ACCONCIATURE ROMANE





LA CAPIGLIATURA FEMMINILE

Dei costumi e usanze romane nel mondo femminile ci sono diverse fonti, tra cui Ovidio, Plinio il Vecchio, Galeno, Valerio Massimo, Properzio, Marziale ed altri. Si sa per l'appunto che per la cura dei capelli erano consigliate varie misture come:
  • succo di mele e aceto.
  • tuorlo d'uovo, aceto e fiori di iris.
  • latte, aceto e tuorlo d'uovo.
  • miele, olio d'oliva, vaniglia, cannella, aceto.
Ovidio consigliava nell'Ars Amandi:
"Ogni donna scelga, davanti allo specchio, la pettinatura che maggiormente le dona. Un volto lungo vuole capelli divisi sulla fronte, con semplicità. Un viso tondo, capelli raccolti a nodo sopra il capo, con le orecchie scoperte, oppure sciolti sulle spalle.
Ci sarà poi chi preferisce i capelli inanellati; chi i capelli stretti alle tempie; chi acconciati finemente, con mille pettini; chi sciolti in grandi onde. Qualcuno amerà la testa falsamente trascurata, che in realtà richiede più cure di tutte. La canizie avanzate potrà essere mascherata con una tintura; né mancherà chi porterà sul capo i capelli di un'altra, vantandosene come fossero suoi.
"

Le fanciulle romane raccoglievano i capelli in massa senza scriminatura centrale, in un nodo legato dietro la testa con un nastro dal quale li facevano ricadere spioventi sul collo. Insomma una coda di cavallo. Solo con le nozze potevano cambiare la pettinatura da ragazzina in un’elegante acconciatura da matrona.

I primi stili furono abbastanza semplici: dalla ciambella e chignon all’usanza di legare strettamente i capelli alla sommità della testa con dei nastri, all’usanza etrusca. Poi queste semplici pettinature vennero sostituite con grandiose creazioni che per altezza e complicazione non hanno avuto rivali fino alla corte francese di Luigi XVI. La pettinatura era così importante che venivano commissionate acconciature rimovibili per i busti, in modo che l’immagine della persona ritratta venisse ricordata al culmine della moda dell’epoca.
ESEMPI DI ACCONCIATURE ROMANE
Ma la moda cambiò comunque secondo i tempi e le donne che contavano, come l'imperatrice, ma nell'antica Roma si ritenevano particolarmente eleganti le acconciature etrusche: annodati o intrecciati dietro le spalle, a boccoli sulle spalle, annodati a corona sul capo o raccolti in reticelle o cuffie.

In epoca flavia le donne si fecero acconciare i capelli in complicatissimi riccioli, ma poi cambiò di nuovo, con lunghe trecce disposte come torri sulla sommità della testa che Giovenale, che con le donne aveva un conto personale, irride non poco per l'acconciatura che fa sembrare più alte le matrone. Per tutto ciò comunque c'erano le "ornatrices", le schiave specializzate nelle pettinature. Diademi e coroncine, o spilloni di metallo prezioso completavano le preziose acconciature.

L’operazione più complicata era senza dubbio quella dell’arricciatura, che veniva eseguita con il calamistrum, uno strumento ad hoc preparato da schiavi appositamente scelti per quel compito, i cinerarii; esso consisteva in una canna di metallo internamente vuota che veniva scaldata nella cenere permettendo così la messa in piega desiderata. Ovidio descrive dettagliatamente come le eleganti dame romane sfoggiassero in ogni occasione una pettinatura diversa, sempre più raffinata e «carica» di riccioli.

Per rendere lucidi i capelli si utilizzava grasso di capra, cenere di legno di betulla e olio d’oliva, mentre per fissare la pettinatura si ricorreva allo sterco bovino, all’argilla, alla cera o al burro. Infine si spruzzava sui capelli acqua fortemente profumata.

SPILLONI PER CAPELLI

LE TINTURE

Spesso gli Dei erano considerati biondi, forse perchè nel mondo mediterraneo erano rari i capelli chiari, ma anche per le donne essere bionde o rosse erano un fascino in più. Nel medioevo sparirono invece le tinte che erano diaboliche e diventarono diaboliche anche le donne coi capelli rossi, ree di farsi notare.

Per essere bionde le romane usavano posticci di chiome di barbari nordici, oppure spargevano sui capelli una porporina d'oro di grande effetto (e largo uso). Ma esisteva anche lo schiarimento con una mistura di limone ed acqua distillata di fiori di ligustro. In età imperiale si usò molto l'henné (cypros) che veniva dall'Egitto e divenne anche di gran moda tingersi di biondo.

In più c'erano saponi particolari, come le "Spumae Batavae", provenienti dall'attuale Olanda, o le palle di sapone prodotte vicino Wiesbaden (pilae Mattiacae, Marziale), usati per schiarire i capelli o tingerli di rosso o di nero corvino. Le tinture provenivano specialmente dal Nord Europa (Germane herbae, Ovidio - Ars Amatoria).

Le tinture arrivavano dalle più svariate parti dell’impero: l’henné, ad esempio, molto usato durante l’epoca imperiale, veniva dall’Egitto. Le tonalità erano estremamente varie e pare arrivassero fino all’azzurro.

Plinio riferisce di una tintura rossa fatta di cenere e sego che veniva usata anche come sapone. I colori usati variarono sempre di più toccando il verde e l'azzurro, colori però usati soprattutto dalle etere (prostitute di lusso), ma anche le donne più libere le fecero uso. Per dare un riflesso ramato ai riccioli che incorniciavano il volto però Plinio consigliava il fiore del cipero, che cresceva a Gerico.

I capelli venivano anche profumati attraverso prodotti appositi; per l’acconciatura venivano usati diversi tipi di pettine e spazzole, nastri, retine in fili d’oro finemente intessute, nastri, ghirlande di fiori e gioielli preziosi: l’oro e le perle erano molto usati negli ornamenti per i capelli.

Anche gli uomini, dal canto loro, col passare dei secoli presero a farsi arricciare e tingere i capelli, tra i primi che sfoggiarono boccoli artificiali ricordiamo l’imperatore Adriano e suo figlio Lucio Cesare; chi soffriva di calvizie iniziò a farsi applicare capelli posticci, la qual cosa era presa molto di mira dai poeti satirici romani.

ACCESSORI ROMANI PER CAPIGLIATURE

COPRIRE I CAPELLI

Anticamente le donne romane sposate si riconoscevano in strada perché indossavano un copricapo, anticamente chiamato "rica". A volte a coprire la testa poteva essere il lembo della palla, sistemato come un cappuccio. Sembra che Sulpicio Gallo, come racconta lo storico Valerio Massimo, avesse ripudiato sua moglie in epoca repubblicana perché si era mostrata in pubblico a capo scoperto. In età imperiale le cose cambiarono e le donne, sposate o meno, difficilmente andavano a capo coperto.

Le matrone romane pur coprendo i capelli non indossavano veri e propri cappelli, ma ponevano sul capo un lembo del mantello in nome della loro pudicizia e serietà.

Questo a causa dei castigati costumi che i romani avevano loro propinato in era monarchica e repubblicana, ma verso la fine della repubblica e soprattutto nell'impero, le donne tolsero il velo dal capo adornandosi le chiome in vari modi.

Quasi sempre ponevano nastri sui capelli a diverse altezze, su una pettinatura raccolta dietro a crocchia, ma a ricci sciolti sul davanti, prima solo rossi poi di diversi colori, i nastri erano di bisso, di seta e talvolta di velo, oppure dorati o tempestati di paste vitree o perle o gemme.

D'estate però le matrone portavano il cappello conico detto "tholia". In un affresco rinvenuto nella Casa dei Dioscuri a Pompei è rappresentata davanti a una capanna di canne una donna seduta con un cappello in testa dalla forma conica, appunto il ‘tholia’, che era a tutti gli effetti un cappello di paglia.

Usavano spesso pure una fascia piuttosto alta, il tutulus. che formava sui capelli un cono aperto in cima; spesso era di feltro ma rivestito di seta, o in damasco o con veli ritorti intrecciati a formare rombi. Oppure ponevano una retina sottile, fitta o a rombi, di seta a cordoncino o di metallo argentato o dorato, ma pure in argento e d'oro, o tutta d'oro.

La toletta delle romane, soprattutto in epoca imperiale, era di quanto più moderno e sofisticato si possa trovare fino ad oggi. A parte le vesti, i calzari e i gioielli, la parte del leone la fecero le acconciature. Per giunta anche le donne anziane che avessero subito la perdita dei capelli non dovevano temere: si provvedeva con posticci e parrucche, bionde o nere, come quelli di capelli veri fatti venire dall'India.


Ma i posticci non si usavano solo per la calvizie, perchè erano un vezzo, si mettevano finti chignon dietro la nuca avvolti poi con i propri capelli, in ogni caso i posticci servivano a rendere le capigliature più voluminose, fino a ricordare a volte certe monumentali parrucche francesi del '600.

Talvolta il posticcio era il cercine, le trecce annodate sul capo che usavano le antiche romane per porre i pesi sulla testa senza schiacciare troppo il capo, talvolta misto a stracci di stoffa. Ad esempio  Vibia Sabina, la moglie di Adriano, lo pose sulla fronte come ornamento lanciando una nuova moda.

Nelle acconciatura c'era tutto, dai capelli posticci alle parrucche, ai toupet, alle extensions, dalla messa in piega agli chignon, alle trecce, ai boccoli, ai ricci, dagli spilloni ai diademi, alle coroncine, ai veli, dalle forcine alle mollette, ai fiocchi, ai nastri, alle perle, alle sferette d'oro.

Per non parlare delle lacche per i capelli, dei profumi, delle colorazioni, dei decoloranti, delle permanenti, insomma non si fecero mancare nulla. Quel che è certo è che solo i ricchi potevano permettersi certe pettinature, perchè occorreva avere schiave ben addestrate e tanto tempo da perdere.

Naturalmente i pettini e le spazzole erano di ogni foggia, materiali e colori, lo stesso per gli spilloni, ornati, incisi, scolpiti, ma pure i fermagli tondi, a molla, piatti, e i pendagli d'oro e d'argento, oltre alle coroncine e i cerchietti.

La toletta di una matrona richiedeva minimo un'ora di lavoro e il risultato era una complicata scultura a onde, a ricci, a bande, a volute, a boccoli. Insomma un'opera d'arte che seguiva una moda ma che spesso lanciava una moda, con infinita fantasia e nello stesso tempo con precisione chirurgica, perchè nel capolavoro non doveva apparire una forcina o un pettine che sostenesse quell'aggrovigliata e pure composta e ordinata architettura.

FAUSTINA MINORE MOGLIE DI MARCO AURELIO

FAUSTINA MINORE  (125 - 175)

Faustina che indossa una leggera veste crespata con sopravveste morbida. porta una capigliatura ad onde che forma uno chignon di trecce sulla nuca, mentre sul davanti i capelli sembrano corti ma non lo sono.

Infatti scendono dalla sommità del capo in modo simmetrico con bande ondeggianti che disegnano un'onda che dopo aver sfiorato il volto della dama risalgono con geometria perfetta celandosi dietro l'onda successiva di capelli che circondano il volto passando dall'altro lato in modo perfettamente speculare.

Sopra la testa corrono delle trecce che circondano il capo a cerchi concentrici scivolando poi nello chignon in basso sulla nuca. E' evidente l'uso di capelli posticci, crema che tiene immobili i capelli e un'infinitò di forcine invisisbili.

LIVIA AUGUSTA MOGLIE DI OTTAVIANO AUGUSTO


LIVIA AUGUSTA (58 a.c. - 29 d.c.)

OTTAVIA SORELLA DI AUGUSTO
L'augusta si era concesso un grosso boccolo sulla fronte, all'indietro naturalmente, poche onde sui lati, e un coacervo di trecce raccolte dietro la nuca e in basso, che rieccheggiava lontanamente l'antica pettinatura greca.

Livia Augusta non ha mai brillato nè per raffinatezza nè per eccentricità, purtuttavia, essendo l'augusta, dettava la moda, tanto è vero che pure la sorella di Augusto si fece immortalare con la medesima pettinatura.


Niente di troppo riccio o troppo elaborato,
Come vediamo a lato, Ottavia Minore, sorella di Augusto, porta all'incirca la stessa pettinatura.

Ma siamo all'epoca di Augusto, l'imperatore che amava lo sfarzo nelle città ma non sulle persone.
Le donne dell'epoca si adeguarono ma alla sua morte si scatenarono.

DRUSILLA SORELLA DI CALIGOLA

GIULIA DRUSILLA (16 - 38)

La sua pettinatura è un capolavoro. Sembrerebbe semplice, perchè dietro ha una treccia che si allunga sul collo e torna su raccolta da un fermaglio. Intorno al viso i capelli sono tutti a onda, con una fascia di metallo che li orna e li tiene fermi.

Ma il capolavoro è negli anellini che spuntano dalla capigliatura sul viso, ornandolo con tanti anellini fin davanti alle orecchie.

Potrebbe trattarsi di ricciolini ricavati dalle ciocche pendenti ma non è così. le romane non tagliavano i capelli sul viso, ma dalla scriminatura portavano delle bande che incorniciavano il volto. Talvolta, come in questo caso, sotto l'ultima banda bilaterale di capelli veniva posta una retina leggera a cui venivano appesi ciondolini o cerchietti leggeri, di argento o d'oro.

AGRIPPINA MINORE MADRE DI NERONE


AGRIPPINA MINORE   (16 - 59)

Agrippina Minore è molto meno parca della passata augusta, e i suoi capelli sonoarrotolati a riccioli e fissati con forcine e fissatori sul davanti, mentre dietro prevedono boccoli sciolti e al centro boccoli raccolti e legati insieme sotto la nuca, che scendono sul collo come i boccoli ai lati.

DONNA ROMANA I SECOLO


DONNA ROMANA I SECOLO

In questa pettinatura c'è tutto, ma posto in elegante armonia.  C'è il morbido rotolo di trecce sul collo, una specie di copricapo, probabilmente di capelli posticci terminante con ampia treccia, le due bande morbide di capelli sulla fronte e i molteplici e fittissimi ricci accostati al viso.

La parrucchiera è un'artista (ma probabilmente sono più d'una).

POPPEA SABINA MOGLIE DI NERONE

POPPEA (30 - 65)

POPPEA SABINA

Da notare la differenza tra la giovane Poppea e la Poppea più matura, diverse non solo nell'espressione ma nell'acconciatura.

La giovinetta ha la pettinatura dell'epoca, che ricorda un po' Agrippina.

C'è una fioritura di riccioli con un cappellino in cima, probabilmente una coroncina di pietre e perle fissate ai capelli.

Sul collo invece scendono boccoli perfettamente inanellati fino alle spalle.

Ed ecco gli hairstyles di Poppea più adulta, che aveva le sue predilezioni.

Ancora boccoli sulle spalle all'uso etrusco, ricci sulla fronte e/o boccoli, e/o nastri arrotolati e fissati, o, come qui, un prezioso diadema con nastri e ricci vari.
Poppea non amava la semplicità.

MARCIANA SORELLA DI TRAIANO

ULPIA MARCIANA (48 - 112)

Siamo nel I sec. d.c., e l'amatissima sorella di Traiano dettò la moda così: capelli dietro tirati sulla nuca e avvoltolati a formare uno chignon, in realtà una specie di pizza. Ma è la moda dei diademi, le romane diventano esigenti e spendaccione, con grande scandalo degli anziani.

Davanti una specie di diadema, un sostegno raggiato verso l'alto, innestata su un cordulo che riporta ai lati due riccioli, il tutto in materiale leggero, forse corno, o avorio, o di osso, ma sembra più somigliante la prima ipotesi.

DONNA ROMANA PRIMO SECOLO

DONNA ROMANA I sec.

Ecco nello specifico i preziosi boccoli, bagnati prima e inanellati poi su appositi ferri caldi, notare la precisione dell'esecuzione, sia come capigliatura che come scultura.

DONNA ROMANA META' DEL I SECOLO

MATRONA ROMANA del I sec. d.c.

DONNA ROMANA META' I SEC. d.c..



Si ha questo esempio di donna romana con elaboratissima acconciatura a boccoli stretti e fitti.

Dietro la nuca è avvolta da trecce vicine che le fanno da copricapo, mentre i cotonatissimi riccioli davanti le fanno quasi da cappello.

Non si sa chi è ma sicuramente è un'aristocratica, a meno che non sia la moglie di un liberto arricchito.

La sua capigliatura, ammesso che sia la sua, perchè i posticci a Roma erano di gran moda, le incornicia un volto anziano, serio e non molto allegro.

Si sa che gli artisti romani erano tanto divini nella ritrattistica, in cui batterono gli stessi greci, quanto impietosi nella fedeltà all'originale.

Ma evidentemente ai realistici romani la cosa non dispiaceva, altrimenti avrebbero richiesto alcuni ritocchi, come sicuramente accadde col volgere dei secoli.

Ed ecco qua un'altra statua che per giunta ha conservato il suo colore, che ci fa ammirare nel dettaglio questi capolavori di capigliature.

Notare come i riccioli fittissimi ricadessero ai lati appena sotto le orecchie in bande più leggere. Dietro la nuca vi è poi un capolavoro di costruzione con trecce perfette (senz'altro posticce) ma allineate perfettamente, con movimenti e con giri precisi, come a formare un tessuto damascato.

DONNA ROMANA INIZIO II SECOLO

DONNA ROMANA INIZIO II sec.

Questa capigliatura somiglia alla precedente, elaboratissima, tanto da sembrare una capigliatura con cappello, ricordando certi cappellini stile impero dopo la rivoluzione francese.

IULIA TITIA

IULIA TITIA  (64 - 91)

La bella Iulia. figlia di Tito, che per sua fortuna poco somigliò al genitore, con una ampia pettinatura di riccioli scriminati al centro che le circondano interamente il capo, però senza diademi.

SALONINA MATIDIA SUOCERA DI ADRIANO


SALONINA MATIDIA (68 - 119)

E' l'apoteosi del diadema in materiale difficilmente intuibile, infatti le romane sul loro capo mettevano di tutto, ornamenti in feltro, piume, nastri, in argento dorato o in oro puro, in pasta vitrea, oppure in cuoio, in osso e in corno debitamente scolpiti o incisi. L'acconciatura sembra un'evoluzione di quella di Ulpia Marciana.



PLOTINA (70 - 121)

Plotina, la malinconica moglie di Traiano, ha anch'essa, come Marciana, un diadema. però liscio sopra e in basso lavorato a ricci.

I ricci sul diadema, di cui ignoriamo il materiale, ma che si potrebbe ipotizzare d'oro, ha riccioli grandi che ricordano le antiche guarnizioni ad onda degli etruschi.

Sotto c'è il solito codone appiattito ma arricciato a foggia di capelli, e sulla sommità del capo si leva, come a tenere la mezza cupola, un cerchio di metallo che si direbbe borchiato sul retro.

Il diadema è raffinatissimo, forse realizzato in materiali diversi, e fa pensare appunto al casco di una regina orientale, sicuramente ispirato alle terre dell'est.

D'altronde i romani si ispiravano a tutto e a tutti, rielaborando però con un sapiente ed elegante tocco romano.



FINE I SECOLO

DONNA ROMANA FINE I SECOLO

Ecco un'altra capigliatura di non sappiamo chi, di certo un'aristocratica dal viso fine e bello, anche se piuttosto serio.

Ricorda lo stile anni 20, quei famosi turbantini tanto amati dalle dive del cinema e dalle donne del bel mondo. 

Adesso sappiamo da dove si sono ispirati tante acconciature e pure tanti cappelli.

Si può dire anzi, guardando le acconciature, che tutti vari stili moderni e passati si sono riferiti a loro.

Si può dire che la moda sia iniziata qui perchè queste finte trecce di vari colori, mirabilmente intrecciate a formare un simil turbante sono di grande fantasia.

diciamo simil turbante perchè questa acconciatura non copre le orecchie, perchè lo strato che circonda il volto è in realtà fissato con spille varie al copricapo superiore.

l'estrema fantasia di questa pettinatura non è solo la foggia, ma il fatto che si è mescolato molto abilmente la lana ai capelli posticci e ai capelli veri.

FAUSTINA MAGGIORE MOGLIE DI ANTONINO PIO

FAUSTINA MAGGIORE (105 - 140)

Anche se non bellissima Faustina fu molto amata, dall'imperatore e dal popolo. Come si vede, la capigliatura ha molte onde ma pochi ricci. il che denota una certa serietà di costumi, e forse fu amata anche per questo.

Non manca la lunga treccia che traversa la nuca in più giri fermata non si sa dove, ma questo era uno dei pregi maggiori delle pettinature di alta moda.

DONNA ROMANA META' II SECOLO


DONNA ROMANA META' II SECOLO

Bellissimo il volto, bravissimo l'artista e straordinario l'effetto, vista di fronte potrebbe essere una fanciulla stile liberty dei primi '900. Elegantissimi i ricci molto allungati sulle guance e sul collo, ed elegantissimo pure il cerchio sui capelli (che sembra moderno) legato sulla nuca.

FAUSTINA MINORE MOGLIE DI MARCO AURELIO

FAUSTINA MINORE (125 - 175)

Ecco ancora uno stile di capelli del tutto nuovo, capelli aderenti come una calotta, con gruppi di trecce che si incrociano dietro la nuca.

Un nastro passa intorno al viso fermando i riccioli lievi come onde del mare, probabilmente un nastro d'oro a molla che finisce senza congiungersi in due riccioli volti in basso.
Sopra al capo la usuale calottina che slancia il viso e fa sembrare più alte. Naturalmente è costituita da trecce raccolte a cerchio sul capo.

Si sa che le romane solevano anche rivestire i capelli con retine d'oro o veli con colori pastello che davano compattezza e precisione alla forma della capigliatura.



RAGAZZA ROMANA metà del II sec.

RAGAZZA ROMANA META' II SECOLO

Ecco il volto di una ragazza romana di ceto elevato, si capisce dalla capigliatura molto elaborata, eseguita da una schiava provetta, o da più schiave insieme.

La ragazza non solo ha una particolare pettinatura a bande ondulate e poi raccolte con grande precisione, ma ha un copricapo.

E' un cappello piuttosto insolito, ma non perchè, come immaginiamo, ne mancassero in giro di simili, ma perchè a noi mancano le immagini dei cappelli dell'epoca.

Ne abbiamo degli esempi dalla pittura, perchè nella statuaria tuttalpiù si sfoggiavano diademi e gioielli.

Questa giovinetta invece mostra un cappellino piatto che doveva essere vuoto al centro, un po' come il famoso "tutulus", si che da lì fuoriuscissero ciocche di ricci che andavano a coprire parte del cappellino, come si osserva sui lati.



ANNIA LUCILLA (150 - 182)

ANNIA LUCILLA
Ed ecco Annia Lucilla, moglie dell'imperatore Lucio Vero, con un diadema di cui si ignora il materiale, ma che potrebbe essere anche d'oro, un crescente lunare simile a quello della Dea Diana.

I suoi capelli sono composti ad ampie onde con volute irregolari e simmetriche che coprono completamente le orecchie.

Il diadema spartisce e tiene ferme sapientemente le onde che incorniciano il viso, separandole dalla sommità del capo da cui partoni capelli aderenti che scendono dietro a formare uno stretto chignon che si suppone in parte posticcio.

Nella statua è ancora evidente il colore dei capelli di un deciso biondo oro, ma non dimentichiamo che le romane conoscevano benissimo l'arte di decolorare nonchè di tingere le chiome matronali.




VIBIA SABINA MOGLIE DI ADRIANO

VIBIA SABINA (83 - 136)

VIBIA SABINA

Ecco la giovanissima moglie di Adriano (appena dodicenne) già agghindata per il suo destino di moglie e di augusta.

La pettinatura è costituita da trecce raccolte strettamente sulla nuca con sul davanti una cascata di riccioli "inamidati" con varie sostanze, con una fascia probabilmente di cuoio dorato inciso che sosteneva la cascata di riccioli.

Qui sotto invece la Vibia adulta, bella ed elegante, con un sobrio e morbido nodo di trecce sul capo e bande morbide di capelli annodati all'indietro.

A lato una pettinatura di trecce e nastri con una fascia sulla fronte che tiene fermi i due immancabili ricci davanti alle orecchie.



DOMIZIA LUCILLA (... - 160 circa)

DOMITIA LUCILLA MADRE
DI MARCO AURELIO

"Donna pia e generosa", come la definì suo figlio, l'imperatore Marco Aurelio.

Molto interessante la variazione dei gusti, qui la pettinatura, totalmente assente di ricci ma ricca di onde, è nel suo insieme piuttosto squadrata.

Questo non è dissonante però dal personaggio, donna dal volto un po' squadrato e dall'animo forte.

C'è però un vezzo poco pronunciato ma importante nell'insieme, e sono i riccioli che sfuggono alla precisa acconciatura della nobildonna.

Infatti sembrerebbero riccioli non tanto sfuggiti quanto voluti dall'acconciatrice in questione.

Senza dimenticare che a Roma vi fu anche la moda di portare fili con ciondoli leggerissimi dietro la nuca, sostenuti da fasce o nastri.

Ma non è questo il caso.



IULIA DOMNA (170 - 217)
JULIA DOMNA

Si nota un certo imbarocchimento nell'evoluzione delle capigliature verso la fine del II secolo.

In questa immagine la capigliatura somiglia un po' a una parrucca, pur conservando l'abilità dell'esecuzione.

Iulia Domna è la moglie dell'imperatore Settimio Severo e questa conciatura le conferisce un po' l'aria da imperatrice.

E imperatrice lo fu davvero, coraggiosa, donna ti influenza politica e di grande determinazione.

Questa pettinatura un po' la rappresenta, senza frivolezze, col sobrio diadema sul capo, un po' solenne e quasi cardinalizia.



CORNELIA SALONINA  (..... - 268)

CORNELIA SALONINA MOGLIE DI GALLIENO
Anche le acconciature possono raccontare la decadenza dei tempi.

Moglie sfortunata di un marito valoroso e sfortunato che venne ucciso a tradimento. Cornelia ha un'aria alquanto diffidente e preoccupata, e il suo scultore l'ha colta tutta.

La capigliatura è ad onde , ma con delle innovazioni. Sulla fronte c'è la fuoruscita di una cortissima frangia e dietro sul collo, purtroppo danneggiato dalla famosa iconoclastia religiosa, si raccoglie una lunga e morbida coda avvoltolata con cura, che torna sul capo fissandosi alla sommità della testa.

L'effetto non è del tutto brillante, un po' per il viso tirato e non bellissimo dell'imperatrice, un po' per l'effetto cresta  che mascolinizza ancor più un volto non particolarmente femminile.

E' innegabile però ancora una volta l'abilità delle parrucchiere imperiali.



SALLUSTIA ORBIANA

Ignoriamo  la data sia di nascita che di morte di questa augusta che regnò pochissimo tempo, circa due anni,  a fianco dell'imperatore Alessandro Severo.

Dobbiamo prendere atto che nonostante i capelli siano composti e trattati col ferro caldo per farne una specie di permanente, ripresa quasi due millenni dopo nella moda degli anni trenta, il complesso dell'acconciatura non possiede più la fantasia e l'estro che aveva caratterizzato le acconciature delle matrone romane.

Quando una civiltà decade crolla tutto, compresa l'arte e il buon gusto e così fu. Toccherà aspettare il Rinascimento per vedere la prosecuzione dell'arte romana.

Per secoli la civiltà romana venne occultata e distrutta per perderne ogni memoria. Saranno proprio le scoperte dei resti sotterrati nelle vigne e sotto le case a svelare la bellezza di questa immensa e irripetuta civiltà.


BIBLIO

- Ugo Enrico Paoli - Vita romana - Firenze - Le Monnier - 1962 -
- Alberto Angela - "Una giornata nell'antica Roma. Vita quotidiana, segreti e curiosità" - Mondadori - Milano - Ristampa 2017 -
- Antonietta Dosi - Spazio e tempo - (coautore Francois Schnell) - Vita e Costumi dei Romani Antichi - Quasar - Roma - 1992 -
- Carandini - Io, Agrippina - Roma-Bari - Laterza - 2018 -
- S. Ronchey - Teodora Femme Fatale - in S. Ronchey (a cura di) - La decadenza - Palermo - Sellerio - 2002 -
Andrea Carandini - Vibia Sabina. La funzione politica, l'iconografia dell'Augusta e il problema del classicismo adrianeo - Olschki - Firenze - 1969 -
- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma -  Newton Compton editori - 2001 -


1 comment:

Anonimo ha detto...

Ottima e oculata descrizione mi è servita molto!

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