupava dunque un’area di circa 18 ettari, senza contare i suburbilungo gli assi della viabilità maggiore.

Le altre strade principali erano costituite da una via parallela al corso del Quaderna, da un grande cardine ortogonale alla via Emilia (il cardo maximus) e da altre due vie parallele a quest’ultima, collocate a nord e a sud della città. L’impianto urbano era delimitato ad est dal torrente Quaderna e ad ovest dal Gorgara.

Altre tracce emergono da una ricostruzione archeologica fondamentalmente basata sulle indicazioni provenienti dalle raccolte sistematiche di superficie (survey), dall’analisi della fotografia aerea, dall’applicazione di metodi geofisici e da esplorazioni mediante saggi di scavo. Il Museo della città romana di Claterna, al secondo piano del Palazzo della Cultura in Piazza Salvador Allende a Ozzano, è stato inaugurato nel 2019.

MOSAICO DELLE TERME

GLI SCAVI

Il territorio di Ozzano dell'Emilia accoglie importanti resti archeologici pertinenti all'area compresa tra l'abitato di Maggio e il torrente Quaderna, e riferiti all'antica città di Claterna. Il ritrovamento dei primi reperti (dovuto all'aratura dei campi), determinò i primi scavi fra il 1890 e il 1933, guidati da Edoardo Brizio, direttore del Museo Civico di Bologna e a Salvatore Aurigemma, commissario della Soprintendenza alle Antichità, rinnovate poi tra il 1950 e il 1960, dirette da Guido Achille Mansuelli.
Vennero messi in luce dei tratti stradali, domus con pavimentazioni musive e a cocciopesto, oltre a ceramiche, monete e vasi di vetro.

Negli anni trenta, furono ritrovate alcune pavimentazioni di oggi esposte al Museo Civico Archeologico di Bologna. Seguirono poi solo rinvenimenti casuali dovuti alla realizzazione di nuovi impianti Enel, Hera e fibre ottiche. Dagli anni ottanta un gruppo archeologico organizzato da volontari al seguito di archeologi professionisti, ha riavviato campagne di scavo. Nei recenti scavi condotti nell’area archeologica bolognese sono emersi frammenti di marmo colorato,  iscrizioni, monete e parte di un teatro romano.

Oggi è possibile visitare lo scavo con i pavimenti di una domus detta domus dei mosaici nel settore 12, a sud della via Emilia, e la ricostruzione in archeologia sperimentale di un'abitazione-officina artigiana a nord della strada, nel settore 11, detta domus del fabbro. I resti degli altri scavi (fra cui il teatro e il foro) sono stati ricoperti in attesa di risolvere il problema economico della loro sistemazione.


Reperite anche delle iscrizioni incise su lapidi in pietra sia nel territorio che nel sito della città, dedicate a personaggi di rango, imperatori e divinità. La città è ricordata anche da S. Ambrogio (Ep.II,8), vescovo di Milano, che sul finire del IV secolo la include tra i “semirutarum urbium cadavera” (cadaveri di città semidirute), per la decadenza economica e gli eserciti barbarici o al servizio di usurpatori che devastavano i centri della regione.

Comunque la città scomparsa è da anni al centro di ricerche e studi da parte della Soprintendenza e del Gruppo archeologico Città di Claterna, supportate dal Comune di Ozzano e dall'I.M.A. Industria Macchine Automatiche S.p.A. che hanno permesso la recente istituzione dell’associazione culturale “Civitas Claterna”, nata nel 2005, per gli studi e scavi della città.

Rimane ancora molto da scoprire di questa città, sui suoi precedenti insediamenti etruschi e celtici, sui suoi insediamenti romani, anche perchè dimenticata e sepolta quasi intatta sotto i campi, a mezzo metro di profondità, da ben1500 anni. Il Museo della città romana di Claterna, al secondo piano del Palazzo della Cultura in Piazza Salvador Allende a Ozzano, è stato inaugurato nel 2019.


BIBLIO

- R. Susini - Genesi storica di Claterna - Culta Bononia - 1970 -
- Fabio Pasi (a cura di) - Il fiume Lamone. Aspetti storici - Ravenna - Longo - 2000 -
- Carla Conti - Città romana di Claterna, Ozzano (BO) - Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara - 30 novembre 2020 -
- Angela Carusone - Ozzano: inaugurato il Museo Città romana di Claterna - Bologna Today - 30 marzo 2019 -



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