VIENNE (Francia)



VIENNE IN EPOCA ROMANA

" Lo stesso incendio che devastò Pompei quasi duemila anni fa distrusse e paradossalmente preservò un'altra " piccola Pompei " che si trova ora nel sud - est della Francia . Così hanno battezzato gli archeologi che hanno scoperto l'antica enclave romana sulle rive del Rodano . La "petite Pompée" ospita i resti di case lussuose e edifici pubblici che sono ben conservati nonostante le devastazioni delle fiamme.

Ville, forum, piazze e mercati in cui i romani vivevano, fornicarono, filosofarono e commerciarono trovati in una degustazione archeologica prima della costruzione di un complesso residenziale nel sobborgo di Sainte-Colombe, sulla riva destra del fiume.

LA VENERE DI VIENNE (LOUVRE - PARIGI)
Le vestigia facevano parte della Vienna romana, la francese Vienne, una città che sotto la dominazione romana della Gallia si estendeva su entrambi i lati del Rodano. "È senza dubbio la scoperta più eccezionale di un sito romano negli ultimi 40 o 50 anni: siamo molto fortunati", ha assicurato un entusiasta Benjamin Clément , l'archeologo che dirige lo scavo del sito a circa 30 chilometri da Lione.

Clément evidenzia sia le dimensioni insolite del sito - quasi 7.000 metri quadrati - sia la diversità dei resti e il loro buono stato di conservazione. Il sito fu abitato per quasi tre secoli "prima di essere abbandonata a causa degli incendi successivi che hanno permesso di preservare la città dopo che i suoi abitanti sono fuggiti, trasformandola in una piccola Pompei viennese", ha detto Clement, aver individuato rimane risalente al primo secolo .

Le parti sopravvissute di una casa lussuosa sono sopravvissute battezzato come "la casa dei baccanti" dal suo pavimento con un mosaico che rappresenta una processione di Baccanti - seguaci di Bacco, il dio del vino - e satiri - creature mitiche metà uomo e metà capra.

Le fiamme consumavano il primo piano, il tetto e la terrazza della sontuosa villa che aveva balaustre, mattonelle di marmo, grandi giardini e un sistema idrico, ma resisteva alle parti della struttura.

"Possiamo ripristinarlo dal pavimento al soffitto come a Pompei o Ercolano", ha detto Clément, che crede che la villa appartenesse a un ricco mercante. In un'altra casa un raffinato mosaico raffigura una Talia seminuda, musa del teatro e della commedia, rapita da Pan, il lussurioso semidio pastorale.

MOSAICO GEOMETRICO CON EMBLEMATA
Un enorme edificio pubblico è stato anche situato sul sito di un vecchio mercato con una fontana monumentale ornata da una statua di Ercole. Clément crede di essere stato in grado di ospitare una scuola di filosofia. "Sappiamo che a Vienna c'era una scuola molto importante e forse l'abbiamo situata", ha detto con ottimismo.

Situata sulle rive del Rodano, la Vienne era già famosa per il suo teatro e tempio dedicato ad Augusto e Livia. La città divenne una colonia romana intorno al 47 a.c. e fiorì sotto i Cesari, come era sulla strada che da Lione, allora la capitale della Gallia, ad Arles. "Era l'autostrada A-7 dell'antichità", dice Clément, paragonandola alla moderna "autostrada del sole" che collega Lione a Marsiglia.

Gli scavi sono iniziati in aprile e dovevano essere completati in settembre, ma il Ministero della Cultura francese ha deciso di prorogarli fino a dicembre in considerazione dei risultati eccezionali. Una ventina di archeologi scaverà nelle aree più antiche del sito ed esplorerà un'area con laboratori. "Scavando di più, probabilmente scopriremo altre strutture eccezionali", dice Clément. "

Vienne è un comune nel sud - est francese, situato a 35 chilometri (22 miglia) a sud di Lione, adagiata su un gruppo di colline che si bagnano nel Rodano, anticamente un vasto insediamento celtico, dei Galli Allobroges, che venne occupato nel I secolo a.c. da Giulio Cesare e le sue legioni romane. Prima dell'arrivo dei romani, Vienne era la capitale del popolo gallico degli Allobrogi.

GENIO ALATO

Giulio Cesare dopo averla sconfitta ottenne dagli Allobrogi il giuramento di fedeltà a Roma durante tutta la guerra gallica, tanto è vero che Cesare, riconoscendone il valore in combattimento, li assoldò nel suo esercito come ausiliares (aiutanti).

Poichè Vienne restò fedele al giuramento Cesare per riconoscenza trasformò la città in colonia romana nel 47 a.c. facendone un importante centro urbano, soprattutto perchè situato lungo il Rodano che era una potente via di comunicazione. Dapprima fu un semplice castro, poi diventò un importante centro commerciale, religioso e civile.

Terminata la conquista della Gallia i Romani vi svilupparono una colonia che prosperò rapidamente per diventare uno dei importanti porti commerciali della valle del Rodano.

Attorno al II secolo d.c., la città conteneva circa 30.000 persone e si arricchì di splendidi monumenti, in particolare del teatro e del tempio imperiale.
Il resto fu oggetto di distruzione e di spolio, soprattutto per l'edificazione delle sue chiese.

Vienne fu edificata su entrambe le rive del fiume, con il nome di Iulia Augusta Florentia Vienna, e grazie ai commerci operati da Roma, per terra ma soprattutto per mare, si arricchì dando vita a superbi edifici pubblici e splendide dimore private.
A quel periodo, risale la leggenda relativa a Ponzio Pilato.

Dopo il processo a Gesù, il procuratore della Giudea, sarebbe caduto in disgrazia e secondo tradizione, avrebbe trovato rifugio proprio a Vienne, dove sarebbe poi morto e il suo corpo fu gettato nel Rodano o in un pozzo sul colle Pipet.

Si dice pure che fu a Vienne, nel 7 a.c., che Augusto bandì il re Erode Archelao, figlio di Erode il Grande, per cui si suppone che la famiglia erodiana avrebbe potuto avere lì i suoi possedimenti.
Il tutto però non ha alcuno fondamento probante, anche se si sa che dietro le tradizioni spesso qualcosa di vero c'è.




IL TEATRO ROMANO

Vicino al monte Pipet, sorge il maestoso Teatro Romano, risalente alla metà del I secolo d.c. e riemerso dagli scavi del 1922. Esso è il più grande teatro della Gallia romana, con 42 ordini di gradini e numerose gallerie con volte a botte, molto ben conservate. Ha un diametro di 130 metri e poteva contenere fino a 13.000 spettatori.

Restaurato sapientemente nel 1938, a distanza di circa 19 secoli ha felicemente ritrovato la sua funzione originaria, diventando oggi cornice ideale di rappresentazioni ed eventi artistici, come il seguito Festival del Jazz.

La sua ricostruzione, seppure molto accurata, è rimasta priva se non per pochissimi tratti del rivestimento in pietra calcarea che lo impreziosiva, nonchè di tutte le magnifiche decorazioni con cui i romani rifinivano ogni teatro, in qualsiasi parte dell'impero si trovasse.

Quando si parla di città gallico romana, la dicitura non è del tutto propria per due valide ragioni. La prima è che i galli erano allo stato tribale e, pur avendo un ottimo artigianato, non edificavano in pietra, per cui non c'era niente di gallico che potesse restare nel tempo.

La seconda ragione è che i romani rifacevano tutte le città conquistate per romanizzare il popolo donandogli luoghi di piacere come terme, circo e teatro, oltre ai templi e agli edifici pubblici. Per cui la città diventava totalmente romana, anche nelle strade, nelle edicole e nelle fontane.

SPINA DEL CIRCO

IL CIRCO ROMANO

Il circo romano di Vienne fu un'antica struttura struttura costruita agli inizi del IV secolo durante il tardo periodo tetrarchico. La tetrarchia romana, un comando a quattro, fu voluta da Diocleziano, imperatore romano dal 284 al 305. Dal 1852 è classificato come Monumento storico di Francia. L'obelisco, che oggi sorge presso la piazza della Piramide di Vienne si trovava al centro dell'antica "spina" del circo di epoca romana.

Il circo venne edificato probabilmente su una preesistente struttura del I secolo. Questa struttura fu edificata in questo periodo poiché la città era seconda, al tempo della tetrarchia di Diocleziano, solo all'importantissima Augusta Treverorum, locata sulle sponde del fiume Mosella nel territorio della tribù gallica dei Treveri della Gallia Belgica (oggi Treviri, in Germania). considerata la più grande città a nord delle Alpi.

Ma anche Vienne era molto importante, per le sue bellezze, per la ricchezza dei suoi traffici e per l'importanza del suo castro, tanto che numerosi Imperatori romani vi soggiornarono, come Costantino I (tra il 307 ed il 312), Flavio Claudio Giuliano (nel 360/361) e Valentiniano II nel 392.

POSIZIONE CHE RICOPRIVA IL CIRCO

Il Circus era posizionato nella parte sud dell'antica città di Vienna Allobrogum, non molto distante dal fiume Rodano. L'impianto misurava attorno ai 455 m di lunghezza e 118 di larghezza. L'arena interna, lo spazio centrale dell'anfiteatro, in cui si svolgevano gli spettacoli in genere cruenti, misurava invece 441 m di lunghezza e 101 di larghezza.

La distanza tra i carceres e la "spina centrale" era di 138 metri, mentre quest'ultima misurava 262 metri di lunghezza complessiva (larga invece 7,8 metri). Dalla parte finale della "spina" poi alla "curva" vi erano 41 m di distanza. La piramide egizia oggi visibile al centro della piazza (alta 15,5 metri, con base 23,35, era fatta di granito delle cave di Aswan in Egitto), si trovava una volta lungo l'antica "spina" del circo.

La cavea, cioè l'insieme delle gradinate in cui prendevano posto gli spettatori, era invece profonda 8,5 metri circa da entrambe le parti. La capienza complessiva dell'intera struttura sembra potesse ospitare almeno una decina di migliaia di spettatori lungo le sue gradinate.

I primi scavi si ebbero nel XIX secolo, esattamente nel 1853. Scavi ulteriori vennero ripresi 1903-1907 per constatare le reali dimensioni dell'impianto. Ma poi purtroppo venne tutto risotterrato. Le sole rovine oggi visibili appartengono all'obelisco a forma di piramide noto presso la località di Vienne semplicemente come "La Piramide".

TEMPIO DI AUGUSTO E LIVIA

TEMPIO DI AUGUSTO E LIVIA

Altro capolavoro di epoca romana è il Tempio di Augusto e Livia, dedicato alla gloria dell’imperatore e della sua sposa. Risale al periodo compreso tra il 20 e il 10 a.c., quando Augusto faceva propaganda elettorale per sè e sua moglie non solo a Roma ma in tutto l'impero. Pensò che per evitare la misera fine del suo padre adottante doveva accattivarsi la simpatia del popolo e comprese che nulla poteva farlo meglio di opere d'arte che ricordassero al popolo gallico la sua benevolenza di creatura quasi divina.

Il tempio deve l’ottimo stato di conservazione, alla trasformazione in chiesa durante il Medioevo. Infatti anzichè essere stato abbattuto come tutti gli altri templi pagani, ebbe la fortuna di ospitare una chiesa sfuggendo alla devastazione di un mondo bellissimo e pieno di opere d'arte che aveva la colpa di ricordare il paganesimo.

GIARDINI DI CIBELE

I GIARDINI DI CIBELE

Le splendide vestigia romane, si ammirano oggi al Jardin archéolocique de Cybéle, una vasta area verde ed archeologica. Qui si conservano i superbi  resti delle mura e delle grandi arcate, che testimoniano l'antico splendore della città gallo-romana. La sua denominazione fa presumere che quest'area fosse, in origine, consacrata a Cibele, una divinità anatolica venerata come Grande Madre (Magna Mater, per i Romani), Dea della natura, delle belve e dei luoghi selvatici.

Ciò che conta è che il culto di questa dea, introdotto a Roma nel 204 a.c., per soccorrerla dal pericolo cartaginese, aveva anche un carattere misterico e ctonio. Infatti le sue cerimonie si svolgevano sempre in luoghi sotterranei, nascosti e poco accessibili, e secondo alcuni avevano un aspetto orgiastico. Di questo aspetto però non esistono prove, anche perchè non dimentichiamo che per la cultura cattolica ciò che è segreto e vietato riguarda sicuramente il sesso.

Ma i culti misterici occidentali non avevano niente di sessuale, dovevano solo essere capiti attraverso un'apertura mentale che donava un'illuminazione e toglieva la paura della morte. Il percorso però era riservato solo a pochi, perchè pochi avevano la forza e il coraggio per essere costanti in tutto il cammino necessario per giungere alla verità.

Le rovine archeologiche sono state portate alla luce quando il vecchio ospedale di Vienne è stato demolito. Probabilmente i giardini di Cibele sono resti di case e di un luogo di riunione del consiglio che risiedeva accanto al Foro romano con i suoi portici, decorati con bassorilievi, colonne, volute di capitelli corinzi, motivi floreali, teste di leone e di Medusa o altro.

Di certo questo era il cuore della città e il nome della Dea Cibele può designare un tempio che le era dedicato ma non un complesso così vasto che doveva essere il cuore stesso della città forse con una cinta muraria più precisa cui seguiva magari la cinta più esterna probabilmente più spessa.


Costruito sulla pista di declivio naturale rimodellata con declivi artificiali, muretti e scalinate o scalette, si possono qui identificare diversi insiemi monumentali gallo-romani, ma c'è ancora polemica su come debbano essere interpretati.

Purtroppo la spoliazione di questi luoghi è stata devastante e sicuramente molte pietre e molti travi o trabeazioni sono stati calcinati per tirarne fuori, come è accaduto abbondantemente nel suolo italico e soprattutto a Roma, la calce per le tinteggiature delle pareti.

Travi così finemente scolpiti come quello della figura sottostante avrebbero potuto rimanere al loro posto accogliendo una cultura e un contenuto diversi, oppure potevano essere smontati e rimontati per abbellire un altro edificio.

Ma la nuova religione aveva molta fretta di smontare l'antica e mentre non è troppo difficile sostituire un Dio con un altro, gli stessi Dei Galli furono assimilati a divinità romane, è invece difficilissimo abolire una miriade di divinità per rimpiazzarle con una sola. 

L'animo della gente non poteva comprendere come questo Dio unico potesse essere un Dio della caccia, della guerra, dei matrimoni, del sole e della luna, del parto e della morte, della natura, dei guardini, dei campi, degli animali e del mare.

Pertanto la Chiesa cattolica fu costretta a ricorrere ai santi per ricreare dei simil - semidei più vicini alle richieste e alle speranze degli uomini. Ma non bastava per cui per cancellare il paganesimo dalla mente degli uomini dovette cancellarne l'esistenza, con un lavoro intenso e continuo di distruzione che annientò il ricordo di ciò che la civiltà e l'arte romana erano state.

Fu solo nel Rinascimento che venne in luce l'arte romana che fa dire a Raffaello, scoprendo gli affreschi della Domus Aurea, all'epoca sotterranei, : "Ora capisco lo splendore dell'arte degli antichi romani!"


ARCATE DEL PORTICO DEL FORO

IL FORO ROMANO

Ed ecco le arcate del portico del Foro in candida pietra calcarea. Ed ecco i dettagli del portico del Foro. Le strutture appaiono imponenti, con colonne, capitelli, frontoni decorati e architravi modanati con bassorilievi stupendi.

Purtroppo ne resta poco in quanto tutto un mondo romano venne accanitamente demolito e cancellato dal nuovo cristianesimo, molto meno tollerante del vecchio paganesimo che consentiva entrassero nelle loro città i templi e gli Dei stranieri, spesso adottandone i riti.

RESTI DEL CAMPO MILITARE

IL CASTRUM

Non dimentichiamo che Vienne all'inizio dell'invasione romana divenne un castro con legionari stanziati per difendere la postazione e e per soccorrere castri più lontani. Qui sicuramente i soldati romani si addestravano tra loro e insegnavano alle nuove reclute.

Vienne ebbe un castrum molto importante si che spesso generali e pure imperatori si recavano qui per organizzare le difese militari per il vasto possedimento di quella parte dell'impero.


BIBLIO

Vienne - Dizionario di storia - Istituto dell'Enciclopedia Italiana - 2010 -
- Andrea Frediani - Le grandi battaglie di Giulio Cesare - Roma - 2003 -
- Auguste Longnon - Études sur les pagi de la Gaule - Paris - 1869 -
Auguste Longnon - Historical atlas of France from the time of Caesar up to the present - Paris - 1885-89 -
- Ernest Desjardins - Géographie historique et administrative de la Gaule romaine - Paris - 1876 -





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